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Recensione For Honor

di: Luca Saati

Ubisoft potrebbe tranquillamente nuotare nell’oro guadagnato con la saga di Assassin’s Creed, come il buon vecchio Zio Paperone insegna, eppure continua a proporre ogni volta nuove IP come Watch Dogs e The Division o a stravolgere del tutto i suoi vecchi franchise proponendoli in una nuova veste come ad esempio Rainbow Six: Siege e il prossimo Ghost Recon: Wildlands. For Honor appartiene ovviamente al gruppo delle nuove IP, un gioco che sin dalla sua presentazione ha dimostrato grandi ambizioni e potenzialità, oltre a essere una bella scommessa dato che non stiamo parlando del solito FPS multiplayer. Portare in ambito competitivo gli scontri all’arma bianca non è un’impresa così facile, diversi ci hanno provato in passato, il primo a venirci in mente è quel God of War Ascension che, nonostante il nome che portava, non è riuscito a conquistare i giocatori. Perché quindi un completo sconosciuto come For Honor può riuscire a compiere un’impresa che nessuno è mai riuscito a fare? La risposta ve la diamo in questa recensione.

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“Tutti muoiono. Alcuni vivono per sempre.”

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La storia di For Honor ha inizio con un cavaliere promosso nella Legione di Ossidiana

Nonostante il comparto multiplayer rappresenti il cuore del gioco, For Honor offre anche una campagna singleplayer divisa in tre capitoli (uno per fazione) della durata di due ore circa ciascuno per un totale di sei ore. Un grande cataclisma ha messo in ginocchio la razza umana, i sopravvissuti hanno iniziato a darsi battaglia per le pochissime risorse disponibili. Dopo un millennio di scontri, le tre fazioni hanno trovato una pace: i Cavalieri vivono nelle loro roccaforti, i Vichinghi nei villaggi sulle montagne innevate e infine i Samurai oltre le acque del lago. A interrompere la pace è Apollyon, incarnazione della guerra che recluta nuovi guerrieri per la Legione di Ossidiana e attaccare così le altre fazioni. La storia di For Honor inizia con i Cavalieri, per poi passare nell’ordine ai Vichinghi e i Samurai, e mette in mostra gli orrori della guerra da diversi punti di vista. Purtroppo però le interessanti premesse non trovano poi concretezza con i vari capitoli a tratti slegati tra loro, specie nella prima parte, che ci spostano da un campo di battaglia all’altro e da un eroe all’altro.

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Ben presto la battaglia coinvolgerà anche Vichinghi e Samurai

La varietà è piuttosto scarsa dato che per quasi tutto il tempo ci tocca semplicemente uccidere altri guerrieri in scontri all’arma bianca con giusto qualche piccolissima scena in groppa a un cavallo o ai controlli di una balista. L’intelligenza artificiale non riesce a esaltare i combattimenti e a conti fatti la campagna non è altro che un tutorial in vista del multiplayer. Proprio per aiutare il giocatore a ben figurare in competitivo, gli sviluppatori hanno ben pensato di far provare quasi tutti gli eroi principali durante le sei ore richieste per completare la campagna, ma neanche questo aiuta a variegare l’esperienza di gioco dato che fatta eccezione per alcuni piccoli dettagli i personaggi si controllano allo stesso modo. La campagna di For Honor è quindi un’occasione sprecata, si avverte dopo poco la volontà di Ubisoft di voler offrire solo un contentino ai fan del singleplayer senza però avere quella convinzione e quella forza capaci di esaltare il suo affascinante setting e il suo combat system.

Art of Battle

In due contro uno la fuga non è una cattiva idea
In inferiorità numerica la fuga non è una cattiva idea

Alla base del sistema di combattimento di For Honor c’è quello che gli sviluppatori hanno definito “Art of Battle” che presenta una profondità davvero incredibile risultando quindi assolutamente tecnico. Con il grilletto sinistro il personaggio entra in guardia e con la levetta destra è possibile posizionare la direzione dell’arma a sinistra, a destra e in alto. All’attacco dell’avversario troviamo un indicatore che ci suggerisce la direzione del colpo concedendoci pochi attimi per spostare l’arma in quel lato così da difenderci. La posizione della guardia non determina solo la nostra difesa ma anche la direzione dei nostri attacchi effettuabili medianti il dorsale e il grilletto destro rispettivamente per un attacco leggero e pesante da combinare per la massima efficacia. Inoltre tramite i tasti frontali è possibile compiere una schivata, spezzare la guardia dell’avversario e attivare la modalità vendetta nei momenti di difficoltà che per pochi attimi ci conferisce un bonus alla stamina e alla salute, infine con le frecce direzionali si possono utilizzare una serie di abilità che variano da personaggio a personaggio.

