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Recensione Those Who Remain

di: Marco Licandro

Per qualche strana ragione, i fan dell’horror e del mistero amano trovarsi in situazioni al principio inspiegabili, oppressi da entità occulte e letali, utilizzando lo stress come gasolina per continuare ed arrivare a completare la storia. Troverete questo e molto più in Those Who Remain.

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Premessa: amo il genere horror, in particolare quando vi sono presenze paranormali e situazioni misteriose, ma nel giocarlo sono veramente una frana. Me la faccio addosso al primo scary jump, o persino quando non succede assolutamente nulla. Per questo motivo giocare Those Who Remain è stato abbastanza traumatizzante nonostante il semplice gameplay.

Inizia tutto di notte, in un motel sperduto chissà dove, con il protagonista in cerca di una donna che dovrebbe, in teoria, pernottare proprio in quel luogo remoto re moto. Dopo aver speso circa venti minuti di frustrazione totale nel cercare di capire cosa fare e come proseguire (ho già detto di essere una frana?) finalmente riesco ad entrare in una stanza di motel, solo per uscirne correndo perché qualcuno ci ha appena rubato l’auto, unico mezzo di trasporto, lasciandoci a piedi. Correndo alla ricerca del misterioso ladro, ci imbattiamo in una casa completamente al buio e con la porta spalancata. Se finora le cose stavano proseguendo in maniera più o meno tranquilla, è dal momento in cui mettiamo piede dentro che ci rendiamo conto che Those Who Remain non è un titolo per fifoni come me. Nascosti dalle tenebre, leggermente visibili dalla fiebile luce dell’uscio, intranvediamo delle figure terrificanti, dagli occhi come due diamanti luminosi, fissarci in silenzio, immobili, e soprattutto armati. Il personaggio inizia a respirare affannosamente alla scoraggiante scoperta, rendendoci partecipi del suo stato d’animo e connettendo il giocatore al suo alter ego. Entrare in contatto con queste figure significa morte certa, ed è per questo che dovremo assolutamente rimanere nella luce, cercando interruttori e azionandoli, o sgombrando oggetti dalle finestre così che questa possa entrare e farli sparire. Dovremo quindi capire il perché di questa situazione e perlustrare il passato del nostro personaggio per poter raggiungere il catartico finale e lasciarci questa avventura alle spalle.

Il titolo si svolge completamente in prima persona, facilitando quindi l’immersione nella storia come se ne fossimo protagonisti. Salta all’occhio immediatamente una poca pulizia grafica e poco dettaglio generale, nonostante l’uscita su console quali Xbox One e PS4, perciò se lo stile grafico è per voi essenziale è meglio che passiate avanti. I comandi sono abbastanza basici: potremo camminare, correre, afferrare oggetti e lanciarli, oltre che azionare leve ed interruttori. Per una prima parte di gioco, il titolo sembra una giostra horror, di quelle dove salite su un carrello e vi lasciate trascinare in un percorso prestabilito, senza possibilità di scelta. Nonostante richieda un minimo di intuizione, sarà infatti pressoché immediata la comprensione del da farsi e arriveremo alla soluzione dei mini puzzle ambientali in maniera facile e quasi istantanea. Le cose si complicano quando entreremo in contatto con nemici più terrificanti, di quelli che dovremo necessariamente fuggire o rimanere nascosti, non essendo presente una modalità di combattimento e lasciandoci vulnerabili alle entità assassine che fanno parte del gioco. In particolare alcune pattuglieranno le varie aree cercandoci con un fascio di luce, e caricando una volta trovatici, mentre altre, enormi, correranno nella nostra direzione se intravisti, regalandoci quel fantastico stato d’animo chiamato Terrore, incapacitati dal completare i vari puzzle richiesti e costretti a nasconderci per evitare una morte prematura.

Da fifone quale sono, il titolo è riuscito nell’intento di donarmi ansia persino nell’effettuare cose banali come camminare, grazie all’ambientazione dark e piena di sorprese. Tuttavia, sia la narrazione che la trama in sé non sono riusciti a conquistarmi, lasciandomi un po’ deluso, essendo anche le parti puzzle non proprio quello che definirei complesse, tornando nuovamente alla metafora della giostra. Sicuramente parliamo di un titolo piacevole da giocare, ma mancano quegli elementi narrativi e di gameplay necessari per renderlo memorabile. Piacevoli, per così dire, alcune fasi dove saremo rincorsi e saremo costretti a correre come se non ci fosse un domani, ed il generale gameplay a puzzle. Ha i suoi pro ed i suoi contro. Provatelo e diteci cosa ne pensate.