Recensione Ritorno al passato con Midway Arcade Origins… Insert coin please!
C'è stato un tempo, per quanto lontano, in cui i videogames erano di nicchia. Ma di nicchia nel senso letterario del termine: correvano gli anni '80, Blade Runner rivoluzionava il mondo del cinema, l'Italia vinceva il suo terzo mondiale. Tutto questo, però, per molta gente non significava nulla: la loro vita era confinata in piccoli locali dalla luce soffusa, dove il tintinnio delle monetine si ripeteva con cadenza quasi ipnotica. Warner Bros dopo aver acquisito Midway ha deciso di rilasciare Midway Arcade Origins per riportarci a quei tempi, la collection da circa 30 titoli racchiude i migliori successi dell'epoca d'oro dello studio; siete pronti a tuffarvi in un passato tutto pixelloso e bidimensionale?
di: Riccardo "RATM" PrimaveraC’è stato un tempo, per quanto lontano, in cui i videogames erano di nicchia. Ma di nicchia nel senso letterario del termine: correvano gli anni ’80, Blade Runner rivoluzionava il mondo del cinema, l’Italia vinceva il suo terzo mondiale. Tutto questo, però, per molta gente non significava nulla: la loro vita era confinata in piccoli locali dalla luce soffusa, dove il tintinnio delle monetine si ripeteva con cadenza quasi ipnotica.
Avrete intuito che stiamo parlando nientemeno che delle prime sale giochi, veri e proprio templi del videogioco ormai quasi del tutto scomparsi. Quando erano i cabinati gli unici protagonisti dell’universo videoludico, una delle software house più conosciute e di successo era senza ombra di dubbio Midway. Con successoni del calibro di Spy Hunter, Rampage, NBA Jam – senza dimenticare il più “giovane” Mortal Kombat – gli sviluppatori avevano fatto breccia nel cuore di tantissimi giocatori, che fedelmente riempivano di monete i loro cabinati.
Il tempo però è stato impietoso con Midway, e dopo ripetuti problemi finanziari e il fallimento dichiarato nel 2009, è stata rilevata dalla Warner Bros Games, che ha di fatto impedito ad un pezzo di storia di scomparire per sempre.
Proprio Warner Bros ha deciso di rilasciare Midway Arcade Origins, collection da circa 30 titoli che racchiude i migliori successi dell’epoca d’oro dello studio; siete pronti a tuffarvi in un passato tutto pixelloso e bidimensionale?
Insert Coin
Dopo un filmato introduttivo tutto in 3D ma che sprizza nostalgia per i bei tempi andati da tutti i pori, Midway Arcade Origins ci pone davanti una sorta di mini sala giochi nella quale selezionare il cabinato corrispondente al titolo che vogliamo avviare. Con qualcosa come più di trenta titoli disponibili, che abbracciano ogni genere possibile ed immaginabile, l’operazione ritorno al passato è più che riuscita. Ogni videogame inserito ha infatti una storia da narrare, una chicca dietro lo sviluppo o un particolare che Warner Bros ha saggiamente deciso di raccontare tramite una barra scorrevole che compare nel menu di pausa. Quanti di voi sapevano che Xybots è effettivamente il papà di tutti i TPS – Gears of War, Ghost Recon ecc. – attualmente sul mercato? Oppure che lo sviluppo di Robotron 2084 è durata solo quattro giorni? O, ancora, che la fase di beta testing di Gauntlet ebbe così tanto successo da indurre gli sviluppatori a mettere dei limiti orari alla prova? Storie affascinanti, che nel freddo mondo dei videogames non trovano più spazio, ma che hanno contribuito ad avvicinare tanti ragazzi ai videogiochi e che rendono senza dubbio l’ambiente più imprevedibile di quando sembri.
Abbandonando questa piccola digressione e tornando al gioco, Midway Arcade Origins è senza ombra di dubbio una raccolta completissima. Oltre a giochi arcifamosi come Gauntlet, Spy Hunter, Xybots, Rampage o Pit-Fighter, si presentano in grande spolvero racing game, sportivi, sparatutto in prima e terza persona o addirittura con telecamera a volo d’uccello, senza dimenticare titoli rivoluzionari al tempo come il particolarissimo Marble Madness. Ovviamente l’elenco non finisce qui, ce n’è davvero per tutti i gusti e non manca ovviamente la possibilità di giocare in mutliplayer. Sia in locale che online, più giocatori possono sfidarsi o collaborare per completare uno dei giochi disponibili, oppure per raggiungere il punteggio più alto possibile nelloScore Attack, in modo da portare il loro nome in cima alle leaderboard mondiali. Il numero di giocatori in multi cambia da gioco a gioco, da due a quattro a seconda delle meccaniche del titolo, e arricchisce molto l’esperienza di gioco che diventa più accattivante con la presenza di altri giocatori.
Il limite del single è infatti rappresentato dalla possibilità di scacciare definitivamente il game over, azzerando così in pratica il livello di sfida. Eccezion fatta per i racing e gli sportivi, infatti, negli sparatutto e negli action è possibile avanzare a testa bassa e premere back per fare rifornimento di vite extra; a meno che non si decida di autolimitarsi e non abusare dell’insert coin “gratuito”, l’unica sfida vera è quella contro il proprio record precedente.
Nostalgia portami via
Il porting su console ha mantenuto comunque intatte tutte le altre caratteristiche dei cabinati originali. La semplicità e l’immediatezza sono caratteristiche facili da ritrovare in tutti i giochi, anche a discapito della profondità che comunque nessuno chiedeva ai titoli del tempo.
Xybots, ad esempio, è un ottimo TPS – anzi, come abbiamo già scritto, è il PRIMO sparatutto in terza persona. Diversi tipi di nemici, bonus e punteggi extra sparsi attraverso dungeon intricati nei quali è facilissimo perdersi e ancora più facile perdere la pazienza, come ci si aspetta da un cabinato anni ’80; fortuna che qui non ci sono soldi in ballo, altrimenti il nervosismo sfiorerebbe soglie incredibili. Smash TV, Gauntlet, Spy Hunter e gli altri si adattano benissimo alla schematizzazione dei controlli sul pad, e dopo pochi secondi vi sembrerà di conoscere i comandi da una vita. Spesso le partite possono durare anche pochissimi minuti, ma funzionano quasi come una droga e dopo aver iniziato non riuscite a fermarvi, giocherete ancora e ancora e ancora.
Visivamente i pixel sono stupendi, sembra di trovarsi in un museo dei videogames. Astenersi perditempo o amanti del 3D: qui è tutto rigorosamente bidimensionale, sgranato e non troppo curato. Ma i cestisti di Arch Rivals sono stupendi così, sproporzionati e con delle movenze contro la fisica. I nemici di Xybots sembrano usciti dalla pubblicità di MondialCasa, eppure sono più originali delle decine di gorilla armati che gli sparatutto di oggi ci propinano. Le corse di Spy Hunter sono emozionanti quasi quanto quelle di Gran Turismo, però non hanno richiesto cinque anni di sviluppo. Insomma, chiunque abbia fatto proprio il detto “Si stava meglio quando si stava peggio” e abbia vissuto l’epoca di cabinati e sale giochi, non può farsi sfuggire questa raccolta; l’unico rimpianto è la mancanza di qualche aggiunta ad-hoc per la raccolta, trofei a parte.