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Recensione di Tiger Woods PGA Tour 12: The Masters

Recensione di Tiger Woods PGA Tour 12: The Masters di Console Tribe

di: Giovanni Manca

Tutti gli amanti delle palle e delle mazze d’acciaio hanno ormai un appuntamento irrinunciabile a cadenza annuale: ci riferiamo ovviamente ad una delle serie sportive più longeve di casa Elecrtonic Arts, Tiger Woods PGA, simulazione golfistica che va in scena ormai dal lontano 1990, quando ancora era denominata PGA Tour Golf. Lo scorso anno la grande novità di Tiger 11 era costituita dall’implementazione della prestigiosa Ryder Cup: EA Sports per la versione 2012 ha pensato bene di farci disputare l’Augusta Masters e la Presidents Cup. Altre novità succulente? Beh, seguiteci nei fairway di Tiger Woods PGA Tour 12, promettendoci che le soste nel rough o nei bunker non saranno eccessive.

Augusta me gusta!

Prima di immergerci in quella che è la modalità principale del gioco, Road to the Master, vediamo un po’ quali sono le alternative veloci proposte nel menù “quick play”. Ovviamente non manca la possibilità di organizzarsi un bel torneo scegliendo la modalità di gioco (stroke play, match play, skins, best ball, bingo bango bongo, battle golf e molte altre), numero dei giocatori (fino ad un massimo di quattro), golfista (a parte il testimonial del gioco Tiger Woods vogliamo citare, tra i tanti, i due fratelli Molinari) percorso (Augusta, Pebble Beach, The Greenberb, Scottsdale, ed altri per un totale di sedici), vari parametri di gara come le condizioni atmosferiche e le buche da affrontare.

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Tiger at the Master consiste invece in un escursus storico delle esperienze vittoriose di Tiger in quel di Augusta, ovvero nel 1997, 2001, 2002, 2005, oltre che all’edizione 2011 per la quale occorre essere connessi ai server EA. La President Cup in questa edizione prende il posto della Ryder Cup di PGA 11 dello scorso anno: si tratta di due competizioni piuttosto simili, entrambe a cadenza biennale, a squadre di dodici giocatori, con la differenza che la squadra statunitense affronta, nella President, giocatori di tutto il mondo e non solo europei come invece accade nella più prestigiosa Ryder Cup. Le sessioni del torneo sono cinque, in default due foursoms, due fourballs e una single: esiste la possibilità di modificare queste modalità di gioco ma solo ed esclusivamente scegliendo una delle tre; il percorso prestabilito è il Royal Melbourne GC, lo stesso che ospiterà a partire dal 16 novembre le squadre capitanate dai leggendari Greg Norman e Fred Couples, ma è comunque possibile selezionare uno qualsiasi dei percorsi messi a disposizione dal gioco (a parte Augusta).
Si tratta di un carnet di offerte decisamente completo, sia per chi vuole divertirsi tra amici sia per chi desidera affrontare sessioni di gioco interessanti ma mai troppo impegnative, soprattutto in considerazione del tempo a disposizione per stare con il pad in mano. Per chi avesse intenzioni più “bellicose”, da vera e propria tigre del green, non esiste nulla di meglio di Road to the Master.

Road to the Legend

Non sarà proprio come respirare il profumo dei campi erbosi o, soprattutto, dei dollaroni di una reale carriera golfistica, ma Road to the Master è quanto di meglio un appassionato di golf virtuale possa desiderare da una modalità di gioco. Davvero straordinario l’editor del golfista, ricco di una quantità e qualità di opzioni morfologiche davvero eccellenti, uno dei migliori mai visti, se non il migliore, in una simulazione sportiva. I parametri personalizzabili sono centinaia, senza considerare la mole di feature che è possibile sbloccare nel corso della carriera: abbigliamento, mazze, guanti, palline, scarpe, tutti suddivisibili grazie a dei filtri ad hoc che permettono al player di scegliere il meglio non solo da un punto di vista estetico ma in particolare in relazione ai “bonus” legati a quella determinata scelta. Si tratta di percentuali di accrescimento dei parametri tecnici del golfista, dalla potenza alla precisione, dal controllo al putting: ovviamente i “pezzi” migliori si ottengono ad uno stato piuttosto avanzato e si rivelano davvero fondamentali per competere nel circuito professionistico contro i golfisti più abili del mondo.

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Gli inizi della carriera sono piuttosto ostici, non tanto per la difficoltà dei percorsi o la forza degli avversari ma piuttosto per i valori tecnici del nostro alter ego, davvero minimi: indovinare il fairway dal tee, raggiungere il green dai bunker, ma soprattutto realizzare un putt decente dal green stesso sono delle esperienze quasi comiche tanto che il bogey (un colpo sopra il par) diventa un obiettivo per nulla negativo. C’è comunque da sottolineare come i punti esperienza, necessari per aumentare i valori tecnici del golfista, crescano esponenzialmente durante le fasi di gioco e consentano di raggiungere un livello competitivo piuttosto velocemente. Road to the Master fa esordire il nostro futuro campione nei tornei amatoriali e solo i buoni risultati permettono l’accesso ai tornei dei circuiti internazionali fino ad arrivare al PGA. Prima di ogni torneo, è possibile partecipare a delle attività collaterali, come ad esempio delle competizioni organizzate dagli sponsor o sfide con golfisti professionisti in una delle tante modalità di gioco presenti: tali match paralleli si rivelano fondamentali, soprattutto agli esordi, per migliorare sensibilmente i parametri tecnici in modo da aver più possibilità di successo nei tornei veri e propri. Road to the Master è un’esperienza lunga, appagante e divertente con l’unico difetto che non propone nessuna rilevante novità rispetto a quanto visto lo scorso anno con Tiger Woods 11 e gli affezionati alla serie potrebbero provare una innegabile sensazione di deja vu; difendere però il lavoro di EA Canada, da questo punto di vista, non è difficile, dal momento che è davvero un’impresa ardua pensare a modalità di gioco più complete e longeve di quanto propone Tiger Woods 12.

