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Recensione Tour de France 2016

di: Giovanni Manca

Devo ammettere di aver notato che il trascorrere del tempo mi ha reso decisamente più drastico, di essere poco tollerante con la mediocrità fatta videogioco e, di conseguenza di essere molto ma molto meno propenso alla ricerca di aspetti positivi in un titolo che mi obbliga a infilare le mani nel fango. Poi arriva in redazione Tour de France 2016 e nel fango non ci devo mettere solo le mani ma tutto il mio fisico da bronzo di Riace, fino alla testa. Magari fino agli occhi, in modo da non vedere l’ennesimo Tour ad opera di Cyanide Studios. Io dico, perchè?

Tour ma non solo tour

La doverosa premessa che devo fare è riconoscere quanto possa essere complicato realizzare una simulazione di uno sport cosi particolare, basato prevalentemente sullo sforzo fisico a cui si aggiungono elementi strategici e tattici da non sottovalutare. Detto questo, possiamo anticipare dicendo che anche questa volta, nonostante tutti gli sforzi profusi, Cyanide abbia fallito ancora una volta. Ma procediamo per gradi. Come successo negli scorsi anni, si tratta di un gioco su “licenza ufficiale incompleta”, dal momento che molti ciclisti, anche di squadre top come il team sky, hanno il nome storpiato proprio per mancanza di licenze, un po’ come avveniva in PES o in produzioni sportive più recenti, e ci viene in mentre ad esempio Rugby World Cup. E’ vero che è previsto un editor per mettere tutte le cose in ordine ma il fatto che ciò sia praticamente necessario, nel 2016 e in un regime di monopolio nel genere ciclistico, è incomprensibile.
Cyanide punta molto sulle modalità di gioco, in cui effettivamente le alternative sono tante, sia single player che multiplayer locale, cooperativo e competitivo. La più interessante è Pro Team, decisamente rinnovata e arricchita rispetto al passato, che ci permette di creare una nuova squadra professionista e curarne tutti gli aspetti, sia dal punto di vista gestionale che in gara. Cercare sponsor, ciclisti, partecipare a competizioni come ilDelfinato e il Criterium International, soddisfare gli obiettivi richiesti dagli sponsor, gestire la squadra in corsa sia come direttore sportivo e “skippando” tra i diversi ciclisti della squadra, in strada. La parte manageriale funziona abbastanza bene, non è particolarmente profonda, anzi, ma sarebbe stata perfetta se la fase in game, cioè la guida vera e propria delle due ruote in strada si fosse rilevata solo discreta. Invece…un disastro. E ci riferiamo praticamente a tutto, dal sistema di controllo,alla IA, alla realizzazione tecnica in generale, veramente la lista potrebbe essere lunghissima. Ne parliamo comunque dopo, purtroppo.
Le altre modalità di gioco sono Tour (una competizione a scelta tra il Tour de France 2016, Criterium del Delfinato, Criterium International, Tour del 2015), My Tour in cui possiamo personalizzare diversi aspetti della Grand Boucle, e Sfida, una serie di discese a rotta di collo in cui l’obiettivo e ottenere il miglior tempo.

In sella alla bersagliera

Il titolo sembra ben confezionato, le modalità di gioco sono molto interessanti, in quasi tutte è prevista la modalità a due giocatori in locale, sia competitiva che cooperativa, tutto sembra funzionare molto bene fino a quando non si sale sulla bici: il dramma totale. Non sembra di essere su una bici, sembra di giocare a F- Zero o Wipeout o, meglio, ad una versione ingiocabile di entrambi: la bici sembra andare dritta, sempre, però riesce anche a fare delle curve con un controllo del mezzo da fantascienza e, nel caso sbagliassimo traiettoria o arrivassimo a tutta velocità, nessun problema, si rimbalza sulle cunette, come si avessimo un go-kart e non una bicicletta. Non ciclisti ma super eroi indistruttibili. Davvero, la gestione delle squadra in gara è anche interessante, ma la guidabilità è davvero scandalosa e a questo si aggiunge una intelligenza artificiale dei ciclisti del gruppo imbarazzante. Le tappe si rivelano così tutte uguali e brutte, non so cosa sia peggio. Fortunatamente è stata mantenuta la possibilità di far avanzare in modo veloce il tempo per terminare l’agonia. “Beh, almeno posso rifarmi gli occhi con una bella grafica?” vi stareste chiedendo! No, toglietevi dalla testa anche questa speranza, il solo pensare agli altri racing game (non saprei a quale altra categoria inserire TdF 2016) che girano sulle console attuali mi vengono i brividi. La realizzazione grafica del ciclista è abbastanza buona, piuttosto dettagliato, ma tutto quello che lo circonda sembra abbozzato: pop up, elementi che appaiono e scompaiono, rallentamenti del framerate, e tutto in una scenografia povera di dettagli.

Perchè?

Me lo sto chiedendo da anni. Un prodotto del genere a chi può interessare? Non ad un fan del ciclismo, perchè tra una pedalata e l’altra, preferirebbe giocare ad un titolo decente e che non insultasse il suo sport; non ad un appassionato di giochi sportivi strategici perché TdF 2016 è troppo poco profondo da questo punto di vista; non ovviamente ad un appassionato di videogames, ovviamente, per cultura si guarderebbe un video o leggerebbe questa recensione. A chi dunque? A nessuno ovviamente.