Recensione Stewie alla riscossa con I Griffin: Ritorno al Multiverso
Dopo i diversi successi inanellati dalle varie stagioni televisive, il creatore principale della serie, Mr. MacFarlane, ha voluto spingersi oltre. I Griffin: Ritorno al Multiverso, catapulta questo strano quadretto familiare all’interno di un’avventura “cartoonosa” interamente giocabile su console, vestendo gli abiti di uno sparatutto in terza persona, decisamente sopra le righe, che ha spinto gli sceneggiatori a conservare gli elementi fondamentali della serie, adattandoli al nuovo contesto. Il risultato? Scopriamolo insieme...
di: Giovanni "Abari" PinizzottoMettere insieme un’indefinita moltitudine di doppi sensi, accorpare dissacranti episodi di vita quotidiana, passare in rassegna comportamenti politicamente scorretti e sostenuti da un linguaggio scurrile, che non scade mai nel banale ma accentua la demenzialità dei personaggi, rappresentano gli ingredienti giusti per la consacrazione di un successo, oramai ultradecennale. Peter, pacioso e buffo capofamiglia, rozzo e poco intelligente; Lois, moglie dolce e sensuale, premurosa nei confronti dei figli e dalla discendenza aristocratica; Meg, adolescente dai mille problemi, timida e insicura; Chris, ragazzotto semplice, apatico e timido ma con la passione del disegno; Stewie, neonato ossessionato dal voler dominare il mondo, dotato di una grandissima intelligenza che usa per raggiungere il suo scopo; Brian, un cane parlante, elegante e raffinato con il vizio della bottiglia. I Griffin (Family Guy), rappresentano gli eccessi di un’insolita, ma quanto mai popolare, famiglia medio borghese americana, che ha conquistato i salotti di tutto il mondo. Dopo i diversi successi inanellati dalle varie stagioni televisive, il creatore principale della serie, Mr. MacFarlane, ha voluto spingersi oltre. I Griffin: Ritorno al Multiverso, catapulta questo strano quadretto familiare all’interno di un’avventura “cartoonosa” interamente giocabile su console, vestendo gli abiti di uno sparatutto in terza persona decisamente sopra le righe, che ha spinto gli sceneggiatori a conservare gli elementi fondamentali della serie adattandoli al nuovo contesto.
Il risultato? Scopriamolo insieme…
La demenzialità parallela
Tratto dall’episodio intitolato Road to the Multiverse, uno dei più discussi dell’intera serie animata, la trama riprende l’antica faida tra Stewie, “poppante” genialoide ossessionato dal matricidio e dalla conquista del mondo, e Bertram, suo “potenziale” fratellastro, proveniente da un universo parallelo con l’intento, grazie ad un potente telecomando multidimensionale, di creare un’armata capace di distruggere l’universo abitato dalla strampalata famigliola americana. La rabbia per il mancato concepimento nella sede dimensionale abitata dalla sua famiglia, boicottato da Stewie che fa piazza pulita degli spermatozoi di Peter, porteranno Bertram a nutrire una sete smisurata di vendetta e distruzione. Lo stesso Stewie, aiutato dall’intelligentissimo cane Brian, inizierà una scorribanda a cavallo dei vari universi paralleli, nel tentativo di sventare questa minaccia.
Dal punto di vista narrativo, l’idea appare subito in perfetta linea con le tracce demenziali e improbabili che fanno da filo conduttore all’intera serie animata. Nella stesura della trama si avverte lo zampino degli sceneggiatori storici dei Griffin e la collaborazione amorevole del suo ideatore principale, che non ha fatto mistero di aver curato personalmente alcuni aspetti del racconto. Il risultato, purtroppo, non è dei migliori. L’intenzione di ricreare, quasi, una puntata giocabile e, quindi, interattiva, non riesce nemmeno lontanamente a divertire lo spettatore giocante. I tempi delle battute e le gag dissacranti che hanno reso celebre il cartone animato, non hanno lo stesso effetto, sbiadite di fronte a disordinate corse e sparatorie caotiche.
“C’è solo sesso e violenza in TV”…che noia!
Se da un lato il comparto narrativo avrebbe dovuto essere la punta di diamante del titolo, pur non riuscendoci a pieno, il gameplay può senza dubbio definirsi come l’aspetto meno convincente del titolo. Stewie e Brian saranno gli unici due personaggi controllabili nella “modalità storia”, con un ventaglio di azioni a disposizione davvero noioso e stentato. Un continuo nauseante groviglio di “corri e spara”, dove le coperture per ripararsi dal fuoco nemico sono quasi del tutto insensate e scarse e la I.A. degli avversari è paragonabile all’intelligenza di un protozoo. La mobilità del personaggio, indipendentemente dalla scelta dello stesso e dalla modalità di gioco selezionata, è imprecisa, soprattutto quando si devono eseguire dei salti per superare un determinato ostacolo. Una missione dietro l’altra, ci si accorgerà ben presto che le uniche cose da fare si limiteranno alla raccolta dei vari collezionabili disseminati per le diverse mappe, allo sterminio di avversari quasi incapaci di reagire e al conseguimento di obbiettivi che rasentano il ridicolo. Respawn continui dopo aver “tirato le cuoia”, con impercettibile perdita di denaro, cumulabile tra uno scenario e l’altro, sono le uniche conseguenze in caso di morte del personaggio. Ad interrompere questa routinaria monotonia, il sapore di qualche enigma e di un paio di livelli specificatamente votati al platforming, che non saranno, comunque, capaci di alleviare il senso di sconforto di avere tra le mani la copia di un titolo che non diverte e nemmeno entusiasma.
