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Recensione Valiant Hearts – The Great War

Non lasciatevi ingannare. Valiant Hearts è un titolo che sin dal menu principale incanta, proponendo uno stile fumettistico atto ad alleggerire la profonda serietà che vi si cela dietro.
Volutamente ispirato agli eventi che hanno fatto la storia tra il 1914 ed il 1918, il gioco narra le vicende di una famiglia tedesca, i cui maschi vengono costretti a lasciare la propria fattoria ed i propri cari in Francia per combattere al fronte.
Il tema trattato tocca corde molto sensibili, mentre il target del titolo punta comunque ad un’utenza giovane, con un gameplay semplice e lineare, ma non per questo la serietà del titolo viene meno, bilanciando adeguatamente la componente ludica con quella narrativa, senza sfociare né da una parte né dall’altra.

di: Marco Licandro

Non lasciatevi ingannare. Valiant Hearts è un titolo che sin dal menu principale incanta, proponendo uno stile fumettistico atto ad alleggerire la profonda serietà che vi si cela dietro.
Volutamente ispirato agli eventi che hanno fatto la storia tra il 1914 ed il 1918, il gioco narra le vicende di una famiglia tedesca, i cui maschi vengono costretti a lasciare la propria fattoria ed i propri cari in Francia per combattere al fronte.
Il tema trattato tocca corde molto sensibili, mentre il target del titolo punta comunque ad un’utenza giovane, con un gameplay semplice e lineare, ma non per questo la serietà del titolo viene meno, bilanciando adeguatamente la componente ludica con quella narrativa, senza sfociare né da una parte né dall’altra.

Musica

Prima ancora del gameplay, della grafica, e della trama, mi sento in dovere di parlarvi della musica. Non sono riuscito a premere neanche un tasto, quando al menu principale mi è stato chiesto di farlo, poiché il pianoforte che usciva dalle casse aveva quel giusto connubio tra un realismo malinconico ed un’ingenua semplicità, che in maniera superba riesce addirittura a rappresentare il titolo stesso.
La colonna sonora del titolo spazia tra diversi ritmi e strumentazioni, a seconda delle azioni, della trama e dei momenti, ma potremo sempre riavere nell’orecchio quel pianoforte, ogni qualvolta vorremo mettere il gioco in pausa per concentrarci sugli eventi realmente accaduti. Particolare molto apprezzato è l’integrazione di essa con i puzzle, grazie a piccoli spezzoni musicali intonati o stonati, come un aiuto sonoro a simboleggiare il corretto proseguimento dell’enigma. Talvolta, infine, alcune sezioni di gioco saranno un tutt’uno con la musica, proponendo brani di musica classica uniti all’azione rapida del gameplay, spronando il giocatore a non agire solo con gli occhi, ma ponendo attenzione anche alla colonna sonora.

Gameplay

Lo stile scelto da Ubisoft per questo titolo è quello di un platform a scorrimento lineare, con diversi enigmi nei quali dovremo fermarci a ragionare, e che solo talvolta sfociano in piccoli puzzle veri e propri. Non vi saranno particolari difficoltà per il giocatore, essendo la complessità degli stessi ridotta al minimo, ma grazie al livello di difficoltà iniziale che inibisce ogni comando o punto di interazione, potremo comunque sentire il bisogno di qualche piccolo suggerimento, o indizio, sbloccabili dopo un certo lasso di tempo.
Oltre al movimento bidimensionale orizzontale, avremo a disposizione un comando per tirare pugni, uno per lanciare oggetti come sassi e bombe, e infine uno per interagire con l’ambiente ed i personaggi.
Ci ritroveremo quindi a correre, accelerando o rallentando, per evitare le bombe nemiche. Dovremo scavalcare e sbarazzarci di macerie, filo spinato ed elementi che ci sbarrano la strada. Avremo bisogno di distrarre le guardie armate, così da poterle strategicamente colpirle alle spalle, nonché gestire le tempistiche che separeranno la fuga da un nemico alla nostra morte prematura per via di qualche proiettile.
Il tutto in maniera lineare, intuitiva, e priva di difficoltà, agevolando così lo svolgersi della trama, perno portante del gioco.
Molti oggetti collezionabili sono poi sparsi per i livelli, spronando il giocatore a rigiocare il titolo più volte, fino a completare la serie.

Tra il disegno ed il reale

Graficamente assistiamo ad un fumetto trasposto in videogioco. Lo stile di disegno si sposa perfettamente con le animazioni ed i fondali in movimento, regalando al gameplay un ottimo dinamismo, e portando il giocatore a smarrirsi nei fondali o nelle figure in primo piano, così da non perdere neanche un dettaglio. I disegni riescono ad alleggerire o appesantire le emozioni relative alla trama, grazie all’utilizzo sapiente dei colori, come ad esempio dei chiaro scuro nei momenti più pesanti. L’unione poi tra il disegno ed il reale, grazie a vere immagini di repertorio, unite a descrizioni di eventi realmente accaduti, porta il titolo a divenire un qualcosa che si pone leggermente oltre il semplice videogioco, per via dei dettagli e degli avvenimenti storici raccontati in maniera semplice ed essenziale, particolarità che unisce quindi una parte didattica, sicuramente ben vista da qualsiasi adulto.

Conclusione

Valiant Hearts – The Great War – è un titolo particolare, che riesce ad accaparrarsi sin da subito un suo ruolo nel cuore del giocatore, nonché nell’ambiente videoludico attuale. Seppur non privo di bug, talvolta anche gravi da non permettere l’avanzamento dei livelli, mi sento di dare un buon voto al gioco, per tutte le motivazioni elencate nel corso della recensione. Scostandosi dal panorama dei tripla A, un titolo come questo, magari un po’ più di nicchia e contro tendenza, riesce comunque a regalare delle emozioni che si amplificano nel contesto reale dal quale è stato ispirato. Grazie anche ad una buona longevità, per via dei quattro grandi capitoli e dei numerosi oggetti collezionabili, il gioco gode anche di una modesta rigiocabilità, godibile esclusivamente in single player.