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Recensione Silent Hill 2 Remake

di: Simone Cantini

Confesso, sono uno di quelli che deve chiedere umilmente scusa ai ragazzi di Bloober Team. D’altro canto mi era risultato davvero difficile, per non dire impossibile, nascondere tutto il mio dissenso all’annuncio dei lavori relativi a Silent Hill 2 Remake. Un malumore aumentato a dismisura in seguito alla diffusione del primo trailer, a tratti davvero offensivo per chi, come me, ha fatto del capolavoro Konami uno dei propri feticci videoludici. Però, se oggi sono qua a cospargermi abbondantemente il capo di cenere, è segno che qualcosa è andato piacevolmente storto rispetto alla prime impressioni, ed alla fine il lavoro del team polacco è riuscito a sovvertire ogni più pessimistica previsione. Anzi, tanto per essere espliciti, si è rivelato essere un vero capolavoro.

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Born from a wish

No, almeno stavolta la side story rilasciata in uscita della director’s cut del capitolo originale non c’entra niente, ma il suo titolo si può comunque applicare in tutta tranquillità a Silent Hill 2 Remake. Il gioco in questione, difatti, oltre che per volontà della stessa Konami, nasce dall’amore che lo studio polacco non ha mai nascosto di nutrire per il brand. E come dissi già a suo tempo nella recensione di The Medium, il team rappresenta la migliore scelta non giapponese per portare avanti questa pesantissima eredità, visto il modo rispettoso ma assai coerente con cui è stato affrontata la spinosa opera di riscrittura di un classico. E l’impresa è stata all’insegna del coraggio più sfrenato, dato che quanto ci ritroviamo oggi tra le mani ha rifiutato di percorrere il più agile (per quanto non certo privo di asperità) sentiero della pedissequa riproposizione 1:1. Alzando sensibilmente, e anche follemente, l’asticella, Bloober Team ha optato per una visione ampliata delle vicende che tutti abbiamo imparato a conoscere ed amare in quel lontano 2001. 

Ritroveremo sempre James, Maria/Mary, Laura, Eddie ed Angela proprio come ci ricordavamo, ancora una volta preda dei loro peccati e dei loro tormenti, ma ci saranno presentati sotto una nuova luce, capace di scavare ancora più a fondo nelle loro disastrate personalità. E per farlo è stato necessario andare oltre quanto visto in origine, ampliando la portata delle loro azioni, scelta che si è tradotta in una nuova versione della cara Silent Hill, mai affascinante e opprimente come oggi. Il limbo rappresentato dalla cittadina sul lago Toluca si è andato ad arricchire di porzioni inedite, capace di farci gettare uno sguardo ancora più approfondito nelle sue sinistre profondità, pur non lasciando in disparte i luoghi ed i momenti simbolo di questo oscuro viaggio dell’anima. La storia è, fortunatamente, sempre la medesima che conosciamo, ma arricchita in modo coerente e riuscito da nuove sfaccettature e situazioni, capaci di rendere ancora più tridimensionale l’impeccabile cast creato in origine da Team Silent.

Non ci sono passaggi a vuoto o inutilmente ridondanti, tutto scorre alla perfezione anche in virtù di una recitazione digitale riuscitissima, a cui si accompagna il rinnovato cast attoriale che, per quanto mi suoni strano dirlo, non mi ha fatto assolutamente rimpiangere l’incredibile prova originale di Troy Baker e soci (che fino allo scorso venerdì pensavo di non riuscire a non rimpiangere). E da conoscitore profondo dell’originale, che ho giocato decine di volte nel corso degli anni, non ho potuto che apprezzare il modo in cui Silent Hill 2 Remake è riuscito a sorprendermi ad ogni passo, lasciandomi intravedere scorci sempre nuovi di una città che credevo di conoscere a menadito. E non può che andare bene così. Pertanto, sia che siate veterani che novellini, approcciarvi al racconto di James e sciagurati compagni non potrà che (ri)sorprendervi ed appassionarvi, come solo pochissimi (o forse nessuno) horror sono riusciti o riusciranno mai a fare.

Si torna a casa

Il lavoro di ammodernamento ed ampliamento generale, come logico che sia (a meno di non chiamarsi Sony) non è stato unicamente circoscritto a scenario e sceneggiatura, ma è anche andato ad intervenire in modo massiccio sull’aspetto tecnico/visivo generale. Ed anche in questo caso, tanto per riprendere le genuflessioni iniziali, tocca nuovamente fare mea culpa e tributare le doverose scuse a Bloober, visto che pur con i suoi limiti, il risultato finale che impreziosisce Silent Hill 2 Remake è risultato essere senza ombra di dubbio davvero convincente. A partire da quell’atmosfera diafana ed opprimente che si respira sin dalle prime battute di gioco, che esce ulteriormente amplificata dalla rinnovata potenza tecnica fornita da PS5. E dire che il tratto maggiormente distintivo della serie era nato da un equivoco di pura natura tecnica, con quella iconica e riconoscibilissima nebbia introdotta unicamente per mascherare i limiti hardware di PS1. Un intoppo che, però, ha anche rappresentato la maggiore fortuna del brand, che torna rinvigorito a dovere in questa nuova iterazione: vagare immersi nei miasmi lattiginosi ha oggi un fascino ancora maggiore, grazie ad una resa volumetrica impeccabile, capace di sfumare a dovere i contorni di strutture ed orrori come mai prima d’ora. Il tutto a beneficio dell’atmosfera generale, che risulta esaltata dal maggiore dettaglio concesso dalla macchina Sony, a cui si accompagna una direzione artistica fedelissima all’originale, forte di un senso di marcio e decadenza che sembrano gridare Silent Hill da ogni pixel.

