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Assassin’s Creed il film – La recensione

di: Luca Saati

Ogni tanto l’argomento cinema e videogiochi torna a far parlare di sé. Sempre più spesso si parla di videogiochi che tentano di imitare il cinema, di esempi ne possiamo fare tanti come i titoli targati Quantic Dream, o altri più videogiochi nel senso stretto come gli Uncharted o Quantum Break, quest’ultimo ha addirittura proposto al suo interno una serie televisiva. Ma cosa succede quando i videogiochi entrano a tutti gli effetti nel mondo del cinema? I risultati purtroppo non sono mai stati molto soddisfacenti, ad eccezione di pochissime produzioni. Per questo motivo il film di Assassin’s Creed era atteso da molti, visto che aveva tutte le carte in regola per poter finalmente cambiare il modo di vedere i moviegame.

“Agiamo nell’ombra per servire la luce, siamo Assassini!”

ac-posterSe avete visto i vari trailer o avete seguito un minimo la produzione del film, la storia la conoscete già e prende ispirazione da quanto visto nei primi episodi videoludici. Callum Lynch è un condannato a morte, ma la sua esecuzione viene ‘falsificata’ dall’Abstergo Industries, l’azienda attraverso il quale operano i Templari. L’obiettivo dei Templari è quello di trovare la Mela dell’Eden, manufatto che i fan dei videogiochi conosceranno benissimo, e per farlo gli serve proprio il personaggio interpretato da Michael Fassbender i cui antenati appartengono alla setta degli Assassini. Qui entra in gioco l’Animus, lo strumento che permette di rivere i ricordi degli antenati celati nel proprio codice genetico.

Proprio l’Animus è oggetto di un grandissimo cambiamento rispetto al videogioco. In questa occasione infatti non ci troviamo dinanzi al classico lettino, ma a una sorta di braccio meccanico che tiene sospeso in aria il protagonista e lo accompagna nei movimenti del suo antenato. Un cambio che a livello cinematografico funziona a meraviglia visto che rende queste sequenze estremamente dinamiche. Il film si rivela piuttosto fedele al materiale di partenza: si parla spesso di sincronizzazione tra Callum e il suo antenato, così come avveniva con Desmond e Altair, Ezio o Connor nei videogiochi. C’è la già citata Mela dell’Eden, il conflitto tra Assassini e Templari, e persino le inquadrature in alcuni momenti ci hanno ricordato quelle dei videogiochi, un esempio lampante è il salto della fede anticipato prima da una telecamera larga (come la sincronizzazione in cima a un palazzo) e seguito poi da un’inquadratura alle spalle del protagonista. Persino i cambi di scena sono accompagnati da un’aquila, uno dei simboli del gioco, seguita da dei campi lunghi il cui uso ci è sembrato sensato in alcuni momenti ed eccessivo e fuori contesto in altri.

Spesso nei videogiochi si è criticata la scarsa attenzione riposta nelle scene ambientate nel presente, critica che non si può fare di certo a questo film. La maggior del tempo infatti la si passa insieme a Callum Lynch intrappolato nell’Abstergo. Proprio questo grande spazio dato al presente rappresenta uno dei problemi del film visto che finisce per togliere del tempo fondamentale alle scene nel passato dove seguiamo le vicende di Aguilar durante l’inquisizone spagnola. Queste sequenze purtroppo non sono ben contestualizzate in quanto, se non fosse per la scritta presente a inizio film che ci dice dove e soprattutto quando ci troviamo, può sembrare di trovarsi dinanzi a una qualsiasi conflitto tra Assassini e Templari in qualsiasi parte del globo. Nel passato non si respira aria di inquisizione spagnola e non c’è la minima caratterizzazione dei personaggi in quanto queste poche scene mettono solo in mostra le (spettacolari) sequenze di combattimento. È davvero un peccato perché le sequenze ambientate durante l’inquisizione spagnola dovevano rappresentare uno dei punti chiave del film e invece falliscono nel portare avanti la storia, nell’affezionarsi ai personaggi e nel restare affascinati dall’ambientazione come invece accadeva nel Rinascimento della saga di Ezio o nella Parigi della rivoluzione francese di Unity. La scelta poi di creare un contrasto cromatico tra presente e passato funziona, ma solo in parte visto che se il freddo azzurro dell’Abstergo regala quella sensazione di trovarsi in una prigione, mentre le tonalità di giallo presenti nel passato invece non restituiscono quel calore di cui queste sequenze avevano bisogno e, anzi, spersonalizzano ulteriormente le location. Ad Assassin’s Creed manca quindi un bilanciamento tra passato e presente così come un bilanciamento nel ritmo, la prima parte è molto lenta mentre nella seconda le cose si fanno decisamente più interessanti.

Così come la regia, anche le prove attoriali alternano alti e bassi. Michael Fassbender è bravo nei panni di Callum Lynch ma nelle vesti dell’assassino Aguilar non è pervenuto a causa dei problemi di cui vi parlavamo poco sopra. Marion Cotillard e Jeremy Irons appaiono invece a tratti stanchi. Gli altri invece fanno troppo poco per poterli giudicare.

In conclusione

Assassin’s Creed non è purtroppo quel film capace finalmente di rendere giustizia a un videogioco sul grande schermo, ma non è neanche quella pessima produzione di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni che hanno anticipato la sua uscita. Sicuramente non ci troviamo dinanzi a un capolavoro, ma neanche a un film orribile, quanto piuttosto a un’occasione sprecata viste le premesse. È un film d’intrattenimento piacevole che, esattamente come i suoi due livelli narrativi ambientati tra i giorni nostri e il passato, presenta una doppia personalità. Davvero un peccato perché con una maggiore cura alle vicende di Aguilar ci saremmo potuti trovare dinanzi a un film pienamente riuscito.