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Recensione Assassin’s Creed Mirage

di: Luca Saati

Quella di Assassin’s Creed è una saga che in oltre 15 anni ha fatto la storia dei videogiochi e non ha la minima intenzione di fermarsi come ha dimostrato Ubisoft che fa all-in con l’ambizioso progetto Infinity che comprenderà in un unico spazio tutti i futuri videogiochi della serie a partire dall’attesissimo Project Red ambientato nel Giappone feudale, per poi passare al misterioso Project Hex e tutta una serie di esperienze collaterali (multiplayer e singleplayer) non ancora annunciate. Insomma, come detto dalla stessa Ubisoft, immaginate Infinity come una schermata dell’Animus (o un hub) che raccoglierà tutti i futuri capitoli della saga. Ma, nell’attesa di scoprire questi nomi così altisonanti e sulla carta molto promettenti, ecco arrivare Assassin’s Creed Mirage. Opera prima dello studio Ubisoft Bordeaux, Mirage vuole celebrare l’eredità della saga a cui appartiene con gli sviluppatori che hanno adattato gli stilemi del primo capitolo in chiave moderna. Ma funzionerà ancora come un tempo?

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Le origini di Basim

Assassin’s Creed Mirage racconta la storia di un giovane Basim facendoci scoprire gli eventi che lo hanno portato a essere la persona che abbiamo conosciuto in Valhalla. Nonostante il precedente capitolo, anche i neofiti possono approcciarsi a Mirage in quanto esso è quasi un capitolo a sé stante che non richiede conoscenze pregresse con la saga. Sicuramente i fan coglieranno tutti i dettagli della lore del franchise, ma niente che renda impossibile la comprensione degli eventi ai nuovi giocatori.

Nei primi momenti ritroviamo un Basim mai visto, giovane e dedito a qualche furto da strada per sopravvivere. Basim ha però ha smarrito la sua via, è alla costante ricerca di se stesso, vuole comprendere il suo scopo nella vita e i suoi sogni sono perseguitati da un Djinn che li trasforma in incubi. Uno scopo che trova quando viene coinvolto in una cospirazione che sfugge alla sua comprensione che lo porta così a unirsi al clan degli Occulti nella loro secolare battaglia contro l’Ordine degli Antichi, le due fazioni che un giorno saranno meglio conosciute come Assassini e Templari. Inizia così, dopo un lungo addestramento, la sua caccia all’Ordine degli Antichi per liberare Baghdad.

Quello di Mirage è un racconto che non si discosta dai canoni a cui la saga ha abituato i suoi fan, sia nell’incipit che nel suo svolgimento. Ci ho impiegato poco meno di 20 ore per arrivare ai titoli di coda assistendo a una storia che procede per la sua strada senza neanche provarci a regalare qualche sorpresa, anche se a sua difesa c’è da dire che è difficile cogliere di sorpresa chi ha giocato Valhalla e conosce bene il destino di Basim. Giusto il finale riesce a risolleverare un po’ la situazione con un plot twist inaspettato.

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La Prontezza dell’Assassino

Assassin’s Creed Mirage abbandona le velleità ruolistiche delle trilogia composta da Origins, Odyssey e Valhalla per tornare sui canoni del primo capitolo. Ci troviamo quindi dinanzi a un puro action/adventure open world che passa da sequenze di combattimento a sezioni stealth in modo fluido.

L’obiettivo di Basim è di arrivare al capo dell’Ordine degli Antichi e per farlo deve prima colpire i suoi quattro sottoposti. Dopo una prima parte più lineare guidata dall’introduzione della storia e dal tutorial, Mirage apre del tutto le porte di Baghdad concedendo la massima libertà d’approccio nell’ordine in cui colpire i bersagli e come colpirli. In pratica la struttura del gioco segue sempre il medesimo schema: si raggiunge una delle basi degli Occulti a Baghdad per avviare l’indagine; si svolgono le 3 o 4 sub-quest che una volta completate rivelano il bersaglio dell’Ordine da uccidere e sbloccano quindi la missione principale che porta al completamento dell’indagine.

Una struttura di gioco che si ripete fino allo sfinimento e che porta presto alla noia. Il gioco prova a variare un po’ le situazioni introducendo una maggiore libertà d’approccio nelle varie missioni con varie opzioni per infiltrarsi in un posto o per arrivare al bersaglio, ma è davvero poco per dare profondità a una formula di gameplay ripetitiva come lo era nel primo capitolo datato 2007. A tratti Assassin’s Creed Mirage mi ha ricordato l’ultima trilogia di Hitman in termini di libertà nell’approccio sandbox alle missioni, ma senza la medesima forza e caratterizzazione che contraddistingue la saga dell’Agente 47 che sprona all’esplorazione e alla sperimentazione.

E in tutto questo non aiuta neanche il combattimento. In pratica si attacca con la pressione del dorsale destro, mentre con la pressione prolungata del medesimo tasto si effettua l’attacco pesante più lento ma che infligge più danni. Con la X (su Xbox) si effettua la schivata e con il dorsale sinistro il contrattacco. C’è anche una barra della resistenza che impedisce di concatenare troppi attacchi di seguito o di schivare in continuazione che però si ricarica all’istante con una parata. Il problema di questo combat system sta nella totale mancanza di combo, nel fatto che i nemici attaccano uno alla volta e che è tutto interamente basato sul contrattacco che se effettuato correttamente attiva l’uccisione istantanea del nemico. Vi suona familiare? Anche in questo caso si ritorna alle origini con quel pessimo combat system che per anni è stato il punto debole della saga e che speravo di non dover rivedere più.

