Recensione Si torna in trincea con Call of Duty Black Ops 2
Come ogni anno, puntuale quasi come un orologio svizzero, giunge nelle nostre console un nuovo episodio della saga sparatutto più famosa del mondo, Call of Duty. Quest'anno la patata bollente è toccata a Treyarch, che non ha esitato a sfruttare la propria esperienza per proporre un capitolo intrigante e, soprattutto, diverso dal solito. Ambientato in un futuro prossimo, in cui la tecnologia è la base su cui si fonda ogni esercito.
Riuscirà Call of Duty: Black Ops 2 a conquistare il cuore dei fan e a farsi largo tra le critiche che da tanto ricadono sulla serie? Scopritelo con la recensione a cura di Riccardo "RATM" Primavera e Giorgio "Nadim" Catania!
di: Redazione
C’è poco da dire: quando una saga videoludica si trasforma in un blockbuster da milioni di copie ad episodio, non c’è difetto che tenga. Ogni capitolo macinerà copie su copie, milioni su milioni di introiti, anche se la qualità del prodotto finale non dovesse rivelarsi eccelsa.
Membro di spicco di questa categoria è sicuramente la serie punta di diamante della scuderia Activision, ovvero Call of Duty. Giunto finalmente al nono capitolo, lo sparatutto per eccellenza ci porta nei frenetici campi di battaglia di un futuro alternativo e tutt’altro che roseo. Siete pronti a buttarvi a capofitto tra proiettili ed esplosioni atomiche con Call of Duty: Black Ops 2?
Eredità pesante!
Come da prassi per la saga, il filo conduttore che lega l’intricatissima trama dell’intera serie unisce questo episodio al diretto prequel, ossia Call of Duty: Black Ops.
Nel precedente titolo sviluppato da Treyarch vestivamo per gran parte dell’avventura i panni del sergente Alex Mason, stoico combattente degli Stati Uniti d’America e protagonista di un intreccio da capogiro, in grado di cambiare le sorti del mondo. A seguire le sue orme troveremo David Mason, il figlio del protagonista del primo episodio. Non sarà l’unico soldato che impersoneremo, ma la storyline verterà principalmente sulle sue vicende.
Sebbene nella maggior parte degli FPS la trama si trasformi spesso e volentieri in un mero pretesto per riempire di proiettili qualsiasi cosa si muova, l’universo nel quale sono inserite le vicende di Call of Duty è sempre stato un aspetto curato minuziosamente dai ragazzi di Treyarch. I protagonisti e gli antagonisti sono ben caratterizzati, alcuni sembrano usciti dal cinema e donano a Black Ops 2 un pizzico di profondità che non guasta affatto e che rende più facile immedesimarsi nel dramma del giovane Mason. Le vicende umane assumono infatti una nuova dimensione in questa ultima incarnazione della saga: oltre al solito terrorismo su scala mondiale e ai complotti per rovesciare il mondo, le storie di vendetta costituiscono lo scheletro del plot narrativo.
La campagna in singleplayer è suddivisa in diverse missioni, conservando la stessa struttura che da sempre contraddistingue la serie: bisognerà farsi largo tra ondate di nemici in modo da avanzare dopo aver ripulito l’area da ogni singolo nemico. Una volta giunti al capolinea, ci troveremo di fronte a diverse situazioni: eliminare un personaggio scomodo, piazzare un ordigno per sabotare qualche attentato, soccorrere un personaggio chiave e via discorrendo… le giornate tipo di ogni supersoldato che si rispetti, in poche parole! Per spezzare la monotonia che rischia di fare capolino, comunque, gli sviluppatori hanno inserito missioni particolari che interrompono la monotonia dello spara e avanza: planeremo con tute ipertecnologiche, cavalcheremo maestosi destrieri e ci troveremo persino ad impersonare il cattivone di turno.
A tutto questo si aggiunge una tipologia di missioni del tutto nuova, differente persino dal gameplay stesso dei classici Call of Duty. Si tratta di missioni che ricordano da vicino il genere RTS –Real Time Strategy – nelle quali avremo a disposizione un plotone di soldati equipaggiati di tutto punto (droni, mitragliette, claw e altro ancora) e schierati per il raggiungimento di un obiettivo specifico. Si impersonerà quindi lo stratega che li dovrà guidare passo dopo passo, alla ricerca della vittoria. Indicando le azioni da eseguire per attaccare una nave nemica, difendere postazioni di vitale importanza, scortare personaggi di spicco e altro ancora.
