Recensioni

Tales of the Abyss: dalla PS2 al 3DS

Approda su 3DS, e in Europa, uno degli episodi della saga "Tales of" di maggior successo. Auldarant, il pianeta “predestinato”, ha bisogno di un eroe. Sarete voi?

di: Manuel "haures" Di Gregorio

Se c’è un genere di cui su Nintendo DS si è particolarmente sentita la mancanza, almeno in territorio occidentale, è sicuramente quello dei GDR di stampo orientale.
Ne parliamo perché, seppur partendo con il piede sbagliato, la line-up della neonata 3DS si arricchisce da subito di un titolo della suddetta categoria promettendo così di non far cadere questo genere nell’oblio ripetendo gli errori del passato.
Nonostante si parli comunque di un porting PS2, Tales of the Abyss rimane un titolo apprezzabilissimo, soprattutto se si tiene conto che la versione occidentale non ha mai messo piede, fino ad oggi, sul suolo europeo. Se poi vogliamo dirla tutta, non vedevamo l’ora di poter mettere le nostre manacce su un titolo del genere, complici anche i giudizi di chi ha potuto provarlo con mano già anni fa e che da subito lo ha premiato come uno dei titoli più riusciti dell’intera serie.
Il brand Tales of di Namco-Bandai è infatti molto amato in Giappone (e non solo), quasi quanto la diretta saga avversaria di Square-Enix, Final Fantasy. La maggior parte degli episodi di Tales of ha ricevuto un discreto successo di critica e pubblico; alcuni sono diventati anche delle vere e proprie rarità videoludiche (ci riferiamo in particolare a Tales of Symphonia) ricordati da molti come must buy per la console in questione.
Anche Tales of the Abyss condivide in parte lo stesso destino, altrimenti come spiegheremmo la necessità di un porting proprio di questo episodio?

Inno alla gloria

“ND 2000 – Colui che erediterà il volere di Lorelei nascerà nel regno di Kimlasca. In una nobile famiglia, un ragazzo dai capelli rossi, sarà chiamato la Luce Della Fiamma Sacra. Condurrà Kimlasca-Lavaldear verso un nuovo percorso di prosperità.
ND 2002 – Colui Che Conseguì La Gloria, porterà distruzione nella propria terra natia. Una terra chiamata Hod. Durante ciò, finché un ciclo di stagioni non si concluda, i conflitti tra Kimlasca e Malkuth continueranno.”
Così si apre Tales of the Abyss, con frasi narrate come una profezia; quest’ultima è infatti il motore primo del gioco.
In tempi lontani sul pianeta Auldarant, Yulia Jue, una settimo fonista (figure in grado di sfruttare il potere dei fononi) lesse il destino del mondo dal suo inizio alla fine tramite l’essenza del settimo fonone, Lorelei. Prima di allora solo sei erano i fononi conosciuti (le particelle elementari che compongono la materia, comprendenti i quattro elementi, la luce e l’oscurità); il settimo era quello del suono. La profezia così generata prese il nome di “Score” e venne incisa su sette pietre foniche dette “fonstone” la cui ricerca continua da lungo tempo da parte dei regni di Kimlasca e Malkuth, poiché poter leggere tutte le pietre foniche significa conoscere il destino del mondo. Le pietre già rinvenute hanno quindi permesso al popolo di Auldarant di conoscere anticipatamente gli eventi futuri e, per tal motivo, nasce un ordine religioso detto “ordine di Lorelei” al fine di proteggere lo Score e leggere le fonstone alle persone affinché proseguano il loro cammino nella giusta direzione.
Luke fon Fabre è il figlio del Duca Fabre; viene rapito all’età di sette anni dall’impero di Malkuth. Lo shock gli fa perdere la memoria e perciò viene confinato e viziato nel suo palazzo fino al raggiungimento della maggior età. Un giorno, durante un allenamento con il suo maestro Van, vengono attaccati da una misteriosa ragazza. Un inaspettato evento trascina Luke e la misteriosa Tear a viaggiare insieme per ritornare al palazzo; lungo questo viaggio Luke esplorerà così un mondo che non ha mai visto; quello fuori dalle mura.
Il protagonista si rivela quindi da subito per quello che è: un “bimbetto” viziato e presuntuoso. Sarà nostra cura proseguire nel gioco per comprendere l’evoluzione del personaggio, tra l’altro sapientemente gestita dagli sviluppatori, tanto che arriverete ad odiarlo in primis e perdonarlo successivamente, non solo per la sua crescita interiore dovuta alle ripercussioni che le sue azioni avranno sugli altri ma anche grazie al supporto di un improbabile gruppo di amici. Tra tutti i personaggi più riusciti della serie di Tales of non possiamo non citare Jade Curtiss, scienziato devoto e anima ironica e sardonica del gruppo, l’unico in grado di regalarvi una risata continua durante le varie skit del gioco.

