Recensione We are Tekken!
Tekken Tag Tournament 2 è il festival delle mazzate pensato e confezionato per i fan. Parliamo di un prodotto del fanservice più sfegatato cui fanno da base, tuttavia, delle meccaniche di gioco divertenti, appaganti e soprattutto bilanciate. Amanti della saga: amatelo. Detrattori della saga: andate a quel pianeta!
di: REdeiDESIDERIAbbiamo dovuto aspettare quasi 12 anni ma poi, finalmente, ce l’abbiamo fatta. Non sappiamo se sia per una mera questione di “passaggio di testimone”, come successe per l’epoca Playstation 2, fatto sta che arriva sulle nostre console, dopo una lunga attesa, Tekken Tag Tournament 2, secondo capitolo della serie Tag. Se sarà un bene o un male è difficile dirlo adesso, fatto sta che per come si è mossa la saga di Tekken negli ultimi anni non ci spiacerebbe se Namco Bandai avesse finalmente voluto metterci una pezza.
Fighting Festival
Diciamolo subito, adesso, senza mezze misure: Tekken Tag 2 è il festival del fanservice. E’ l’amplesso perfetto per ogni amante della serie. Tekken Tag Tournament 2 è questo e poco più. “Come – direte voi – tutto qui?”. Esatto gente, è tutto qui. Ma andiamo per gradi perché questo “tutto” è così “tanto” che si rischierebbe di fare confusione. Partiamo dalle basi: il roster. Una roba allucinante su una scala da zero a “riunione diplomati del 98” per numero di personaggi, per i vestiti improponibili, per gli ambienti ricreati. A ben vedere anche dal video introduttivo, la mera pretesa di Tekken Tag 2 è quella di essere un chiassoso carnevale in stile picchiaduro in cui, dopo anni ed anni di lontananza, alcuni loschi ceffi potranno finalmente rivedersi in nome delle mazzate. Non ci sono fronzoli narrativi (come se fossero mai serviti a giochi come questo), né tantomeno si richiede all’utente di compiere chissà quale sforzo disumano per sbloccare ambienti e personaggi. Come in una festa, in cui tutti hanno a disposizione tutto, così Tekken Tag Tournament 2 chiede al suo giocatore solo di partecipare e di godersi lo spettacolo. A tutto il resto ci penserà il gameplay e le mazzate. Tante, tantissime mazzate tra fenomeni da baraccone.
Kazama Style Traditional Martial Arts – Secret Technique: “Switch”
E come diceva Will Smith qualche anno fa: “Turn around now, switch!”. La tecnica segreta con cui questo Tekken Tag 2 mira a conquistare il titolo di picchiaduro più amato dall’utente medio è proprio questa: “switch”, ossia “scambio”. La particolarità di questo capitolo di Tekken è infatti nulla più che una raffinazione del concetto base del primo Tag Tournament, ossia quella di permettere scontri 2 Vs 2, alternando in tempo reale l’uso dei propri lottatori. Ad una prima occhiata potrebbe sembrare che sia tutto qui (e se siete i tipi che premono forsennatamente i tasti del pad ad minchiam così sarà), tuttavia ben presto scopriamo che il titolo ha molto altro da dire, in primis la possibilità di eseguire con soddisfazione e semplicità una serie di mosse in tag utili a stordire di botte l’avversario (nonché ad apparire decisamente professionali contro le schiappe). Avremo quindi la possibilità di salvare un avversario con le chiappe al tappeto lanciando sul ring uno dei nostri lottatori in versione “volante”, potremmo eseguire una presa in coppia per un cambio al volo o, piuttosto, esibirci in diversi e molteplici set di combo di coppia. Alcune a discrezione dell’utente (ed attivabili per mezzo di un comando di base chiamato “assalto tag”), altre invece caratteristiche di alcune coppie di protagonisti legati da un certo feeling (come Asuka e Jin, per dirne una). Queste diversificazioni al tipico stile di combattimento proposto da Namco Bandai risultano non solo semplici ed utili, ma anche divertenti e preziosamente animate, rendendo ogni combattimento visivamente appagante, e strategicamente interessante. Le dinamiche arcade tipiche di Tekken sono infatti impreziosite da un valore aggiunto non di poco, quello strategico, capace di sovvertire le sorti di un gameplay sin troppo noto ai più. Imparare a gestire i personaggi, le loro abilità, il feeling tra di essi e soprattutto le mosse in tag sarà la differenza tra un vincitore ed uno sconfitto e concorrerà non poco a raffinare quel lavoro di “ricalibratura” del gameplay che Namco Bandai ha apportato al gioco.