L’idea alla base di tutto è ottima, in grado di spezzare il ritmo dell’azione, portare una ventata d’aria fresca nel genere e influire sugli sviluppi della trama stessa. E sebbene su console gli RTSnon godano di grande fama, per un gameplay che più si adatta al binomio tastiera/mouse, bisogna ammettere che il risultato finale è decisamente buono. Guidare le varie tipologie di unità, seppur impegnativo, è divertente. Magari non intuitivo e in qualche frangente un po’ caotico, specialmente quando i nemici su schermo diventano troppi, ma la possibilità di impersonare un membro delle proprie truppe – che sia umano o meccanico poco importa – facilita il tutto. Attenzione però: giocare queste sessioni alle difficoltà Esperto o Veterano risulta talvolta esasperante, per il livello di difficoltà piuttosto elevato, dimostrandosi una vera sfida alla propria pazienza e ai proprio nervi.
Insomma, per quanto Treyarch non stravolga l’ossatura della serie – d’altronde se funziona, perchè cambiare? – le aggiunte si rivelano più che piacevoli e arricchiscono una campagna di ottima fattura e ricca di colpi di scena.
Spara, spara, spara dritto qui, qui!
Come cantava il buon Bersani, e come abbiamo ampiamente descritto nel paragrafo precedente, il fulcro del gioco è sparare a tutto ciò che si muove sullo schermo. Come in tutti gli FPS la telecamera inquadra l’arma del protagonista, e la visuale su schermo è completata da un’hud spartana ma funzionale. Munizioni, armi, obiettivi correnti e segnalatori di posizione ci forniscono tutti i dati di cui abbiamo bisogno per proseguire nella missione; a questo si aggiunge il progressivo arrossamento dello schermo che ci segnala che siamo ormai prossimi a passare a miglior vita.
Call of Duty si presenta poi come un titolo spiccatamente arcade, a differenza di sparatutto più simulativi come Battlefield o la serie Arma per PC. Non sorprendetevi quindi se il vostro soldato non cadrà a terrà dopo aver incassato un intero caricatore, non rimanete stupiti se dopo più e più esplosioni una bancarella di legno non mostra segni di cedimento, e sopratutto non sconvolgetevi se il signor Mason dovesse sopravvivere ad una decina di metri di volo libero dopo aver corso per un paio di chilometri… this is arcade!
A seconda del livello di difficoltà selezionato, sarete obbligati a cambiare il vostro approccio nei confronti degli scontri a fuoco: se nei livelli meno impegnativi correre alla Rambo tentando di accoltellare tutti si riveli una tattica talvolta funzionale, a Esperto o Veterano non vi porterà a cavare un ragno dal buco. Dovrete infatti studiare le posizioni dei soldati nemici e sfruttare al massimo ogni copertura: pochi proiettili e si va a fare rapporto direttamente al Creatore, vi abbiamo avvisati!
A proposito di coltellate: purtroppo la loro precisione e incisività è decisamente minore rispetto ai precedenti episodi e spesso si tramuteranno in lisci clamorosi – cosa che avviene spesso nelmultiplayer. L’arsenale invece è stato vistosamente arricchito: ci sono gingilli per tutti i gusti, da mitragliatrici a fucili d’assalto, passando per decine di pistole e devastanti lanciarazzi. Il rinculo è stato minimizzato, le possibilità di personalizzazione aumentate a dismisura e la mira assistita ridotta: serve un pizzico di abilità in più per inanellare headshot in Black Ops 2!
Interessante aggiunta sono anche le armi meno convenzionali, curiose diavolerie degne dei peggiori guerriglieri urbani. Seguendo percorsi poco battuti nel corso delle missioni, potremo imbatterci in strutture da violare, dalle quali potremo ricavare trappole per orsi, molotov, mortai e tanti altri mezzi di morte. Piazzare delle ganasce per pianificare la propria fuga prima di mettere a ferro e fuoco un accampamento nemico è bello, ma sentire le urla strazianti dei nemici incappati nelle nostri trappole è davvero, davvero impagabile.
Un uomo, un esercito!
A fare la parte da leone nel gameplay dei Call of Duty usciti negli ultimi anni, lo sappiamo tutti, è stato il comparto multiplayer. Rivoluzionato all’epoca con il primo e ormai leggendario Modern Warfare, è stato poi perfezionato ad ogni nuova uscita. Con varie aggiunte in termini di armi, modalità, perk, killstreak e riconoscimenti. Quest’anno gli sviluppatori hanno deciso di differenziare Black Ops 2 dai suoi predecessori con un nuovo sistema per la creazione delle classi. Ecco quindi una struttura simile al passato nelle fondamenta – con armi primarie e secondarie, granate varie e bonus aggiuntivi – ma che adesso è profondamente modificabile in tutti i suoi aspetti, a totale discrezione del giocatore.
