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Recensione Ziggurat

Gli anni 90 hanno visto l’indiscussa ascesa di quello che è, ancora oggi, uno dei generi più inflazionati del panorama videoludico: stiamo ovviamente parlando degli FPS, sdoganati presso il grande pubblico dall’oramai leggendario Doom. Il titolo id Software, oltre a cambiare per sempre l’industria che tanto amiamo, servì a favorire la nascita di cloni più o meno riusciti. Tra questi vale la pena di ricordare il lavoro realizzato da Raven SoftwareHeretic (e il suo ben più complesso sequel Hexen), che sfruttando una versione modificata del titolo di Carmack e soci, trasferì l’azione in prima persona all’interno di un universo fantasy. Ed è senza dubbio a questi due classici senza età che deve essersi ispirato l’iberico quartetto di Milkstone Studios nella programmazione del loro Ziggurat, FPS roguelike che strizza più di un occhio al binomio targato Raven.

di: Simone Cantini

Gli anni 90 hanno visto l’indiscussa ascesa di quello che è, ancora oggi, uno dei generi più inflazionati del panorama videoludico: stiamo ovviamente parlando degli FPS, sdoganati presso il grande pubblico dall’oramai leggendario Doom. Il titolo id Software, oltre a cambiare per sempre l’industria che tanto amiamo, servì a favorire la nascita di cloni più o meno riusciti. Tra questi vale la pena di ricordare il lavoro realizzato da Raven SoftwareHeretic (e il suo ben più complesso sequel Hexen), che sfruttando una versione modificata del titolo di Carmack e soci, trasferì l’azione in prima persona all’interno di un universo fantasy. Ed è senza dubbio a questi due classici senza età che deve essersi ispirato l’iberico quartetto di Milkstone Studios nella programmazione del loro Ziggurat, FPS roguelike che strizza più di un occhio al binomio targato Raven.

Magolamagamagia

Quando si parla di FPS, salvo rarissime eccezioni, di sicuro non conviene soffermarsi sulla bontà della sceneggiatura, sin dagli albori un mero orpello assemblato alla meno peggio unicamente per giustificare la furia blastatoria del paio di mani che siamo, volta volta, chiamati ad interpretare. E Ziggurat, essendo per di più strutturato come un roguelike procedurale, non poteva di certo sfuggire a questa semplice verità: ci basterà sapere di essere dei potenti stregoni chiamati a raggiungere la vetta della torre del titolo, al fine di poter entrare a far parte del più temibile circolo dell’ordine. Per riuscirci dovremo farci strada attraverso una manciata di piani, ricolmi di bizzarre creature, potendo contare unicamente sulle nostre abilità magiche. Prima di poter accedere al livello superiore, però, oltre a sopravvivere alle orde nemiche, sarà necessario recuperare la chiave del portale del livello e sconfiggere il boss posto a sua difesa. L’esile incipit verrà mano mano reso leggermente più corposo attraverso il reperimento di alcune pergamene, le quali andranno ad ampliare, seppur in maniera sin troppo superficiale, l’universo di gioco.

5 piani di morbidezza

Prima di iniziare la nostra ascesa verso l’ultimo piano dello Ziggurat, dovremo selezionare il nostro baldo mago: da principio tale possibilità di scelta sarà limitata ad un singolo personaggio, privo di qualsiasi eccellenza, ma anche scevro di particolari deficienze. Man mano che le ore trascorse in compagnia del gioco aumenteranno, ed avremo soddisfatto alcuni requisiti, potremo ampliare il nostro roster tramite l’ingresso di ulteriori maghi, ognuno contraddistinto da peculiari caratteristiche. Scelto il nostro avatar e generato casualmente il dedalo di stanze che dovremo attraversare, toccherà imbracciare la nostra semplice bacchetta magica (una delle 4 armi che costituirà il nostro arsenale) e iniziare l’esplorazione. Ogni nuova locazione che sbloccheremo potrà essere contraddistinta da orde di nemici da sterminare, tesori, trappole (che normalmente sono poste a guardia di item molto potenti) oppure altari tramite i quali, previo un piccolo sacrificio, beneficiare di alcuni power up. Se inizialmente le nostre capacità offensive saranno assai limitate, proseguendo nell’avventura metteremo le mani su ulteriori strumenti di offesa che potranno essere attivati tramite l’impiego di 3 forme di mana colorato, che altro non sono che l’equivalente dei canonici proiettili. Non mancheranno anche alcuni basilari elementi ruolistici che, grazie ai cristalli di esperienza rilasciati dai nemici sconfitti, ci permetteranno di potenziare il nostro personaggio: ad ogni passaggio di livello, oltre ad aumentare i valori di mana ed energia vitale, potremo selezionare anche una carta speciale, la quale andrà ad influire su ulteriori caratteristiche del nostro eroe. Questi upgrade spaziano da una maggiore velocità, ad un incremento dei danni, all’aumento della capienza del mana e così via. Inizialmente tali bonus saranno presenti in numero limitato, ma al termine di ogni run, in base al punteggio ottenuto, sarà possibile andare ad ampliarne la tipologia. Tutto ciò, comunque, non deve far dimenticare la natura di shooter che permea Ziggurat che, a dispetto di questa sua patina fantasy/ruolistica, altro non è che un frenetico e divertentissimo FPS, caratterizzato da un gunplay semplice ma efficace.

Sotto il vestito… molto!

Realizzato tramite Unity da un gruppo composto, come già detto, da sole 4 persone, Ziggurat può vantare su di un engine decisamente fluido e reattivo, capace di restituire un feeling rapido e privo di macroscopiche sbavature. Ovviamente tutto ciò, data la ristrettezza del team di sviluppo, viene controbilanciato da un impatto estetico non certo esaltante: le varie creature, seppur caratterizzate in maniera convincente, risultano concettualmente molto semplici ed animate in maniera assai rozza. Gli stessi ambienti non godono di una cura maniacale per il dettaglio e la ricchezza, risultando decisamente sotto tono, seppur arricchiti da numerosi effetti particellari che si elevano dal mediocre quadro generale. Convincente la musica, che richiama per certi aspetti i temi cari alle fonti di ispirazioni originarie. Le cose vanno meglio sul versante dei contenuti: se è vero che a livello normale saranno sufficienti non più di un paio di ore per arrivare in vetta alla torre, la possibilità di cimentarsi in una sfida più ardua, oppure imbarcarci in una avventura senza fine non sono certo da sottovalutare. E poi, data l’ingente mole di extra sbloccabili (tra voci del bestiario, armamenti e carte di upgrade), il counter delle ore potrebbe decisamente impennarsi. Assente, invece, una qualsiasi forma di comparto multiplayer, sostituito da delle più voyeristiche classifiche online.

Mordi e fuggi, questo è senza dubbio il modo migliore di approcciarsi a Ziggurat. Vuoi per la sua natura randomica, vuoi per la sua durata esigua (i piani della torre possono essere completati in un paio di ore a seconda della difficoltà scelta), il titolo dei ragazzi di Milkstone non è certo un’esperienza da gustare tramite sessioni estenuanti. Però il suo saper offrire ad ogni partita un’esperienza, per certi aspetti, inedita, lo rende comunque un acquisto consigliato a chi cerca titolo diretto ma non per questo meno impegnativo. Anche perché le cose da sbloccare sono molte e la voglia di scalare le classifiche globali, pur non essendo un imprescindibile must, offre sempre un valido stimolo per tentare la scalata dello Ziggurat.