Call me Mr. Juggle
E visto che di si parla di “ricalibrare”, non possiamo che lodare il lavoro di cesellatura operato dal team di sviluppo ed atto a proporci forse il miglior Tekken di sempre (almeno dai tempi di Tekken 3). Se è infatti vero che l’approccio al gioco è rimasto immutato nella sua natura squisitamente tamarrArcade (mi piace inventarmi le parole n.d.r.), è altrettanto vero che molto lavoro è stato fatto nel bilanciare l’enorme set di personaggi, nonché i loro variegati stili di combattimento. Molti personaggi hanno subito un restyle dei loro movesets, implementando ora mosse nuove e più utili all’inanellamento di combo tag o più semplicemente ritornando all’uso di vecchie move che possano essere utili a differenziare quei lottatori sin troppo simili tra di loro (un esempio per tutti: la famiglia Law). A seguire abbiamo notato anche un generale rallentamento del ritmo di gioco, così da permettere non solo un (ponderato) sospiro di sollievo tra un colpo ed un altro, ma anche il ritorno del VERO perno della serie: il juggling. Oggi più che mai, dedicarsi con passione alle tecniche di juggle non solo risulta appagante, ma anche fondamentale per il giusto tempismo delle tecniche tag in cui, ad esempio, l’anellamento avviene solo dopo un perfetto “palleggiamento” del corpo inerme dell’avversario. In tal senso, alcune scelte degli sviluppatori, come l’introduzione di alcune “sample combo” all’interno del parco mosse dei personaggi, o l’uso più che mai spinto dei rimbalzi sui muri, non fa che avallare un ritorno in pompa magna del sistema di juggling, obbligando il giocatore a perfezionarsi tanto nell’evitare quanto nel non subire i pericolosi rimbalzi tra pavimento e mura.
Combat… or Combot?!
Passando alle modalità, Tekken Tag Tournament 2 si comporta piuttosto bene seppur non presentando alcuna sostanziale novità se non quella di averci FINALMENTE liberato di quelle modalità in stile Tekken Force che ci fanno gridare forte forte il nostro odio per il genio del male che l’ha progettata (*CENSURA!*). Come sempre avremo quindi a che fare con la tipica modalità Arcade, la Sopravvivenza, la Battaglia a Tempo e tutte quelle altre robe che ormai conoscete e per cui non sprecherò altro spazio prezioso. Anche perché un po’ di spazio extra lo merita quella che è l’unica vera novità giocabile, ossia la modalità “Laboratorio”. Simpatica e spiritosa, questa modalità altro non sarà che un incrocio tra una sorta di tutorial esteso ed una serie di sfide con cui mettere in sesto il combattente perfetto: Combot! Giocando nei panni del fratello scemo di Mokujin, dovremo sostanzialmente superare delle prove via via più difficili mentre il gioco, intanto, ne approfitterà per insegnarci le basi del gioco e delle caratteristiche tag. Il premio sarà lo sblocco di appositi punti utili ad “acquistare” quasi ogni mossa presente nel gioco (e parliamo delle mosse di TUTTI i lottatori) così da poter personalizzare il nostro robot con i miscugli di stili che ci piacciono di più. Questa pratica, davvero ben congegnata, certamente non appassionerà gli utenti dell’ultim’ora ma sarà invece stimolante per i puristi della serie, che certamente non si lasceranno perdere l’occasione di cerare il lottatore perfetto da sfoggiare online. Online che, a proposito, fa schifo come sempre. Non tanto perché non offre altro che l semplice modalità “mazzate tra amici”, ma anche perché dispone di un marchmaking, ma soprattutto di una connessione ai server, che, in tema di ricordi, ci fa venire in mente i tempi di caricamento e l’efficienza del Commodore 64.
Teknika
Tekkenicamente parlando (BATTUTONE!), il titolo compie molti passi avanti rispetto al passato presentando, innanzitutto, diversi miglioramenti nel campo della modellazione poligonale e delle animazioni, oggi più fluide e godibili che mai. È scomparso inoltre l’orribile aliasing che da sempre crea inguardabili scalette sulle tette di Christie, ed il colpo d’occhio generale è davvero molto apprezzabile e soddisfacente. Anche le arene sono decisamente un passo avanti rispetto al passato, con molti oggetti in movimento e diversi stralci interessanti, seppure ancora troppo lontane dalla qualità mostrata dai personaggi di gioco. Anche il character design è stato rivisitato, con alcuni modelli oggi più in forma che mai, ed il ritorno di alcuni costumi classici per i lottatori più datati. Un lavoro davvero impagabile, poi, è quello sul profilo audio dove oltre a delle discrete campionature spiccano dei brani sempre vincenti e capaci di adattarsi più che degnamente ai più disparati scenari di gioco (c’è persino la fontana di Trevi!). Infine, per la prima volta nella serie, i personaggi hanno FINALMENTE delle voci diverse in base alla loro regione d’origine cosicchè adesso Eddie parla portoghese, Miguel spagnolo, Wang cinese e Mokujin… ehm… qual è la lingua che si parla da Ikea? No.. non parla svedese… -.-“
The king of Iron Fist Tournament!
Che cos’è Tekken Tag Tournament 2? È nulla più che un genuine momento emozione. Una parabola di ricordi, sentimenti e lacrime napoletane. È la coronazione della serie pensata e confezionata per i fan che non dovranno farsi scappare per nulla al mondo la possibilità di rivedere brutti musi quali Ogre, Devil, Kunimitsu e Unknow. Non parliamo di un gioco esente da errori o da leggerezze ma nonostante questo abbiamo tra le mani certamente uno dei migliori capitoli della serie, nonché un prodotto piacevole e coinvolgente per tutti, complice più che mai una nuova e ritrovata voglia di spingere sul gioco tra amici, quello offline, che facevamo in casa tra di noi prima che il mondo della rete 2.0 ci trasformasse in asettici e osceni banner online. Resta adesso da vedere se questo sarà il lavoro per un passaggio di testimone alla next gen con tutti i crismi nella speranza che, dopo averci regalato un enorme revival, Namco Bandai sia finalmente pronta a compiere un passo in più: evolvere.