Recensione Burnout Paradise Remastered
di: Luca SaatiCi manca la serie Burnout e ci manca la Criterion di un tempo. Ormai Criterion si occupa perlopiù del supporto ad altri team in progetti tripla A, basti vedere il recente Star Wars: Battlefront II, mentre gran parte dei dipendenti di quella software house sono passati a Ghost Games per occuparsi della serie Need for Speed. C’era però un tempo in cui Criterion ci emozionava e ci divertiva con Burnout e soprattutto con il capitolo Paradise che è tra i più amati dagli amanti dei racing arcade. Da allora Burnout è sparito dalla circolazione, se escludiamo lo spin-off Crash del 2011, eppure i fan mantengono ancora un pizzico di speranza e chissà se questo Burnout Paradise Remastered aiuterà Electronic Arts a testare il terreno per pensare così allo sviluppo di un capitolo nuovo di zecca. Nell’attesa è il momento di tornare a Paradise City.
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“Take me down to the Paradise City…”
Al primo avvio di Burnout Paradise Remastered riaffiorano subito tanti ricordi con la canzone dei Guns N’ Roses ad accompagnarci mentre sfrecciamo per Paradise City. Tutto è ancora così familiare e nel 2018 le sensazioni sono le stesse che abbiamo provato dieci anni fa. Il gioco infatti è praticamente lo stesso con Electronic Arts che non ha intaccato minimamente il gameplay per inserire alcune feature ormai immancabili negli open world di oggi come ad esempio il fast travel. Una mancanza che a lungo andare può farsi sentire molto, ma è pur vero che le dimensioni abbastanza contenute della mappa permettono di raggiungere qualsiasi destinazione in pochissimi minuti.
Tecnicamente il lavoro svolto in fase di rimasterizzazione è al minimo sindacale: il frame rate fisso a 60 fotogrammi al secondo in qualsiasi momento permette di godere al meglio dell’incredibile sensazione di velocità offerta dal racing game di Criterion Games. La risoluzione delle texture è aumentata per adattarsi ovviamente alle console di attuale generazione rendendo la grafica ancora più pulita. Purtroppo le migliorie tecniche si fermano qui con i modelli poligonali e il traffico praticamente intatti rispetto a quanto visto nel gioco originale. Infine la risoluzione può arrivare fino a 4K per i possessori di PS4 Pro e Xbox One X. Intatto, per fortuna in questo caso, anche il comparto audio con una splendida colonna sonora che mescola brani rock, indie e pop.
Contenutisticamente ci troviamo dinanzi un pacchetto di tutto rispetto visto che oltre al gioco originale abbiamo anche tutti i DLC tra le macchinine giocattolo, auto leggendarie come quella dei Ghostbusters, Kitt di Supercar o la DeLorean di Ritorno al Futuro, le moto, vetture della polizia e il DLC Big Surf Island. Quest’ultimo porta con sé anche una nuova mappa di piccole dimensioni con tante nuove attività ancora più complesse e piene di scorciatoie. Insomma tra gioco originale e i suoi DLC sarete in grado di divertirvi per decine di ore.
Il merito è anche di un gameplay che si mantiene ancora oggi fresco e decisamente appagante con differenti competizioni disponibili in ogni angolo di Paradise City tra gare tradizionali, gare a tempo, stunt, takedown sfide per sbloccare nuove auto e molto altro ancora. Ogni qual volta si vincono un certo numero di gare si migliora il grado della patente sbloccando così nuovi veicoli ancora più veloci con cui sbizzarrirsi. La cosa più apprezzabile di Burnout Paradise è la grande libertà offerta a ogni gara: in pratica in ogni evento si deve arrivare da un punto A a un punto B, ma il come ci si arriva dipende completamente di voi visto che non ci sono le classiche barriere spingendo quindi a cercare scorciatoie e a sfruttare qualsiasi modo pur di arrivare per primi al traguardo. Merito di tutto ciò è anche del level design della città che enfatizza la spettacolarità tra un takedown e l’altro, e sprona a cercare i numerosi collezionabili.
Commento finale
Incredibile notare come Burnout Paradise Remastered, ad eccezione di qualche feature mancante come il viaggio rapido, non sia invecchiato di una virgola e ancora oggi risulta ancora fresco e dannatamente veloce e divertente. Proprio per questo motivo è davvero un peccato che Electronic Arts si sia limitata a fare il compitino dal punto di vista tecnico senza rendere davvero al passo coi tempi il comparto grafico del gioco. Come al solito per questo tipo di prodotti l’acquisto dipende da voi: se lo avete giocato a suo tempo, magari potete evitare di tornare a Paradise City anche se c’è da dire che i DLC rappresentano una buona scusa per un eventuale secondo viaggio in questo luogo; se invece lo avete saltato a suo tempo e siete alla ricerca di un racing arcade potete procedere all’acquisto ad occhi chiusi.