Recensione Warriors All Stars
di: Simone CantiniEvviva, ecco giungere baldanzoso in redazione un nuovo musou. Niente di più facile per me, umile recensore, che andare a recuperare uno dei miei vecchi scritti, sostituendo alla bisogna nomi ed immagini, ed ecco fatto: articolo pronto, tutti felici ed una nuova missione compiuta nel sacro nome di Console Tribe. Poi però il sogno finisce, mi risveglio penna (virtuale) in mano e mi ritrovo a dover riempire, al solito, il mio bravo spazio bianco, solo per parlarvi di Warriors All Stars, ultimo esponente canonico di un genere che, mi auguro, verrà profondamente stravolto dall’imminente Dynasty Warriors 9.
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Quando i mondi convergono
È sempre difficile ideare una storia credibile e coerente quando ci si ritrova costretti a far convivere assieme personaggi proveniente da mondi e genere così diversi tra loro. Ecco quindi che questo curioso cross over degli eroi di casa Koei Tecmo sceglie la rassicurante strada dell’universo alternativo che, al pari di quanto avvenuto nelle due digressioni dedicate a Dragon Quest, non servirà altro che da blando collante utile unicamente a giustificare la solita carneficina di inermi manichini dall’elevata demenza artificiale. Pertanto ci ritroveremo rapidamente a fregarcene della triplice lotta per il potere che imperverserà il nostro regno fantastico, ridotto oramai allo stremo dall’esaurimento della sua linfa vitale, e che spetterà (ma guarda un po’) al gruppo di clandestini riportare all’antico splendore. Sussulti pochi e scrittura ridotta ai minimi termini per quella che, una volta spolverato il corposo roster, non è altro che una frenetica operazione di fan service. Protagonisti indiscussi saranno, difatti, i 30 personaggi provenienti dai più disparati titoli presenti nel catalogo del publisher nipponico: volti più o meno noti al pubblico occidentale, con incursioni che spaziano dai classici Dynasty Warriors, al recente NiOh e al sempre verde Dead or Alive. Va detto che ce ne è davvero per tutti i gusti e, pur al netto del classico ed essenziale combat system, la contrazione del numero di personaggi (se rapportata agli esponenti più celebri del genere) ha garantito un livello di caratterizzazione ben più alto della media, permettendo di farci sperimentare stili di lotta alquanto variegati. Ad invogliarci a mettere le nostre avide mani sui vari character, inoltre, ci penserà direttamente anche la struttura della campagna, dato che sarà possibile cambiare di volta in volta il pretendente al trono per cui parteggiare, con conseguente variazione del cast disponibile per il player. Questa feature, invero una delle più interessanti di Warriors All Stars, va a braccetto con i 15 finali differenti disponibili, binomio che va ad incrementare in maniera più che considerevole la rigiocabilità complessiva della produzione firmata Omega Force. Lo sviluppo della storia, al di là degli eventi principali, sarà uno degli elementi su cui andrà ad influire in maniera diretta l’operato del player, dato che spetterà lui scegliere di volta in volta quale missione approcciare: potremo liberamente scegliere se reclutare un nuovo guerriero, optare per particolari sortite utili a racimolare denaro, materiali o carte per il potenziamento (ci arriverò tra poco), oppure imbarcarci in particolari missioni che compariranno in maniera randomica, e per una manciata scarsa di secondi all’interno della corposa world map. Si tratta di una scelta interessante che, pur dovendo confrontarsi con l’intrinseca ripetitività del genere, rappresenta una scelta decisamente interessante.
Botte da orbi
Peccato che lo stesso non possa essere detto per l’ossatura principale del gioco che, dopo i timidi progressi compiuti con gli adattamenti di Berserk e Attack on Titan, compie un netto passo indietro per quanto riguarda la personalizzazione ed il potenziamento degli avatar. Lasciando da parte i picchi qualitativi toccati con i già citati due episodi dedicati a Dragon Quest, la scelta di sostituire gli equipaggiamenti con delle carte, dotate ovviamente di differenti caratteristiche, manca della dovuta complessità. Queste saranno esclusive per ciascun personaggio e potranno essere recuperate in-game, oppure craftate all’interno del santuario che funge da hub. L’idea è di base interessante, ma considerando che ciascun eroe ne potrà utilizzare solo una per volta, appare palese come la profondità vada rapidamente alle ortiche. Più interessante, quanto elementare, il combat system che, pur non rinunciando alla sacra triade attacco veloce/pesante/super (previo caricamento dell’apposita barra), presenta alcune scelte di design stuzzicanti. Si inizia con il Rush Mode, un devastante colpo che si rende disponibile dopo aver ucciso 1000 nemici: regolato da un timer, questo vedrà i nostri quattro compagni di squadra fare il tifo per noi, donandoci 5 secondi aggiuntivi ogni 150 nemici supplementari sterminati e collaborando ad un mega attacco distruttivo all’esaurirsi del tempo a disposizione. I nostri alleati, inoltre, torneranno estremamente utili grazie ad abilità uniche attivabili combinando il dorsale destro con uno dei quattro pulsanti frontali, oltre che a dare vita a potenti attacchi combinati e sincronizzati gradi al d-pad. Decisamente più strategica anche la gestione del campo di battaglia, che pur presentando le classiche basi da conquistare le vede dotate di bonus peculiari, utili a potenziare l’attacco, la difesa, l’oro recuperato e molto altro ancora. Rivisto anche il sempre presente grinding, ora possibile anche spendendo il denaro guadagnato all’interno dell’hub, di modo da mantenere in equilibrio il livello delle forze a disposizione. Non mancano, inoltre, i consueti incarichi opzionali offertici dai compagni, oltre ad un sistema relazionale utile allo sblocco di oggetti peculiari, oltre che a dar vita a siparietti in grado di venire incontro alle brame dei fan. Piacevole anche constatare come il comparto tecnico, da sempre vero punto debole di tutti i musou, veda Warriors All Stars compiere sostanziosi passi in avanti: la messa in scena ora è decisamente più rifinita, così come appaiono finalmente ben caratterizzati i vari mob che andremo a falciare senza pietà. Lode anche al frame rate, adesso stabile anche su macchine standard, pur al netto della mole di personaggi che costantemente andrà a riversarsi sui nostri schermi. Pregevole, al solito, la traccia vocale rigorosamente in lingua nipponica, purtroppo non supportata da una sottotitolazione che esuli dalla lingua inglese.
Fan service allo stato puro, rimandando ogni benvenuto stravolgimento a Dynasty Warriors 9. Bastano queste parole per descrivere in maniera quasi esaustiva l’esperienza proposta da Warriors All Stars. La produzione Omega Force, difatti, punta ovviamente a stuzzicare i fan delle icone targate Tecmo Koei, limitando gli sforzi creativi volti a rendere più accattivante la rigida impostazione dei musou. Longevo, decisamente rigiocabile e dotato di qualche chicca azzeccata, Warriors All Stars non fa comunque nulla per convincere i detrattori del genere a concedergli una chance. Tutti gli altri, sia che siano fan di Ryu Hayabusa e soci o meno, possono procedere all’acquisto ad occhi chiusi.