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Recensione Torniamo nelle misteriose strade di Silent Hill: Downpour

Tutti noi commettiamo degli errori nella nostra vita. Chi più, chi meno. In molti fanno finta di nulla, tirano avanti, sperando che nessuno si accorga di niente. Sperando che ogni peccato commesso passi inosservato, non venga punito.
Talvolta questi individui la fanno franca, e riescono con il tempo a dimenticare gli errori di cui si sono macchiati. Altri invece vengono scoperti e pagano il fio. Altri ancora invece, volenti o nolenti, sono costretti a intraprendere un oscuro viaggio alla ricerca della più totale purificazione o verso la più crudele delle condanne. E questo percorso, che mai è semplice e che nasconde tante insidie, ha condotto tanta gente per le strade di una cittadina americana dall’aspetto assai inquietante.
Il suo nome? Silent Hill...

di: Giorgio "Nadim" Catania

Tutti noi commettiamo degli errori nella nostra vita. Chi più, chi meno. Chi ne fa di piccoli, quasi innocui, chi invece di grossi, terribili ed imperdonabili. Eppure, sebbene tutti commettano degli sbagli, che possono o meno nuocere alla gente, in pochi intraprendono la via per il perdono, per la redenzione, cercando di espiare le proprie colpe. In molti fanno finta di nulla, tirano avanti, sperando che nessuno si accorga di niente. Sperando che ogni peccato commesso passi inosservato, non venga punito.
Talvolta questi individui la fanno franca, e riescono con il tempo a dimenticare gli errori di cui si sono macchiati. Altri invece vengono scoperti e pagano il fio. Altri ancora invece, volenti o nolenti, sono costretti a intraprendere un oscuro viaggio alla ricerca della più totale purificazione o verso la più crudele delle condanne. E questo percorso, che mai è semplice e che nasconde tante insidie, ha condotto tanta gente per le strade di una cittadina americana dall’aspetto assai inquietante.
Il suo nome? Silent Hill


Silenti strade

Sviluppato dai ragazzi di Vatra Games, questo nuovo capitolo di Silent Hill conduce il giocatore, per l’ennesima volta, tra le vie silenziose della città più deprimente e pericolosa degli Stati Uniti. Questa volta il “fortunato” prescelto è Murphy Pendleton, un uomo che già sta scontando una condanna in un penitenziario di massima sicurezza. Un giorno però viene trasferito assieme ad un manipolo di detenuti in un altro carcere, scortati da una poliziotta dall’aria poco amichevole. Tuttavia il camion che li sta trasportando finisce d’improvviso fuori strada. Murphy così si ritrova inaspettatamente libero. Libero di fuggire ovunque voglia. Quello che non sa è che può in realtà percorrere una sola strada, che lo condurrà dritto all’inferno. 
La trama di Silent Hill: Downpour parte lentamente, senza grossi colpi di scena. Ecco quindi un protagonista inizialmente parecchio taciturno, il cui passato sarà svelato con alcuni flashback rivelatori; un insolito postino dispensatore di consigli, pronto ad apparire nei momenti meno attesi; la poliziotta dal carattere alquanto brusco, particolarmente aggressiva nei confronti di Murphy… i personaggi che si incontreranno lungo la via non saranno molti, per fortuna risultano caratterizzati abbastanza bene. Magari non quanto nei primi Silent Hill, ma riescono comunque a fare egregiamente la loro parte nel gioco, aiutando a far venire sempre più a galla la personalità e la storia di Murphy.
Per quanto riguarda le ambientazioni che si esplorano nel corso delle ore, queste risultano particolarmente curate, varie e ricche di dettagli. Esplorerete quindi nuovi edifici di Silent Hill: una miniera abbandonata, nascosta tra le montagne che circondano la città; numerose abitazioni ormai vuote, piene di misteri, sangue e cadaveri; una biblioteca terribilmente silenziosa, dove leggere alcune pagine di libri di storia e biologia; un monastero al collasso, con muri crepati e una stanza decisamente tenebrosa… insomma, l’atmosfera tipica della saga c’è tutta in questo nuovo capitolo.

