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Recensione Terraria

Lo sviluppo indipendente è ormai una realtà di fatto e sono sempre di più i prodotti nati in una cantina o nei ritagli di tempo che si affacciano nei nostri pc e nelle nostre console. Terraria, figlio di Andrew Spinks e Finn Brice, vede la luce nel mercato Digital Delivery dopo essere stato adattato dalla versione per pc da 505 Games.

di: Federico Lelli

Lo sviluppo indipendente è ormai una realtà di fatto e sono sempre di più i prodotti nati in una cantina o nei ritagli di tempo che si affacciano nei nostri pc e nelle nostre console. Terraria, figlio di Andrew Spinks e Finn Brice, vede la luce nel mercato Digital Delivery dopo essere stato adattato dalla versione per pc da 505 Games.

Pixellaria

L’idea alla base di Terraria è abbastanza chiara ed esplicita: il gioco nasce infatti come una versione 2D di Minecraft, dal quale eredita anche tutta una serie di premesse. All’inizio siamo infatti catapultati in un mondo procedurale generato casualmente in base alle nostre preferenze (piccolo, medio, grande) con in mano qualche utensile per scavare, abbattere gli alberi e sconfiggere i nemici più deboli. Il breve tutorial ci aiuta a maneggiare al meglio i controlli, che grazie al mapping adeguato riescono ad essere abbastanza precisi, ma una volta finita la parte introduttiva avremo più di un dubbio sulla strada da percorrere o sulle scelte da compiere, vista l’estrema libertà del titolo.
Senza una guida chiara non possiamo fare altro che guardarci intorno: le materie che ci permettono di costruire le prime necessità, come la nostra prima casa, vanno estratte nel caso di minerali, abbattute per la legna e lavorate per i prodotti che richiedono più combinazioni. L’originalità non è esattamente il forte di Terraria, che eredita tutto il sistema di crafting direttamente da Minecraft, dove spesso anche le stesse combinazioni creano i medesimi oggetti. Anche in questo caso un rifugio è imperativo nelle prime ore di gioco perché durante la notte il mondo si popola di mostri più forti che sono diversi in base alla zona dove ci troviamo, esplorando il mondo scopriremo infatti una lunga serie di ambienti che si differenziano per stile grafico e fauna.
È proprio nella sezione action-RPG che il titolo sembra prendere le distanze dal suo capostipite a tre dimensioni: Terraria tende infatti a premiare l’esplorazione continua molto di più della creazione compulsiva e la lunga serie di nemici da affrontare, di zone da esplorare, di personaggi non giocanti da trovare dopo aver soddisfatto diversi requisiti, unite ad alcune variabili casuali, rendono il mondo sempre vivo e interessante. Andando avanti a scavare e continuando a creare equipaggiamenti migliori, aumenteranno le nostre possibilità di sopravvivenza e saremo in grado di evocare anche dei mostri di livello superiore.
Attenzione però che la curva di apprendimento è abbastanza ripida, soprattutto agli inizi quando Terraria non ha paura di metterci di fronte alla morte in maniera ripetuta e continuativa, motivo per cui sconsigliamo i livelli di difficoltà più elevati ai neofiti.
Gli sprites, fermi per scelta ai 16 bit, presentano un mondo bidimensionale e colorato che potrebbe essere uscito dal periodo d’oro del Super Nintendo e fanno il loro dovere nel presentare e distinguere i diversi ambienti e personaggi, niente da dire invece sul sonoro che fa giusto il minimo indispensabile.
Il supporto alla coop, sia in split-screen che online, permette ai giocatori di combattere fianco a fianco o di scontrarsi nel PVP.

Exploration not for dummies

Terraria è un esperimento che all’inizio percorre una strada solida e ben definita che prende però la sua direzione grazie ad alcune scelte di stile e di gameplay che sono sicuramente da premiare. Passate le prime ore dove bisogna farsi le ossa, che possono spaventare i più timorosi, ci troviamo di fronte ad un titolo a metà tra il tool di creazione e l’avventura action che offre sempre nuovi scenari e impegnerà a lungo i giocatori più volenterosi.