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Recensione Tachyon Project

Un discorso che abbiamo affrontato, in gran segreto, giusto l’altro giorno all’interno della chat redazionale e che, casualmente, pare sposarsi perfettamente con il titolo oggetto di questa review. Il tutto verteva attorno alla deriva presa dalle produzioni indipendenti che, piaccia o no, paiono essersi fossilizzate su alcune tipologie ben precise. Tra quelle imperanti troviamo i twin stick shooter che, grazie (?) a Tachyon Project, hanno recentemente visto ingigantire l’affollata ludoteca di questo genere che, da pochissimi anni a questa parte, pare vivere una seconda giovinezza.

di: Simone Cantini

Un discorso che abbiamo affrontato, in gran segreto, giusto l’altro giorno all’interno della chat redazionale e che, casualmente, pare sposarsi perfettamente con il titolo oggetto di questa review. Il tutto verteva attorno alla deriva presa dalle produzioni indipendenti che, piaccia o no, paiono essersi fossilizzate su alcune tipologie ben precise. Tra quelle imperanti troviamo i twin stick shooter che, grazie (?) a Tachyon Project, hanno recentemente visto ingigantire l’affollata ludoteca di questo genere che, da pochissimi anni a questa parte, pare vivere una seconda giovinezza.


Storie di tutti i giorni

Magari è colpa di questo caldo assurdo che per me, personaggio capace di girare in t-shirt a gennaio, a stento riesco a tollerare temperature superiori ai 20 gradi centigradi. Il più spiacevole effetto collaterale causato da questa bassa soglia di sopportazione, che va a braccetto con la fastidiosa ed abbondante sudorazione, è da ritrovarsi in un aumento esponenziale della mia già spiccata irritabilità. Sarà per questo che, come già avvenuto per Badlands, il mio approccio con Tachyon Project è stato tutt’altro che idilliaco. C’è da dire che il giungere esimo all’interno di una sfilza spropositata di titoli non ha certo giocato a suo favore e anche le premesse, disilluse, che volevano nella presenza di una storia a fungere da sfondo ai proiettili virtuali sparati non hanno giocato a suo favore. Sarà forse perché la tanto decantata sceneggiatura che ci vede controllare un’intelligenza artificiale informatica si è rivelata più un’idea velleitaria che un vero plus? O il motivo è da riscontrare in alcune custscene prolisse e realizzate in malo modo tramite grezze schermate statiche, che altro merito non hanno se non quello di interrompere la vera e propria azione di gioco? Di sicuro hanno dato una grossa mano, ma non sono certo queste le uniche fonti di disappunto, oltre al già citato caldo, si intende.

Imperfetta quotidianità

Come detto in apertura, Tachyon Project non è altro che l’ennesimo esponente del genere twin stick shooter, quindi spiegare le meccaniche ludiche, che vedono una leva impegnata nel controllo della navicella e l’altra dedita alla gestione del flusso di fuoco, appare quanto mai superfluo. Come è superfluo citare la possibilità di ospitare fino a due perk aggiuntivi e la possibilità di detonare una sorta di smart bomb, la cui tipologia può essere scelta tra un discreto numero di opzioni che andranno sbloccate giocando. Potrei anche, a questo punto, sorvolare sul fatto che per andare avanti nel gioco è necessario superare vari livelli, suddivisi ognuno in differenti ondate di avversari (rappresentati da software informatici) e regolate da differenti obiettivi da portare a termine entro un determinato numero di secondo che, in questo caso, rappresentano l’energia vitale della nostra navetta. Tutto è molto frenetico e incalzante, così come varie sono le tipologie di nemici che ci troveremo ad affrontare, ognuno ben caratterizzato e dotato di peculiarità uniche. Peccato che tutto ciò cozzi con un’area di gioco ridotta ai minimi termini, fattore che rende gli scontri, già resi poco leggibili dall’ingente numero di ostacoli a schermo, estremamente caotici. Ad ingigantire il fastidio ci pensano anche dei curioso rallentamenti che si verificano in occasione della distruzione di alcune tipologie di avversari, oppure quando la navetta si viene a trovare nei pressi dei bordi dello schermo. Va da sé che in un gioco in cui la velocità di movimento e reazione giocano un ruolo fondamentale si tratti di una pecca non da poco.

Su e giù

Il versante tecnico di Tachyon Project vive di alti e bassi. Tra gli ultimi ritroviamo le già citate cutscene, realizzate davvero in maniera sin troppo grossolana. Da rivedere anche la fluidità complessiva, a causa dei suddetti e ad oggi inspiegabili rallentamenti: fossero anche voluto per enfatizzare determinate situazioni restano comunque ingiustificabili per l’impatto che hanno sulla fluidità di manovra. Di sicuro, invece, va lodato il lavoro di personalizzazione compiuto nella realizzazione dei nemici che, come già detto, godono ognuno di una peculiare caratterizzazione. Gradevole anche l’accompagnamento sonoro che, grazie a tracce elettroniche, ben si sposa con il mood di gioco. Assente una qualsiasi forma di modalità multigiocatore: il tutto si ferma alle canoniche classifiche online che riguardano sia i livelli dello story mode che la modalità sfida.

Ci voleva l’idea vincente, il guizzo in grado di farlo svettare sulla massa e, di sicuro, l’asso nella manica di Tachyon Project non è costituito dalla tanto decantata presenza di una trama. Purtroppo la creatura di Eclipse Games non fa niente per elevarsi dal marasma di produzioni copiaincollate che affliggono il panorama dei twin stick shooter, finendo con il galleggiare nella baia delle produzioni senza infamia e senza lode.