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Recensione The Witcher 3: Wild Hunt

di: Luca "RukaManni" Manni

É il 1994 quando, in Polonia, nasce CD Projekt, una piccola software house fondata da Marcin Iwiński e Michał Kiciński che nel 2002 si espande ulteriormente aprendo la divisione dedicata esclusivamente ai software destinati al mercato PC: CD Projekt Red.
La popolarità per l’etichetta arriva nel 2007 in concomitanza con l’uscita di The Witcher, un GDR che ripercorre le vicende del “caccia mostri” Geralt di Rivia, raccontate nei romanzi fantasy del connazionale Andrzej Sapkowski tra il 1992 e il 1999.
La saga (videoludica) prodotta da CD Projekt Red, dopo il secondo episodio approdato anche su Xbox 360 nel 2011, raggiunge oggi la sua conclusione con l’uscita del terzo e ultimo capitolo dal titolo “The Witcher 3: Wild Hunt”, disponibile per PC, Xbox One e PS4.
Un successo di pubblico e critica premiato con oltre 200 riconoscimenti.

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Dalla Polonia con furore

The Witcher 3: Wild Hunt inizia circa 6 mesi dopo la conclusione delle vicende narrate nel secondo capitolo della saga. Geralt è in compagnia della bella e potente maga Yennefer, una sua “vecchia” conoscenza, nella fortezza dei Witcher di Kaer Morher. Tra i due è scoccata nuovamente la scintilla e la vita sembra scorrere tranquilla tra le mura della roccaforte, tra effusioni amorose e gli allenamenti in compagnia della piccola Ciri, la “figlia adottiva” del tenebroso Witcher. Tutto questo però, dopo pochi minuti di gioco, si rivelerà non essere altro che un sogno dello stesso Geralt impegnato, in compagnia del suo vecchio maestro e amico Vesemir, nella ricerca proprio della suddetta strega, in costante fuga dalla Caccia Selvaggia.
Fin dalle prime battute ci si rende subito conto che, nonostante la descrizione dei singoli personaggi e degli intrecci che intercorrono tra loro sia a disposizione del giocatore fin da subito nell’apposito glossario, approcciarsi a questo titolo senza aver giocato i precedenti può creare non poche difficoltà nella comprensione degli eventi come, ad esempio, il ruolo giocato dallo stesso Witcher nelle vicende tra il potente impero di Nilfgaard e il regno di Temeria, ormai cancellato in seguito all’invasione da parte del primo. Eccezion fatta per rari casi, il gioco è comunque godibile da chiunque, nonostante la mancata conoscenza degli eventi pregressi da parte del giocatore potrebbe portarlo ad un finale inaspettato.
La maggior novità rispetto ai precedenti episodi della serie, è rappresentata dalla mastodontica mappa di gioco, liberamente esplorabile da Geralt in sella a Rutilia, il suo adorato cavallo o, se necessario, anche per mezzo di imbarcazioni. Il mondo in cui si muove il giocatore è davvero immenso e non è raro imbattersi in missioni impreviste durante le proprie scorribande. Il numero di cose da fare in The Witcher 3, infatti, è davvero vertiginoso e capiterà spesso di passare intere ore a completare quest e incarichi secondari come cercare tesori nascosti, liberare territori infestati dai mostri, magari distruggendone la tana, o cacciare una determinata creatura particolarmente pericolosa. In quest’ultimo caso una risorsa essenziale per il giocatore è caratterizzata dal bestiario il quale non si limita ad una fugace descrizione del nemico di turno, bensì ne evidenzia debolezze e punti di forza la cui conoscenza risulta essenziale per non essere colti impreparati, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati. Indipendentemente dal tipo di missione, comunque, ogni Witcher ha il suo prezzo e Geralt non fa eccezione: spesso sarà persino possibile contrattare la ricompensa con il richiedente.
L’alchimia, anche in questo episodio, ricopre un ruolo fondamentale consentendo al giocatore di ottenere, attraverso la fusione di determinati materiali, oggetti o pozioni che, per un breve periodo di tempo, consentono a Geralt di ottenere o un boost alle statistiche, oppure di acquisire determinate abilità come la visione notturna. Nello specifico, questi “intrugli magici” non sono dei semplici oggetti monouso che vanno ricreati di volta in volta bensì permanenti che durante la pratica della meditazione, con il giusto oggetto, verranno automaticamente “ricaricati”.
Come ogni GDR che si rispetti, anche in The Witcher 3 il sistema di potenziamento del protagonista riveste un ruolo fondamentale e passa attraverso l’assegnazione dei punti abilità acquisiti salendo di livello. È possibile collocare suddetti punti in uno dei quattro rami abilità presenti e, una volta sbloccato o potenziato il talento desiderato, sarà necessario equipaggiarlo in uno dei dodici slot abilità di Geralt, così da rendere effettive le modifiche sul personaggio.
Modifiche che, in The Witcher 3, passano anche attraverso i Genoma, estratti di DNA di alcuni nemici che incrementano le potenzialità del protagonista una volta equipaggiati o gli unguenti, in grado di donare particolari bonus all’arma sulla quale viene utilizzato.
Infine, una ulteriore introduzione rispetto al passato è rappresentata dalla balestra, un’arma a medio raggio che, al di là di qualche boss per i quali è stata appositamente pensata, con il trascorrere delle ore finisce per perdere gran parte della sua utilità relegandola a semplice strumento per attirare l’attenzione dei nemici.
Tutta questa varietà non può che influire positivamente sul sistema di combattimento che risulta immediato e divertente oltre che estremamente facile da padroneggiare, fermo restando che sferrare fendenti o usare gli incantesimi inappropriati senza prima valutare il tipo di nemico che si ha di fronte, non può che portare a morte certa. Al fine di non incappare in brutte sorprese, in compenso, sopra ogni avversario è sempre visibile il suo livello che, nel caso di mostri particolarmente ostici, verrà affiancato da un teschio rosso. In questo caso la fuga non può che rappresentare la soluzione migliore.