E poi c’è la gestione delle fonti luminose, da sempre uno dei punti di forza della serie, capace di dare vita ad ombre inquietanti e traballanti, in grado di amplificare il senso di smarrimento ed impotenza, oltre a mantenere sempre viva l’attenzione (e la tensione) del giocatore. Lo stesso character design, fonte di numerose polemiche al primo reveal ufficiale, è risultato un lontano ricordo degli scatti iniziali, grazie ad una rinnovata modellazione generale capace di rendere efficaci le prove attoriali digitali, oltre che di conferire maggiore spessore al substrato narrativo che si agita all’interno di ciascuna individualità.

E poi c’è lui, il terzo protagonista ufficiale di Silent Hill, quel comparto sonoro magistralmente composto e diretto dall’inossidabile Akira Yamaoka, artefice al pari di Keiichiro Toyama e Masahiro Ito dell’iconica identità della serie. Inutile dire come anche in questo caso ci troviamo al cospetto di una resa audio assolutamente fuori parametro, con un’effettistica di assoluto spessore in grado di amplificare a dismisura il disagio generale. Ad opprimenti ed angoscianti silenzi si contrappongono rumori ambientali disturbanti nella loro semplicità, affiancati da grida mostruose, borbottii e dall’inossidabile crepitio di quella radio, preziosa alleata in grado di metterci in allerta in prossimità delle minacce che si annidano nel groviglio di vie della città. Inutile spendere lodi in merito alla sontuosa tracklist generale, che tra vecchi e nuovi brani mette ancor di più mostra l’abilità compositiva di Yamaoka, capace come pochi di spaziare tra generi così diversi tra loro, ma mai così a suo agio come nel dipingere l’orrore su spartito.

Peccati veniali

Tutto bello e perfetto, dunque, in questo Silent Hill 2 Remake? Beh no, visto che la perfezione non è cosa che si addica a tutto ciò che è mortale. Ed anche in questo caso il lavoro di Bloober Team non poteva esimersi dal presentare qualche magagna. A partire dalla solidità tecnica generale che, nei dei preset Qualità e Prestazioni, presta il fianco ad alcune critiche, a partire dal frame rate non proprio granitico che le caratterizza. Fortunatamente, visto che parliamo di un titolo che fa dell’introspezione e dell’incedere tutto sommato compassato uno dei suoi tratti distintivi, i 30 frame non sempre rocciosi che caratterizzano la modalità che predilige la fedeltà visiva non sono mai uno scoglio insormontabile. Una scelta che, anche in virtù del maggiore colpo d’occhio garantito, suggerisco vivamente di preferire. Restano rivedibili anche alcune scelte in chiave di gestione luminosa, con i bordi delle creature morte presenti sull’asfalto bagnato che gridano vendetta, così come un paio di episodi di gestione del controluce. Si tratta di particolari sicuramente secondari, ma dire che tutto era meravigliosamente perfetto sarebbe stato andare contro l’anima stessa di Silent Hill.

Si può anche muovere qualche critica alla gestione della camera durante gli scontri che, per quanto ora finalmente più dinamici e fluidi, tendono a far perdere un pizzico l’orientamento in occasione di creature troppo vicine tra loro. Per il resto, pur non essendo una macchina da guerra progettata per uccidere, James riesce finalmente a muoversi maggiormente a proprio agio durante i combattimenti, grazie ad una rinnovata atleticità che emerge in maniera più prepotente durante le boss fight, ora più ariose che in origine. Per il resto mi tolgo umilmente il cappello davanti agli sforzi di Bloober Team, che con Silent Hill 2 Remake dimostra di aver compiuto il tanto sospirato salto di qualità generale.

Bene, bravo, bis. Applausi a scena aperta e standing ovation, con Bloober Team in prima fila a riscuotere il giusto tributo dopo mesi di shitstorm che, alla fine, sono risultati ampliamente immotivati. Silent Hill 2 Remake, difatti, non è soltanto un ottimo gioco, ma è (soprattutto) una eccellente riscrittura del capitolo più amato della serie, oltre che uno dei migliori horror videoludici e non solo che si siano mai affacciati sul mercato. L’operazione in questione era altamente rischiosa, come dimostrano anche le numerose perplessità che ne hanno accompagnato il reveal, ma c’è solo da gioire per il modo in cui il team polacco è riuscito a districarsi da questo pericoloso groviglio fatto di ricordi ed emotività. Un titolo azzeccatissimo sotto ogni punto di vista, in cui l’amore degli sviluppatori per il materiale originale trasuda da ogni più piccolo frammento, così da dare vita ad un’esperienza ancora una volta indimenticabile. Questi sono i remake che ci piacciono e che hanno davvero senso di esistere, con buona pace di dinosauri meccanici e slasher adolescenziali.