Tra gli svariati obiettivi da raggiungere, si potrà anche accedere al negozio degli armamenti, che metterà a disposizione un discreto arsenale, composto da un’accozzaglia di aggeggi e oggetti d’offesa più o meno efficaci e fantasiosi. Per diminuire la noia e rendere alcune meccaniche di gioco ancora più semplici, sarà possibile in ogni momento l’avvicendamento tra Stewie e Brian per proseguire nelle missioni.
I nemici si ostinano a riversarsi in modo insensato sullo schermo, affollando le varie sessioni di gioco e creando solo confusione. Sarete costantemente circondati e inseguiti da barboni con bastoni, ragazze con spray anti-aggressione e paraplegici armati di fucili, giusto per rendere l’idea, pronti a “complicare” le cose.
Un po’ meglio congegnato l’approccio con i boss di fino livello, dove il livello di difficoltà subisce un’inflessione positiva, ma nulla di così incisivo, tanto che gli scontri non saranno mai frustranti o ingestibili.
Oltre alla modalità storia, le diverse sfide, via via sbloccabili, contribuiscono a rinfoltire il monte ore di gioco, lasciando invariato il sistema e le dinamiche principali, a fronte di piccole missioni dalla difficoltà mai proibitiva.
Il viaggio attraverso il multiverso dura poco più di un colossal cinematografico richiedendo, al massimo, quattro ore per il completamento di tutte le missioni, con l’opportunità di giocare la campagna principale, anche in modalità cooperativa.
Non solo Quahog all’orizzonte
La cura dei personaggi, grazie alla resa “cartoonosa”, risulta veramente godibile. Ognuno dei membri di questa singolare famiglia americana viene rappresentato fedelmente, ripercorrendo i tratti usati nei disegni della serie animata. Se da un lato, quindi, gli sviluppatori hanno raggiunto un buon risultato, dall’altro la resa degli scenari, soprattutto per quel che riguarda i dettagli degli sfondi, richiama alla memoria quanto di peggio si sia visto negli ultimi anni. Davvero impensabile, solo ipotizzare, che l’attuale potenza di calcolo offerta dalle odierne macchine di gioco, venga svilita in tal modo proponendo alberi ed elementi di contorno che sembrano “incollati” e messi lì per caso.
Il comparto sonoro fa semplicemente il suo dovere, non spingendosi al di fuori del “minimo sindacale”. Fedele il doppiaggio in lingua originale, prontamente sottotitolato, e apprezzabili le riproposizioni delle musichette celebri della serie. Tuttavia, il repertorio che può contenere un cartone animato è davvero minimo e lo sforzo non deve essere stato poi tanto nel trasportarlo in un videogioco nato per esserne diretto omaggio della serie da cui è tratto, e in breve ci si stanca.
Peter, Lois, Stewie, Meg, Chris, Brian, e…
Oltre alla possibilità della modalità cooperativa in locale, il giocatore potrà decidere di cimentarsi con le sfide online, avendo a disposizione un vasto campionario di scelte. “Deathmatch”, “Follia Multiversale”, “Cattura il SSDG” e “Incursione” fanno capolino alle più classiche prove a cui l’etere ci ha abituati. Cambiare personaggio, giocando con ognuno dei membri della famiglia, dal primo all’ultimo, nessuno escluso, non aumenterà il grado di divertimento. Il giocatore impegnato a conquistare una porzione di territorio, stremato dall’ennesimo “ruba bandiera” o intento a pianificare una mattanza a squadre, si chiederà spesso, invano, come potersi divertire veramente. Visti gli altri titoli disponibili al momento sul mercato, trovare avversari e compagni disposti ad offrire qualche ora in rete al “Multiverso”, diviene impresa titanica.
Qualcuno ha parlato di gioco divertente?
Senza troppi giri di parole, I Griffin: Ritorno al Multiverso, è un titolo davvero mediocre. Pur avendo sfruttato la scia di una serie animata molto apprezzata, arruolando per l’impresa anche gli sceneggiatori e l’ideatore principale dell’opera, il gioco risulta noioso e sciatto, dotato di un gameplay che non lascia spazio ad alcun elogio, ma solo a critiche.
Da questo miscuglio informe di buoni propositi, ma di scarse certezze, va fatta salva solamente l’idea di base. C’è pure la sigla iniziale del cartone animato, messa in bella mostra ad inizio gioco, che assume quasi le vesti di un feticcio da esibire e null’altro. L’intero gioco non fa crescere interesse e coinvolgimento, complice la troppa confusione fatta nel mettere in tavola una connessione tra le varie dimensioni, perdendo di vista quella reale, dove l’obiettivo principale è di divertire il giocatore e soddisfare gli appassionati.
I fan della serie ritroveranno nei dialoghi allusioni sessuali, parole scurrili, dichiarazioni esplicite e politicamente scorrette, contornate da un cinismo dissacrante che sovrasta il resto, ma stanca ben presto.
Una volta tanto, la sfortuna di trovarsi davanti ad un gioco che dura poco rappresenterà un pregio, una vera salvezza, vista la tanta, troppa, voglia di mettere la parola fine a questa esperienza davvero deludente.