Recensioni

Recensione Una galassia videoludica fatta di guerra, morte e battaglie

Una galassia videoludica fatta di guerra, morte e battaglie: Mass Effect 3, non c'è bisogno di aggiungere altro.

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Una promessa di morte. Al di là del cielo, il più sconfinato dei mali. Ancestrale, cattivo, immenso. Le stelle risplenderanno di una luce triste, l’ultimo bagliore prima di spegnersi silenziosamente nel buio della galassia. Lì, tra le ombre, dimorano i Razziatori. Il loro, vogliamo ribadirlo, è un messaggio di morte. Non una guerra, ma un massacro. Questa è la minaccia che ci attende in Mass Effect 3. La sfida che il comandante Shepard è chiamato a vincere. Ci uniremo a lui? 

Ciò che dimora al di là del cielo…

E quando questa minaccia diventa tangibile, quando miete i primi milioni di vittime, il mondo conosciuto sprofonda nel chaos. La Terra attaccata, vite distrutte, il tutto in un polverone di morte e macerie. Scenario desolante, ancor più triste se si pensa che quello, più che un attacco, è una manifestazione d’intenti. Il preambolo di un futuro che non tarderà ad arrivare. Eppure arrendersi non è opzionale. Per difendere la vita, per difendere tutto ciò su cui si basa la civiltà intergalattica, bisogna combattere. Lì, tra gli echi della guerra, dimora il Comandante Shepard. Lui ha già visto le atrocità di cui sono capaci i Razziatori, le ha provate sulla pelle e tutt’ora ne porta le cicatrici, eppure è ancora vivo, ancora pronto a dare tutto se stesso, segno che questi Razziatori non sempre riescono nei propri malefici intenti. La sua è una sfida che non solca solo i campi di battaglia, ma si muove tra la gente, tra lo scetticismo, la corruzione e l’egoismo. Shepard è chiamato a sconfiggere i Razziatori, riunendo i popoli, riscaldando i cuori affranti. Il suo, se vogliamo, è un compito umano, in tutti i sensi. E questo fardello che porta, non è affatto semplice. Le vite recise, passate e future, cambiano Shepard nel profondo. Il suo è un animo tormentato, impaurito ma non per questo sconfitto. S’adornerà dei soliti – insostituibili – colleghi di viaggio e di sventura. Pronto di nuovo a fare il possibile, a rischiare il tutto e per tutto. Viaggiando in una galassia tanto sconfinata quanto affascinante. E questa è la sua storia, il suo destino e forse anche il nostro. Forse un tantino breve, ma fantastico, proprio come il più toccante dei racconti. Mass Effect 3, non è altro che questo, una storia, un racconto, un viaggio interstellare a cui non possiamo proprio rinunciare.

