Recensione Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor
Buffo il mondo dei videogiochi, dove è tutt'altro che raro vedere produzioni di ogni sorta, più o meno conosciute, trasposte sotto forma di pixel. Un mare di tie-in dalla qualità spesso discutibile, concepiti con il solo scopo di "fare cassa" grazie al nome che portano, imbastendo intrecci narrativi che, con la serie originale, c'entrano poco o nulla. Di esempi sfortunati potrebbero farsene a decine, mentre decisamente più rari sono quei prodotti, di ben altro livello, che hanno saputo emanciparsi dal brand che sfruttano in virtù delle loro qualità e in netta controtendenza rispetto agli standard di questa particolare categoria del mercato videoludico.
Prodotti che sono frutto del duro lavoro di software house volenterose che hanno massimizzato gli sforzi sulle licenze di cui dispongono dando vita a dei veri e propri capolavori interattivi, come la trilogia di Batman... o lo stesso Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor, oggetto di questa recensione.
Un action game con una forte componente free roaming, "forgiato" dalle sapienti mani dello studio Monolith che rende omaggio all'universo creato da J. R. R. Tolkien, vero e proprio padre del fantasy moderno, incastrando le vicende in esso narrate tra le due grandi produzioni dello scrittore britannico: Lo Hobbit e il Signore degli Anelli.
di: Luca "RukaManni" Manni
Buffo il mondo dei videogiochi, dove è tutt’altro che raro vedere produzioni di ogni sorta, più o meno conosciute, trasposte sotto forma di pixel. Un mare di tie-in dalla qualità spesso discutibile, concepiti con il solo scopo di “fare cassa” grazie al nome che portano, imbastendo intrecci narrativi che, con la serie originale, c’entrano poco o nulla. Di esempi sfortunati potrebbero farsene a decine, mentre decisamente più rari sono quei prodotti, di ben altro livello, che hanno saputo emanciparsi dal brand che sfruttano in virtù delle loro qualità e in netta controtendenza rispetto agli standard di questa particolare categoria del mercato videoludico.
Prodotti che sono frutto del duro lavoro di software house volenterose che hanno massimizzato gli sforzi sulle licenze di cui dispongono dando vita a dei veri e propri capolavori interattivi, come la trilogia di Batman… o lo stesso Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor, oggetto di questa recensione.
Un action game con una forte componente free roaming, “forgiato” dalle sapienti mani dello studio Monolith che rende omaggio all’universo creato da J. R. R. Tolkien, vero e proprio padre del fantasy moderno, incastrando le vicende in esso narrate tra le due grandi produzioni dello scrittore britannico: Lo Hobbit e il Signore degli Anelli.
Un anello per domarli…
A differenza di molti altri tie-in ambientati nell’universo Tolkeniano, “L’Ombra di Mordor” non tenta di riproporre su schermo quanto già visto nei colossal cinematografici che si sono susseguiti negli anni, bensì presenta una storia inedita con un inedito protagonista di nome Talion.
Quest’ultimo è un ramingo nato a Minas Tirith e stanziato lungo le mura del Nero Cancello, barriera impenetrabile costruita da Sauron e posta a presidio di uno dei due passi che separano Mordor dalla Terra di mezzo: mura che, dopo la caduta dell’Oscuro Signore, sono finite sotto il controllo di Gondor. Un dominio solido che è proseguito per generazioni, almeno fino a quando Sauron, ormai in procinto di riacquistare il proprio potere, non decide di inviare il suo esercito per prendere nuovamente possesso delle mura. Un attacco al quale i pochi raminghi rimasti a proteggere il cancello non sono stati in grado di resistere, cadendo uno dopo l’altro. Tra questi vi è anche lo stesso Talion, costretto ad assistere alla morte di suo figlio e della sua amata prima di venir ucciso. (S)fortuna vuole che la morte non sia la sua ultima destinazione, riportato alla vita da uno spirito elfico che ha preso possesso del suo corpo. Uno spirito che non ricorda nulla del suo passato, se non quel senso di vendetta che lo anima contro la Mano Nera, braccio destro di Sauron che ha privato entrambi del dono della vita.
Il susseguirsi delle vicende è quindi ambientato al di là del Nero Cancello, nel bel mezzo di Mordor, il cuore del regno di Sauron, un territorio parzialmente inesplorato nei tie-in approdati sulle console casalinghe negli ultimi anni.
Una terra in cui Talion potrà muoversi liberamente, scalando quel che resta delle imponenti costruzioni ormai erose dal tempo, o correndo nelle lande desolate battute improvvisamente dalla pioggia e popolate da orchi. A Mordor infatti i cambiamenti atmosferici sono repentini e capiterà spesso di trovarsi a combattere orde di nemici prima avvolti dall’acqua, e qualche minuto dopo illuminati dal sole.
Il giocatore inoltre, gode di un’altra immensa libertà fin da subito, potendo decidere se portare avanti la storia principale (seppur molto breve) o dedicarsi alle svariate missioni secondarie presenti nel gioco. Missioni che sono suddivise per colore, in base alla tipologia alla quale appartengono: gialle, rosse e bianche. Le prime, rappresentano le missioni principali, mentre le seconde e le terze quelle secondarie, legate a doppio filo con il sistema di crescita del protagonista.
Le missioni rosse e bianche infatti, una volta completate, permettono di ottenere punti potenza e Mirian: i primi consentono di sbloccare nuove abilità che diventano quindi “acquistabili” grazie ai punti abilità ottenuti attraverso l’esperienza, i secondi di potenziare il personaggio e il suo equipaggiamento.
