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Recensione Un mondo dove il divertimento è eterno? Senz’altro non stanno parlando di PokéPark 2: Wonders Beyond

Mentre tutti noi ancora aspettiamo un episodio casalingo dei Pokémon degno delle controparti portatili (no, quelli per Gamecube non lo sono), Nintendo continua imperterrita a sfornare nuovi spin-off dedicati ai celebri mostri tascabili. Cosa si saranno inventati a questo giro per giustificare un nuovo giro nel PokéPark delle meraviglie? Una nuova appassionate storia? Un rinnovato sistema di interazione tra pokemon? A quanto pare, niente di tutto ciò.

di: Nicola "Wanicola" Caso

Mentre tutti noi ancora aspettiamo un episodio casalingo dei Pokémon degno delle controparti portatili (no, quelli per Gamecube non lo sono), Nintendo continua imperterrita a sfornare nuovi spin-off dedicati ai celebri mostri tascabili. Cosa si saranno inventati a questo giro per giustificare un nuovo giro nel PokéPark delle meraviglie? Una nuova appassionate storia? Un rinnovato sistema di interazione tra pokemon? A quanto pare, niente di tutto ciò.

Il paese dei balocchi

Cavalcando l’onda di un prodotto esplicitamente pensato per i più piccoli, a partire dalla trama, ogni cosa in PokéPark 2: Il Mondo dei Desideri appare priva di stimoli e di mordente. Abbandonata la classica formula del RPG a turni fatta di lotte fra allenatori e viaggi per il mondo, il PokéPark appare come un mondo abitato da soli Pokémon all’interno del quale potersi rilassare e giocare in tranquillità. Peccato poi che nella maggior parte dei casi i Pokémon continuino comunque a lottare fra di loro anche senza nessuno che glielo imponga. Discussioni etico-morali a parte, cosa sarà successo al PokéPark questa volta per chiamare di nuovo in causa Pikachu & Co? Oh no, i Pokémon stanno sparendo in una dimensione alternativa fatta di eterno divertimento all’interno del quale potranno giocare per sempre senza nessuna seccatura, sarà il caso di fermare tutto ciò, mica uno può divertirsi in eterno. Insomma, ci siamo capiti. Non che fosse richiesta chissà quale trama in un gioco del genere, ma dopo i passi avanti compiuti con gli ultimi Bianco e Nero, aspettarsi qualcosa che vada oltre il classico cliché sul potere dell’amicizia era per lo meno lecito. Invece niente.

Giocare fino allo sfinimento

Continuando a calcare le orme del predecessore e osando pochissimo, questo nuovo capitolo prevede ancora una volta l’esplorazione del PokéPark e tutta una serie di attività collaterali tutte uguali fra loro. Salvo qualche “SuperGioco” alla “Wii Party”, le uniche attività concesse sono solo la lotta, l’acchiapparello e i quiz. Ogni tanto potrebbe capitare che qualche Psyduck smemorato vi chieda la foto di un suo amico con il quale deve incontrarsi, ma i casi si contano sulle dita di una mano. A rendere particolarmente tediosa questa routine comportamentale, poi, ci pensa il discutibile sistema di controllo messo a punto da Nintendo per l’occasione. Nonostante il Wii Remote sia diventato famoso per il supporto di svariate periferiche e componenti aggiuntivi, PokéPark 2 si limita a sfruttare il semplice telecomando tenuto orizzontalmente, scordandosi completamente dei benefici che il Nunchuck avrebbe portato al movimento in un mondo tridimensionale come quello proposto. Dopo neanche qualche minuto di gioco, infatti, ci si rende conto di come la croce direzionale risulti totalmente inadeguata per gli spostamenti, rendendo anche la più semplice delle corse un vero e proprio inferno. Per non parlare poi di alcune battaglie con i mostri più tosti, al limite del frustrante.
Al di là del sistema di comando, ciò che proprio non va in questo PokéPark è comunque la ripetitività di fondo dell’avventura. Ognuna delle 4 aree di gioco è schematizzabile secondo una serie di compiti ben precisi da portare a termine: Trova il capo area; Localizza la porta del mondo dei desideri; Fai amicizia con tot Pokémon; Supera il “SuperGioco”; Sconfiggi il Boss; Ripeti. Una vera e propria noia.

A poco serve la possibilità di poter scegliere fra i 4 Pokémon protagonisti. Nonostante Oshawott sia in grado di nuotare, Snivy di saltare più in alto, Tepig di frantumare i massi (Pikachu non serve a niente) la scelta fra uno e l’altro spesso si rivela più estetica che non funzionale, in grado di assumere qualche rilevanza solo durante alcuni scontri.

Pokè Watching

Completamente da cestinare dunque? Non totalmente, almeno alla luce del buon comparto visivo che Nintendo è riuscita a sviluppare. Nonostante infatti il gioco risulti monotono e ripetitivo, almeno l’aspetto grafico risulta più che soddisfacente, vario ed affascinante. Seppur caratterizzati da modelli poligonali molto semplici, vedere così tanti Pokémon (qui più di 200) muoversi in un ambiente 3D ha comunque il suo fascino, soprattutto abituati come siamo sempre stati a immaginarli come semplici sprite che al massimo si muovono avanti e indietro. Almeno sotto il punto di vista prettamente “zoologico” PokéPark 2 potrebbe rappresentare un bel safari per gli appassioanti dei mostri tascabili.

Lungi dall’essere promosso, PokéPark 2 risulta un prodotto inadatto sotto praticamente ogni punto di vista. Un vero peccato che una licenza così famosa e carica di potenziale venga qui sfruttata per un titolo il cui unico scopo è quello di mettere qualche bel mostro su schermo. Sconsigliato anche a un pubblico di giovanissimi, chiunque fosse alla ricerca di una vera avventura PokéMon farebbe meglio a dirottare le proprie attenzioni sugli episodi portatili, soprattutto in vista dei prossimi Bianco 2 e Nero 2 su DS.