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Recensione Teenage Mutant Ninja Turtles: Usciranno dall’Ombra

Leonardo, Donatello, Michelangelo, Raffaello. Quattro nomi, a prima vista abbastanza comuni ma che, letti insieme e associati a dovere, assumono diverse valenze. Per esempio, così si chiamavano quattro artisti italiani che hanno segnato la storia dell’arte mondiale di tutti i tempi, ma a ben ricordare anche quattro tartarughe mutanti, con il merito di essere riuscite, senza dipinti e sculture, ad incollare davanti alla TV un’infinita schiera di ragazzi, pronti a sacrificare parte dei loro pomeriggi a gustar merende e seguirne le vicende cartonose

di: Giovanni "Abari" Pinizzotto

Leonardo, Donatello, Michelangelo, Raffaello. Quattro nomi, a prima vista abbastanza comuni ma che, letti insieme e associati a dovere, assumono diverse valenze. Per esempio, così si chiamavano quattro artisti italiani che hanno segnato la storia dell’arte mondiale di tutti i tempi, ma a ben ricordare anche quattro tartarughe mutanti, con il merito di essere riuscite, senza dipinti e sculture, ad incollare davanti alla TV un’infinita schiera di ragazzi, pronti a sacrificare parte dei loro pomeriggi a gustar merende e seguirne le vicende cartonose. Va a Eastman e Laird la brillante intuizione di catapultare in un mondo reale, segnato dal degrado urbano, una nota di fantasia e di speranza, farcendo il tutto con tinte dark e tematiche adatte ad un pubblico adulto, spettacolari ingredienti della primissima versione del loro fumetto: “Eastman & Laird’s – Teenage Mutant Ninja Turtles”, targato 1987. Dopo un periodo di gestazione durato all’incirca dieci anni, le Tartarughe Ninja diventano anche un cartone animato. La serie a cartoni riscuote un enorme successo, tanto da trasformare le “quattro corazze mangia pizza” in un fenomeno assoluto.
Da allora, di tempo ne è passato, ma Activision ha deciso di investire ancora nel progetto, con la creazione di di diversi giochi ad uscite periodiche, destinati a varie fasce d’età. Teenage Mutant Ninja Turtles: usciranno dall’ombra, presentato in occasione della “Summer of Arcade” e proposto ad un prezzo decisamente aggressivo, rappresenta il punto di partenza.

Si torna in azione

Il mondo delle Tartarughe Ninja è estremamente variegato, popolato da umani, alieni, mutanti e personaggi strani che vanno a comporre le file nemiche e amiche. La bella April O’Neill, fotoreporter di Canale 6, giusto per fare qualche esempio, è una di quelle figure sin da subito vicina al gruppo dei simpatici eroi, tanto da diventarne il principale collegamento con la società urbana. Da sempre pronta alla ricerca dello scoop che la porti alla consacrazione stavolta, stando alle scene introduttive del titolo, sembrerebbe essersi cacciata in un brutto guaio, trovandosi in trappola e costretta a vagare all’interno di un magazzino in fiamme, alla disperata ricerca di una via di fuga. Attimi concitati passati a cercare aiuto e il “tartasegnale” che, nel momento del bisogno, non vuole saperne di funzionare. Proprio quando tutto sembra perduto, uno spiraglio di speranza affiora all’orizzonte ed April trova la via di fuga venendo, però misteriosamente rapita da loschi figuri, trasportata all’interno di un furgone tra le strade e i vicoli di una New York tentacolare e immensa da esplorare. Venire a capo di quello che è appena successo non sarà impresa semplice. Il guanto di sfida è stato lanciato, il mistero è servito su di un piatto d’argento ed è tempo che le Tartarughe Ninja si diano da fare.

