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Recensione Recensione di Tomb Raider: Legend

Recensione di Tomb Raider: Legend di Console Tribe

di: Redazione

A poco meno di dieci anni dalla sua prima apparizione, era il novembre
del 1996, Lara Croft torna a far parlare di se con il settimo capitolo
di una saga tanto amata e tanto odiata.
Tomb Raider o si ama o si odia…non ci sono vie di mezzo, anche se il
sesto episodio ha di fatto deluso un po’ anche gli innamorati cronici
di Lara come me. Core Design infatti aveva abbandonato l’idea di fondo
che aveva fatto appassionare milioni di videogiocatori, quell’eroina,
aggraziata e sexy, entrata di prepotenza fra i duri a morire in stile
“Duke Nukem”, che, oltre che sparare, esplora, risolve enigmi e scopre
arcani artefatti un po’ alla Indiana Jones. Gli ultimi episodi erano
infatti molto scarni di questa componente ma offrivano una grafica
spettacolare con una Lara che avrebbe fatto risuscitare anche un morto.
Ecco allora che EIDOS decide di dare vita nuova alla saga licenziando
Core Design a favore di Crystal Dynamics e approdando per la prima
volta sulle console MS.

Gameplay:

Il cambio di sviluppatori porta senza dubbio una ventata di freschezza
permettendoci di ammirare una Lara Croft sexy e più reale che mai,
muoversi con una disinvoltura mai vista fra scenari spettacolari; il
tutto condito da un motore grafico all’altezza della situazione.
Il ritorno alle origini si manifesta principalmente per la ritrovata
vena da esploratrice di Lara che non bazzica più in borghi cittadini ma
si muove fra vecchi siti archeologici sparsi per il mondo come nei
primi due episodi. Non è solamente un ritorno all’idea originaria di
Toby Guard( il vero padre di Lara) a rilanciare questo titolo; infatti
un grande lavoro è stato fatto per ammodernare l’ostico sistema di
controllo e le ormai obsolete visuali fisse che da sempre hanno
caratterizzato il titolo. La facilità di controllo, con sequenze di
acrobazie fra aste, pertiche e pareti rocciose, fa inevitabilmente
accostare il titolo al recente successo della trilogia di Prince of
Persia. Si nota da subito anche una rivalutazione della componente
prettamente ACTION con numerose sparatorie che ricordano un po’ “Tomb
Raider 2:Il pugnale dello Xian”. Lara ha a disposizione un buon
armamento con le immancabili pistole a munizioni infinite, un rampino
magnetico utilissimo per agganciare gli oggetti metallici,un PDA per
tenere sott’occhio gli obiettivi della missione e un visore per
analizzare la struttura dell’ambiente circostante. Durante il gioco
spesso capitano situazioni con visuale “televisiva” e sequenze di tasti
da premere in velocità per permettere a Lara di superare ostacoli e
trappole.
L’inedito motore “fisico” permette di risolvere anche molti degli
enigmi cosparsi lungo l’avventura, con Lara che col suo peso(limitato
ovviamente…non mi permetterei mai di offenderla!:-D) fa scattare
catapulte improvvisate, infrange vetrate con un ariete o si protegge,
con oggetti trovati qua e là, da fiamme e presse. Per la prima volta
inoltre non è solo uno il modo di risolvere un enigma ma troviamo
diverse strade per arrivare alla stessa soluzione(ancora troppo a senso
unico però è un inizio…) , cosa che rende più reale l’avventura.
L’affascinante protagonista compie nuove evoluzioni da ginnasta che
rendono più divertenti e giocabili le scene d’azione con possibilità
anche di attacchi corpo a corpo.
Per aumentare un po’ la longevità potete rifare gli schemi con la
modalità a tempo o scovare tutti i manufatti celati qua e là negli
schemi.

La Storia:

Questa nuova avventura inizia con un flashback di Lara a 9 anni durante
un incidente aereo; questo episodio segna l’intera vita della bella
archeologa che, unica sopravvissuta al dopo incidente, vaga da sola per
10 giorni fino a raggiungere la località di Katmandu. Lara cresce sotto
la rigida tutela del padre, l’archeologo Richard Croft conte di
Abbingdon, che una volta morto, le lascia tutti i possedimenti tra i
quali una splendida residenza.
L’avventura vera e propria inizia in Bolivia, con Lara in arrampicata a
mani nude stile Ethan Hunt in Mission Impossible 2, alla ricerca di un
altare di pietra decorato segnalatole dall’amica Anaya. La visione
dell’altare scatena un altro ricordo nella testa della nostra eroina
che ne aveva visto uno di simile con la madre dopo l’incidente aereo;
basta questo per rendersi conto che il filo conduttore dell’intera
storia sarà un continuo saltare da avventure presenti a ricordi
passati, inseguendo il mito di Avalon, di Re Artù, e dei cavalieri
della tavola rotonda.
Gli schemi a disposizione sono 7: Bolivia, Perù, Giappone, Africa,
Kazakistan, Inghilterra, Nepal e di nuovo Bolivia; in più troviamo
l’immancabile Residenza Croft, utile per affinare le proprie abilità
nel controllare Lara e divertente per quanto riguarda la ricerca di
manufatti sparsi per la casa.

Grafica:

Notevole anche qui il lavoro dei ragazzi della Crystal Dynamics;
abbandonate le texture slavate e la rigidità poligonale dei blocchi e
degli oggetti da muovere, troviamo pavimenti irregolari, pareti
incavate e decorate, statue,sfere e casse di più dimensioni oltre che
sassi e grossi massi. Una menzione particolare va agli effetti
dell’acqua e della luce, evidenti in particolar modo in Ghana e tra le
rovine della Bolivia. Interessante anche l’effetto bagnato che possiamo
notare (non guardatela troppo….sono geloso! :-D) sul corpo di Lara dopo
una nuotata rinfrescante.

Conclusioni:

Lara Croft: Tomb Raider Legend è una bella risposta a chi dava per
defunta l’amata eroina. Graficamente più che soddisfacente e con un
engine fisico davvero spettacolare, potrebbe issarsi a capolavoro
assoluto del genere se non fosse per una longevità un po’ limitata e
una ancora troppo costretta storyline. L’assenza del live a mio parere
non è troppo sentita in quanto il titolo non è fatto per il multiplayer
e non saprei immaginare sviluppi in questo senso.
Il cambio di sviluppatori si fa sentire in meglio(al contrario di
quanto successo di recente per Amped3 e Top Spin 2) con una Lara sia
visivamente(porca paletta, che gnocca :-p) che fisicamente, più reale
che mai. Persa una taglia di seno, a dirla tutta anche 2-3 da “Tomb
Raider 3:Adventures of Lara Croft”, e guadagnata una tonicità e una
sensualità da brivido, Lara abbandona lo stereotipo della bambola
gonfiabile che sembra fare l’occhiolino dicendo:”Hey, I’m a real
girl!”.