
M – Il Figlio del Secolo
di: Andrea CamprianiCito come non mai il Maestro Ennio Flaiano ribadendo che la situazione politica italiana è grave, ma non seria. Come non mai si ride per non piangere. In serie.

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LVi è come una bestia
Sente il tempo che viene. Queste le parole dell’autore seguite dalla citazione di Pasolini (regista su scritto di Pupi Avati tra gli altri di Salò o le 120 giornate di Sodoma) “io sono una forza del passato”sono l’incipit, l’inizio del primo romanzo scritto da Antonio Scurati facente parte di una tetra-logia al momento (ndr già prevista l’uscita del quinto volume a chiusura della pentalogia in occasione degli 80 anni dalla Liberazione), e questo “tormentone”, leitmotiv, è quello ripreso sovente anche da Luca Marinelli che interpreta proprio Benito Amilcare Andrea Mussolini, nato a Dovia di Predappio nel 1883 e… no, dai, qui non si tratta nemmeno di fare la sinossi di M – Il figlio del Secolo, miniserie da 8 puntate da un’oretta ca. cad. per Sky Atlantic/NowTV perchè si tratta, ahinoi, di storia vera, di quella che si studia o si dovrebbe arrivare a studiare nella scuola dell’obbligo che comunque fosse stata, con tutti i suoi atavici problemi, allora come quella di oggi, probabilmente ciò non esisterebbe proprio, almeno dal 1919 al 1945, oltre un, anzi il ventennio.

Annoi
Giusto un po’ di contesto, per parafrasare il famigerato saluto romano perchè M – Il Figlio del Secolo, diretta da Joe Wright (già regista de L’ora più buia dove si può ammirare un superlativo Gary Oldman nei panni di Sir Winston Churchill pronunziare il discorso in Parlamento che noi italiani ci si sognava) racconta purtroppo proprio della nostra storia come italiani, a partire dal 1919, l’immediato post Grande Guerra (1915-1918 e almeno a questa a scuola si deve arrivare) con l’Italia unificata da pochi anni uscita comunque vittoriosa dalle trincee dove si è combattuta, ma ha una quantità di soldati reduci veri praticamente impossibili o quasi da reintegrare nella vita civile del Paese che iniziava il secolo, breve come sarebbe poi stato in parte definito, roba che Rambo, Taxi Driver… confronto sono storie per educande. Qui di educato non c’è alcunchè se non le umiliazioni che il nostro mostro subisce a ripetizione dai veri intellettuali dell’epoca come anzitutto il “Vate” Gabriele D’Annunzio (Paolo Pierobon di nuovo in partissima dopo Qui rido io di Mario Martone e qui tutto d’un pezzo anche a livello di costole per la “presa di Fiume”) o Filippo Tommaso Marinetti (Stefano Cenci) che dapprima avvicina il futurismo di cui è simbolo ai fasci, salvo dissociarsene appena visto l’andazzo circondato dai fasci che il Duce capeggia o così crede.

Benito Mussolini (un Luca Marinelli quasi irriconoscibile in voce e volto), arriva dalla provincia Romagnola a cavallo dei due secoli e da ex leader socialista e direttore del relativo organo L’Avanti cacciato con ignominia dal partito poichè interventista nel primo conflitto mondiale, passa subito all’opposizione, fondando dapprima a Milano una carta da cu…giornale che è il Popolo d’Italia e appunto nella fatidica data del 23 marzo 1919, con un manipolo di subuman… di “arditi” al seguito, i Fasci italiani di combattimento potendo contare su spin doctors, ghost writer quali anzitutto Cesarino Rossi (Francesco Russo), Margherita Sarfatti (bella e brava Chiara Chichiarelli) sua musa e storica amante ben prima di Claretta Petacci, oltre alla compagna “more uxorio” Donna Rachele (una stratosferica Benedetta Cimatti, roscia per l’occasione), madre dei figli riconosciuti di Benito e quantunque pluricornuta, sua “roccia”.

