Recensione World War Z VR
di: Donato MarchisielloWorld War Z, pubblicato originariamente nel 2012, è uno di quei casi, più unici che rari nel panorama videoludico, di autentico amore, impegno e rispetto nei confronti dell’utenza. Circa 13 anni di sviluppo, contenuti in continua (seppur lenta) espansione (l’ultimo episodio è stato pubblico a dicembre 2024) ed una fan base affezionata ed attiva: questo è il risultato del sapiente lavoro di Saber Interactive che, in questo articolo, è la co-protagonista assieme ad un novello capitolo della saga, World War Z VR. Una traslazione, con le dovute riserve, del capitolo “canonico” per i visori e per la realtà virtuale. Varrà la pena tornare a mieter vittime non morte? Ecco a voi la review della versione Metaquest!
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World War Z VR è uno sparatutto dalle tinte ruolistiche in prima persona sviluppato per la realtà virtuale, naturalmente a tema zombiesco e basato sull’omonimo film/libro. Per chi avesse di già assaggiato la versione “canonica” del gioco, in World War Z VR troverà un nostalgico “eterno” ritorno: saremo difatti nuovamente costretti ad attraversare una apocalisse zombie, suddivisa in dieci missioni ambientate a New York, Tokyo e Marsiglia, rivisitate per la realtà virtuale dal gioco originale. Il gameplay segue lo stesso schema del primo World War Z: saremo chiamati ad attraversare diverse ambientazioni, affrontando via via gruppi poco numerosi di non morti sino a giungere in pseudo arene “chiuse” in cui saremo nostro malgrado costretti a combattere orde più grandi e infine affrontare una mega-orda al termine del gioco. In sostanza, questo processo si ripete nelle varie missioni del gioco, seguendo la formula collaudata della versione per piattaforme tradizionali.
La struttura del gioco in sé, nasconde delle inattese “insidie”: all’inizio del gioco, c’è solo una missione disponibile, quella ambientata a New York. Il gioco blocca tutte le altre località e missioni. Questo potrebbe risultar indigesto ad alcuni giocatori, soprattutto se ci si imbatte in una missione particolarmente difficile o per puro gusto personale nella scelta delle missioni. Il sistema di salvataggio è altrettanto complicato da digerire: è basato su checkpoint, il che significa che sarà necessario ovviamente sorpassarli prima che il gioco salvi i progressi. Se si fallisce prima, il gioco ci accompagnerà educatamente all’inizio della missione.
Così come nell’originale, il gioco ha al suo interno una struttura dalle forti tinte ruolistiche. Per quanto riguarda personaggi, armi e progressione, avremo a disposizione una selezione di protagonisti tra cui scegliere, ognuno con vantaggi unici ed orientati all’interpretare una “classe”. Massacrando zombie saliremo di livello e così diventeranno disponibili nuove opzioni per equipaggiamenti iniziali ed abilità del nostro alter ego, grazie all’albero dei potenziamenti che ci permetterà di personalizzarlo per creare una build adatta allo stile di gioco. Le abilità sono raccolte in cinque rami: teamwork, firepower, recovery, ammo, and utility. Nonostante l’aggiunta sia ovviamente pregevole e serva a sublimare il gusto dell’esperienza, il sistema è notevolmente più snello e limitato rispetto alla versione tradizionale del gioco.Parliamo dal gunplay: in generale, è più che buono e soddisfacente, con le armi che restituiscono un feedback piacevole e piuttosto verosimile. Sarà possibile utilizzarle in modo realistico, con tanto di ricariche fatte a mano, oppure usando un sistema più pratico e largamente automatico.
Ecco parliamo dei nostri famelici avversari: in World War Z VR vi saranno diversi tipi di zombi, a partire da quelli base che possono essere facilmente abbattuti con le armi da fuoco mentre si avvicinano, con la possibilità di poterli anche respingere usando il corpo stesso della nostra arma da fuoco, mimando naturalmente il movimento con i controller. Ma i non morti basici non saranno i soli: vi saranno, così come nel titolo originale, zombi “specializzati” con abilità uniche. Ad esempio alcuni possono attaccare a distanza con una micidiale saliva in grado di offuscare la vista e rallentare i movimenti o altri, al contrario, rilasceranno del gas tossico quando verranno attaccati, mettendo in pericolo chiunque si trovi nelle vicinanze. In questo senso, c’è una buona varietà di nemici, equiparabile con le dovute riserve al titolo originali per le piattaforme tradizionali.
Il gioco, al momento, ha sostanzialmente un’unica modalità di gioco anche se, rispetto a World War Z, la mancanza probabilmente più sentita è l’assenza di una modalità cooperativa, fiore all’occhiello del primo capitolo della saga. Il team di Saber Interactive, a questo proposito, è stato piuttosto trasparente sul fatto che la versione VR del gioco si concentrerà esclusivamente sul gameplay per giocatore singolo. Nel gioco non saremo però completamente soli: sebbene si abbiano due compagni IA, essi non saranno particolarmente abili e reattivo, limitandosi spesso a restar fermi ed a subire i danni degli zombi si avvicinano. Se la cosa, in sostanza, è praticamente senza peso alle difficoltà più basse, se si seleziona la modalità difficile la musica cambia radicalmente. L’intelligenza dei nostri resta la stessa, ma in quel caso i nemici sono più forti ed in grado di abbatterli molto velocemente. Ciò rende le missioni ad alta difficoltà davvero complicate da gestire ed una sfida realmente ardua da completare.
Tecnicamente, il prodotto di Saber Interactive è di livello più che egregio. Va sottolineato, innanzitutto, come il team abbia saputo ricreare in gran parte la “magia” del titolo originale, con orde di zombi impressionanti che assaltano contemporaneamente le nostre posizioni. Il risultato, così come accadeva ed accade per il gioco originale, è una esperienza coinvolgente e dinamica, ridimensionata su visore visti gli stretti margini tecnologici disponibili. Lo spettacolo c’è, è indubbio, e il tutto fluisce quasi sempre senza grandi intoppi (tranne qualche occasionale rallentamento in situazioni a schermo più concitate). Una sorta di mezzo miracolo, considerando tutte le limitazioni tecniche e computazionali dei visori stand-alone. Anche la qualità estetica generale è più che buona, con gli ambienti e i modelli che si attestano come sufficientemente caratterizzati, seppur il titolo probabilmente sia qualche passo indietro se confrontato con altri prodotti (come ad esempio Arizona Sunshine 2 o Saint & Sinners che però, ad onor del vero, costano il doppio). Per quanto concerne invece la complessiva pulizia tecnica, il lavoro fatto da Saber Interactive è di buon livello e tranne qualche occasionale compenetrazione poligonale, non c’è nulla di “devastante” da segnalare. Nulla da eccepire sulla qualità audio, piuttosto ricca e qualitativamente paragonabile a quella del capitolo originale.
Tolto qualche piccolo limite tecnico e di gameplay, World War Z VR è uno dei migliori titoli di zombie disponibili per il mercato virtuale. Probabilmente il migliore in rapporto al prezzo di vendita, abbordabilissimo. Forse, la mancanza più grande se si proviene dal primo e formidabile capitolo, è l’assenza di una modalità cooperativa, probabilmente la vera essenza del gioco confezionato da Saber Interactive.