Recensione The Outer Worlds 2
di: Luca SaatiSi può affermare senza ombra di dubbio che il 2025 è l’anno di Obsidian Entertainment. Vedere una software house rilasciare la bellezza di tre videogiochi – ognuno unico a suo modo – nel corso di dodici mesi non è certo cosa di tutti i giorni. Prima è arrivato l’RPG fantasy Avowed, poi è toccato al mondo in miniatura brulicante di insetti di Grounded 2 (ancora in early access, ma da considerarsi comunque come un lancio in piena regola) e, infine, sta per giungere l’attesissimo RPG sci-fi The Outer Worlds 2.
Una tripletta che rappresenta una chiara testimonianza di come lo studio con sede a Irvine, California, abbia saputo trarre enorme vantaggio dal supporto da parte di Xbox. Ma, in termini di qualità, come si traduce davvero l’intervento di Microsoft?
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Avventure su Arcadia
The Outer Worlds 2 abbandona la colonia di Halcyon del primo capitolo e il “non-Prescelto” per una storia e un protagonista completamente nuovi. Il racconto si sposta sulla colonia di Arcadia, dove il protagonista, un agente del Direttorato della Terra, deve indagare sull’origine delle devastanti fratture che minacciano di annientare l’intera umanità.
Non mi dilungo ulteriormente sulla storia per non incappare in possibili spoiler, ma vi basti sapere che The Outer Worlds 2 è il videogioco che più di tutti mostra tutto il talento degli scrittori di Obsidian. Innanzitutto la trama, conservando quel tono satirico e il black humour ben riconoscibile ai fan del primo capitolo, offre una critica sociale ancora più pungente al tema del capitalismo aggressivo e della corruzione dei poteri forti.
C’è poi un sistema di scelta ampliato quasi all’inverosimile con la possibilità di interagire con il mondo in modo molto più flessibile, influenzando la trama anche con delle scelte che possono sembrare banali. Ogni decisione, tanto nella trama principale quanto nelle missioni secondarie, può portare a diramazioni significative. Ne sono un esempio le prime ore di gioco in cui, per raggiungere uno specifico luogo, ho potuto contare su un gran numero di opzioni: dall’ingannare un paio di NPC portandoli all’arresto per tradimento, all’aiutare una fazione a recuperare dei materiali, o sabotare una base militare. E questo solo per citarne alcune, perché in realtà il gioco mi ha proposto altre opzioni, alcune certamente mi saranno sfuggite. Sulle prime, il gioco sembra quasi soverchiante, tanto che ci ho messo un po’ per trovare una quadra nel mare magnum di opzioni disponibili.
Il sistema, inoltre, è talmente flessibile che permette davvero di affrontare il gioco come si preferisce: si può uccidere qualsiasi NPC, instaurare relazioni o rifiutare qualsiasi interazione sociale. Le fazioni, ovviamente, giocheranno un ruolo fondamentale: si può collaborare, sabotare o ignorare ogni fazione, persino diventare nemici letali o alleati preziosi per diversi leader e corporazioni.
E poi ci sono anche i compagni di viaggio, ognuno con la sua storia personale; alcuni hanno relazioni intrecciate con le fazioni e, addirittura, possono ribellarsi al protagonista se non condividono il percorso che sta intraprendendo. Quest’ultimo può contare su un editor approfondito che consente di scegliere una parte del suo background: si parte sempre come agente del Direttorato Terrestre, ma sono disponibili diverse opzioni che modificano il suo carattere e come si pone nei confronti degli altri NPC.
La forza di The Outer Worlds 2 sta proprio nel rendere ogni run imprevedibile grazie a un mondo che reagisce dinamicamente alle scelte del giocatore. Questo contribuisce anche all’effetto rigiocabilità, con i più appassionati che si divertiranno a vedere dove portano le varie diramazioni. Quel che è certo è che una prima run di ogni giocatore sarà diversa da quella di un altro occupando non meno di 30 ore che possono tranquillamente raddoppiare dedicandosi alle quest secondarie.
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Più grande è meglio
Pad alla mano, The Outer Worlds 2 fa sentire immediatamente a suo agio i fan del primo capitolo e, più in generale, gli amanti delle produzioni Bethesda, con cui chiaramente i ragazzi di Obsidian hanno molto in comune. Il gioco è affrontabile sia in prima persona che con un’inedita terza persona, assente nel primo capitolo, che però, ad essere onesti, avrei fatto volentieri a meno per come è realizzata.
Il gameplay ruota attorno a tre pilastri: dialogo, furtività e, ovviamente, combattimento. Tutti e tre questi elementi sono fortemente influenzati dallo sviluppo del proprio protagonista. A ogni livello si possono spendere due punti abilità per migliorare vari tratti (Combattimento, Eloquenza, Ingegneria, Furtività, Medicina, ecc.), che consentono lo sblocco di numerosi perk. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, e già questo rende estremamente personalizzabile l’esperienza di gioco, aprendo scenari unici basati sulla crescita del personaggio.
