Recensione The Surge 2
di: Simone CantiniQuando Deck 13 mostrò per la prima volta il proprio soulslike, finalmente lontano dalle abusate atmosfere gothic/fantasy, ammetto di aver drizzato con veemenza le antenne del mio interesse, visto l’amore che nutro per questo sadico genere. Non nego, comunque, che una buona fetta dell’attenzione venne catalizzata proprio da quel setting futuristico, capace di rinfrescare piacevolmente una cornice ludica già ampiamente sviscerata. Ed è storia abbastanza recente come l’avventura di Warren sia stata in grado di soddisfare le mie aspettative, pur se fiaccata da qualche piccolo peccato veniale. Inutile dire, quindi, come l’annuncio di The Surge 2 è stato da me accolto con gioia e tripudio, al pari del codice review che mi ha accompagnato per tutta la settimana appena trascorsa.
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Alla luce del sole
The Surge 2 prende il via proprio in concomitanza con la fine del precedente episodio, negli istanti successivi al lancio del razzo ricolmo di nanomacchine che la CREO aveva fabbricato per cercare di risollevare le sorti di una Terra sull’orlo del collasso. Idea sulla carta interessante, ma che come ci hanno insegnato gli eventi che hanno visto il buon Warren sfortunato protagonista, celava ben altre conseguenze. Conseguenze che si verificano tragicamente quando il velivolo si scontra, in modo del tutto accidentale, con il volo di linea a bordo del quale viaggia il nostro anonimo e nuovo protagonista: inutile dire come l’impatto faccia precipitare l’aereo, che finirà per schiantarsi su Jericho City, la nuova location che Deck 13 ha forgiato per il suo The Surge 2. Dopo aver dato corpo al nostro avatar, tramite un rozzo e decisamente poco fornito editor, ci ritroveremo al solito privi di memoria, imprigionati in una struttura di contenimento della CREO oramai in preda al caos. Sì, perché le nanomacchine sparate in orbita, in seguito alla collisione hanno finito per precipitare sulla città, causando una vera e propria epidemia, che ha spinto le autorità ad erigere un muro di contenimento, trasformando l’agglomerato urbano in un vero e proprio ghetto infestato. Ovviamente toccherà a noi, grazie anche ad un misterioso aiutante, cercare di far luce sull’accaduto e sul nostro passato, seguendo gli echi lasciati dalla giovane Athena Guttenberg, la nipote del fondatore della CREO, che ricoprirà un ruolo di primaria importanza in questa storia. Ovviamente il tutto sarà solo un esile e a tratti non sempre ispirato pretesto per farci vagabondare in lungo ed in largo attraverso le zone in cui Jericho City è divisa, un luogo in cui sette deliranti, milizie zelanti e folli oramai infetti non attenderanno altro che il nostro passaggio per sfogare la propria furia. E sarà proprio il rinnovato level design, adesso non più costretto all’interno di ambienti esclusivamente chiusi, ma più simile a quanto visto nel DLC a Walk in the Park, una delle novità più piacevoli di The Surge 2: pur con i propri alti e bassi, Jericho City rappresenta un setting molto più affascinante dei laboratori CREO visti nel precedente episodio, e se è vero che la rappresentazione del luogo sia alquanto derivativa, non mancano porzioni in grado di colpire piacevolmente gli occhi del giocatore (Gideons Rock su tutti). L’elemento più solido di questo mondo, però, è rappresentato dal level design generale, che ancora una volta ha dimostrato di aver compreso alla perfezione la lezione di From Software, grazie ad una mappa di gioco intelligente ed ottimamente connessa, con checkpoint disposti sempre al punto giusto. Torna, fortunatamente, anche la verticalità apprezzata nel precedente lavoro, adesso corroborata (a partire da un certo punto dell’avventura) dalla possibilità di poter sfruttare scorciatoie aeree per mezzo di un gancio. Insomma, seppur visivamente non sempre convincente, l’ossatura della world map riesce a superare senza problemi il primo The Surge.
