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Recensione Windlands 2

di: Simone Cantini

Appendersi e dondolare allegramente per il mondo, in perfetto Peter Parker style, è un’esperienza che ci ha accompagnato per una manciata di volte durante il nostro viaggio in compagnia della realtà virtuale di casa Sony. Se il primo pensiero non può che andare a quella demo tecnica proprio dedicata all’eroe Marvel, il debutto di PSVR è stato caratterizzato anche da un vero e proprio titolo, che ne declinava in parte le abilità motorie (e di cui vi avevo già parlato a suo tempo a queste coordinatequeste coordinate). E dato che squadra vincente non si cambia, più o meno, ecco che a tre anni dalla release PC di Windlands 2, Psytec torna a farci svolazzare anche su console Sony, in questo sequel giunto (forse) un po’ fuori tempo massimo su PSVR.

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È tempo di combattere

Tra le critiche mosse a suo tempo alla prima installazione di questo brand, ve ne era una rivolta al substrato narrativo praticamente assente, e sebbene non sia assolutamente mia intenzione peccare di presunzione, sembra quasi che gli sviluppatori abbiano tenuto conto di questa piccola mancanza. La prima novità di Windlands 2, difatti, è rappresentata dalla presenza di una vera e propria campagna, fruibile anche in modalità cooperativa sino a 4 giocatori, nel corso della quale ci dovremo adoperare per salvare dalla distruzione una misteriosa popolazione. A minacciarla troveremo delle creature robotiche, con a capo 11 colossi, che dovremo affrontare e sconfiggere nel nostro viaggio, nel mentre saremo impegnati anche nella ricerca di alcuni manufatti. Sparisce, pertanto, quella apparente rilassatezza dell’episodio originale, che oltre al design dei livelli non proponeva alcun tipo di sfida supplementare od ostacoli. Stavolta, quindi, non ci troveremo unicamente a sfruttare i due rampini di cui saremo dotati, ma saremo chiamati anche a difenderci per mezzo di un arco, che servirà a fare piazza pulita delle varie minacce che ci si pareranno dinanzi. Sono queste, in buona sostanza, le due differenze più marcate rispetto al precedente capitolo, dato che il core gameplay della produzione è rimasto il medesimo di quello sperimentato quasi 5 anni or sono: aggrapparsi e dondolare, cercando di volta in volta il percorso migliore.

Lungo alla meta

Se concettualmente il sistema di locomozione non presenta stravolgimenti, appoggiandosi al DualShock o ad una coppia di Move, a seconda di quelle che sono le vostre preferenze, sono gli elementi inediti introdotti da Windlands 2 a pagare lo scotto della conversione di un titolo progettato inizialmente in ambito PCVR. È difatti innegabile come le modalità di combattimento siano progettate per beneficiare di una periferica in grado di supportare il movimento a 360°, cosa non possibile con PSVR. Per questo motivo il gameplay risulta decisamente più macchinoso e meno immediato delle release originale della produzione, rendendo di fatto alcune necessarie acrobazie molto più complesse di quanto dovrebbero essere in realtà. Si tratta di un difetto non certo imputabile al software, quanto all’hardware su cui è stavolta chiamato a girare, ma mi pare doveroso sottolinearlo. Un altro neo è ascrivibile al tempismo con cui il gioco si presenta all’appuntamento su hardware Sony, a ben 3 anni e più dall’installazione originale: tale spazio di tempo in ambito videoludico, e ancor più in ottica virtuale, rappresenta davvero un’eternità, e questo scotto si paga se andiamo ad esaminare la struttura generale, forse un po’ troppo ingessata e limitata rispetto a quanto siamo stati abituati a sperimentare in tempi più recenti. Sia chiaro, tutto funziona e diverte (pur al netto dei difetti indicati), ma l’evoluzione del media ha dimostrato che si può osare un po’ di più in ottica virtuale. Laddove tutto rimane maggiormente nei canoni della normalità è per quanto riguarda l’aspetto tecnico della produzione, decisamente in linea con le potenzialità del PSVR e che riesce a proporre un quadro estetico che, per quanto minimale ed essenziale, risulta estremamente funzionale e piacevole.

Windlands 2 rinnova e amplia in parte l’esperienza datata 2017, affiancando alla sua natura platform aerea alcune meccaniche di combattimento che, sviluppate originariamente in ambito PC, finiscono per approdare un po’ penalizzate all’interno di PSVR. Non giova al giudizio complessivo anche il ritardo con cui la conversione arriva su hardware Sony, dato che se le intuizioni ludiche presenti potevano apparire fresche ai tempi del lancio originale, oggi può essere lecito chiedere un qualcosa in più. Se inquadrato in tale ottica, comunque, la produzione Psytec si è rivelata comunque divertente quanto basta per trovare una sua giustificazione all’interno della ludoteca di PSVR.