Per fortuna che lo stealth si comporta bene così come il parkour. Quest’ultimo, ad eccezione di rari momenti in cui il personaggio si incastra leggermente nello scenario, è fluido e risponde con precisione ai comandi. Non c’è niente di nuovo su questo fronte ad eccezione di qualche animazione inedita, ma è sempre un piacere scalare palazzi e saltare da un tetto all’altro. Stesso discorso per la componente stealth che ad eccezione di qualche strumento nuovo non di discosta da una formula ormai consolidata dai precedenti capitoli. L’unica novità su tal fronte è rappresentata dalla “Prontezza dell’Assassino” attivabile mediante la pressione prolungata della levetta destra. Questa meccanica ferma il tempo e vi permette di scegliere fino a 5 bersagli (all’inizio solo 2 ma si può potenziare) che vengono istantaneamente uccisi senza farsi scoprire. Nel suo funzionamento mi ha ricordato per certi versi l’instant kill di Splinter Cell Blacklist, ma in Mirage non solo è brutta da vedere a causa di animazioni sconnesse tra loro (sembra un glitch dell’Animus che si attiva), ma soprattutto semplifica eccessivamente alcuni passaggi sbilanciando così la progressione. A essere sinceri ho cercato di evitare l’uso di questa meccanica e consiglio un po’ a tutti di farlo per non rovinare un gameplay che tuttosommato si può definire soddisfacente per quanto riguarda lo stealth.

La personalizzazione del personaggio è sempre presente con una piccola selezione di abiti, spade e pugnali tra cui scegliere, ognuno conferisce una serie di bonus passivi ed è potenziabile fino a un massimo di tre volte presso gli appositi mercanti sparsi in città, a patto di avere sufficienti risorse. Quest’ultima si ottengono o completando una serie di quest secondarie o esplorando lo scenario alla ricerca dei forzieri. Alcuni forzieri racchiudono solo le risorse, altri anche dei progetti per sbloccare nuovo equipaggiamento o i potenziamenti di quelli già in uso. Ci sono anche degli enigmi che se risolti conferiscono elementi estetici come nuovi colori dei costumi. Persino il borseggio qui si ritrova una nuova utilità dato che ci sono alcuni personaggi da borseggiare che possiedono dei collezionabili utili per completare un paio di quest secondarie, mentre altri possiedono delle monete speciali utili ad esempio per assoldare i mercenari e farli combattere con i nemici così da distrarli, o corrompere alcuni personaggi per progredire nelle indagini.

Il completamento delle missioni inoltre consente di ottenere i punti per sbloccare nuove abilità. Lo skill tree è suddiviso in tre parti e consente ad esempio di potenziare l’aquila, la già citata Prontezza dell’Assassino o di sbloccare nuovi strumenti presso le basi degli Occulti. Abbiamo i coltelli che si rivelano utili per eliminare i nemici dalla distanza o per accedere ad aree altrimenti inaccessibili rompendo i sigilli delle porte dalle finestre; i dardi per far addormentare i nemici; bombe fumogene per scappare; trappole o strumenti che generano rumore e attirano l’attenzione. Ogni strumento inoltre può essere potenziato fino a tre volte spendendo le risorse e scegliendo quale potere conferirgli. Ad esempio la bomba fumogena può diventare velenosa, il dardo può generare una nube che colpisce ad aria, i coltelli possono dissolvere nell’aria i nemici e far sparire i loro corpi. Insomma nonostante una riduzione della personalizzazione a causa dell’abbandono delle meccaniche RPG, non ci si può lamentare da quanto proposto dagli sviluppatori di Ubisoft Bordeaux in quanto tutto risulta ben integrato per fornire strumenti nelle sequenze stealth.

Benvenuti a Baghdad

La Baghdad del IX secolo è senza ombra di dubbio il fiore all’occhiello della produzione del team francese. Un luogo che trasuda fascino e cultura in ogni angolo di strada tra bazar, monumenti, palazzi fatiscenti nella parti più interne, e deserti, oasi e piccoli villaggi nelle zone più esterne. Il tutto accompagnato da un sistema d’illuminazione e una palette di colori brillanti che danno ancora più personalità all’ambientazione. Volendo tra le opzioni del gioco c’è anche un filtro che attiva una palette cromatica in stile con il primo Assassin’s Creed, ma non ho apprezzato il risultato finale poiché troppo in contrasto con i colori vivi e brillanti pensati in origine per Mirage. I modelli poligonali dei personaggi alternano alti e bassi con i personaggi principali ben realizzati e sufficientemente caratterizzati, mentre quelli secondari realizzati con molta superficialità.

Ci sono due opzioni grafiche: Qualità e Prestazioni. La modalità Qualità a mio modo di vedere non presenta molte migliori visive tali da giustificare i soli 30 fps, per questo motivo ho preferito la modalità Prestazioni a 60 fps, anche se un po’ instabili quando ci sono tanti personaggi su schermo.

Come sempre eccellente la colonna sonora con la solita Ezio’s Family riadattata per l’ambientazione e nuove musiche di accompagnamento. Presente il doppiaggio in italiano che vede tra l’altro il ritorno di Claudio Moneta che riprende il ruolo di Basim svolgendo un lavoro sempre egregio.

Commento finale

Assassin’s Creed Mirage è un Assassin’s Creed nel bene e nel male che dietro una storia che sa di già visto si nasconde un gioco che alterna buoni momenti d’intrattenimento ad altri facilmente dimenticabili e a tratti tediosi. Un gioco capace di fare la felicità di quei fan che chiedevano un ritorno al passato (aiutato anche dal prezzo di lancio di soli €50), ma anche la dimostrazione di come non è esattamente ciò di cui ha bisogno questo franchise, quanto piuttosto di uno sguardo verso il futuro.