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Recensione The Room VR: A Dark Matter

di: Marco Licandro

Fireproof Games è riuscita nell’impresa di creare una serie per mobile acclamata da critica e giocatori, unendo il genere puzzle con gestures dai movimenti naturali ad ambientazioni inusuali dai tratti vagamente inquietanti. Dopo quattro giochi usciti inzialmente per mobile, e alcuni porting per PC e Nintendo Switch, arriva finalmente il quinto titolo della saga, The Room VR: A Dark Matter, ma questa volta espanderà l’esperienza caratteristica della serie grazie all’utilizzo della realtà virtuale. Ecco la nostra recensione per PlayStation VR.

Il tratto distintivo

Sin dalla creazione del profilo per iniziare o caricare una partita, Fireproof Games ci immerge nell’atmosfera misteriosa ed oscura tipica della serie, e ci prepara per una nuovo caso che ci vedrà nei panni di un detective Inglese, il quale entrerà a contatto con forze sconosciute e spaventose, e verrà guidato da un ignoto personaggio che tramite note scritte a mano rivelerà dettagli sulla trama man mano che procederemo durante il corso dell’avventura.

The Room + VR. La ricetta perfetta?

Date le infinite potenzialità che il VR offre, ogni gioco può vantare il suo personale gameplay e sfoggiare le sue idee originali. Per questo motivo, la prima fase di gioco sarà costantemente guidata, introducendo semplici puzzle per prendere mano con il gameplay, e mostrando tutorial rapidi da comprendere man mano che vi sono novità in termini di giocabilità, fin quando il giocatore saprà muoversi da solo e potrà quindi grattarsi il capo di fronte al da farsi.

The Room VR: A Dark Matter può essere giocato da entrambi il Dualshock 4 o i PlayStation Move. Per questa recensione abbiamo completato il titolo utilizzando esclusivamente questi ultimi, essendo il loro scopo quello di emulare le mani, e di conseguenza potendo usufruire tutte le potenzialità che il gioco ha da offrire. Sin dal primissimo titolo rilasciato su iPhone, chiamato appunto The Room, la particolarità è sempre stata la presenza di puzzle meccanici e gestures dai movimenti semplici ed estremamente naturali. Aprire una serratura significava muovere il dito in cerchio, simulando il movimento rotatorio della chiave, mentre gli swipes servivano per ruotare i marchingegni o aprire contenitori, e nonostante il tutto si svolgesse su di uno schermo piatto, l’immersione è sempre stata molto elevata.

Per questi motivi giocare The Room in VR sembra essere la normale evoluzione della serie, portandoci finalmente nelle ambientazioni tipiche della serie, e utilizzando le nostre mani per utilizzare oggetti e risolvere puzzle.

Il filo da torcere

Sempre stimolante e mai ripetitivo, The Room VR: A Dark Matter propone la sua ricetta rinnovando i puzzle e le ambientazioni, risultando a tratti ostico anche per coloro che hanno completato tutti i titoli della serie. Per questa release, Fireproof Games hanno preso tutto il buono che The Room Three offriva, con puzzle interconnessi e sparsi per diverse stanze, e aggiungono alcune novità come sistemi solari puzzle da connettere tenendo in conto le tre assi XYZ, e alcune chicche geniali che sfruttano la prospettiva. Probabilmente per la questione motion sickness, ed anche per non rendere ogni oggetto una possibile distrazione, il team ha scelto un sistema di movimenti a punti di teletrasporto fissi, ricordando moltissimo i vecchi Myst, in un certo senso aiutandoci a concentrarci su specifiche zone ma al contempo semplificando la difficoltà avendo chiari i punti di interazione, perdendo quindi quella sensazione di sorpresa e vittoria di quanto scopriamo una nuova zona o un nuovo oggetto utile per risolvere il puzzle corrente.

La naturalezza dei movimenti nell’operare con i marchingegni rimane presente, anche se fortemente influenzata da ancoraggi forzati di oggetti e posizioni delle mani, perdendo a volte la sensazione di immersione. Nonostante ciò i puzzle rimagono comunque originali ed estremamente interessanti da vedere e da giocare, segno che la serie non ha perso il suo fascino né le sue idee, rimanendo ancora unica e distintiva.

Bello, ma vorremmo di più

Fireproof Games rimane una compagnia indie, ed il passo al VR è sicuramente grande e bisogna vedere a lungo andare se sarà questa la strada migliore per la serie. Tuttavia vi sono ancora alcuni tratti che sono rimasti ancorati al mondo mobile, come ad esempio i teletrasporti fissi, o le ore necessarie per completarlo che non battono nessuno dei precedenti titoli, rimanendo intorno alle 4-6 ore a seconda dell’intuizione e degli aiuti utilizzati. In particolare alcuni studi come Cyan hanno evoluto la serie sfornando Obduction, un mondo tridimensionale interamente visitabile a preferenza del giocatore, riuscendo a creare un ambiente puzzle multistrato a diversi livelli e dimensioni. Ovviamente fare un diretto paragone a Cyan è un vanto, ma proprio vista la grande differenza in termini di level design e gameplay, ci sembra proprio quello il punto di arrivo per The Room, visto che lo stile e le idee ci sono, ed in quel caso potrebbe essere usufruito sia in VR che su schermo, lasciando la scelta al giocatore.

In conclusione

The Room rimane una serie eccellente, da tenere d’occhio e da giocare all’uscita. Se non avete ancora giocato i precedenti, li trovate sul vostro store mobile preferito, ma anche se siete nuovi non vi preoccupate e gettatevi in The Room VR: A Dark Matter, essendo i vari titoli connessi come stile ma non come trama, la quale rimane volutamente evanescente e mai chiara, portandoci sempre più domande che risposte. A Dark Matter eccelle in VR e offre ore di sano divertimento e grattacapi, e anche un tocco di inquietudine grazie alle musiche e alle ambientazioni, che sicuramente non dovrebbe mancare nella vostra collezione, nella speranza che le vendite spronino il team a dare di più per la prossima release.