Recensioni

Recensione Rollerdrome

di: Simone Cantini

Che quello tra Roll7 ed il mondo delle evoluzioni su rotelle sia un idillio quanto mai duraturo non è certo un mistero, visto che basta semplicemente scorrere il portfolio del team britannico per avere una palese conferma di quanto appena scritto. Ad eccezione di un paio di digressioni nel mondo dell’online competitivo (Laser League) e dell’azione (Not a Hero), lo studio non ha mai nascosto di essere attratto da flip, grab, grind e chi più ne ha più ne metta. E Rollerdrome, l’ultima fatica dei ragazzi inglesi, riesce ad inserirsi con efficacia all’interno di questo personalissimo filone, andando però a coniugare sentieri già battuti con il mondo degli shooter. Pur non rinunciando a fare dello stile e delle acrobazie più assurde uno dei punti saldi del gameplay vero e proprio.

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Futuro retrò

Gli anni ’70 sono stati una florida fucina per la fantascienza distopica, riuscendo a dare vita ad un insieme di produzioni, soprattutto cinematografiche, in grado di declinare il genere in maniera quanto mai unica e fortemente riconoscibile. Che si parli de Il Mondo dei Robot (o Westworld che dir si voglia), Interceptor (aka Mad Max) o L’Uomo che Fuggì dal Futuro di Lucas, le distopie hanno trovato terreno fertile in questo decennio così importante. Ed è proprio da questo peculiare periodo storico, ed in particolare dalla pellicola Rollerball, che Roll7 ha tratto ispirazione per il suo Rollerdrome, nome sotto a cui si cela un brutale sport a base di pattini e proiettili. L’anno è il 2030, ed il mondo è oramai sotto il controllo di varie corporazioni, tra le quali ritroviamo la Matterhorn, promotrice della competizione in questione, e che sarà al centro di alcuni sinistri giochi di potere. Noi, vestendo i panni digitali di Kara Hassan, andremo ad interpretare una nuova recluta di questa spietata disciplina che, gara dopo gara, finirà per fare luce sulle macchinazioni della compagnia. Per quanto molto in disparte rispetto al nucleo ludico della produzione, la sceneggiatura di Rollerdrome riesce a tratteggiare, con pochissimi elementi, un quadro distopico sicuramente intrigante (per quanto derivativo), fungendo da piacevole collante tra i vari match. Mai invasivo, ma non per questo affatto in grado di dare vita ad un universo credibile e tutto sommato convincente, lo script rappresenta una delle piccole, piacevoli sorprese della produzione britannica, capace di fare capolino grazie a brevi momenti esplorativi dal tono assai rilassato, utili per leggere documenti ed ascoltare le notizie trasmesse dalla radio. Ovviamente, però, il cuore pulsante del titolo risiede altrove.

Lo Slayer a rotelle

Rollerdrome può essere definito in maniera molto molto efficace grazie alle parole di Paul Rabitte, creative director del gioco, che nel corso di una intervista ha apertamente dichiarato di essersi ispirato ai vari Tony Hawk e agli ultimi Doom per dare forma al gameplay del titolo. Ed in effetti bastano davvero pochi istanti per capire quanta verità si celi dietro a questa affermazione. L’esperienza ludica sarà suddivisa in vari match, invero le tappe del torneo del 2030, che prenderà il via dopo il consueto tutorial interattivo. L’azione si svolgerà all’interno di alcune arene, che andranno a popolarsi di avversari desiderosi farci la pelle, mentre noi saremo intenti a sfruttare rampe ed appigli presenti nello stage per sfuggire alle loro armi. Non rinunciando, nel mentre, ad esibirci nei trick più disparati. Quest’ultima feature non sarà una semplice trovata estetica, ma avrà un impatto fondamentale nell’economia ludica di Rollerdrome: per uscire vincitori dall’arena, difatti, avremo a disposizione 4 distinte bocche da fuoco (sbloccabili man mano che procederemo lungo la campagna), i cui caricatori si andranno a riempire esclusivamente quando compiremo delle evoluzioni. Si tratta di una intuizione tanto semplice quanto efficace, in grado di dare vita ad un gameplay adrenalinico ed appagante, che ci vedrà costretti ad essere in costante movimento. Tale necessità è data anche dalla quantità dei nemici che andranno via via a popolare le arene, oltre che dalla loro estrema aggressività, situazione che darà vita ad una adrenalinica danza in cui esitare anche solo un istante potrebbe tradursi in un repentino game over. In nostro soccorso, oltre alle citate armi (una coppia di pistole, uno shotgun, un lanciagranate ed un fucile laser), giungerà anche la possibilità di attivare il classico bullet time, un vero must per ogni TPS che si rispetti che, oltre a rallentare l’azione per consentirci di mirare con precisione, se abbinato ad una schivata perfetta raddoppierà il danno inflitto. Si tratta di una meccanica che sarà bene imparare a padroneggiare rapidamente, dato che ci consentirà anche di accompagnare con successo i peculiari effetti delle bocche da fuoco in nostro possesso, ognuna dotata di una propria gestione esclusiva: pistole e shotgun beneficeranno di un lock automatico sul nemico più vicino, con la seconda arma in grado di generare colpi pesanti se lasceremo partire il proiettile rispettando un indicatore visivo; lanciagranate e fucile laser, invece, data la loro esagerata potenza, ci richiederanno di mirare manualmente, situazione che trova il suo giusto sfogo proprio in abbinamento con la combo schivata/bullet time. Confesso che il reveal di Rollerdrome avvenuto in occasione dello State of Play di giugno mi aveva lasciato decisamente freddino, per non dire alquanto basito, ma dopo aver completato le due campagne presenti nel pacchetto, mi trovo piacevolmente costretto a rivedere la mia posizione: il titolo Roll7, difatti, vanta un gameplay finemente cesellato, tanto semplice da metabolizzare, quanto complesso e stimolante da domare per uscire indenni dalle arene e, contemporaneamente, ottenere il punteggio più elevato.

