Recensione We Are OFK
di: Marco LicandroOggi parleremo di Team OFK, un gruppo di sviluppatori che porta sulle nostre console un gioco / non gioco chiamato We Are OFK. Con una struttura episodica rilasciata settimanalmente, il titolo consta di 5 episodi, ognuno dei quali racconterà parte di una storia e si concluderà con una canzone inedita dell’omonimo gruppo. La musica è infatti il tema sul quale girerà l’intera storia che coinvolgerà un gruppo di giovani artisti, con i loro sogni, aspirazioni, amore, e drammi quotidiani. Avventuriamoci quindi insieme in questa recensione per vedere di cosa effettivamente si tratta.
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O FK
Luca, Itsumi, Jey, Carter. Quattro persone distinte ma accomunate dalla passione per la creatività. Quando Luca inizierà a sentirsi frustrato ed insoddisfatto per la poca libertà che il suo lavoro gli offre, il destino lo metterà in contatto con una giovane e talentosa produttrice musicale, che già ai tempi del campus aveva notato le sue capacità. Grazie al suo aiuto, e con il contributo di Itsumi, insieme proveranno a gettarsi nel mondo del pop creando un album inedito. I nostri giovani protagonisti lavorano, si riuniscono, e provano a fare qualcosa con la loro vita. L’insoddisfazione nei riguardi della situazione attuale è un tema ricorrente, e le conversazioni passeranno da argomenti astratti e con poco senso, a domande più intense sul da farsi e sul futuro, accomunando questo vuoto che tutti conosciamo sul senso delle cose e su ciò che ci riserva la vita. Itsumi proverà a comporre basi e farsi conoscere come pianista, Luca si occupa di testi e scrittura creativa, oltre a fornire la voce del gruppo. Carter è una persona atipica e riservata, geniale nelle sue capacità creative, modellando in 3D e creando stupefacenti IA in forma di ologrammi, mentre Jey mette in gioco i suoi talenti come produttore musicale dando una vera chance di sfondare al neonato gruppo OFK. Il tutto sparso con elementi a tema inclusivo LGBT e varie canzoni da ascoltare anche separatamente.
Si gioca?
Una bella domanda fa da titolo per questa sezione, in quanto nonostante a quanto il trailer faccia credere, We Are OFK è praticamente una visual novel, più che un gioco vero e proprio. Gli episodi settimanali, della durata di circa un’ora ciascuno, includeranno oltretutto una intro (saltabile) proprio come fosse una sorta di serie tv interattiva. Chiameremo infatti l’attuale gameplay come “interazione” d’ora in avanti, visto che non raggiunge una vera e propria giocabilità.
Sarà possibile, a momenti, selezionare alcune risposte durante i dialoghi, o durante le svariate conversazioni tramite sms, senza che però queste portino un qualsivoglia cambio nella narrazione, essendo tutte irrilevanti con il tema della discussione, che scorre comunque nella sua direzione originale. Ulteriore interattività sarà data alla fine dell’episodio durante la canzone, che farà da videoclip, dove il giocatore potrà muovere personaggi o oggetti a seconda di ciò che accade a schermo, o tranquillamente potrà non farlo, visto che il video andrà comunque avanti da solo, e non vi è un punteggio o resoconto finale di quanto il giocatore abbia fatto durante quei tre minuti di canzone. Da apprezzare sicuramente è il lato grafico, grazie a combinazioni di colori e luci che riescono ad accattivare nonostante lo stile semplicistico, regalando un tocco quasi retrowave alle varie schermate di gioco. Male invece il lato animazioni, buone riguardo i visi, ma pessime su qualsiasi altro movimento come il semplice camminare. In alcuni momenti penseremo si sia rotto qualcosa, con personaggi e animali che anziché muoversi fluttueranno da una parte all’altra dello schermo, spesso con la visuale che taglia le gambe così da non visualizzarle affatto. Sì, è nostro compito come recensori vedere queste cose e segnalarle, ci dispiace Team OFK.
Adulti o Adolescenti?
Nonostante i nostri personaggi siano adulti lavoratori, non riusciremo effettivamente ad immedesimarci, soprattutto per comportamenti e dialoghi estremamente forzati e inverosimili, che sembrano atti a creare carattere e personalità ai personaggi, mancando completamente l’obiettivo. Spesso i protagonisti si ritroveranno a fantasticare su concetti completamente astratti e fantasiosi, che se potrebbero far sorridere all’inizio, ma che alla lunga stancano visto la mancanza di un qualsiasi indice di maturità; sensazione confermata nel momento in cui, in fronte a conversazioni che richiedono serietà, tutti i personaggi andranno a favorire il comportamento più incorretto e drammatico che si possa avere, favorendo la non comunicazione, e lamentandosi via sms e ricorrendo all’alcool spesso e volentieri, terminando più di una volta ubriachi. Dal punto di vista della colonna sonora, non vi sono musiche che rimangono particolarmente impresse, passando tutte in secondo piano durante la storia, salvo le canzoni che avranno come già detto il loro personale videoclip. Queste ultime dovranno effettivamente toccare le vostre corde musicali, o anch’esse passeranno in secondo piano. Se vi piace un pop elettronico, potrebbe fare al caso vostro, ma anche apprezzando il genere si fatica a riconoscere un pezzo fatto bene, mancando forse proprio il punto focale di questo gioco. Se con i trailer e le descrizioni avevate pensato ad un possibile KDA a livello visivo e musicale, levatevelo proprio dalla testa, perché purtroppo avrete di fronte una musicalità mediocre e completamente passabile. Come già detto, ci dispiace molto dirlo, ma è così.
Conclusione
Purtroppo non vi è molto altro da aggiungere, perché non vi è altro contenuto di cui parlare. We Are OFK cattura con i colori e le visuali, ed il marketing ha fatto un eccellente lavoro con i trailer, ma non è proprio perché la parte visiva è l’unica che conta in questo “gioco”? La domanda che sorge spontanea è proprio questa: perché farlo passare come un gioco, quando chiaramente è una serie televisiva in cinque episodi, da guardare su YouTube sgranocchiando pop corn e giocherellando con il telefono? Lo stesso gioco ad iniziare una partita mostrerà una interfaccia stile Netflix chiedendo “chi sta guardando?”, forse allora non siamo solo noi ad avere questa impressione. A voi la scelta.