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Recensione Recensione di Il Padrino II

Recensione di Il Padrino II di Console Tribe

di: Redazione
La vita di un Don non è per niente facile. È una
constante guerra con famiglie rivali, è fatta da lunghi e
stressanti viaggi di lavoro di città in città, col
rischio di essere continuamente ammazzati. Il Don non può
fidarsi di nessuno se non di se stesso, non deve esagerare coi favori e
non può riceverne troppi. Ha una famiglia numerosissima dove
tutti i membri bramano la stessa sete di potere, eppure il Don deve
riuscire a dare un giusto valore economico e morale, senza che alcun
cugino, fratello, zio o figlio possa prevalere sull’altro.

Il Don è sia l’ago che il peso di una bilancia fatta di
corruzione, di vizi, di affari sporchi, di soldi insanguinati e di giri
malavitosi. Non può farsi sfuggire nulla, soprattutto il
“controllo”.

E voi, siete pronti per assumervi queste grosse responsabilità?





Benvenuti nella famiglia



Il Padrino 2, seguito del primo capitolo omonimo uscito
pressappoco due anni fa su tutte le console, ripercorre i binari
narrativi del secondo episodio della trilogia filmica, ma discostandosi
per quel che concerne il punto di vista del protagonista.

In alcuni frangenti, per esempio, ci si ritroverà a svolgere
delle missioni in compagnia di Micheal Corleone (per mancate licenze
acquisite questi non avrà il volto “originale” di Al
Pacino) e alcuni dei suoi loschi soci, Hyman Roth su tutti. La storia,
nel bene e nel male, sa essere coinvolgente e riuscirà a
trascinarvi con sé nelle calde strade di Cuba, della Florida e
nei sobborghi di New York.

Vestirete i panni di un certo Dominic e, sin dai primi momenti nel
corso di un’importante riunione tenutasi a Cuba, prenderete in
mano le redini di New York, vero braccio destro della famiglia
Corleone. Avrete subito la sensazione di potere
“immediato”, nel senso che sarà necessario e
possibile già dalle prime battute assemblare una famiglia, ed
espandere il proprio impero.

Il cambiamento rispetto alla versione precedente si denota soprattutto
dal vostro ruolo: ora siete il capo che “si è già
fatto le ossa”, e a cui spetta il merito di comandare un piccolo
ma fedele esercito di delinquenti.





Leave the gun! Take the cannoli!



Non appena entrati nel gioco vero e proprio basterà pigiare il
tasto “Start” per avere una panoramica completa del vostro
impero criminale. Potrete vedere l’intera città (o le
città) che avete conquistato a mo di suggestivo plastico 3D,
anziché disporre della solita mappa bidimensionale. Da qui
sarà possibile ottenere tantissime informazioni supplementari:
dalla struttura ad albero della vostra famiglia ai potenziamenti di
ogni singolo membro, fino ad arrivare alla gestione dei locali, delle
attività illegali e, in linea generale, della vostra situazione
diplomatica con le altre famiglie rivali.

È persino possibile assegnare determinati attacchi o difese alle
basi, e la conseguente acquisizione delle imprese di business. Non
mancherà, quindi, una certa componente strategica e di ruolo al
fine di portare a termine le missioni per arricchire i propri introiti.
Per la prima volta, infatti, l’impostazione tipica dei giochi
“free roaming” alla GTA incontra il genere “gestionale”.



Ma la novità de Il Padrino 2 risiede nel controllo
del racket e dei conseguenti “bonus”, ottenuti
dall’eliminazione di precise attività nemiche. Più
sarete abili nel farvi strada e più ricompense avrete: si va dal
tirapugni, in dotazione ogni volta che voi o i vostri membri userete le
mani nude, alle autoblindate, vere macchine corazzate disponibili in
alcuni punti delle città. A compiere le vostre azioni criminose
non potrà che assistervi un fedele plotone di scagnozzi pronti a
distruggere il mondo pur di fare carriera facile.

Dare e impartire ordini al vostro esercito è davvero intuitivo:
ogni membro acquisito gode di una particolare abilità (piromane,
demolitore, scassinatore, medico, ecc.) e in base a quali e quanti ne
avrete sotto comando affronterete le missioni in modo differente. In
alcuni casi sarà possibile procedere nella storia solo se avrete
l’uomo adeguato capace di svolgere il lavoro giusto, per esempio
incendiare il bancone di un bar inzuppato di alcolici e bevande
infiammabili.

Non solo andrete a sparare in giro a destra e manca, ma dovrete
dedicare tempo cospicuo alla gestione del vostro impero e della
famiglia: spaventare il proprietario di un locale (minacciandolo in
base al contesto) per “garantirgli protezione ad un certo costo”,
farà sì che i vostri guadagni giornalieri schizzino alle
stelle… prima di vederli precipitare a causa delle ingenti spese che
avrete da affrontare. A questo si aggiunge la contaminazione vagamente
“tattica” dei giochi di spionaggio alla Ghost Recon, anche se ad essere onesti il paragone tra i due titoli è fin troppo azzardato.