Colline con molti occhi

I precedenti capitoli di Silent Hill si sono sempre distinti per la loro vena survival-horror, in cui i mostri che infestavano la città facevano paura e davano filo da torcere ai protagonisti, c’erano intricati puzzle da risolvere e le risorse per sopravvivere non erano mai troppe. A riguardo, si può dire che Downpour riesce a presentarsi in forma abbastanza buona, seppur non eccellente.
Gli enigmi, tra gli elementi appena citati, sono quelli meglio riusciti. Da notare in primis la possibilità, a inizio partita, di impostarne la difficoltà, facilitando la vita ai giocatori troppo muscolosi e rendendo le cose più complicate ai veterani che vogliono spremere le meningi. A livello generale, in ogni caso, tutte le sfide in cui vi imbatterete metteranno alla prova la vostra materia grigia, in alcuni casi di più, in altri semplicemente costringendovi a guardarvi attorno, alla ricerca delle soluzioni in maniere alternative. Le missioni secondarie in particolar modo, varie e discretamente articolate, obbligano a ingegnarsi in più occasioni, aumentando un po’ il livello di complessità del gioco, nonché la longevità.
Per quanto riguarda le risorse con cui sopravvivere, anche qui è stato fatto un buon lavoro. Murphy può utilizzare come arma buona parte degli oggetti che troverà per strada: sedie, estintori, tubi di metallo, accette, martelli, rastrelli… utensili utilizzati nella vita quotidiana che, all’occasione, possono rivelarsi ottimi per combattere gli orrori in cui ci si imbatterà. Tutti questi ferri del mestiere, però, hanno una durata ridotta. Una volta dati sufficienti colpi, raggiungendo così il limite, si romperanno tutti quanti, divenendo di fatto inutili. Questa trovata, per quanto non particolarmente originale, dona un pizzico di strategia durante gli scontri, obbligando talvolta a ritirate rapide alla ricerca di una nuova arma da usare. Non si può quindi procedere a testa bassa come se nulla fosse. A meno che non si voglia perdere in fretta la preziosa energia vitale, raffigurata su schermo mediante le ferite presenti sul corpo del protagonista, consumando così in fretta i pochi medikit disponibili.
Così si giunge al punto più dolente del nuovo Silent Hill, il sistema di combattimento. Sebbene durante il gioco la fuga spesso si riveli la strategia migliore per sopravvivere, specialmente quando piove – poiché i continui acquazzoni rendono i mostri molto più aggressivi – gli scontri sono mal strutturati. Questo a causa specialmente di una telecamera che si fissa su un nemico per poi muoversi in maniera troppo repentina se si decide di cambiare obiettivo, obbligando di fatto il giocatore a evitare gli scontri contro più di un avversario. Certo, una volta imparati i limiti di tale sistema, si riesce ad evitarli e il tutto diventa appena un po’ accettabile, però rimane troppo meccanico e impreciso. A questo va aggiunta la presenza di pochi tipi di mostri, più anonimi e meno disturbanti che nei capitoli precedenti, nonché la quasi totale assenza di boss.

“Greetings from Silent Hill!”

Dal punto di vista tecnico questo Silent Hill non compie miracoli, ma non si rivela neppure terribile. Ad una grafica abbastanza ricca, con ottimi effetti di illuminazione e ambientazioni dettagliate, si affiancano animazioni talvolta legnose e un framerate che in alcuni momenti si dimostra particolarmente instabile. Fortunatamente ciò avviene in punti non cruciali, altrimenti sarebbe stata una catastrofe. Il comparto audio, dal suo canto, svolge un buon lavoro: il doppiaggio è di alto livello, come sempre è stato nella serie, ed è accompagnato da musiche molto buone, che alternano pezzi frenetici ad altri lenti, più tristi, anche questo classico elemento della saga. Buoni anche gli effetti sonori, che talvolta appaiono proprio inquietanti, seppur non riescano a far trattenere il fiato per l’ansia.
Quindi, tirando le somme, si può dire che questo Silent Hill sia un buon gioco. Ciò che però non lo rende ottimo sono i dettagli. A partire dal già citato sistema di combattimento, peggiore perfino di alcuni giochi della scorsa generazione di console. Continuando con un’atmosfera ottima sì, ma che trasmette inquietudine più che paura, che dovrebbe essere l’elemento tipico dei giochi horror. Terminando con la mancanza quasi totale, in alcune occasioni, degli indizi necessari per capire su come proseguire. Se da un lato questo costringe il giocatore a riflettere meglio sul da farsi, in talune circostanze lo obbliga a girare per la città fino a che non gli venga un’illuminazione rivelatrice.
Nulla di particolarmente negativo, sia chiaro. Ma tutti questi dettagli, sommati, impediscono al gioco di elevarsi dagli altri horror. Anche se ciò, per gli amanti della saga, potrebbe non costituire poi un così grosso problema. Questo grazie ai vari richiami ai vecchi episodi – principalmente tramite piccoli dettagli, visto che ambientazioni e nemici sono cambiati totalmente – e all’atmosfera malsana che pregna il gioco.
Atmosfera che solo a Silent Hill si respira.

Silent Hill: Downpour riesce in parte a far risorgere una saga che rischiava di passare in secondo piano, in quello che è un mercato fin troppo affollato da titoli di qualità. Il suo pregio maggiore risiede in ambientazioni affascinanti e inquietanti. Il peggior difetto in un sistema di combattimento grossolano. Imperdibile per i fan, possibile acquisto per chiunque ami le atmosfere cupe.