Nonostante le quest consistano per lo più nel liberare prigionieri o uccidere i comandati delle forze di Sauron, queste non tendono a ripetersi o a diventare noiose, grazie alla particolare I.A. di quest’ultimi. Dal menù è possibile in ogni momento visionare la gerarchia dell’esercito dell’Oscuro Signore, composta da uruk, l’élite della razza orchesca . Lotte interne e giochi di potere tra orchi e gli stessi comandanti alterano costantemente quest’ordine facendo acquistare potere ad alcuni o eliminandone altri, che ben presto verranno rimpiazzati. Ogni uruk ricorderà il vostro volto una volta incontrato, aumentando il proprio prestigio o divenendo a sua volta un comandante nel caso in cui riesca ad uccidervi. La morte di Talion renderà di volta in volta i nemici sempre più ostici da battere dal momento che modificheranno il proprio approccio al combattimento sulla base del precedente pattern di attacchi adoperato contro di essi. Un sistema, questo, che costituisce il fulcro dell’esperienza di questo titolo e battezzato col nome di Nemesis System. Ogni comandante, inoltre, vanta una propria strategia offensiva e cela punti di forza o debolezza che saranno conoscibili al giocatore esclusivamente “interrogando” alcuni particolari orchi denominati “vermi”, evidenziati sulla mappa, che dispongono delle suddette informazioni.
Gli uruk pertanto non rappresentano dei semplici bersagli sui quali scagliarsi: questi infatti vivono le terre di Mordor, spostandosi e combattendo indipendentemente dalla presenza di Talion. Non sarà quindi raro imbattersi in un bersaglio mentre si sta portando avanti un’altra missione o si sta girovagando alla ricerca dei tanti collezionabili sparsi qua e là. Per contro però, dopo diverse ore di gioco, i medesimi comandanti, nonostante siano stati eliminati, inizieranno a ripresentarsi casualmente sullo schermo, rendendo questo sistema un po’ meno credibile. Lo stesso dicasi per la breve scena di intermezzo che preannuncia il combattimento con ognuno di essi: se inizialmente queste danno un tocco di epicità in più agli scontri, alla lunga finiscono per annoiare e spezzare, paradossalmente, l’azione.
Azione che rimane comunque il punto di forza di questo “Mordor”, fluida e frenetica grazie a un sistema di combattimento semplice ma al tempo stesso estremamente stratificato,
che ricorda molto da vicino quanto fatto dai ragazzi di Rocksteady con la sopracitata trilogia di Batman. Contrattacchi e schivate si alternano a brevi fasi scriptate che permettono di finire i nemici con delle vere e proprie esecuzioni o eseguire attacchi speciali: fasi in cui gli orchi non resteranno a guardare ma cercheranno in ogni modo di levare la spada contro il protagonista. Talion avrà anche la possibilità, grazie ai particolati poteri elfici di cui è dotato lo spirito, di stordire i nemici mettendo così in fila una veloce serie di combo, recuperare munizioni assorbendole dagli orchi e interrogare i suddetti per ottenere informazioni sui loro capitani.
Un combat system, quindi, estremamente divertente complice anche la varietà di armi di cui dispone Talion. Quest’ultimo infatti potrà contare, oltre che sulla classica spada in dotazione ai raminghi, su arco e frecce spirituali, dono del suo compagno elfico e di un “coltello” per le uccisioni furtive, ognuna potenziabile attraverso particolari rune, divise per rarità e per effetti, reperibili dai cadaveri dei comandati e dei generali di Sauron.
Il risultato è un sistema di gioco che consente di approcciarsi in modi sempre diversi al nemico di turno, grazie anche alle numerose abilità a disposizione del protagonista. Tagliare la testa a un orco o cavalcare un caragor sono soltanto alcuni dei mezzi con cui Talion può seminare il terrore tra le fila nemiche, sempre se non si preferisca adottare un approccio stealth. Anche in tal caso le frecce al suo arco sono numerose, spingendo il giocatore a valutare l’approccio migliore, tenendo conto delle eventuali informazioni reperite dai vermi.
Indipendentemente dal modo in cui si decida di procedere, “L’Ombra di Mordor” non delude mai, regalando ore di divertimento e immense soddisfazioni.
… E nel buio incatenarli
Il titolo di casa Monolith vanta un comparto grafico di tutto rispetto, grazie a texture estremamente curate e a personaggi ottimamente caratterizzati. L’illuminazione dei tessuti o l’effetto bagnato prodotto dalla pioggia, rendono tanto le esplorazioni quanto le fasi di combattimento una vera gioia per gli occhi, a cui contribuisce anche l’ottima profondità di campo.
Da un punto di vista prettamente tecnico, invece, “L’ombra di Mordor” vanta una risoluzione granitica a 30 FPS per entrambe le versioni next gen, con una risoluzione inferiore su Xbox One (900p) rispetto a quella PS4 (1080p).
Unica pecca da annoverare riguarda le animazioni dei personaggi, non tanto durante le fasi di combattimento, estremamente fluide, ma durante quelle esplorative che in alcuni casi, come ad esempio cavalcando un caragor, risultano un po’ legnose.
Ottimo anche il comparto audio, in particolar modo il doppiaggio, completamente in italiano.
Conclusione
La Terra di Mezzo: l’Ombra di Mordor è la prova concreta del fatto che il connubio tra una componente action di tutto rispetto e la libertà esplorativa del free roaming è sicuramente possibile, senza la necessità di dover sacrificare una delle due in favore dell’altra.
A Monolith va inoltre il plauso di aver saputo creare una storia che ben si incastra tra le vicende narrate nelle opere di Tolkien, espandendone l’universo senza alterarne il contenuto.
Un gioco consigliato a chiunque, sia agli estimatori de Il Signore degli Anelli sia a chi, di Hobbit e Anelli del potere, non ha ancora mai sentito parlare.