Analizzando Il Padrino 2 da un punto di vista più
“critico” ci si ritrova a fare i conti con alcune lacune
non trascurabili. Prima tra tutte è l’implementazione di
un genere come quello “free roaming”, fin troppo abusato
nell’ultima era videoludica e che ci lascia soddisfazioni davvero
esigue. Nonostante la voglia di implementare generi differenti e
accorparli tra di loro si sia rivelato un successo, le vere
novità del gioco sono irrisorie: questo è solo uno tra
innumerevoli titoli che sfruttano oramai le idee di proprietà Rockstar Games, senza però pensare di stravolgerne il gameplay effettivo.

E a proposito di “giocabilità” ci troviamo di fronte
ad un’ulteriore caratteristica sotto tono: si ha la netta
impressione di prendere in mano una struttura appartenente a qualche
generazione fa e che, come è facilmente intuibile, sa di
vecchio.



Stesso discorso vale per il multiplayer. Oramai sappiamo che le
classifiche dei giochi su console più frequentati in rete
parlano chiaro: le serie di Gears of War, Call of Duty, Halo e Forza Motorsport
sono solo alcuni tra i più gettonati. Il nostro dubbio è
che trovandovi di fronte a un supporto online “nella norma” come quello
de Il Padrino 2, sentiate la necessità di qualcosa in
più, di quel “non-so-che” che ha fatto la fortuna
dei titoli menzionati poco fa.

A grandi linee, se sapete accontentarvi, l’esperienza multiplayer
saprà rivelarsi un valore aggiunto al pacchetto complessivo e
persino un divertente passa tempo in grado di aumentare di molto la
longevità, comunque già piuttosto elevata.





Non vedo, non sento e non parlo



Purtroppo, nonostante l’intramontabile fascino del film Il Padrino
e del carisma di tutti i personaggi interpreti, il gioco non riesce a
essere adeguatamente all’altezza. L’impressione più
evidente (e che più ci rammarica) è che se non ci fosse
stata questa grossissima licenza alle spalle, il gioco avrebbe avuto
una reputazione talmente bassa da rasentare
l’invisibilità.

Parlando in termini puramente tecnici ci troviamo di fronte a un gioco
che non ha i muscoli della nuova generazione, se non per piccole inezie
che sembrano messe nel comparto complessivo giusto per accontentare
alcuni, rari, tecnofili. Le fattezze dei personaggi, delle auto, delle
città e della gente che le abita sono prive di
personalità, riducendosi quindi a svolgere l’ingrato e
monotono compito di portare avanti una macchina fatta di pixel e
poligoni.

Persino le sequenze dei dialoghi tra i vari protagonisti e la loro
entrata in scena lascerà sbigottiti anche i più
indifferenti, in quanto manca ampiamente un gusto stilistico, presente
invece in alcuni free-roaming cosiddetti “minori” come Saints Row, Just Cause e Crackdown.

Rispetto al primo capitolo ambientato in una New York a cavallo tra gli
anni ’30 e ’40, stavolta ripercorrerete le stesse strade
invecchiate di circa un ventennio. Aspettatevi, quindi, di incrociare i
primi juke-box, capigliature laccate con tipico ciuffo a banana,
automobili con colori sgargianti e musiche a ritmo di rock&roll.
Peccato che l’ambiente faccia semplicemente da contorno a un
piatto di “carne” rinsecchito: girovagando fuori e dentro i
locali avrete la netta sensazione che manchi qualcosa al contesto
generale, quell’atmosfera che giochi “non ufficiali” del calibro di Mafia (e ci auguriamo anche il suo imminente seguito) hanno da vendere.



Il doppiaggio, per fortuna, è una delle carte vincenti del
titolo. Tutti i personaggi sfoggiano il loro accento siculo-americano
con una recitazione niente male, accompagnandosi in sintonia con i
gesti provinciali tipici dell’Italia meridionale di una certa
epoca clandestina.

È incredibile il lavoro svolto anche nella resa delle voci dei
“picciotti” durante le missioni, che non mancheranno di
strapparvi qualche risata. Le musiche magistrali, prelevate
direttamente dalla soundtrack originale del film, si commentano da
sole; è inoltre notevole il lavoro di ri-arrangiamento svolto
dai fonici del gioco al fine di riadattare in chiave moderna gli stessi
brani del lungometraggio.





Un’offerta che (solo in teoria) non puoi rifiutare



Chi ha il coraggio di giudicare il Boss in persona? Noi di Console Tribe
non ci siamo fatti intimorire dalle “offerte che non si possono
rifiutare”, e abbiamo detto la nostra come è giusto che
sia. Alla resa dei conti Il Padrino 2 è un buon titolo,
divertente e molto longevo, ma nulla che non si sia già visto
negli ultimi 5 anni di videogames. Se amate questo genere potrebbe
piacervi l’introduzione di alcuni elementi presi in prestito, il
gestionale tra tutti. Ma se volete qualcosa di veramente fresco e
genuino vi consigliamo di stare alla larga da questa
“Famiglia”.

Non sappiamo se sia vero, ma dicono che sia una famiglia un po’ troppo particolare. Ci siamo capiti.