(Fonic)Arte da vendere

Il sistema di battaglia di Tales of the Abyss richiama quello dei precedenti episodi e lo arricchisce con qualche peculiarità in più. L’impostazione generale è quella di un classico action RPG orientale; i combattimenti si svilupperanno costantemente su una linea orizzontale che collega noi e il nostro nemico, almeno finché non entreremo in possesso di un oggetto specifico capace di donarci il “free run” all’interno dell’area di scontro. Comanderemo un party di quattro personaggi alla volta, ognuno con il suo unico stile di combattimento, ma solo uno risponderà direttamente ai nostri comandi; potremo invece richiamare le abilità dei nostri aiutanti tramite l’apposito menù di oggetti ed abilità oppure tramite shortcut direttamente dal touchscreen della console. Avremo a nostra disposizione le classiche Basic Artes, le più efficaci Arcane Artes (entrambe sfruttano i classici mana point qui chiamati TP) ed infine delle Mystic Artes personalizzate.
La complessa trama di Tales of the Abyss non è solo fine a se stessa; durante gli scontri potremo utilizzare delle tecniche legate ad un particolare fonone (e quindi ad un determinato elemento), alcune di queste creeranno attorno al punto in cui sono state evocate degli anelli alchemici del rispettivo elemento; nel caso in cui un giocatore utilizzasse al loro interno una determinata Arte legata a quell’elemento, questa evolverebbe in un attacco di livello maggiore, con effetti grafici più spettacolari e danni ancor più devastanti. Tale processo tattico viene chiamato Field of Fonons e vi consigliamo vivamente di utilizzarlo il più spesso possibile al fine di sfruttare le debolezze e le resistenze dei nemici a vostro favore.
Ogni battaglia fornirà i classici parametri: soldi, esperienza e grado (un sistema unico della serie Tales of che vi assegnerà un punteggio in base al tempo impiegato, agli HP persi, agli oggetti usati e che una volta completato il gioco potranno essere usati come moneta di scambio per particolari bonus in un apposito shop). Come già detto ogni personaggio è legato al suo stile ma tramite l’uso di particolari strumenti, quali i Capacity Cores, potrete essere voi a decidere su quale statistica aumentare i punti ottenuti ad ogni level-up.
Combo, equipaggiamenti e Fon Slot Chamber (che permettono di migliorare il livello delle proprie abilità) saranno essenziali per affrontare al meglio le battaglie più critiche.

Cosa mi port(ing) di nuovo?

Rispetto alla versione PS2, rilasciata ben sei anni fa in territorio giapponese e statunitense ma mai arrivata su suolo europeo, davvero poco si può dire circa i contenuti aggiuntivi. Il solo effetto 3D, utilizzato solo in-game e non durante le cutscene, è tutto ciò che è stato introdotto.
Le palette cromatiche risultano spente e opache almeno fuori dalle battaglie; sebbene la caratterizzazione grafica delle varie città rimanga comunque su livelli alti, mentre non possiamo sempre dirlo per molte delle aree visitabili sulla mappa del mondo di Auldarant (e sono tante!), l’effetto di un mero copia-incolla senza una minima revisione della versione PS2 ci ha lasciato parecchio insoddisfatti. Solamente l’attivazione dell’effetto 3D, che concorre a sovrapporre due immagini, permette di donare una maggiore brillantezza ai colori. Non si può parlar male delle animazioni grafiche e degli ottimi giochi di luce evocati da un parco di magie e tecniche d’attacco ampio e vario.
Alla luce di quanto detto, il 3D potrebbe essere considerato come quel “valore aggiunto” che rende l’esperienza di gioco più appetibile, invece si rivela fastidioso nella maggior parte delle volte, complice un ormai accusatissimo effetto ghost che segue i contorni dei personaggi.
I movimenti scriptati dei modelli poligonali conseguono nel creare quel tipico “effetto marionetta” leggermente detestabile, in particolare durante gli spezzoni di animazione gestiti dal motore grafico del gioco.
Di tutt’altra opinione invece sono le scene animate (prodotte dallo studio Production I.G., famoso per capolavori come Ghost in the Shell) che ben si sposano con la natura del gioco e ci lasciano insoddisfatti solamente per via dell’esigua quantità e durata.
Il comparto musicale, diretto dal celebre Motoi Sakuraba, svolge il suo lavoro “sanza ‘nfamia e sanza lodo”, è perciò capace sia di incantarci con musiche eccelse e ritmate che ben sanno spronarci al combattimento (“The edge of a decision”) sia di annoiarci leggermente con temi troppo riproposti o poco coinvolgenti durante alcune (tante) fasi esplorative.
Degne di menzione sono invece tutte le variazioni del tema musicale principale “Karma” dei Bump of Chicken, nonché la versione originale; spaziamo da arrangiamenti più lenti a versioni da “carillon” o ancora a variazioni di tono che conferiscono grande epicità al tema musicale (sì, ci riferiamo al boss theme finale).


In conclusione, il porting di Tales of the Abyss non arricchisce affatto l’esperienza di gioco, se non per l’effetto 3D, della sua precedente versione. Il gioco guadagna punti per la sua trama lunga e complessa, allo stesso tempo intrecciata ed intrigante che vi porterà via non meno di 50 ore per completarla; moltissime sono le aeree esplorabili e i dungeon, sapientemente orchestrati di enigmi ambientali. L’unico punto a suo sfavore è dovuto all’estenuante backtracking che inizia verso le 40 ore di gioco e sconforta il giocatore lasciandogli solo una gran voglia di finire al più presto la quest principale. La presenza di molte sub-quest, alcune delle quali sbloccabili solamente dopo aver completato il gioco una prima volta e la possibilità di importare armi, livelli, oggetti e altro tramite il grade shop, assicura una leggera rigiocabilità solamente ai più fanatici “platinatori” di videogame.
Sicuramente uno dei JRPG più convincenti della serie, consigliamo quindi Tales of the Abyss a tutti gli amanti di un genere che guadagna sempre meno amatori ma più di tutti sa far sognare per via della sua pressoché infinita fantasia nel creare storie fantastiche.
Tales of the Abyss rimane dunque un ottimo prodotto, soprattutto considerando che appartiene ormai alla scorsa generazione di videogame; ricordiamo inoltre che il gioco non è stato localizzato in lingua italiana né nei dialoghi, né tantomeno nei sottotitoli, che saranno quindi in inglese (pessima scelta, come quella di non doppiare le divertentissime skit!). A tal proposito consigliamo vivamente di giocarlo accostandolo alla visione parallela dell’anime sottotitolato amatorialmente in italiano.