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Recensione Revenge of the Savage Planet

di: Donato Marchisiello

Son passati cinque anni circa da Journey To The Savage Planet, sviluppato da Typhoon Studios ed edito da 505 Games. Un unicum videoludico o quasi, sicuramente per la sua essenza artisticamente “visionaria”. Quest’oggi, in questa sede, parleremo del suo sequel, Revenge of the Savage Planet, sviluppato e prodotto da Raccoon Logic Studios che, almeno sulla carta, si presenta come un primo capitolo “on steroids”, andando a ritoccare, ampliare e potenziare l’offerta ludica del chapter originario. Ma è tutto oro quello che luccica? Oppure è uno strano alieno che intende divorarci? Bando alle ciance, ecco la review della versione Xbox di Revenge of the Savage Planet.

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Revenge of the Savage Planet è un divertente action in terza persona (la prima grande novità rispetto al primo capitolo), che mescola al suo interno diversi elementi pescati dai titoli ruolistici, di sopravvivenza e di pura azione. Se volessimo scomodare alcuni nomi altisonanti del settore, potremmo definirlo come una visionaria ed eclettica mescolanza tra Zelda, No Man’s Sky e Palworld, incorniciata da una forte comicità vagamente non-sense e parodistica. Ambientato in un universo fantascientifico satiricamente ordito in cui il distopico ottimismo senz’anima aziendale fa da sfondo all’esplorazione di pianeti, Revenge of the Savage Planet mantiene il tono irriverente e sui generis del primo capitolo.

Vestiremo, in questo chapter, i panni di un esploratore di basso livello per la Kindred Aerospace, ancora in qualche modo una delle migliori compagnie di esplorazione interstellare, incaricato di esplorare bizzarri mondi alieni, catalogare la flora e la fauna locali e non morire nel processo. Se si dovesse morire? Beh, fa nulla, l’azienda ti sarebbe molto grata per il tuo sacrificio. L’umorismo di Revenge of the Savage Planet è sostanzialmente una parodia di titoli simili dediti all’esplorazione, nonché un feroce ed irriverente dipinto della nostra cultura reale con il suo dilagante consumismo, che ti incoraggia ad acquistare i prossimi grandi prodotti “nuovi” ma che in realtà sono versioni modificate di ciò che è venuto prima.

Revenge offre ai giocatori quattro distinti ambienti alieni, ognuno con il proprio ecosistema, le proprie stranezze meteorologiche, la propria assurda flora e fauna, assieme a proprie meccaniche di attraversamento e propri segreti da scoprire. Dalle foreste fungine stracolme di velenose spore ai canyon cristallini che brillano come inquietanti neon, il design degli ambienti, della flora e della fauna è fantasioso e incredibilmente colorato. Ogni zona sembra pensata per l’esplorazione, e per arrivare dal punto A al punto B spesso non basta correre in avanti, ma servirà una certa esperienza nel campo del platforming. Aspettatevi dunque di saltare, arrampicarvi, planare e risolvere enigmi fisici d’ogni tipo, in un mondo di gioco che spesso non è come appare.

In un classico stile survival, inizieremo il nostro viaggio verso con un equipaggiamento praticamente inesistente, ma man mano che il nostro arsenale si arricchirà di nuovo equipaggiamento. I primi obiettivi saranno piuttosto semplici e in genere richiedono la raccolta e l’uso di nuovo equipaggiamento, oltre che missioni “particolari” come nutrire d’insetti un enorme albero “facciato” o catturare un improbabile scarabeo gigante. Man mano che avanzeremo nella campagna (che potrà esser giocata anche in cooperativa locale o online), ci verrà fornita una lista di obiettivi da raggiungere, come ad esempio la raccolta di specifiche materie prime, l’ottenimento di uno speciale equipaggiamento, l’unlock di una specifica struttura ecc.

Avremo anche la possibilità di catturare la “impossibile” fauna locale, che verrà ospitata in una struttura specifica nella nostra base operativa per poterli accudire “amorevolmente”. Alcune creature sono facili da catturare, soprattutto quando serve il lazo, mentre per altre servirà un “iter” specifico fatto di stordimenti, assalti alle spalle ecc. Avremo diversi strumenti a nostra disposizione, tra pistole laser, scanner d’ambiente, un comodo jet-pack per compiere doppi salti ecc. L’equipaggiamento si sbloccherà man mano che completeremo con successo sfide e missioni

In generale, Revenge funzionerà in modo più che egregio a livello di mero platforming, offrendo ambienti ricchi esteticamente e proni ad una completa esplorazione orizzontale e verticale. Ma anche dal punto di vista più specifico di esplorazione e sopravvivenza, il gioco offrirà una sfida piuttosto impegnativa: gli ambienti non sono quasi mai ospitali, così come flora e fauna riserveranno spesso delle sorprese che richiederanno un certo impegno “action” per superarle. Seppur il gioco sia complessivamente divertente e ben realizzato, probabilmente è il segmento dedicato al combattimento a soffrire una certa semplicità generale ed una concreta limitatezza strumentale. Nonostante i nemici siano piuttosto variegati, le sfide combattive saranno tendenzialmente semplici. Anche i boss, in realtà, saranno più una questione legata alla risoluzione di uno specifico enigma, piuttosto che un questione di skill personali.

Per quanto riguarda la nostra base delle operazioni, essa è sostanzialmente un piccolo habitat che ospita un super computer colmo di improbabili e-mail e registri, e dove potremo compiere ricerche sugli animali catturati (ecco il perché delle virgolette su amorevolmente). Molte informazioni possono essere trovate e aggiornate man mano che avanzeremo nel gioco, e lo stesso vale per quell’enorme schermo TV che riproduce pubblicità assurde ed ultra-capitaliste. La base avrà al suo interno degli spazi che potremo anche arredare con tutta una serie di oggetti, tra normali e “impossibili”.

Tecnicamente parlando, Revenge è un ottimo prodotto. Gli ambienti sono rigogliosi, finemente curati e resi “unici”. Anche flora e fauna sono davvero ben realizzati e “assurdi” in modo buffo e divertente, seguendo naturalmente le orme del primo capitolo. L’assurda comicità del gioco sprizza da ogni poro, partendo dalle buffissime animazioni di movimento e passando dall’estetica di alcuni nemici, spesso tanto “morbidosi” quanto pericolosi. Tolto qualche piccolo bug che, comunque vada, non intacca grandemente l’esperienza ludica offerta dal gioco, l’unica remora su Xbox è la questione fluidità: al momento, il gioco può esser esperito solo a 30 fotogrammi al secondo che, seppur tendenzialmente stabili, sono un po’ un palla al piede per un titolo action dinamico come questo. In ultima istanza il comparto sonoro, eccellente a 360° con un climax raggiunto dalla qualità recitativa, a tutto tondo, che traspare da filmati e pubblicità, sempre sopra le righe ed estremamente divertenti.

Revenge of the Savage Planet è esattamente ciò che un sequel dovrebbe essere: più ampio, dettagliato e divertente. Con numerosi pianeti da esplorare e un eccellente supporto alla modalità cooperativa, il nuovo capitolo della saga sublima in modo esponenziale le divertenti premesse del primo chapter. Sebbene vi siano dei nei, come un sistema di combattimento un po’ troppo basico ed una fluidità ancora a 30 fotogrammi al secondo su Xbox, il cuore del gioco risiede nell’esplorazione, nell’umorismo e nella scoperta. Il gioco è una delle migliori esperienze cooperative disponibili al momento sul mercato.