
Recensione TRON: Catalyst
di: Simone CantiniIl 1982, per quel me bambino che sbavava già davanti ai videogiochi, ha avuto il pregio di farmi assaporare in anticipo un pizzico di futuro (per quanto assai posticcio se visto con gli occhi di oggi). Impossibile restare indifferenti a quell’abbozzo di CGI che accompagnò il lancio del pulsante TRON, che con i suoi neon sparati, le linee luminose e quelle maledettamente affascinanti moto cibernetiche, finì per anticipare non poco l’avvento della realtà virtuale. Un universo che, forse con un po’ troppa calma, ha finito per ritagliarsi il suo spazio nell’ecosistema di casa Disney, espandendosi poco alla volta sia su pellicola che in formato videoludico. E l’ultimo arrivato in questa folle corsa porta anche un nome prestigioso, come quello di Bithell Games, che ci ha condotto all’interno della rete Arq grazie a TRON: Catalyst.

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Tempo al tempo
La storia alla base di TRON: Catalyst ruota attorno a Exo, un programma corriere che, dopo l’esplosione di un misterioso pacco, acquisisce un potere straordinario chiamato Glitch: si tratta di un’abilità che gli consente di manipolare il tempo, alterare la realtà e scoprire scorciatoie nascoste nella rete decadente di Arq, un mondo virtuale sull’orlo del collasso.

Il Glitch rende Exo una minaccia per le fazioni che controllano la rete, trasformandolo inevitabilmente in un bersaglio. Mentre cerca di capire l’origine del suo potere e la verità dietro i loop temporali che minacciano l’intero sistema, il nostro sventurato protagonista si ritrova coinvolto in una guerra tra le forze che mirano al controllo dell’intera rete di Arq. La sceneggiatura di TRON: Catalyst risulta avvincente e ben costruita sin dalle prime battute, riuscendo a catturare in pieno le atmosfere della saga, finendo con il risultare uno dei maggiori punti di forza del titolo sviluppato da Bithell Games.

Repetita juvant?
Chiarito il focus narrativo di TRON: Catalyst, arriva il momento di chiedersi (giustamente) come ci si debba approcciare al titolo: parliamo di un action con visuale isometrica, fortemente incentrato sui combattimenti, in cui controlleremo Exo all’interno di varie mappe. Il flow di gioco è molto semplice, pure troppo, e ci chiederà di girovagare in lungo ed in largo per compiere i vari task che ci verranno assegnati dagli NPC con cui saremo chiamati ad interagire. Sotto questo punto di vista la struttura delle missioni non è che aiuti molto, complice anche un design delle varie zone non certo memorabile: in pratica non faremo altro che andare da un punto all’altro, inframmezzando il nostro incedere con una mole consistente di scontri corpo a corpo.

Vabbè, poco male visto che parliamo di un action, ma la situazione non è che sia poi così rosea, proprio a causa del combat system che anima TRON: Catalyst. Il moveset di Exo, difatti, è molto essenziale, e alternerà attacchi melee alla possibilità di lanciare l’iconico disco per colpire dalla distanza. A sparigliare un poco le cose ci pensa un esilissimo skill tree, da completare spendendo i punti garantiti da peculiari oggetti, oppure ottenuti completando obiettivi secondari duranti gli scontri. Purtroppo, dato l’esiguo numero di potenziamenti disponibili, il senso di crescita del personaggio è davvero ridotto ai minimi termini. Gli stessi scontri, poi, sono risultati estremamente piatti e ripetitivi, e tra nemici quasi tutti uguali ed una struttura che alterna parate e attacchi davvero blanda, finiscono per essere più un fastidio che un divertimento vero e proprio.

Non potevano mancare anche le iconiche moto, ma anche in questo caso fareste bene a moderare gli entusiasmi, visto il ruolo alquanto marginale che ricoprono. Sarà difatti possibile utilizzarle solo in zone più ampie, ma complice un sistema di guida assai approssimativo, unito ad un design dei livelli anche in questo caso poco ispirato, il fascino di sfrecciare lungo le strade al neon, mentre si generano muri luminosi, esaurisce dopo pochissimo tutto il suo potenziale. Viene subito chiaro come a tenervi incollati al pad, pertanto, starà unicamente al fronte narrativo del titolo, dato che anche la decantata possibilità di riavviare il tempo non è che sia stata sviluppata in modo così avvincente.

Neon sbiaditi
Sul fronte grafico, TRON: Catalyst riesce a mettere in piedi un mondo coerente con il codificato immaginario della serie, pur rinunciando consapevolmente ad una potenza tecnica debordante. Al netto di una complessità estetica marcata, le atmosfere della serie sono state veicolate in maniera convincente e coerente, inserendosi con efficacia nel pregresso del brand. Peccato che tutto si fermi qua e non vada di pari passo con il design dei vari personaggi che, se si escludono le schermate statiche demandate agli snodi narrativi più importanti, risultano davvero anonimi.

Convince di più il lavoro svolto sul versante sonoro, che può vantare tracce sintetiche al punto giusto, capaci di evocare quel mondo digitale che ha iniziato ad accompagnarci proprio a partire dal 1982. Spiace, invece, constatare l’assenza di una qualsiasi forma di localizzazione testuale nella nostra lingua, aspetto che renderà difficile l’approccio a TRON: Catalyst, data l’ingente mole di testi che viene costantemente data in paso al giocatore.

TRON: Catalyst si presenta ai nastri di partenza come un tentativo, purtroppo solo parzialmente riuscito, di espandere l’affascinante universo digitale del brand Disney. Se da un lato la sceneggiatura riuscita e la sua capacità di catturare le atmosfere iconiche della saga rappresentano un innegabile punto di forza, il gioco inciampa gravemente sul fronte del gameplay. Il combat system ripetitivo e un moveset basilare per Exo, uniti a un level design poco ispirato e un utilizzo marginale delle iconiche moto luminose, rendono l’esperienza ludica piatta e priva di quel mordente che ci si aspetterebbe da un titolo d’azione. Anche la promettente abilità Glitch di manipolare il tempo non viene sfruttata a dovere e finisce per rendere TRON: Legacy un titolo consigliato unicamente ai fan più irriducibili della saga, che siano magari disposti a sopportare un gameplay mediocre in cambio di un’ulteriore immersione nella rete.