Un lavoro magistrale

Sul fronte puramente tecnico, The Witcher 3 vanta una risoluzione a 1080p per 30 fps su Ps4, a differenza della versione Xbox One che raggiunge i 900p (e i 1080p nelle cutscene), eguagliando la console di casa Sony in termini di frame per secondo.
Graficamente il gioco lascia letteralmente a bocca aperta, dalla vastità e qualità delle texture di ogni singolo ambiente di gioco ai modelli poligonali tanto dei personaggi quanto dei nemici, numerosi ed estremamente variegati.
Anche il comparto audio svolge un lavoro eccellente, accompagnando il giocatore senza risultare mai invasiva o ripetitiva.
Purtroppo però, anche un capolavoro come The Witcher 3 non è esente da difetti a partire dal sistema di controllo di Geralt alle volte lento e impreciso soprattutto durante le sessioni in acqua. Anche le animazioni del cavallo risultano essere a tratti legnose e può risultare frustrante dovere rallentare o fermare di colpo la propria corsa a causa dell’animale che percepisce determinati oggetti come ostacoli al proprio passaggio. Infine, la dimensione dei caratteri dei sottotitoli è davvero ridotta e spesso si fa un’enorme fatica nel cercare di leggere quanto riportato su schermo, soprattutto sulle TV più piccole.

Conclusione

The Witcher 3: Wild Hunt, è la degna conclusione di una trilogia che ha fatto sognare migliaia di giocatori. Il gioco prodotto da CD Projekt RED, oltre ad essere tecnicamente mostruoso, vanta una componente narrativa di prim’ordine capace di tenere incollato il giocatore davanti allo schermo fino alla sua conclusione.
Infine, la totale gratuità dei contenuti aggiuntivi che verranno rilasciati settimanalmente,non è che la ciliegina sulla torta di un prodotto che è il chiaro esempio dell’impegno e dell’amore che lo studio polacco riversa nelle sue opere. Un titolo da giocare assolutamente a patto di aver sviscerato per bene ogni singolo episodio della serie, destinata a lasciare il segno nel mercato videoludico per gli anni a venire.