Ad aggiungere brio ci pensano poi i difetti che si sbloccano in maniera semi-randomica e possono stravolgere lo stile di gioco. Nel mio playthrough, per esempio, ho ottenuto un difetto che garantisce un punto abilità extra a ogni level-up, ma con la penitenza che quei punti possano essere spesi solo sulle abilità di livello più basso. Un altro difetto concedeva uno sconto extra del 15% presso i commercianti, ma imponeva di abbassare del 10% il prezzo di vendita degli oggetti. Questi difetti creano un interessante bilanciamento tra bonus e malus da ponderare ogni volta, dando un tocco di strategia inedito allo sviluppo del personaggio.
Il gameplay subisce quindi importanti risvolti in base alla build del protagonista. Il combattimento non è mai l’unica strada: per esempio, per entrare in una base si può scegliere un attacco frontale oppure convincere le guardie con l’eloquenza o le conoscenze tecniche. In un’altra occasione, con la giusta abilità in ingegneria, potevo scagliare droni contro i nemici, ma alla fine sono stato costretto per un approccio più diretto. Non esiste un modo giusto o sbagliato di giocare The Outer Worlds 2, ma solo il modo preferito, con la necessità di adattarsi e improvvisare.
Il sistema stealth è stato raffinato grazie all’uso creativo degli oggetti per eludere i nemici. Il gunplay è solido e arricchito da un arsenale più variegato, gadget, perk specifici e miglioramenti che rendono ogni scontro dinamico e tattico. Anche il loot è più diversificato e ora è possibile costruire armi e armature da zero utilizzando materiali raccolti durante l’esplorazione. Armi e armature possono inoltre essere modificate con mod che aggiungono bonus passivi.
Peccato solo per un’intelligenza artificiale che, sebbene migliorata, presenta ancora evidenti limiti, risultando spesso facilmente aggirabile posizionandosi dietro a porte o ostacoli.
Bellezze di Arcadia
Ovviamente, l’impatto visivo di The Outer Worlds 2 è superiore rispetto al primo capitolo grazie al salto generazionale e al passaggio a Unreal Engine 5 (il primo capitolo era su old-gen ed era basato su Unreal Engine 4). I mondi risultano più vivi, con una palette di colori dinamica che varia a seconda della location, passando dalla campagna selvaggia alle metropoli corporative fino a piccole città degne del selvaggio west.
Le animazioni sono migliorate, risultando più naturali, così come i volti, ora più espressivi e dettagliati. L’effettistica, dai particellari alle particolarità delle tante bocche da fuoco, regala momenti visivi d’impatto. Anche le sequenze cinematiche hanno beneficiato delle maggiori risorse a disposizione degli sviluppatori. Ne risulta un quadro estremamente piacevole, caratterizzato da una personalità unica che mischia retrofuturismo e western fantascientifico.
La versione Xbox Series X da me testata offre tre modalità: Quality con 30 fps e risoluzione 4K dinamica, Balance con 40 fps e risoluzione dinamica 4K e Performance con 60 fps e risoluzione dinamica upscalata a 1800p. Ho scelto prevalentemente quest’ultima, che restituisce 60 frame al secondo fluidi, anche se sul fronte risoluzione avrei voluto qualcosa in più.
Non ho avuto modo di provare le altre versioni, ma gli sviluppatori hanno confermato che su Xbox Series S non è supportata la Performance Mode, mentre le altre due modalità arrivano a un upscale di 1440p. Su PS5, invece, non è supportata la Performance Mode, ma Quality e Balance girano in 4K. La PS5 Pro infine offre le stesse modalità della Series X ma con una risoluzione più alta, raggiungendo i 4K su Quality e Balance e 1620p su Performance.
Ultima annotazione sull’audio, dove si segnala un ottimo doppiaggio in inglese e musiche veramente azzeccate, in linea con il setting retro sci-fi.
Spacer’s Choice
The Outer Worlds 2 è quel more of the same nel senso buono del termine: un sequel che riprende la formula dell’originale e la amplia in ogni aspetto, rendendola più profonda e ricca. La trama si distingue per la sua satira pungente e la critica sociale, supportata da un sistema di scelte estremamente ampio e flessibile che assicura un’altissima rigiocabilità. La possibilità di modellare il proprio protagonista attraverso abilità, difetti e interazioni con un mondo vivo e dinamico rende l’esperienza profondamente personalizzabile e mai scontata.
Il gameplay offre un bilanciamento efficace tra dialoghi, furtività e combattimento, con un sistema di progressione e perk ben implementato. Dal punto di vista tecnico, il gioco rappresenta un netto salto in avanti, con mondi più vivi, dettagliati e caratterizzati da un mix unico di retrofuturismo e western sci-fi, che conferisce una forte personalità visiva.
Peccato per alcune scelte meno riuscite, come una modalità in terza persona poco convincente e un’intelligenza artificiale nemica che, seppur migliorata, presenta ancora evidenti limiti, che tendono a frenare un po’ l’esperienza complessiva.