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Recensione Warriors: Abyss

di: Donato Marchisiello

Un mese dopo circa che Koei Tecmo ha rilasciato Dynasty Warriors Origins, il publisher nipponico, in partnerhisp con Omega Force, ha presentato in pieno stile fulmine a ciel sereno Warriors: Abyss, durante i recenti State of Play. Un titolo “ninja” (è il caso di dirlo) che, seppur sia ovviamente memore della lunga tradizione della serie principale, tenta (timidamente) di reinterpretare il canone, andando a debuttare in un settore che è stato, lungamente, pieno appannaggio del mercato mobile. Riuscirà la rapida escursione ad essere quanto meno godibile e divertente? Ma bando alle ciance, ecco a voi la recensione di Warriors: Abyss per PlayStation 5.

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Warriors: Abyss è un gioco d’azione con visuale isometrica, con sprazzi di elementi roguelike e ruolistici, che pesca un po’ dai musou e un po’ dagli shoot ‘em up ad orda, tipici del mercato mobile. Sin dalle primissime battute, non si può non notare una chiara ispirazione a Vampire Survivors e ad altri giochi simili in cui si affronteranno ondate e ondate di nemici di varia specie e natura. La premessa narrativa del gioco è estremamente elementare: un gruppo di eroi provenienti dalla Cina e dal Giappone (pescati sia da Samurai Warriors che da Dynasty Warriors) viene trascinato dal dio Enma negli inferi. Il loro compito? Abbattere il terribile Gouma, un’antica e potente entità che ha fatto le scarpe al piccolo Enma (letteralmente, visto che nel gioco sarà un bambino).

È una di quelle narrazioni “vedo/non vedo” che tentano di addolcire, mirando soprattutto al tempo “occupato”, quanto basta l’azione, cosa che Koei Tecmo mette in chiaro sin da subito: le (poche) scene d’intermezzo saranno affidate ad un’estetica statica in pieno stile manga, concise ed “indolori”. In un attimo, ci ritroveremo lancia in mano ad abbattere decine e decine di non morti. Una volta entrati fattivamente sul campo di battaglia, avremo il pieno controllo di un singolo eroe, naturalmente circondato da un’enorme marea di nemici pronti ad azzannarci. È possibile reclutare alcuni alleati, pescati come detto dal retaggio dei vecchi capitoli del brand principale, per sferrare attacchi spettacolari in grado di devastare decine e decine di nemici in un sol colpo. Le arene sono piccole e l’obiettivo da raggiungere per completare lo stage si esaurisce, solitamente, in modo molto rapido. Dimensioni ristrette che servono, ancor di più, ad “ingrandire” le già mastodontiche schiere infernali avverse. L’intero schermo, infatti, brulicherà velocemente di nemici, al punto che a malapena si riuscirà a vedere il terreno sotto di loro (e, alle volte, anche il nostro impavido alter ego).

Se i nemici “basici” saranno tutto sommato nulla più che una piccola distrazione, così com’è tradizione anche della saga principale, i boss, invece, sono progettati per essere sostanzialmente più impegnativi e, sicuramente, almeno all’inizio piuttosto ostici da superare. In questo frangente, ovvero nel “fallimento”, Warriors: Abyss mostra i suoi denti aguzzi da rogueliker. Ogni stage sarà contraddistinto da un numero specifico di fasi che culmineranno nello scontro con il boss. Tra una fase e l’altra, in cui di solito ci verrà richiesto di uccidere un certo numero di nemici o di completare una missione specifica, avremo la possibilità di reclutare altri eroi nella nostra formazione, ognuno dei quali offrirà bonus alle statistiche e abilità. Seppur all’inizio si potrà probabilmente evitare approfonditi studi e limitarsi semplicemente al mero aumento numerico di potenza, man mano il sistema si rivelerà sorprendentemente profondo.

Raccogliendo eroi specifici potremo attivare sinergie particolari e sbloccare potenti potenziamenti, che si tratti ad esempio di un aumento della portata/velocità d’attacco o di un’aggiunta di uno dei diversi tipi di elementi alla vostra arma. Gli eroi reclutati potranno anche essere assegnati alle sei combo di attacco di cui ogni personaggio è dotato. Una volta messa a segno una combo, si può premere di nuovo il pulsante dell’attacco speciale per evocare l’eroe designato e far eseguire lui una specifica mossa speciale. Naturalmente, fedele al retaggio da cui proviene, Warriors Abyss ripropone anche gli attacchi classici dei Musou, con un indicatore aggiuntivo che consente di riunire gli eroi nella propria formazione e farli scatenare sullo schermo finché non si esaurisce. Oltre agli eroi, avremo facoltà di accumulare uno specifico tipo di risorsa, che servirà a sbloccare, progressivamente, nuovi combattenti da poter reclutare. Dunque, morire ci farà sì tornare punto e a capo, ma con più risorse e più eroi con cui poter fronteggiare le avversità.

In sostanza, con la dovuta ed eterna repetita che caratterizza questo specifico segmento videoludico, non c’è molto altro da aggiungere: probabilmente, nella sua divertente semplicità, il vero motivo per giocare a Warriors: Abyss è sbloccare tutti i personaggi, e il roster da collezionare è enorme (scelta che, però, cozza con una trama “evanescente”). Tra Dynasty Warriors e Samurai Warriors è possibile sbloccare 100 eroi, ognuno con uno stile di gioco leggermente diverso che ci sarà familiare con la serie principale. Warriors: Abyss, sostanzialmente, finisce qui: in generale, ci sentiamo di consigliare questo prodotto principalmente ai fan della saga, i quali saranno sicuramente lieti di assaggiare alcuni canoni tipici del brand principali qui parzialmente reinterpretati. In teoria, anche i fan degli shoot ‘em up ad orda in stile Vampire Survivors, potrebbero trovare pande per i loro denti e divertimento. Tutti gli altri, probabilmente, potrebbero trovare Warriors: Abyss un po’ troppo ripetitivo e con poco mordente, vista l’assenza o quasi di una narrazione profonda.

Da un punto di vista tecnico, Warriors: Abyss si attesta su di un livello più che soddisfacente: la fluidità dell’azione, nel suo complesso, sarà sempre elevata e quasi mai in affanno, mentre i controlli saranno reattivi e completamente customizzabili. Da un punto di vista squisitamente computazionale, non si sono osservati bug di eccezionale natura, se non delle compenetrazioni poligonali (le quali sono accettabili, data la mastodontica mole di oggetti in movimento su schermo) ed una hit box non particolarmente precisa (specialmente per quanto concerne gli attacchi ad area, i quali saranno segnalati da geometrie colorate sul terreno). Esteticamente parlando, invece, il prodotto risulta altalenante: se i modelli degli eroi saranno ben realizzati e particolareggiati, lo stesso non si può dire dei nemici (in modo particolari, gli “anonimi” comuni) e, soprattutto, degli ambienti, estremamente scarni di dettagli e poco ispirati.

Seppur limitato su diversi fronti, Warriors: Abyss potrebbe far felici i fan della serie musou targata Koei Tecmo o coloro che, appassionati di giochi in stile Vampire Survivors, volessero nel caso sperimentare qualcosa di simile ma di non troppo speculare. Un divertente passatempo, in alcuni frangenti meccanici anche piuttosto profondo, ma che però non lo è, nel suo complesso, a livello né narrativo, né strettamente ludico.