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Recensione The Lord of the Rings: Return to Moria

di: Donato Marchisiello

Il Signore degli Anelli è sicuramente uno dei brand “multi-media” più iconici di tutti i tempi, seppur il suo monumentale successo in ambito letterario e cinematografico, non sia poi stato traslato integralmente nel segmento videoludico che, negli anni, ha visto pochi giochi legati al brand realmente interessanti. The Lord of the Rings: Return to Moria, sviluppato da Free Range Games ed edito da North Beach Games, è sicuramente una svolta concettuale interessante per un marchio che, per ragioni “genetiche”, ha sempre e solo indotto a pensare, ludicamente parlando, ad un gioco di ruolo. Il titolo, uscito circa un anno fa in esclusiva su PS5 ed Epic, è finalmente giunto anche su Xbox: dopo esser stato accolto in modo piuttosto tiepido, il gioco approda sull’ammiraglia Microsoft con tutta una serie di novità e migliorie rispetto al day one, tra cui una nuova modalità, diversi nuovi sistemi di gioco ed il crossplay. Saranno sufficienti a renderlo un’esperienza degna di nota?

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The Lord of the Rings: Return to Moria è un gioco d’azione in terza persona, con fortissimi elementi tipici dei giochi di sopravvivenza e ruolistici. Il titolo, com’è lecito attendersi, avrà una solida componente narrativa: ci ritroviamo nella Quarta Era, dopo che Sauron è stato sconfitto grazie alla Compagnia. Lord Gimli Lockbearer ordina a una squadra di nani, capeggiata dal nostro alter ego nanesco, di entrare nelle miniere di Moria, un’antica montagna un tempo appartenuta proprio alla stirpe nanica ma ora, invece, completamente sigillata ed oscura. Un filmato introduttivo, ci mostrerà il modo del tutto casuale con cui il nostro personaggio cadrà nelle viscere della miniera… di lì ha inizio la nostra “atipica” avventura. Il centro narrativo del titolo è naturalmente scoprire cos’è accaduto all’interno della “roccaforte naturale”: in generale, la storyline del gioco, che si svilupperà attraverso vari elementi sia estetici che scritti, non sarà esattamente esplosiva ma, nella sua linearità, piacevole e dal giusto mordente.

Il titolo, al momento della recensione, offre due distinte modalità (di cui una, la modalità Sandbox, è parte integrante dell’update che è coinciso con il rilascio su Xbox): nella modalità storia, saremo i protagonisti di una “campagna di riconquista” che si svolgerà nel cuore di Moria, mentre nella nuova modalità Sandbox il gioco diventa sostanzialmente infinito, concentrandosi essenzialmente su esplorazione e costruzione. In entrambi i casi, comunque, la mappa di gioco generata sarà completamente procedurale, rendendo l’esperienza sempre “nuova”. Il gioco può essere affrontato da soli o con un massimo di 8 giocatori (come sempre, il modo migliore per apprezzare completamente un tipico survival). L’intero gioco si svolge, com’è facile immaginare, nelle miniere di Moria: chi ha visto la trilogia di LOTR riconoscerà subito le immense e cupe sale che di già comparvero nel film. Il gioco è ricco di dettagli e riferimenti ai film e, più in generale, all’originaria narrativa libresca, alla quale rende continuamente omaggio in modo “ordinato”. Ad esempio, i fan dei libri riconosceranno l’inclinazione di Tolkien per il canto, perché nel gioco il nostro personaggio avrà facolta di cantare (addirittura in coro, se in un partita con altri giocatori!) mentre, ad esempio, piccona allegramente una parete rocciosa (attività, tra le altre cose, che ricorrerà parecchio).

