Recensioni

Recensione SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game

di: Simone Cantini

Chi vive in un ananas in fondo al mar? SpongeBob Square Pants! Ed in effetti, dopo aver ascoltato la sigla e visto anche un solo episodio della serie in questione, non si può che concordare con quanto appena letto. L’adorabile spugna creata dal (fu, ahimè) biologo marino Stephen Hillenburg, però, non è la sola abitante di Bikini Bottom, ma condivide la metropoli sommersa con tantissimi altri buffissimi personaggi. Tra questi troviamo il migliore amico del nostro eroe, ovvero la tontissima stella marina protagonista di SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game, il primo titolo in assoluto ad avere il roseo asteroide (non nel senso di corpo celeste, ma di echinoderma marino: sì, ho studiato!) al centro della scena.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

In medias res

A dispetto di quello che sarebbe stato lecito aspettarsi, visto anche il pregresso videoludico della serie, SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game non ha alcun tipo di substrato narrato, né obiettivi peculiari da raggiungere per poter essere portato a termina. Il che non è proprio un ottimo biglietto da visita per la produzione firmata Outright Games, considerando la bontà del materiale di partenza. Che la situazione sia davvero alquanto scarna si evince sin dalle prime battute, dato che il gioco parte direttamente da un piccolo tutorial, utile a prender confidenza con l’elementare set di comandi chiamato a gestire Patrick. Giusto un paio di minuti e ci troviamo scaraventati in mezzo a Bikini Bottom, senza che ci venga fornita la minima spiegazione, con l’unico obiettivo che sarà quello di raggiungere i vari punti sensibili della mappa, ove poter interagire con gli abitanti della città.

Si capisce immediatamente come l’esperienza si riduca semplicemente ad un esteso hub (la città ed i suoi dintorni) costellato di piccoli minigiochi, completamente scollegati tra di loro, utili soltanto a ritagliare un piccolo spazio a protagonisti e comprimari di Bikini Bottom. Ci troveremo a gironzolare senza un vero e proprio scopo sotto la superficie del mare, nella speranza di incrociare qualcuno con cui interagire e poter dare il via alla esile porzione ludica. Sulla carta non ci sarebbe niente di male nel proporre una semplice esperienza sandbox di questo genere, ma in pratica ci troviamo al cospetto di un’accozzaglia di meccaniche altamente perfettibili che, oltretutto, non risulteranno mai particolarmente divertenti. Il che è un vero problema quando l’intera esperienza ruota attorno ad una serie di minigiochi.

Ad ogniuno il suo

E dire che la città ed il suo cast avevano tutto il potenziale per esprimere ben altro, come dimostra anche la possibilità di impadronirsi dei vari veicoli presenti per le strade, in perfetto stile GTA, così da dare vita a piccole missioni legate alla tipologia del mezzo controllato. Così come alquanto differenziati, a livello concettuale, sono risultati essere i minigames legati ai singoli personaggi, tarati attorno alla loro personalità: Krab e Plancton ci metteranno ai fornelli, Squiddy ci chiederà di rendere silenzioso il circondario o ci sfiderà in improbabili gare artistiche, mentre la signorina Puff ci coinvolgerà in test di guida. Le idee, in definitiva, ci sarebbero anche, ma sono confezionate purtroppo in maniera davvero approssimativa per risultare davvero divertenti, anche per i più piccoli e i fan incalliti di SpongeBob e compagni (presente!).

Ed i motivi sono da ritrovare anche in un comparto tecnico non certo strabiliante: se si può sorvolare sulla semplicità degli ambienti, comunque abbastanza in linea con l’essenzialità del materiale originale, viene davvero difficile chiudere un occhio dinanzi a dei controlli non proprio impeccabili, che cozzano anche con un framerate non certo granitico. La fisica che regola Patrick, soprattutto relativamente ai salti, è alquanto rivedibile, così come la gestione della camera quando ci troviamo dinanzi a momenti in odor di TPS (quanto ho odiato le piattaforme con i palloncini). Lo stesso sonoro, pur presentando le voci originali, finisce per diventare più un fastidio che altro, visto il ripetersi ossessivo dei pochissimi dialoghi ambientali.

Avendo ancora in mente i platform ambientati a Bikini Bottom, giocare a SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game non ha potuto che lasciarmi davvero con l’amaro in bocca. Per quanto non mi facesse impazzire l’idea di una semplice raccolta di minigiochi, se almeno il tutto fosse stato confezionato in maniera più accattivante e coesa avrei potuto tranquillamente rivedere in positivo le mie aspettative. Purtroppo, il titolo sviluppato da Outright è risultato alquanto approssimativo sotto quasi ogni punto di vista, presentando microesperienze concettualmente dignitose, ma messe in scena in modo assai grezzo e poco divertente. Alla luce di tutto ciò, a meno di non essere dei veri e propri fanatici di SpongeBob e compagni, viene davvero difficile consigliare senza riserve la produzione di casa Bandai Namco.