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Recensione Strider

Impomatatevi il ciuffo, indossate una larghissima giacca verde fosforescente e fate finta di ascoltare gli Spandau BalletCapcom ci riporta ancora una volta nelle fumose atmosfere delle sale giochi fine anni '80 con uno dei suoi titoli storici, Strider. Il reboot del famoso action game, rilasciato per la prima volta nel 1989, è stato affidato alle cure di Double Helix, già responsabili dell'ottimo Killer Instinct per Xbox One, ed è disponibile solo in formato download per le console Microsoft e Sony al prezzo di circa 15 euro. 
Dopo le chiacchiere, prendiamo il controller e giochiamoci un po'...

di: Giovanni Manca

Impomatatevi il ciuffo, indossate una larghissima giacca verde fosforescente e fate finta di ascoltare gli Spandau BalletCapcom ci riporta ancora una volta nelle fumose atmosfere delle sale giochi fine anni ’80 con uno dei suoi titoli storici, Strider. Il reboot del famoso action game, rilasciato per la prima volta nel 1989, è stato affidato alle cure di Double Helix, già responsabili dell’ottimo Killer Instinct per Xbox One, ed è disponibile solo in formato download per le console Microsoft e Sony al prezzo di circa 15 euro. 
Dopo le chiacchiere, prendiamo il controller e giochiamoci un po’…


Una terza luna brilla nel cielo

Certamente i coin-op degli anni di gloria non brillavano per la complessità e originalità della trama e quella di Strider Hiryu (questo il titolo originale) non faceva ovviamente eccezione alla regola. Strider 2014 ricalca lo stesso identico canovaccio del suo storico antenato. In un futuro alternativo e distopico, il pianeta Terra è stato invaso da soldati alieni al soldo di Grandmaster Meio, un terribile tiranno la cui base spaziale, Third Moon, gravita tra la Luna e la Terra. Il suo unico scopo è quello di estinguere la razza umana. Nell’anno Meio 0048 gli esseri umani sopravvissuti sono ormai pochissimi ma il genere umano ha ancora una speranza: nell’isola sperduta di Moralos guerrieri ninja dalle capacità fuori dal comune si sono preparati per sconfiggere Meio. Sono gli Strider e il più forte di loro è Hiryu, il protagonista del nostro gioco, il Classe-A più giovane di sempre del programma per sabotatori e assassini.


Strider nasce come un action game a scorrimento laterale con fortissimi elementi platform che, in questa reincarnazione datata 2014, sono esaltate da un level design molto più complesso ed articolato dell’originale. Hiryu è un ninja abilissimo, agile, veloce e letale, dotato di un’arma micidiale, il Cypher, una lama al plasma in grado di eliminare qualsiasi ostacolo; il nostro eroe scatta, corre, scivola, salta e si aggrappa su tutte le sporgenze dello scenario. I suoi poteri, già notevoli, aumentano a dismisura nel corso dell’avventura, grazie al ritrovamento di numerosi power-up nascosti nella mappa; il gameplay è molto frenetico, pure troppo, molto più della versione originale e di alcuni esponenti illustri più o meno appartenenti allo stesso genere videoludico e della stessa epoca, come Contra, Metroid oTurrican. Purtroppo a questo fa da contraltare una calibrazione della difficoltà decisamente tarata verso il basso, e ciò non potrà certo far felici gli appassionati di questa tipologia di giochi, amanti di un grado di difficoltà ai limiti del possibile. A parte le fasi iniziali, infatti, in cui Strider è dotato dei soli poteri base, l’esperienza di gioco si fa ben presto troppo semplice, sia per la poca consistenza rappresentata dalla forza dei nemici sia per la crescita esponenziale delle capacità di Strider, sia in attacco che in difesa. A questo si aggiunge una notevolissima presenza di situazioni in cui è possibile rigenerare l’energia vitale del protagonista (oltre ai checkpoint anche capsule di energia presenti in ogni stage) e una mappa che evidenzia in alto a destra l’ubicazione di tutti i power-up e dei passaggi segreti. Il concorso di questa serie di fattori favorisce un approccio al gioco disincantato, sbilanciato verso il button mashing a scapito di qualsiasi tipo di tattica: corsa, salto, attacco, corsa, scivolata e via di seguito, una sequenza praticamente automatica che paga praticamente sempre, interrotta solo quando c’è la possibilità di usare i kunai, illimitati, per eliminare i nemici a distanza mirando con lo stick e lanciandoli con il grilletto destro; le fasi più impegnative alla fine risultano quelle platform e alcune fasi esplorative, fatta eccezione per qualche boss battle che, nella media, rimangono comunque piuttosto deludenti e ripetitive.

Nello scenario non si trovano solo i power up ma anche degli extra, come ad esempio degli artwork, informazioni sui nemici e sugli scenari che è possibile visualizzare nell’apposito menù.
Il gioco potrebbe anche essere divertente ma la longevità è minata in modo drammatico dalla durata complessiva dell’avventura: i giocatori più navigati lo porteranno a termine in meno di quattro ore; il titolo propone anche delle classifiche online dei tempi migliori e, attualmente, ci sono giocatori che hanno terminato Strider a livello difficile abbondantemente sotto le due ore di gioco.

Il nuovo look di Hiryu

Certamente non è a titoli di questo tipo che si chiede di mettere alla frusta i nuovi hardware ma Strider vanta comunque una realizzazione tecnica di tutto rispetto. L’azione frenetica su schermo gira a sessanta fotogrammi al secondo ad una risoluzione di 1080p, il tutto impreziosito da eccellenti effetti luce che esaltano i colpi speciali di Hiryu e il festival delle esplosioni causate dagli eventi. L’ambientazione hi-tech è caratterizzata da toni metallici e di conseguenza prevalgono i colori di una palette cromatica tendente al blu e al grigio, il che potrebbe anche dare una sensazione di monotonia e poca varietà degli ambienti. Ci è davvero piaciuto lo stile del designcon cui è stato ricostruito il protagonista, attualizzato ma non snaturato, e la caratterizzazione di alcuni boss. Mediamente buoni gli effetti sonori anche se in certe situazioni avrebbero potuto essere molto più esaltanti.

Impugnare il Cypher o no?

Strider è sicuramente un titolo molto divertente, ottimamente realizzato che però non può essere certamente consigliato a tutti. I vecchi appassionati potrebbero trovare sensazioni che ricordano i tempi andati ma la difficoltà calibrata verso il basso va contro la tendenza hardcore degli action game arcade “old style”. E’ evidente che si sia cercato di andare incontro a dei gusti più moderni, l’esigenza di run di gameplay senza sosta in cui il game over è solo un miraggio. Chi cerca dunque un action game frenetico, spettacolare e poco impegnativo, da giocare tutto d’un fiato, può trovare in Strider il gioco ideale.