Voglio di più!

Essere abili, inoltre, non avrà soltanto un impatto sul nostro ego (grazie alle classifiche online), ma sarà indispensabile per consentirci di avanzare lungo la quest principale: ciascuno stage, difatti, sarà caratterizzato da delle sfide in-game, che ci potranno richiedere di ottenere un determinato punteggio, effettuare un trick peculiare in un preciso punto della mappa e molto altro. Si tratta di obiettivi che sarà necessario completare, in numero variabile, per poter avere accesso ai livelli successivi, situazione che costringerà il giocatore ad andare giocoforza alla ricerca della migliore esibizione possibile. Un modo sicuramente intelligente per invitare il player ad ottenere il massimo dal titolo, così da spingere chiunque a sperimentarne le varie possibilità ludiche, e scongiurare il pericolo di ritrovarsi a compiere sempre le medesime azioni. E non pensiate che la sfida proposta sia quanto mai banale, dato che per sbloccare alcuni task sarà necessario sudare le proverbiali sette camicie, soprattutto se pariamo della campagna Sete di Sangue, ambientata un anno dopo la modalità principale, caratterizzata da un tasso di difficoltà quanto mai proibitivo. Per i meno pazienti, comunque, è presente un’opzione che ci consentirà di accedere ai livelli successivi semplicemente completando il precedente, anche se così facendo si finisce per snaturare in maniera sin troppo evidente Rollerdrome. L’invito, pertanto, è quello di sacramentare un po’ di più, ma di godersi il tutto così come è stato progettato. Peccato, però, che una volta portate a termine le due modalità, il titolo finisca per limitarsi a proporre unicamente le citate classifiche online, con l’unico replay value offerto dalla possibilità di rigiocare i livelli completati, sia per massimizzare ulteriormente il punteggio (con conseguente aumento del ranking globale), sia per cercare di completare le sfide rimaste in sospeso. Qualche opzione in più, in tal senso, non avrebbe guastato, come anche una semplice modalità libera, ma parliamo pur sempre di un prodotto proposto ad un prezzo tutto sommato contenuto (29,99 Euro), quindi si può anche chiudere un occhio. Occhi che non possiamo chiudere dinanzi al comparto tecnico/stilistico della produzione, forte di una personalità assai marcata ed invidiabile, con il suo stile sci-fi marcatamente retrò, che sebbene possa spiazzare al primo impatto (come avvenuto per me in occasione del suddetto reveal), una volta in azione sullo schermo difficilmente lascerà indifferenti, naturalmente in senso positivo. Il tutto, inoltre, può contare su di una fluidità generale quanto mai apprezzabile, e che in produzioni di questa tipologia dovrebbe sempre rappresentare la norma. Su PS5, inoltre, si apprezza l’utilizzo delle funzioni del DualSense, che grazie al binomio grilletti adattivi/altoparlante ci permette di percepire in maniera assai marcata e precisa la risposta delle varie armi. Interessante, in tal senso, il modo in cui feedback tattili e sonori servano per capire quando il caricatore delle pistole sta per esaurire i propri colpi. Il vero must, comunque, è rappresentato dalla colonna sonora che, come dichiarato dallo stesso Rabitte, rappresenta una vera e propria estensione del gameplay, visto il modo in cui si fonde sapientemente con l’azione su schermo. L’elettronica messa sul piatto, opera del musicista britannico Electric Dragon, ricca di richiami agli anni ’70, non potrà fare a meno di galvanizzarvi mentre inanellerete uccisioni e trick di ogni sorta e che, sono sicuro, andrete presto a cercare su Spotify e simili.

Incrociare la mia carriera videoludica con i pattini e la violenza di Rollerdrome è stata davvero una piacevole sorpresa, soprattutto alla luce del tiepidissimo (per non dire inesistente) appeal suscitato dal trailer di annuncio. Il titolo Roll7, difatti, come tutte le produzioni dello studio, è decisamente più divertente da giocare che da subire passivamente come spettatore. I motivi sono da ritrovarsi in un gameplay in grado di fondere alla perfezione l’anima freestyle del team con un’ossatura TPS adrenalinica e ben costruita. Il mix che emerge è sicuramente originale ed appassionante, complice anche un tasso di sfida mai banale e scontato, che pecca unicamente in quanto ad offerta generale, invero un po’ troppo risicata, seppur in linea con il prezzo di vendita. La speranza è che i ragazzi inglesi possano, con il tempo, ampliare la propria creatura, anche perché il distopico mondo di Rollerdrome sembra avere ancora molte altre storie da raccontare.