Recensione Resident Evil 5 Remastered
di: Giovanni MancaNella generazione che molto probabilmente verrà ricordata per la quantità spropositata di “remastered” di titoli che fecero la fortuna di Ps3 e Xbox 360, non poteva manca Capcom, protagonista della scena dell’epoca con una delle saghe più popolari di sempre, Resident Evil. Qui parleremo del quinto capitolo, annunciato nel 2005 e poi rilasciato nel 2009, all’epoca in grado di generare un hype davvero fenomenale che fecero di quest’episodio uno dei titoli più venduti di sempre della software house di Osaka.
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La svolta di una saga
Oltre alla popolarità ormai leggendaria della serie, l’attesa spasmodica fu dovuta sia al fatto che si trattasse del successore di un quarto capitolo straordinario sia, soprattutto, il primo capitolo orfano di Shiinji Mikami, una delle stelle più luminose del firmamento videoludico (Resident Evil, Devil my Cry, Dino Crisis, Vanquish, The Evil Within) e affidato Keji Inafume, in forza a Capcom dai tempi di Mega Man e Onimusha. Che qualcosa stesse cambiando si intuiva dai primissimi feedback degli appassionati dopo il rilascio dei primi screenshot e video in game in cui non si nascondevano perplessità per le ambientazioni molto luminose e ritmi di gioco decisamente molto serrati, tutto in contrasto con le tradizioni della serie. Le sensazioni furono confermate dopo la ralease del titolo e, nonostante i pareri positivi de a parte della critica, i fan capirono che nulla sarebbe stato più come prima. Oggi possiamo effettivamente sostenere che, in considerazione di tutte le produzioni legate a RE successive al quinto capitolo, che quest’ultimo rappresenta l’episodio di svolta della serie: abbandono dell’impronta survival spostandosi verso il genere action. Trattandosi semplicemente di un restyling grafico, aspetto che analizzeremo più avanti, nulla è ovviamente cambiato in relazione alle dinamiche di gioco.
La mia Africa
Ci troviamo nella regione di Kijuju, immersi nel torrido caldo africano, alle caccia di un pericoloso terrorista e trafficante d’armi, Ricardo Irving, e sospettato di essere legato ad alcuni fenomeni che stanno accadendo nella zona. La B.S.A.A., una nuova unità specializzata nella difesa dal bio-terrorismo, invia uno dei suoi agenti migliori, Chris Redfield, per dare supporto a Sheva Alamar. La regione è sconvolta da un tremendo parassita, la Plaga, una derivazione della famigerata Tricell modificata geneticamente: le conseguenza con la vita del posto sono tremende e la missione per i due agenti speciali si rivelerà più complicata del previsto.
Come abbiamo detto in precedenza, le dinamiche di gioco non sono cambiate ma, nonostante gli anni trascorsi siano sette, riescono a reggere bene e ad essere ancora godibili; il sistema di controllo ha ancora retaggi del passato, come ad esempio la necessità di stoppare il personaggio per poter sparare, ma il sistema di movimento, la visuale di gioco e la regia in genere funzionano molto bene. Il livello di difficoltà è abbastanza elevato ma il numero di munizioni e sistemi curativi di ogni sorta sono numerosi, come il genere action ha abituato. Resident Evil 5 fu il primo della serie ad introdurre la modalità co-op locale che, ancora oggi, si rivela davvero riuscita e divertente e come uno dei motivi più solidi per cui il titolo Capcom merita di essere giocato.
In questa nuova riedizione per Ps4 e Xbox One sono inclusi tutti i contenuti aggiuntivi rilasciati nel corso del tempo: costumi, personaggi supplementari, una modalità competitiva prima in esclusiva per PC, e due espansioni. La migliore è “incubo senza uscita“, per scenari, atmosfera e ritmi di gioco: Chris e Jill Valentine devono esplorare la casa degli Spencer, come si vede in uno dei flashback del gioco principale, come si faceva con i primi Resident Evil., “Una fuga disperata” è invece la seconda espansione, molto ma molto più action della prima, in cui in tre scenari Jill e Josh Stone devono aiutare Chris e Sheva prima di scappare da Kijuju.
Remastered
Resident Evil 5 nel 2009 aveva avuto senza dubbio un notevole impatto dal punto di vista della realizzazione tecnica e questo nonostante ormai ci trovassimo in tempi in cui Ps3 e Xbox 360 erano già state sfruttate a dovere da altri titoli; la remastered che abbiamo tra le mani sembra puntare tutto o quasi sulla risoluzione 1080p e ad un framerate ancorato a 60 fotogrammi al secondo, rinunciando a proporre delle texture rinnovate e curate, più adatta ai tempi che corrono. Stessa cosa avremmo potuto aspettarci dalle animazioni dei protagonisti: se è vero che la maggiore fluidità dei movimenti regala un’esperienza di gioco più godibile, è anche vero che ciò evidenzia alcune imperfezioni nelle animazioni stesse. La fortuna è che il lavoro tecnico originale era di grande livello e negli anni ha mantenuto gran parte del suo fascino nonostante, appunto, era lecito aspettarsi di più.
Ritorno in Africa?
Quando sul mercato arriva un remastered la domanda ovvia è sempre la stessa, cioè se il lavoro fatto può riuscire ad attrarre anche chi, quel gioco, lo ha già giocato. RE 5 rimane, a parer nostro almeno, l’ultimo capitolo all’altezza della serie principale, inferiore a tutti quelli che lo hanno preceduto e superiore a quelli che lo hanno seguito; questa versione “pompata” avrebbe potuto dare di più, l’esperienza di gioco regge ancora ma è sempre la stessa. Il discorso cambia parecchio se, invece, siete tra coloro che RE 5 non lo avete mai giocato: in questo caso, considerato anche il prezzo, non possiamo che dirvi di pensare seriamente a farvi un bel viaggio in Africa.