Le scelte di ieri, la vita di oggi

Nonostante il titolo sia tutt’ora considerato un RPG, la strada scelta dagli sviluppatori ormai è ben nota. Se il primo capitolo aveva come perno centrale la componente ruolistica, già da Mass Effect 2, la serie ha iniziato a pendere più verso la componente action, facendo la felicità di alcuni e la tristezza di altri. Proprio per questo il terzo capitolo, ad inizio avventura, permette al giocatore di scegliere se vivere un’avventura fondata quasi esclusivamente sull’azione, immergerndosi totalmente nella narrazione oppure, come preferibile, puntare sull’equilibrio di un ottimo shooter senza rinunciare alla profondità di una trama ben raccontata. Scelte. Questa è la parola che meglio esprime il design di gioco. Così come nel mondo reale ad ogni azione corrisponde una reazione, lo stesso accade in Mass Effect. Preferire un personaggio piuttosto che un altro, usare la forza bruta piuttosto che la ragione, la diplomazia piuttosto che la fermezza, andranno ad influenzare lo sviluppo della trama e con essa le sorti della galassia. Eroi o carnefici. Idoli o rinnegati. Il confine, seppur netto, è totalmente nelle nostre mani. Ciò che si perde forse è proprio una vasta gamma di scelte, proprio perché di solito, per intenzione degli sviluppatori, possiamo seguire solo un sentiero che ci poterà ad essere “Buoni” o “Cattivi”. Probabilmente ogni giocatore, scelta la linea di condotta da seguire, procederà su questa falsa riga per tutta la durata dell’avventura, andando a compiere azioni tutte pressoché simili, se non uguali. Questo terzo capitolo vive molto di bianco e nero, vive di contrasti, di differenze profonde e rinuncia alle decisioni intermedie, lasciando a casa i grigi metaforici ed esistenziali
Scelte che di certo non si presentano in battaglia, dove vige una sola legge: quella del più forte. Come già detto il versante shooter è di primaria importanza in questo capitolo. Seguendo quelli che sono gli schemi degli odierni TPSMass Effect 3, regala un’azione dinamica e avvincente. Sistemi di copertura, armi, compagni di squadra che seguono i nostri ordini, e la più sconfinata potenza della galassia da contrastare. Tramite l’hud radiale possiamo, a seconda dei casi, cambiare arma oppure utilizzare uno dei tanti poteri a nostra disposizione (così come quelli dei nostri alleati). Il tutto si fonde alla perfezione, senza la minima sbavatura stilistica. La noia è un elemento ancora da scoprire in questo universo. Apparentemente non sembra cambiato nulla, invece qualcosa di diverso c’è. La guerra contro i Razziatori richiede un approccio diverso. Shepard dovrà lavorare per ricevere aiuto nella battaglia, perciò si vedrà impegnato sia nel “sociale” stringendo rapporti d’amicizia (magari completando una delle tante quest) oppure recuperando flotte e oggetti sparsi per la galassia. Ritorna quindi l’esplorazione dei pianeti, ancora più semplificata. Tramite una ricerca veloce chiamata scansione, sapremo già se sul pianeta sono presenti materiali o oggetti da raccogliere e, una volta entrati in orbita, basterà lanciare una sola sonda per completare il tutto. A disturbarci, immancabilmente, ci saranno i Razziatori che, dopo un certo numero di scansioni, si presenteranno in giro per la mappa pronti a distruggerci. Altra novità è rappresentata dalla maggiore customizzazione di armi e poteri. Le prime prevedono più livelli di potenziamento e la possibilità di aggiungere accessori bonus; i poteri invece, arrivati ad un certo punto, si ramificheranno in due strade che ci regaleranno attributi particolari a seconda delle scelte fatte. Il gameplay si presenta arricchito sotto alcuni aspetti, e semplificato su altri; quello che cattura comunque è l’atmosfera, game design e narrazione che, a conti fatti, tengono incollato il giocatore davanti allo schermo. E questo basta a fare la nostra felicità.
Tuttavia la più grossa introduzione è la cooperazione online. E qui, il vero grosso peccato della produzione. Praticamente ci ritroviamo di fronte alla solita e ormai inflazionata Orda, anonima e poco appassionante. Divertente più per la novità in sé nella saga, piuttosto che per i contenuti, contestualizzata sì nell’ambiente di gioco ma davvero poco incisiva affinché possa essere ricordata con piacere; complice anche un level design delle mappe poco curato e approssimativo. Forse si potrebbe continuare a parlare di ciò che il gioco contiene, potremmo raccontarvi di tutte le galassie e di tutti i mondi, narrarvi di tutte le quest, descrivervi ogni arma e corazza acquistabile nel gioco e potremmo dirvi tante, tantissime altre cose su questo Mass Effect 3, ma finiremmo col passare dalla critica al nozionismo puro, e non ci sembra il caso. 

Un universo di possibilità

Ciò che Mass Effect 3 regala è una storia senza tempo, un’emozione al di fuori dello spazio. Un trionfo di stile, passione e divertimento, praticamente tutto ciò che un videogame dovrebbe essere e rappresentare. Il mondo che racconta è ricco, immenso, affascinante. Complice un comparto grafico di prim’ordine, capace di stupire sia per il dettaglio tecnico delle ambientazioni e – soprattutto – dei personaggi ma anche in grado di accarezzare il nostro senso artistico, con una classe tanto elevata quanto fanciullesca per il modo in cui ci colpisce, lasciandoci praticamente a bocca aperta. E poi, e poi nulla. Solo i suoni di battaglia, melodie del cuore e voci – stupende come sempre – che ormai sono familiari. Questo è Mass Effect 3. Non perfetto, non divino, non precursore eppure, videoludicamente parlando, stupendo, stupendo davvero.