Tramite l’utilizzo di dieci spazi da poter occupare con gli strumenti ritenuti più opportuni, si può decidere cosa portare in battaglia e cosa no. Ogni ferro del mestiere, gadget o abilità occupa uno spazio. Si può quindi optare per non utilizzare, ad esempio, alcuna arma secondaria o alcun perk per potenziare l’arma primaria e il settore esplosivi. Oppure si può viaggiare con un mitragliatore non accessoriato, sfruttando al massimo però il comparto bonus, utilizzandone così due di essi per ognuna delle tre categorie presenti. Oppure si può decidere di diventare dei folli kamikaze, imbottiti di esplosivi e armati di balestra, per andare a seminare caos tra le fila nemiche. Le possibilità sono tante e ben pochi i paletti posti durante tale fase di creazione, atti perlopiù a non creare soldati troppo potenti e a impedire qualsivoglia tipo di squilibrio durante le battaglie. Per quanto riguarda le armi non c’è di che lamentarsi, stessa cosa dicasi per gli accessori, presi tutti dalla modalità singleplayer e modificati quel tanto che basta per adattarli alle competizioni con altri giocatori. Tutti sbloccabili ad uno ad uno con dei punti speciali, ottenuti salendo di livello dopo aver ottenuto la giusta quantità di esperienza durante imatch.
Le killstreak invece hanno subito un cambiamento abbastanza profondo per quanto concerne il loro ottenimento. Se fino al primo Black Ops si guadagnavano solo uccidendo avversari, e se su Modern Warfare 3 erano presenti in varie forme ed erano raggiungibili anche se nel frattempo si veniva uccisi, su Black Ops 2 invece le si raggiunge semplicemente macinando punti. E i punti li si ottiene in quantità differenti e in decine di modi possibili: eliminando nemici, assistendo i compagni, distruggendo equipaggiamenti rivali, raggiungendo gli obiettivi delle modalità specifiche, e così via. Se da un lato questo permette di utilizzare le killstreak – tutte varie ed alcune particolarmente originali – anche se non si è dei veri cowboy dal grilletto facile, da un altro punto di vista tende a non premiare adeguatamente il conseguimento di determinati compiti. Perché, per esempio, arrischiarsi a conquistare una postazione su Dominio se poi si ricevono pochi punti e si rischia perfino di morire, perdendo così i punti e le serie di uccisioni? Senza considerare che, per raggiungere i bonus più importanti, la via delle uccisioni rimane comunque quella consigliabile.
Tra campi di battaglia e difficili missioni…
Per quel che riguarda le arene su cui i giocatori possono confrontarsi, non si può muovere alcun tipo di critica. Sono in tutto quattordici – quindici, se si considera anche la mappa bonus Nuketown 2025, che si poteva ottenere preordinando il gioco – e dimostrano una varietà architettonica davvero elevata. Si va da quelle che privilegiano spazi stretti o chiusi, come nella coloratissima Plaza o la caoticaHijacked, ad altre che favoriscono l’uso delle armi a lunga gittata, come sulla portaerei di Carrier o tra le strade di Standoff. Un paio di esse, la stazione di Express e il molo di Cargo, presentano inoltre qualche porzione dello scenario dinamica, che subisce lievi cambiamenti nel corso dei match e che può cogliere di sorpresa gli utenti meno navigati. Nulla di sconvolgente, ma una piccola e piacevole variante, che può influenzare in minima parte l’esito degli scontri. Peccato che tali espedienti siano davvero limitati, se fossero stati di più avrebbero coinvolto certamente di più i milioni di giocatori, rendendo gli scontri ancora più imprevedibili.
Riguardo alle modalità di gioco, c’è solo una sola novità da segnalare, e riguarda la modalità Lega. Questa, slegata totalmente dalle altre più classiche, permette di confrontarsi ad armi pari con i giocatori di tutto il resto del mondo. Come? Semplicemente rendendo possibile fin da subito l’utilizzo di qualsiasi arma, accessorio, bonus o killstreak. Non si deve far altro che creare la propria classe, scegliendo con piena libertà come rifornirla, e iniziare gli scontri. Nessun vantaggio per nessuno, quindi.
Tutte le altre tipologie di partita invece si rifanno a quelle già apprezzate negli scorsi anni: Deathmatch, Tutti contro tutti e Uccisione confermata, in cui vince la squadra o il giocatore che realizzano più uccisioni; Dominio, Cattura la bandiera, Cerca e Distruggi e Quartier generale, in cui bisogna raggiungere gli appositi obiettivi… e poi ritornano le modalità originali introdotte nel primo Black Ops, come Gioco delle armi, utili per divertirsi un po’ lasciando perdere le statistiche generali. Anche in questo caso quindi viene proposto un gran numero di varianti ma ben poche novità, il tutto all’insegna della familiarità e di un gameplay ormai consolidato.