For Honor se ne frega di prendere il giocatore per la mani, anzi lo colpisce con una tale cattiveria da fare impressione. Il button mashing non viene premiato, piuttosto si rivela fondamentale padroneggiare prima la difesa e poi la fase offensiva con un occhio di riguardo per la barra della stamina che se vuota rallenta tutti i movimenti. Pad alla mano si avverte tutta la pesantezza del personaggio e tutta la fisicità inferta da ogni singolo colpo con un senso di soddisfazione a ogni uccisione unico che mai nessun gioco multiplayer è riuscito a trasmetterci. Altro aspetto fondamentale è la conoscenza del personaggio, in totale ce ne sono 12 divisi in quattro gruppi: le Avanguardie sono le tipiche vie di mezzo, facili da utilizzare e che si adattano a ogni stile di gioco; i Pesanti, come suggerisce il nome, sono soldati enormi dotati di scarsa agilità ma di grande forza difensiva; gli Assassini sono agili, veloci e imprevedibili grazie alla loro guardia che, a differenza degli altri personaggi, resta bloccata solo per pochi secondi in una direzione; infine abbiamo gli Ibridi che a seconda del personaggio scelto presentano una diversa combinazione delle classi descritte un attimo fa e un diverso stile di gioco. Oltre a presentare caratteristiche uniche, ciascun eroe vanta delle proprie combo che richiedono un minimo di pratica per poter essere padroneggiate come si deve.

Ognuno inoltre può vantare un proprio sistema di progressione, arrivare al livello massimo con tutti gli eroi richiederà quindi tantissime ore di gioco. Oltre a una personalizzazione estetica che coinvolge diversi aspetti, è possibile cambiare l’equipaggiamento dei propri personaggi con nuovi pezzi di armature e di armi con tanto di migliorie alle statistiche. L’equipaggiamento inutile può anche essere smantellato così da ottenere delle risorse per migliorare quelli già in possesso. Infine con l’avanzare di livello si sbloccano anche nuove abilità passive e attive che possono rivelarsi un’arma fondamentale sul campo di battaglia. Abbiamo davvero apprezzato il sistema di personalizzazione di For Honor capace di spronare il giocatore a continuare a popolare i server di gioco per decine e decine di ore per sbloccare tutto lo sbloccabile.

Dominare il campo di battaglia

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La presenza dei bot garantisce scontri sempre frenetici e senza cali di ritmo

Il comparto multiplayer di For Honor include in totale cinque modalità il cui pezzo forte è rappresentato da Dominio. Si tratta in sostanza di una variante 4v4 del classico King of the Hill in cui due squadre si contendono tre zone della mappa di gioco. La particolarità è rappresentata dalla presenza dei bot che lottano per la zona centrale e vanno aiutati per completare la conquista. Il solo possedere una zona garantisce alla propria squadra cento punti più un punto per ogni secondo, una volta arrivati a mille si entra nella cosìddetta “Rotta” che disattiva il respawn dei giocatori avversari che vanno eliminati per raggiungere la vittoria. Dominio è una modalità sempre esaltante e frenetica, richiede un gioco di squadra non indifferente per poter avere la meglio sugli avversari e non incappare in inferiorità numerica. L’unico difetto di Dominio si riflette in quei momenti di caos che fanno perdere quel tatticismo che caratterizza il combat system.

Schermaglia è il pezzo debole dell’offerta ludica di For Honor, si tratta di una variante del Deathmatch con regole simili a Dominio (i mille punti per mandare in rotta gli avversari) ma con l’assenza delle zone da conquistare. Per fare punti quindi bisogna eliminare i bot e gli avversari umani. Ciò che non ci ha convinto di questa modalità sono i suoi tempi troppo dilatati che la rendono incapace di rappresentare una vera e propria alternativa a Dominio.

La situazione migliora con Eliminazione (4v4), Mischia (2v2) e Duello (1v1), modalità composte da cinque round che non prevedono la presenza dei bot. Queste tre modalità sono un vero e propria toccasana per spezzare la normale monotonia che può arrivare giocando per molto tempo a Dominio, grazie alla loro rapidità (ogni partita dura pochi minuti) e all’assenza di quei momenti di caos che caratterizzano la modalità principale puntando quindi maggiormente agli scontri uno contro uno che consentono di godere al meglio del sistema di combattimento.

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Guerra di Fazioni si è rivelato una piacevole aggiunta

Meritevole di menzione è la Guerra di Fazioni, una modalità asincrona cross-platform. In pratica all’inizio del gioco vi viene chiesto quale fazione rappresentare così da combattere per essa e aiutarla a dominare il territorio. Alla fine di ogni partita il gioco vi premia con delle risorse da schierare a difesa o attacco dei territori. Ogni sei ore i territori si aggiornano e aggiungono o tolgono a ciascuna fazione a seconda dei risultati ottenuti. Ogni round ha la durata di due settimane con ogni stagione composta da ben dieci settimane, alla fine di ognuna il giocatore viene premiato con speciali ricompense. Con l’inizio della nuova stagione i territori vengono resettati e la guerra può riprendere. La cosa carina di Guerra di Fazioni è che influisce sulle mappe in cui giocate e le cambia a livello estetico con ad esempio gli stendardi della fazione che possiede quella parte di territorio.

