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Recensione The Room

di: Marco Licandro

Vi sono pochi giochi usciti in esclusiva per smartphone e tablet che sono riusciti ad acquisire una schiera di affezionati. In particolare quando The Room fece la sua comparsa sull’AppStore riuscì a compiere una piccola rivoluzione videoludica, grazie ad un gameplay che sfruttava in maniera ingegnosa il classico touchscreen, nonché un’esperienza intensa e dalla trama complessa e misteriosa. Sin da quel titolo, nel corso degli anni, Fireproof Games si è evoluta, sviluppando altri tre giochi via via sempre più grandi e complessi, anche in altre piattaforme. Dopo anni dalla sua prima uscita, approda finalmente su console grazie a Nintendo Switch. Sarà quindi questa la maniera migliore per godere del titolo?

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L’eredità di famiglia

La storia di The Room stuzzica la fantasia di ognuno di noi, portandoci nei panni di un nipote al quale lo zio ha lasciato una sorta di eredità talmente pericolosa che nessun altro deve però trovare. Fiducioso della nostra capacità di captare gli indizi e risolvere enigmi, ci ritroveremo davanti un misterioso cofanetto interamente meccanico, fatto di leve, serrature, pulsanti, e combinazioni, questo assieme ad una misteriosa lente che sembra mostrare un’altra faccia della realtà. Spetterà quindi a noi trovare le note, sparpagliate nei vari strati dei quali è composto lo strano marchingegno, combinando elementi, analizzandone altri, e piano piano arrivando alla conclusione del titolo, che come vi abbiamo già anticipato sarà il primo di una lunga e fruttuosa serie.

The Room 1.1

Nintendo Switch è una console sorprendentemente potente per essere contemporaneamente sia portatile che da salotto, e Fireproof Games ha pensato bene di sfruttare sia le potenzialità grafiche che di gameplay.

Dal punto di vista grafico, l’intero gioco è stato rivisto dal punto di vista poligonale, e la luce ed i riflessi sugli oggetti hanno un impatto visivo molto più ampio. Identico invece il resto, dalle animazioni alle interazioni, che compongono di fatto l’essenza del gioco.

Sul fattore gameplay invece abbiamo due varianti, a seconda del tipo di utilizzo della console. Su portatile l’esperienza è identica a quella tablet, e quindi più fedele al concetto originale del gioco. I pulsanti e le levette dei Joy-Con non avranno quindi nessun effetto, e l’interazione totale è effettuata sullo schermo attraverso le dita.
Giocando invece in modalità TV sfrutteremo il giroscopio integrato del Joy-Con come se fosse un WiiMote, tracciando un mirino sullo schermo che risponderà ai nostri movimenti della mano, rientrandolo ogni qual volta sia necessario (spesso) e interagendo invece tramite pulsante.

Le pecche di gameplay

È lodevole quindi il lavoro effettuato dal team che non consiste, quindi, in un mero porting 1:1, ma vediamo invece un tentativo di dare aria fresca ad un gioco che ancora oggi non riesce ad invecchiare, risultando ancora accattivante e coinvolgente. Vi sono tuttavia alcune pecche da valutare riguardo entrambi i controlli. La prima coinvolge l’esperienza touch screen con i Joy-Con di mezzo. A differenza di un tablet, Nintendo Switch è funzionale poiché sorretto dai controller, ma essendo questi inutilizzati, risultano semplicemente d’impaccio. È possibile, naturalmente, rimuoverli mentre si gioca, ma anche questa opzione porta altre pecche legate innanzitutto all’inabilità di poter interagire con i menu della console, ma allo stesso tempo la dimensione ridotta e spessore della console, non rendono l’esperienza confortevole come può esserla giocandolo su un tablet.

La seconda pecca coinvolge invece l’esperienza in modalità TV, visto che il gioco è stato pensato per touch screen, dando l’impressione di effettuare azioni naturali in un mondo virtuale (da qui la meccanicità del cofanetto), mentre utilizzare un puntatore a schermo non da proprio la stessa sensazione di fisicità, senza parlare del limite fisico del giroscopio che richiederà un centramento manuale costante dello stesso. Altra pecca della versione TV è sempre legata al gameplay, per via di piccoli elementi da trovare sparsi in lungo ed in largo, particolarità che richiede movimenti continui della telecamera nonché “tentativi” di tap a schermo per poter capire cosa sia interattivo e cosa non lo sia, cosa che rende l’interazione con il joy-con un continuo e perpetuo click di bottoni e movimenti persistenti della mano, nonché ricentramento del puntatore, che rende l’esperienza vagamente frustrante.

Questo senza contare che alcuni puzzle, senza specificare quali per evitare spoiler, hanno visto rimuovere la sezione relativa al giroscopio dello smartphone/tablet proprio per essere utilizzati con questo duplice sistema di comandi, perdendo quindi una interessante parte di gameplay relativa ad esso. Un vero peccato.

In conclusione

The Room rimane, nel suo piccolo, una delle serie più affascinanti degli ultimi anni, grazie ad uno stile misterioso ed inquietante, unito ad un gameplay che non stanca mai anche a distanza di anni. Vi è da dire che il primo capitolo, nonché realizzato benissimo, è sicuramente il più corto della serie, nonché introduttivo, e non sappiamo se un prezzo di 10€ sia effettivamente adeguato visto che la controparte smartphone/mobile è giunta ormai intorno al singolo euro. Estremamente consigliato per tutti coloro che se lo son persi, essendo questa una piccola perla videoludica da non lasciarsi sfuggire.