Qualche ferita di troppo…
Quanto scritto sopra quindi farebbe pensare ad un ottimo online: tante mappe e modalità, un già ampiamente apprezzato gameplay rinnovato il giusto, nuove armi e accessori. E in effetti il multiplayer è molto buono. Peccato però che, in termini di netcode, ci siano vari difetti a minarne un po’ l’esperienza.
Se da un lato abbiamo quindi tante buone, anzi ottime idee, dall’altro abbiamo un comparto tecnico in certi frangenti carente. Le disconnessioni durante le partite infati non sono rare e, sebbene talvolta il titolo riesca a porre una pezza permettendo il cambio di host per farle continuare, spesso queste terminano bruscamente, comportando parecchi i fastidi. Il matchmakingstesso ha in più occasioni qualche difficoltà di abbinare in maniera equa le squadre, proponendo gruppi piuttosto forti contro altri incapaci di reagire con la stessa energia. E ad esso si affianca una gestione del respawn in alcuni casi priva di logica, capace di far rinascere l’intera squadra avversaria al fianco di chi, magari, se ne gira da solo per la mappa o conquista furtivamente un’area. Non manca in alcune circostante anche il lag: capita di morire per colpa di un ritardo nella trasmissione dei dati, che comporta una reazione rapidissima da parte degli avversari e in un ritardo delle proprie azioni – come i replay hanno confermato, mostrando che spesso quanto fatto avviene dopo qualche preziosissimo secondo. Questo tra tutti è il fastidio maggiore, e sebbene non si presenti spesso, quando capita di giocare contro americani con la linea migliore ucciderli in un faccia a faccia diventa una questione di astuzia e fortuna, più che di mera forza.
Nonostante questi difetti talvolta riescano a rovinare le partite, bisogna segnalare che probabilmente sono dovuti in parte al sovraccarico dei server dovuti alle settimane post-lancio, in parte ad un netcode che ha bisogno ancora di qualche sistemata. Tutto verrà sistemato sicuramente con qualche patch. Quindi gli amanti degli sparatutto online potranno anche chiudere per il momento un occhio su tali difetti e portare pazienza, nonostante sia criticabile il fatto di trovare ancora questi problemi nella settima incarnazione della saga sulle attuali console.
Per tutto il resto, tecnicamente Black Ops 2 è ancora in grado di dire la sua, in mezzo a tutti gli sparatutto usciti negli ultimi anni. Con una grafica di qualità, seppur mossa da un motore un po’ vecchiotto, capace di stupire con un framerate sempre stabile e con una ricchezza degli scenari e dei modelli poligonali davvero alta. E con un comparto audio impeccabile, forte tanto di effetti sonori realistici e curati nei minimi dettagli, quanto di musiche d’impatto e di un doppiaggio eccezionale – tra cui spicca la voce di Giancarlo Giannini, nei panni del cattivo di turno.
Anche la modalità Zombi, ulteriore protagonista di questo ennesimo episodio, ritorna in grande spolvero. Con partite giocabili sia in solitaria, sia in cooperativa con degli amici, sia in multiplayercon l’utenza globale. In cui lo scopo, ovviamente, è quello di massacrare centinaia di non-morti in ambientazioni dall’aspetto apocalittico. Ma per sopravvivere alle orde di famelici cadaveri ambulanti bisogna sfruttare, nella nuova modalità Tranzit, la presenza di un pulmino piuttosto strano. Utile per passare da una località all’altra, abbandonando quelle troppo affollate e preparandosi a seminare distruzione in quelle ancora sgombre. Peccato solo che le armi presenti non siano tantissime e che le location varie non siano poi troppo grandi, rischiando talvolta di costringere i giocatori a dover scartare gli avversari.
Quando combattere non annoia mai…
Insomma, Call of Duty: Black Ops 2 è un grande gioco. Vuoi per una campagna interessante e rinnovata, sia nelle meccaniche, sia nei temi, vuoi per una modalità Zombi ricca e divertente, vuoi per un multiplayer forte di tantissime possibilità. Certo, le novità non sono tantissime e non sono nemmeno rivoluzionarie, ma riescono a portare una ventata d’aria fresca in una serie che da molti anni è criticata per essersi reinventata troppo poco. Se poi tecnicamente si considera che Treyarch è riuscita ad utilizzare un motore ormai abbastanza vecchio per proporre un comparto grafico e uno audio di buona qualità, si capisce che il lavoro fatto è stato ottimo, per quello che può considerarsi uno dei migliori episodi della saga.
Non rimane quindi che salvare il mondo un’altra volta, massacrare non-morti senza pietà e sfidarsi poi con il resto del globo. Sperando solo che i quei difetti del comparto multigiocatore presenti vengano sistemati presto. Allora sì che Black Ops 2 diverrà a tutti gli effetti uno degli FPS migliori sul mercato.