Recensione The Cave
di: Federico LelliSette eroi che visti da fuori sembrano, e probabilmente vogliono essere, delle macchiette, una caverna che contiene i desideri più nascosti e un viaggio che può essere espiazione o condanna. Ron Gilbert, forte della sua nuova collaborazione con i Double Fine di Tim Schafer, torna a raccontarci con il suo caratteristico humor nero una storia che è a metà tra il platform e l’avventura punta e clicca.
Ho fatto tre etti di eroi, che faccio? Lascio?
Si va subito al sodo in The Cave: l’unica scelta che abbiamo è quella di iniziare o continuare una partita, subito dopo è la grotta, il nostro narratore, a presentare sé stessa e gli eroi che dovranno percorrerla. I sette personaggi si rivelano subito con chiari obiettivi che spesso sono esplicitati dalla loro stessa apparenza – il cavaliere medievale che cerca la sua bella, l’esploratrice che va alla ricerca di un tesoro o il monaco che aspira all’illuminazione – sarà il viaggio che li porterà ad affrontare e rivivere le loro storie a rivelare i secondi fini nascosti dietro i desideri più profondi. Una volta scelti tre di questi eroi ci troviamo ad affrontare la discesa: la caverna ci offre un percorso guidato che parte proprio dal negozio di souvenir e ogni area va completata risolvendo i vari enigmi per poter accedere alla successiva.
È a questo punto che interviene la struttura caratteristica del gameplay di The Cave: da una parte vediamo subito che lo spostamento dei personaggi è proprio del platform, dall’altra l’utilizzo di due o tre protagonisti in combo è spesso fondamentale a risolvere gli enigmi ambientali, come il muovere più leve contemporaneamente in posti diversi dell’area di gioco. Ma i nostri tre compagni di sventura sono indispensabili anche nei puzzle che si basano sul sistema “usa X su Y”, simili a quelli che potevamo trovare nelle vecchie avventure grafiche, visto che ognuno può portare al massimo un oggetto. L’altro tratto caratteristico degli sfortunati esploratori è quello di avere un potere speciale che gli permette di sbloccare un’intera sezione a loro dedicata, rendendo ogni playthrough, almeno in parte, differenziato. Basta farsi due conti per capire che una discesa sola non basta per esplorare la caverna in tutti i suoi meandri, aggiungendo quindi un inedito valore aggiunto di rigiocabilità alla storia.
È soprattutto nei dialoghi brillanti, doppiati in ottimo inglese e sottotitolati in italiano, che vediamo la mano di Ron Gilbert: anche se i nostri eroi affrontano la discesa in silenzio non mancheranno una selezione di personaggi strambi e divertenti ad intrattenerci con i loro sproloqui, il tutto condito da un design semplice ma curato che si adatta mutando nelle sezioni dedicate ai vari protagonisti.
Nei meandri della grotta
The Cave è un gioco spesso piacevole e in certi momenti capace di raggiungere picchi sublimi ma non manca purtroppo di qualche piccola sbavatura: se da una parte la commistione di generi lo rende un esemplare unico, dall’altra possiamo trovare da ridire in ognuna delle sue dinamiche.
Il platforming ad esempio, pur essendo usato come elemento puramente funzionale per eseguire gli spostamenti, ha dei controlli mai propriamente precisi e poco soddisfacenti a fronte di una sfida quasi nulla. I puzzle, limitati anche dalla mancanza di un inventario, non impegneranno mai estremamente la vostra materia grigia ma saranno comunque tediosi da completare per colpa della struttura stessa del titolo: troppo spesso ci troveremo infatti ad aver capito già cosa fare ma a dover muovere i nostri omini da una parte all’altra della mappa per portare gli oggetti necessari al completamento dell’enigma. In una sola frase, backtracking a non finire. A questo proposito, avere un party di tre giocatori ci obbliga a scendere nella caverna e rifare le parti in comune sempre uguali per almeno tre volte se vogliamo vedere tutte le storie. Come se non bastasse lasciare la scelta dei personaggi al giocatore sacrifica l’individualità degli stessi: per ovvi motivi infatti nessun enigma (a parte quelli delle sezioni dedicate) può dipendere da uno dei poteri speciali, per questo motivo ci troveremo quasi sempre a contare sul solo numero. Chiudiamo con un reparto tecnico che sicuramente non stupisce per numero di poligoni o per quantità di effetti ma che, nonostante tutto, ha anche problemi di frame rate.
The Cave ha il sapore delle avventure grafiche di un tempo e la velocità di esecuzione di un platform. Non stiamo parlando dell’erede di Monkey Island ma, a fronte di qualche difettuccio di concetto e passando oltre le ripetizioni obbligate, è un’esperienza piacevole e divertente che sicuramente vi farà passare qualche serata spensierata, volendo anche in compagnia grazie alla coop locale.