Dopo sonora trombatura alle elezioni politiche di quell’anno in cui appunto stravincono gli ex sodali socialisti, Mussolini viene anche incarcerato ed è, per sua stessa ammissione, un uomo finito, quando viene graziato e rimesso in libertà. Da lì sarà un crescendo continuo di violenze delle squadracce che ispira fino alla costituzione del Partito Fascista in senso stretto che marcia su Roma (conclusasi il 31 ottobre 1922) non fermati da Re Vittorio Emanuele III (Vincenzo Nemolato perfetto in parte) e sostanzialmente da lì in poi lasciati liberi di fare la qualunque in nome della Paura, perchè è questo che Mussolini&Co. sfruttano.
A chi cagoja?
Cagoia o cagoja che dir si voglia è il termine coniato da D’Annunzio a proposito di Francesco Saverio Nitti (Luigi Fiorentino), allora Presidente del Consiglio ritenuto a differenza ad es. di di Giovanni Giolitti (Fulvio Falzarano), a ragione, un codardo, in nutritissima compagnia anche regale con l’ultimo governo regolarmente eletto pre Mussolini e presieduto da Luigi Facta (Alberto Astorri), è sempre bene rimarcarlo, di quelli che, pur potendo dare con regio decreto l’ordine di fare fuoco sui fascisti usurpatori, per interesse personale prima che patrio non fermarono l’avanzata dei fasci in Parlamento e crearono di fatto i presupposti per la dittatura fascista. Protagonisti della serie sono dunque un vasto campionario dello schifo umano che la storia ha ampiamente condannato, ed M – Il Figlio del secolo, spingendo ancor più sul senso del ridicolo, il farsesco con un linguaggio cinematografico e oserei dire anche teatrale, non solo per cast ma appunto per scrittura e messa ini scena, rendono in maniera più che perfetta.

Il tutto con la colonna sonora incredibile a firma di Tom Rowlands dei Chemical Bros. elettronica, industriale al punto giusto da non riuscire ad immaginare altro a commento delle scene, pazzesche e appunto incredibili nel senso che non fossero successe realmente neanche i più perversi crederebbero. Non si crederebbe anzitutto a un attore notoriamente romano di origine, con una fisicità completamente diversa da quella del personaggio che interpreta oltre alla storia familiare vera antifascista rimarcata e rappresentato in Una questione privata del 2017 diretta dai F.lli Taviani tratta dal racconto di Fenoglio, dove Luca Marinelli è il partigiano col nome di battaglia Milton. Non si crederebbe neanche all’ottimo di suo Francesco Russo, campano, che qui interpreta il pesciatino Cesare Rossi, o lo stesso Gaetano Bruno, palermitano, che rende l’On. Giacomo Matteotti notoriamente veneto, come forse nessun altro perchè, come la storia del primo romanzo di Scurati, M – Il Figlio del Secolo, si conclude proprio col suo delitto efferato ad opera di un gruppo di fasci scoordinato da Amerigo Dumini (Federico Majorana) che ne scempiano anche il cadavere.

Invece si, eccome se ci si crede, anche noi rapiti da tutto ciò, e al netto del parere soggettivo di una serie che, non fosse ancora chiaro, pur nel mio scetticismo iniziale per parte del casting, ho stra-adorato e straconsiglio a chiunque come non mai. Frasi ricorrrenti sono riprese direttamente dai discorsi di Mussolini vero, per la serie “la democrazia sopravvive, per mia gentile concessione” – ” la democrazia è bellissima, ti dà un sacco di libertà, anche quella di distruggerla, a cose fatte l’aboliremo” – ” ho tradito tutti anche me stesso”… Le solite polemiche revisioniste specie stavolta le porta via il vento perchè, ahinoi, questa è la nostra storia recente, ci piaccia o meno, anche al netto di derive oggi, ma è anche vero che vediamo plasticamente oltre alle brutalità dei fascisti, mai abbastanza mondati dei loro crimini abominevoli e delle colpe storiche, donne e uomini liberi che, soli contro tutti, hanno opposto la forza delle idee, alla violenza dei manganelli e dell’olio di ricino. Per Giacomo Matteotti, Don Sturzo, oltre ad ufficiali dell’Arma e soldati come Guido Jurgens… siamo qui e, con tutti i difetti dello Stato di diritto, siamo liberi. Ancora non sono arrivati ai partigiani, che a questo punto ri-aspettiamo, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione.