Recensione The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition
di: Marco LicandroDall’11 Novembre 2011, data in cui The Elder Scrolls V: Skyrim giunse finalmente sugli scaffali, sono passati ormai 5 anni. Il gioco venne enormemente acclamato dalla critica, dando nuova linfa vitale al genere RPG, e diventando fonte di ispirazione per tutti i giochi a venire come Dragon Age: Inquisition, il cui team disse apertamente di aver preso spunto da questo quinto capitolo della serie. Dopo tutto questo tempo, Bethesda porta sulla nuova generazione una versione “speciale”, non remastered, di Skyrim, promettendo un’esperienza più vicina alla visione originale del titolo. Sarà sufficiente per occupare nuovamente altre 100 (come minimo) ore di gioco? Vediamo insieme.
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Di nuovo a casa
Per chi, come me, ha già speso tante di quelle ore in giro per Skyrim da non tenere più il conto, reiniziare il titolo da zero non ha quel peso da “ommioddio devo rifare tutto da capo”, in quanto la differenza sostanziale sta nel fatto che Skyrim è un’esperienza, più che una lista di missioni da completare per finire il gioco. Oserei di più, mettendo voce a molti pensieri sparsi per i forum, direi che Skyrim non è un gioco pensato per essere concluso. La missione principale è sempre lì presente: scoprire cosa ha causato il ritorno dei draghi nella regione di Skyrim, conseguire la via della voce, scoprendo nuovi Thu’um e sbloccandoli tramite le anime di drago, recuperare gli Elder Scrolls e trovare il modo per sconfiggere l’antico male Alduin, anche conosciuto come il dio nordico della distruzione. Tuttavia, chi ha giocato il titolo almeno una volta, sa quanto è facile perdersi in missioni secondarie, che di secondario hanno il solo fatto di distanziarsi dalle principali e non per importanza. Per il giocatore, infatti, potrà sembrare molto più rilevante aiutare un venditore derubato di un antico artefatto, o un bambino orfano che ha perso la strada e tenta delle arti oltre la sua competenza, o restaurare un antico albero simbolo di una città, o ancora scoprire cosa si cela dietro i lamenti spettrali di un sepolcro nordico. Ognuna di queste missioni regalerà esperienza al giocatore, in-game e al di fuori, scoprendo nuove città, villaggi, dettagli della intricata e vasta regione creata minuziosamente da Bethesda, che vi farà perdere all’interno, dandovi la scelta di vivere la vostra vita indipendentemente dalle missioni che vi verranno assegnate.
Special Edition
Chiamare The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition un remaster non rende l’idea di cosa sia effettivamente il lavoro effettuato da Bethesda. Iniziamo quindi a togliere i dubbi dicendo che questa edizione non è un remake, e per questo motivo non vedremo un nuovo gioco o delle nuove missioni, nonostante essa comprenda il gioco principale e tutti i DLC usciti, e per questo motivo il gioco è esattamente quello che vi ricordate, con gli stessi difetti, gli stessi personaggi un po’ legnosi, e come si può vedere in rete anche con gli stessi bug. Come esperienza è quindi pressappoco uguale, salvo parlando da un punto di vista grafico, dove il lavoro fatto spesso ha delle minuzie che probabilmente potrebbero passare inosservate. La qualità e la quantità della vegetazione è migliore sotto ogni aspetto, tratto importantissimo per un gioco che fa dell’esplorazione il suo cavallo di battaglia. Anche per questo motivo, le migliorie dal punto di vista della risoluzione si fanno notare, esibendo un cristallino 1080p senza rallentamenti o cali di frame. I god rays, i raggi di luce, sono semplicemente stupendi, diramandosi tra gli alberi e le rocce, creando una illuminazione naturale e che contribuisce a migliorare l’immersione nel mondo di gioco. La luce gioca quindi un ruolo fondamentale, e per questo vedremo anche effetti atmosferici più marcati e reali, con i colori che cambiano durante le varie fasi della giornata, per culminare nei rossi meravigliosi dell’alba e del tramonto, il tutto in una magia di sfumature che vi permetterà di capire in quale ora del giorno vi troviate senza dover controllare l’orologio di gioco. Essendo un gioco caratterizzato da vegetazione, laghi e montagne innevate, non potevano non essere rifatte anche le textures dell’acqua, più reale anche come fisica, e della neve, che sembrerà compatta ma soffice, aggiungendo un effetto glitter che regalerà un’aura quasi magica. Altri minuscoli dettagli sono nascosti nell’esperienza generale, dove un tronco sul fiume, che nel vecchio Skyrim era puramente grafico, nella Special Edition cambierà il corso della corrente, un dettaglio che non tutti noterebbero.
L’avvento delle mods
Le mods, cavallo di battaglia del pc, giungono finalmente anche su console, permettendo di abilitare di tutto e di più a seconda della bravura degli utenti. Per attivarle basterà creare un account Bethesda e sfogliarle, da web o da console, aggiungendole alla propria lista, per poi poter essere attivate e disattivate a piacimento. Ve ne sono molte, dalle più semplici atte alla risoluzione dei vari bugs (shame on you, Bethesda!) a quelle atte a dare un aspetto meno magico e più realistico alla regione. E ancora anelli che una volta indossati permettono di trasportare peso infinito, cambiando a tutti gli effetti l’esperienza di gioco, e altre che fanno in modo che i mercanti abbiano una quantità spropositata di monete d’oro così da favorire gli scambi e le vendite. Le possibilità sono quindi infinite, ma vi sono parecchie note negative da considerare.
In primis, su PS4, al contrario di Xbox One, le mods non potranno contenere assets esterni al gioco. Tutto dovrà quindi appartenere al codice e alle grafiche del gioco base, vietando quindi l’accesso a nuovi elementi e a diverse mods popolarissime su pc che creavano completamente nuove città, e nel caso di Enderal, completamente un nuovo gioco, con le sue originali linee di dialogo. Niente nudità, niente skins per i personaggi, o nuove armature, o nuovi volti. Questo per via di una Sony che inizialmente aveva deciso di boicottare completamente l’idea delle mods sulla sua console, segno di un’azienda che fatica a crescere ed evolversi, rimanendo prettamente chiusa e conservativa. La prova a favore della mia critica risiede anche nei miseri 900mb disponibili alle mods, che nel caso di Xbox One si alzano a ben 5Gb. Oltre ai limiti tecnici, bisogna considerare anche quelli ludici, in quanto attivare una qualsiasi mod, anche quelle che cambieranno solo aspetti grafici e non di gioco, significherà disattivare i trofei o gli obiettivi, rendendo impossibile il collezionamento e lo sblocco. Una situazione spiacevole che non fa contento nessuno, e che limiterà le persone a testare il gioco con le mods oppure ad evitarle pur di ottenere i tanto desiderati achievements.
Concludendo
The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition rimane, cinque anni dopo, un’opera d’arte, che vede aggiungere diverse migliorie grafiche all’esperienza di gioco, atte a garantire una immersione totale ed appagante. Deludente l’aspetto mods, segno che il mercato console non è ancora pronto per effettuare quel salto che lo renderebbe davvero competitivo con quello del pc, rimanendo comunque diverse spanne indietro rispetto alla mole di possibilità offerte. Nonostante tutto, il gioco offre ancora un’esperienza estremamente godibile, questa volta ad una risoluzione full HD fluida e senza intoppi (salvo qualche bug, comunque risolvibile con qualche patch), dimostrando ancora una volta di essere uno dei capisaldi del genere, il tutto ingannando l’attesa di un Elder Scrolls VI che, purtroppo, non sembra essere qualcosa che avverrà a breve.