Cowabunga

All’inizio dell’avventura il giocatore sarà chiamato a scegliere una delle quattro tartarughe con la possibilità, tuttavia, di cambiare personaggio in qualsiasi momento nel corso dell’azione, semplicemente utilizzando la croce direzionale. Il sistema di gioco è davvero semplice, le combo a disposizione non sono troppo difficili da eseguire e si segnala anche la presenza di schivate e contrattacchi definiti speciali, ma che in realtà risultano non sempre efficaci. I combattimenti, nel loro insieme, si riducono a confusionarie baruffe con gli avversari, pronti a scagliarsi contro in modo insensato e disorganizzato. 
Ognuna delle quattro tartarughe avrá armamentari, status salute e oggetti differenziati, tanto che la gestione del gruppo presupporrá un minimo di strategia, giusto per non rischiare di rimanere a corto di risorse. Oggetti vari e “buonissime fette di pizza” i troveranno facilmente disseminati lungo il percorso, permettendo in questo modo ai valorosi mutanti di rimettersi in forze e arricchire il proprio inventario.
Sebbene l’impatto principale con la gestione dei combattimento sia maggiormente incentrato sull’azione, gli sviluppatori hanno anche previsto delle fasi stealth, più che altro ridotte ad esecuzioni mirate per risparmiare tempo, salute e sorprendere le forze nemiche prima che organizzino le orde di attacco.
Ogni tartaruga, oltre a presentare peculiarità grafiche diverse (pochissime, tranne bandana e armi) metterà il giocatore nelle condizioni di utilizzare un diverso approccio alla battaglia. Leonardo, risulterà il più preciso negli attacchi, con una buona dose di abilità nei combattimenti a medio e lungo raggio, grazie all’agilità e alla potenza dei fendenti della spada; Donatello e il suo bastone, saranno fondamentali per affondare i colpi a media distanza e nei casi di accerchiamento dei nemici; Raffaello, grazie alla rapidità dei contrattacchi e ad una buona dose di capacità offensiva, saprà essere la carta da giocare per risolvere più di un combattimento; Michelangelo, infine, rasenterà la perfezione nella rapidità dei movimenti, adatto per un approccio da “toccata e fuga”, dove sa essere devastante con i suoi nunchaku. Lo stile di lotta dei singoli personaggi, sebbene sufficientemente differenziato, non colma la grave mancanza di assistere a scontri terribilmente uguali. Mano a mano, il livello delle sfide andrà ad aumentare e l’accumulano di punti abilità, da poter impiegare per migliorare le caretteristichedei singoli personaggi, permetterà un ampliamento della peculiarità offensive e difensive dei protagonisti.
Nota di demerito va, comunque, riconosciuta, alla scelta dei programmatori nell’aver reso dannatamente difficile orientarsi e capire cosa fare, esperienze paragonabili a quelle di una persona affetta da labirintite cronica che brancola nel buio. A volte, negli scontri più concitati, si perde la misura di quello che sta accadendo e si arriva al punto di non capire quale delle tartarughe si sta comandando. Anche il sistema di puntamento, non sempre preciso e affidabile, ci mette del suo nel fare confusione, come se già non ce ne fosse abbastanza, visto quanto fino ad ora detto.
Al di fuori dell’avventura e degli scontri da affrontare, per lo più ambientati nella tentacolare New York, qualche parola occorre spenderla per il “covo”, luogo da vivere in compagnia del Maestro Splinter e colmo di sorprese, quali la possibilitá di cimentarsi in tutorial, perfezionare le combo esistenti o crearne di nuove, oppure buttarsi “a capo fitto” in una diversa esperienza arcade denominata il “cabinato di Donnie”, che lasciamo a voi il piacere di scoprire.

Raschiare il fondo…

Spostandoci sul versante grafico, il tentativo di passare da un 2D ad un 3D non ha sortito ottimi effetti. Sicuramente un restyling meno invasivo avrebbe accontentato un maggior numero di appassionati e fatto la felicità degli estimatori old style, quando la grafica dei cabinati anni ’90 dettava prepotentemente legge in tema di divertimento videoludico.
Ambientare la labile storia in una megalopoli, cupa e dalle tinte dark, avrebbe sicuramente richiesto un maggiore sforzo e non tanta approssimazione, soprattutto nella messa in opera di convincenti giochi di luce e ombre, abilmente combinati a sagome di palazzi e cunicoli. Il motore grafico, basato sull’obsoleto Unreal Engine 3, arranca e fa fatica a gestire ogni singolo aspetto, conferendo al risultato una scarsa resa. La parte migliore è rappresentata da intermezzi statici e dalla grafica “cartonosa”, gradevoli per portare avanti la scarsissima trama di cui il gioco è dotato, ma allo stesso tempo, decisamente marginali nell’economia dell’intero costrutto del titolo, soprattutto dal punto di vista estetico.
Altra grande delusione è rappresentata dal fatto che le sembianze delle quattro tartarughe mutanti non rappresentano fedelmente quelle che il grande pubblico ricorda sin dal lontano 1987, essendosi rese necessarie delle modifiche che le hanno decisamente snaturate. A peggiorare le cose, la presenza di visuali male assortite e di un sistema di telecamere davvero penoso, tanto da far perdere la pazienza anche ad un virtuoso della calma. Passando al comparto audio, invece, è impossibile non notare un doppiaggio scadente e interamente in inglese, con un sottotitolato in italiano che si fa, persino, fatica a leggere, causa la scelta infelice di differenziare le parole con i colori tipici delle bandane delle quattro tartarughe che, purtroppo, si confondono molto spesso con le scelte cromatiche degli scenari. Da dimenticare anche le musiche di sottofondo e gli effetti sonori durante i combattimenti.

Difficile far peggio, anche in compagnia. 

Giocare in due, da intendersi in locale, può risultare per qualche minuto divertente, poi il non particolarmente azzeccato sistema split-screen, che crea due riquadri di piccole dimensioni, piuttosto che la solita linea divisoria, fa scemare grandemente il gusto del voler andare avanti. Le complicazioni dovute alla difficile resa della gestione delle telecamere e delle visuali in terza persona affondano il definitivo colpo di grazia, facendo esalare l’ultimo respiro ad un comparto multigiocatore che, come il resto, non convince molto.
Esperienza online da dimenticare, vista la scarsa fluidità e la totale assenza di coinvolgimento in obiettivi e missioni secondarie.

No, non ci siamo proprio!

Che delusione! Arcade o non arcade, nella testa e nel cuore di ogni appassionato della serie, l’incolmabile senso di insoddisfazione lasciato da questo titolo è innegabile. La sensazione, da subito, è quella di trovarsi di fronte ad un gioco mediocre, dal bassogadget, dalle idee e dalla realizzazione decisamente approssimative e frettolose. I fan della prima ora rimarranno scontenti nel vedere le sembianze originali dei quattro eroi mangiapizza decisamente deformate, non riconoscendosi nemmeno nel tipo di avventura proposto, scevra di trama e di colpi di scena. Con un tasto si attacca, con uno si para, con un altro ancora si sferrano calci per rompere le difese nemiche anche se, dopo un po’, a rompersi, potrebbero non essere solo quelle! Abbandonare al termine di qualche ora di gioco crediamo sia l’epilogo comune cui giungerà la quasi totalità di videogiocatori che deciderà di farsi coinvolgere in questo scempio.