Chiudiamo l’analisi dei contenuti multiplayer segnalandovi la presenza di ben dodici mappe al lancio, ognuna offre diverse varianti con cambiamenti all’ora del giorno e alle condizioni atmosferiche: ecco quindi che una mappa presenta una volta la neve, un’altra la pioggia, un’altra ancora un sole splendente e così via. Si parla di quattro o sei varianti per ogni mappa con un totale di ben sessanta variazioni sul tema. Da segnalare infine che tutte le mappe in arrivo prossimamente saranno completamente gratuite.

A lasciarci perplessi è l’infrastruttura online offerta da For Honor. Davvero non comprendiamo l’assenza dei server dedicati in favore del peer-to-peer. Il risultato è un netcode non sempre stabile con una migrazione host lenta e non sempre efficace causando quindi in alcuni casi la chiusura della partita. Per un gioco il cui cuore dell’esperienza è rappresentata dal multiplayer è una mancanza che troviamo ingiustificabile.

Monete d’acciaio

Lo spettro del pay-to-win è lontano, per fortuna
Lo spettro del pay-to-win è lontano, per fortuna

For Honor ha preso lezioni da Rainbow Six: Siege proponendo un sistema economico che garantisce tutti i contenuti gratuiti. Oltre alle già citate mappe, anche i personaggi aggiuntivi saranno ottenibili in via del tutto gratuita spendendo semplicemente i crediti di gioco, mentre i più pigri potranno affidarsi al solito Season Pass che al costo di 39,99 euro garantisce i nuovi eroi più una serie di bonus. I crediti di gioco possono essere spesi anche per acquistare dei pacchetti equipaggiamento per i propri personaggi, una serie di skin e dei bonus temporanei ai punti esperienza e non solo. Le monete Steel si possono ottenere sia alla fine di ogni partita che con soldi reali tramite il solito sistema di microtransazioni. Chi si sta già preparando a gridare allo scandalo accusando il gioco di favorire il pay-to-win può stare tranquillo. Partiamo col dire che noi non abbiamo mai sentito il bisogno di spendere soldi reali. A primo impatto le trenta o quaranta monete ottenibili alla fine di un match possono sembrare poche, tuttavia For Honor presenta una serie di sfide giornaliere. Completare le due principali vi assicura un bottino di seicento monete, ma si può arrivare anche a mille dedicandosi a tutte le altre. Lo sblocco dei personaggi inoltre è piuttosto veloce, ognuno costa cinquecento monete e se ci mettete le due mila monete disponibili sin dall’inizio e le circa cinque mila in regalo dopo aver completato la campagna ecco che i nove personaggi (tre sono già sbloccati) si ottengono con grande facilità.

Sangue e acciaio

Tecnicamente For Honor mostra davvero belle cose. Ubisoft ha fatto un ottimo lavoro nel level design delle mappe e nella loro varietà, i modelli poligonali dei personaggi sono curati così come le loro animazioni, uniche a seconda dell’eroe utilizzato con tanto di esaltanti esecuzioni. Anche il comparto grafico restituisce quel senso di fatica ottimamente riproposto pad alla mano di cui vi abbiamo già parlato grazie a piccoli dettagli come il sangue sulle armi e sui vestiti. Il tutto gira a 30 fotogrammi al secondo granitici anche nelle situazioni più concitate quando lo schermo è pieno di nemici. Buono anche il lavoro svolto sull’audio, forse qualche frase si ripete un po’ troppo frequentemente, ma gli effetti sonori si difendono egregiamente.

Commento finale

La risposta alla domanda che ci eravamo posti all’inizio di questo articolo è molto semplice: For Honor può davvero riuscire a rendere giustizia agli scontri melee in multiplayer prendendo a colpi d’ascia i giocatori occasionali e premiando coloro che apprezzano un sistema di combattimento tecnico, tattico e straordinariamente profondo. Peccato per la campagna che non riesce a fare qualcosa in più del semplice tutorial, tuttavia ci troviamo dinanzi a uno dei multiplayer più belli degli ultimi anni. Perché quindi un voto così basso? Per la scellerata idea della casa francese di affidarsi alla connessione peer-to-peer che al momento non garantisce un’infrastruttura online solida e ci lascia con qualche preoccupazione in vista dell’arrivo delle partite classificate. Considerando l’esperienza maturata con Rainbow Six: Siege che col tempo è riuscito a ritagliarsi una sua fetta di pubblico grazie alla costante crescita e un suo spazio in ambito eSport, questo è solo l’inizio di quella che speriamo essere una lunga e duratura avventura per For Honor. Il futuro è tutto nelle mani di Ubisoft.