Tre passi avanti ed uno indietro
In aggiunta a ciò, The Surge 2 ha limato ed ampliato anche gli aspetti puramente più ludici, con un impatto più marcato per quanto riguarda il già interessante combat system. Lo smembramento delle parti del corpo, al fine di recuperare gli elementi necessari al crafting ed al potenziamento degli equipaggiamenti, è stato confermato anche in questo episodio, ma è stato arricchito anche dall’inserimento delle parate direzionali: sfruttando un apposito impianto da equipaggiare nel nostro esoscheletro, potremo capire la direzione di provenienza degli attacchi nemici, così da abbinare al tasto del blocco il corrispondente movimento, al fine di poter controbattere e stordire gli avversari. Il sistema, per chi è amante dei parry di soulsiana memoria, è alquanto interessante, visto il modo in cui rende più dinamica e stimolante la lettura dei moveset avversari. Un nuovo spazio, inoltre, è stato adesso riservato al nostro fido drone da battaglia, che va a ricoprire un ruolo ben più importante di quello visto nel precedente lavoro, grazie alla presenza di moduli da combattimento ben più potenti e performanti. A rimanere immutato, come detto poco sopra, è il sistema di recupero dei vari equipaggiamenti, il cui numero è però aumentato in maniera decisamente cospicua, così da garantire una più ampia personalizzazione delle varie build. Invariato il sistema di upgrade, basato sull’utilizzo e l’immagazzinamento degli scarti metallici tramite le MedBay (i classici falò), con ogni livello che ci permetterà di incrementare i tre valori base (punti vita, stamina e potenza della batteria) ed il valore dell’energia nucleare dell’esoscheletro, il cui totale determinerà il tipo di impianti ed equipaggiamenti che potremo utilizzare. Con The Surge 2, inoltre, i ragazzi di Deck 13 hanno rimediato alle critiche relative all’esiguo numero di boss battle presenti nel capitolo originale, più che raddoppiando di fatto il numero degli scontri, oltre ad aggiungere anche alcuni combattimenti opzionali. Peccato che non tutte siano purtroppo memorabili, ma si apprezza lo sforzo. Discreta la longevità complessiva che, seguendo la storia principale e completando una buona fetta delle missioni secondarie, mi ha portato a raggiungere i titoli di coda in poco più di 20 ore, senza che mai venisse a galla il sentore di un brodo inutilmente annacquato. A questo punto, però, è lecito spendere qualche parola in merito all’aspetto sicuramente più deludente di The Surge 2, che se è vero sia riuscito a migliorare quasi ogni elemento del proprio gameplay, è anche innegabile come abbia compiuto vistosi passi indietro relativamente alle mere performance tecniche. Nonostante gli anni passati dal vecchio capitolo, il comparto grafico appare decisamente ridimensionato sotto tutti gli aspetti, con una scena a tratti sin troppo dimessa e poco rifinita nel complesso. Texture ed effettistica sono decisamente da rivedere, così come la cura riposta nella realizzazione di alcuni personaggi che, una volta osservati da vicino, risultano alquanto abbozzati. Per fortuna che almeno l’engine riesce a tenere in piedi in modo convincente il tutto, con solo qualche sporadico caso di tearing che è andato a minare la mia esperienza su Xbox liscia.
Bigger and better? Per certi versi The Surge 2 sposa pienamente questo vecchia definizione, grazie ad un level design dal respiro più ampio, un combat system migliorato e l’aumento di equipaggiamenti e boss battle. Peccato che tutta questa abbondanza abbia però segnato anche un vistoso ridimensionamento tecnico generale, con un impianto scenico non sempre ispirato e realizzato a tratti in modo non troppo convincente. Fortunatamente l’ottimo level design e l’eccellente feeling degli scontri corpo a corpo riescono a lenire in parte queste mancanze, ma resta comunque l’amaro in bocca al cospetto di una produzione che, se avesse beneficiato di un budget ed una cura maggiore, avrebbe potuto ambire a ben più alti traguardi.