Come detto all’inizio, Return to Moria è sostanzialmente un gioco di sopravvivenza, con tutti i classici crismi del settore: dedicheremo un buon segmento del nostro tempo ad accumulare risorse in vari modi tra cui spezzettare mobili e costruzioni in rovina o, com’è tradizione nanesca, estraendo materiali direttamente dalla roccia. Una volta ottenuto tutto il necessario (e non sarà, solitamente, un’operazione immediata), potremo iniziare a costruire. Return to Moria offre al giocatore un ventaglio piuttosto variegato di possibilità: si va dalle forge alle armature, passando per edifici dalle forme “regolari” che obbediscono ad un classico sistema di apposizione di blocchi. Naturalmente, creare un nostro quartier generale sarà importante, ma avremo anche un’altra opportunità: infatti, potremo altresì decidere di riparare ed “arricchire” una delle tante basi che troveremo abbandonate nel gioco, spesso ricolme di macchinari riparabili e riutilizzabili. Purtroppo gli immensi saloni di Moria non sono esattamente disabitati: i Goblin non hanno ancora lasciato Moria ed essi saranno una minaccia costante, con tanto di improvvise incursioni che metteranno alla prova le difese del nostro accampamento. In questo senso, in Return to Moria, dovremo dedicar egual tempo allo sviluppo di vari macchinari, utili per accedere a materiali via via più complicati e fondamentali per la costruzione di tutta una serie di strumenti ed equipaggiamenti cruciali per la nostra sopravvivenza.

Avremo anche a disposizione un tavolo delle rune, con cui si potrà incantare le nostre armi con vari effetti, dal danno maggiorato sino ad ottenere iconiche spade fiammeggianti. Ma, tra lavoro ed esplorazione, v’è il riposo: in Return to Moria dovremo, naturalmente, cibarci e riposare per aver le classiche barrette di vita ed energia sempre al massimo. Come già anticipato, ad opporsi alla nostra inesorabile avanzata, vi sarà un intero esercito di orchi e goblin i quali saranno via via più coriacei man mano che ci addentreremo nelle viscere della montagna. Ogni piano della miniera avrà un suo specifico boss di fine livello, i quali mediamente offriranno una sfida piuttosto impegnativa. Il sistema di combattimento, in generale, sarà piuttosto basico ma sufficientemente solido e non troppo distante, concettualmente, da quello di un soulslike: potremo utilizzare colpi normali o caricare un attacco con un’arma da corpo a corpo, oppure preferire un approccio più cauto e colpire a distanza con archi e balestre. Potremo parare e schivare, stando sempre attenti ai valori numerici dell’energia a disposizione, in situazioni che spesso ci vedranno affrontare un numero piuttosto elevato di nemici tutti assieme.

Questo è, in sostanza, Return to Moria: ma è tutto oro quello che luccica? Se l’esperienza di gioco è, in generale, sì canonica ma piuttosto solida e divertente (specialmente se affrontata in compagnia), persistono comunque dei piccoli problemi generali di bilanciamento. Soprattutto, passando da un’area all’altra, almeno nelle battute iniziali, sarà davvero complicato avere la meglio dei “nuovi” nemici che, rispetto ai precedenti, produrranno sempre un danno esponenzialmente maggiore e renderanno i nostri equipaggiamenti (faticosamente costruiti, visto che ottenere i materiali non sarà esattamente facilissimo) velocemente obsoleti. A questo, si aggiunga che il combat system non sarà esattamente fluidissimo e precisissimo, tra movenze ed hitbox generale. In aggiunta, anche l’esperienza multiplayer, per quanto divertente (e lo diciamo ancora: cantare in gruppo è spettacolare!), è un po’ zoppicante a causa di alcuni picchi di lag casuali.

Per quanto concerne il lato prettamente tecnico, non v’è tanto da dire: Return to Moria è un gioco piuttosto ben costruito e che offre performance solide su Series X, non singhiozzando quasi mai, ed una buona pulizia tecnica generale (che però non lo rende esente da qualche piccolo bug qui e lì). Esteticamente, nonostante sia chiaro non ci si trovi dinanzi un tripla A, il gioco di Free Range Games offre comunque un colpo d’occhio piuttosto buono ed una resa di Moria degna della tradizione letterario-cinematografica a cui il gioco si lega. Buoni anche i modelli poligonali dei personaggi e dei nemici, piuttosto variegati e facilmente riconoscibili.

In generale, Return to Moria è un buon survival game che ha compiuto grandi passi in avanti rispetto al day one. Il gioco è, generalmente, un’esperienza solida e divertente, specialmente in compagnia, offrendo un’esperienza anche piuttosto profonda. Manca, però, quel “quid” che lo renda unico, oltre ad un lavoro (ancora da ultimare) di bilanciamento dell’esperienza nel suo complesso. Resta, comunque, un ottimo prodotto ancor più divertente se giocato in cooperativa.