World Master

EA Sports in questi anni di esperienze online ha viziato i videogiocatori di tutto il mondo e, di conseguenza, le attese anche per The Masters erano molto alte: come ci aspettavamo, sono state ampiamente ripagate. Le opzioni e le modalità di gioco sono numerose, tali da accontentare davvero tutti: lobby filtrate in relazione alla modalità di gioco, difficoltà, livello dei parametri dei golfisti, matchmaking personalizzabile, sessioni per gli amici e tornei online.
Quest’ultimi sono degli eventi organizzati sia in date prestabilite, entro le quali occorre realizzare la propria prestazione: tornei giornalieri, settimanali, circuito pro, Augusta 2011 e altri Agusta storici. Da rilevare come molti tornei siano bloccati in quanto per accedervi occorre avere un rating elevato.
A tutto questo fa da corollario una serie infinita di opzioni e statistiche, strutturate in EA Sports Gamernet, in cui possiamo caricare le nostre clip sia online che in locale, visualizzare le classifiche e i nostri risultati. Trattandosi di un gioco piuttosto di nicchia non pensiate di centinaia di migliaia di partecipanti ma qualche migliaio sicuramente si.

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Userei il ferro 2, siamo molto lontani dal green

Dal punto di vista del gameplay vero e proprio, va dato atto al team di EA Canada di aver cercato nel corso degli ultimi anni di perfezionare il sistema di controllo proponendo sempre delle interessanti novità senza mai confondere le idee al giocatore. Ritorna in tutto il suo splendore anche in Tiger Woods 12 il Focus, ovvero la possibilità di aumentare la concentrazione e, di conseguenza, controllo e precisione nei colpi più delicati; la gestione del Focus non è cambiata rispetto alla scorsa edizione: in basso a sinistra dello schermo, l’HUD di gioco presenta una barra circolare che indica quanto Focus è stato accumulato in base ai colpi precedenti, in modo da fare al giocatore la possibilità di valutare se è il caso di farne uso o meno in quella determinata circostanza. Per facilitare tale scelta strategica, i colpi più difficili sono preceduti dalla completa assenza dell’HUD su schermo e da un aumento esponenziale dei battiti cardiaci: insomma, in queste situazioni è davvero opportuno far ricorso al Focus, sempre che nei sia rimasto ancora a disposizione. L’assenza di qualsiasi informazione su schermo che si verifica in questi casi ricorda l’opzione True Aim di Tiger Woods 11 che permetteva di disabilitare tutti gli aiuti virtuali del gioco in modo che il player potesse vivere le stesse sensazioni di un vero golfista: quest’anno tale opzione non è stata implementata ed è stata sostituita sostanzialmente dalla situazione “critica” citata prima. Probabilmente era poco utilizzata dai giocatori ma era comunque un’interessante alternativa al tradizionale gameplay della serie, alternativa di cui ci piacerebbe vedere un’evoluzione in futuro.

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Se l’obiettivo di True Aim era quello di simulare le sensazioni reali di un golfista, la stessa cosa si può affermare per quella che è la più importante novità di Tiger Woods 12, ovvero la presenza del caddie sempre al nostro fianco. Per chi non lo sapesse, il caddie non è solo colui che ha l’ingrato compito di portare la sacca delle mazze da golf ma, soprattutto, è un grande esperto del gioco e dei percorsi: i migliori caddie sono il segreto del successo dei golfisti professionisti grazie ai consigli sulle strategie da adottare oltre al supporto morale che sono in grado di dare nei momenti più delicati. In Tiger Woods 12 prima di ogni colpo, il caddie illustrerà le condizioni atmosferiche, il percorso da affrontare, eventuali ostacoli e le conseguenti strategie da utilizzare; le sue capacità sono direttamente proporzionate all’abilità del golfista e, alla pari di quest’ultimo, crescono in relazione ai progressi della carriera. E’ facile dunque intuire come, soprattutto agli inizi, non sempre i suggerimenti del caddie siano sempre corretti e sia opportuno fidarsi del proprio istinto. Questa novità è piuttosto interessante e lascia spazio a possibili evoluzioni future: il citato e scomparso True Aim affiancato da un caddie più preciso ed esaustivo nelle sue spiegazioni potrebbe rappresentare una soluzione di gioco molto affascinante.
Per quanto concerne il sistema di controllo vero e proprio non ci sono importanti novità eccezion fatta per una maggior precisione degli stick rispetto al classico Three Click, impostazione usata ancora da chi non vuole abbandonare il feeling restituito dall’indicatore di potenza su schermo. Anche utilizzando i golfisti dotati di maggior controllo, la triplice pressione dei pulsanti per determinare il colpo ci è sembrata decisamente meno precisa rispetto al solito e, soprattutto, nei confronti dello swing realizzabile con lo stick analogico: anche agli integralisti della tripla pressione dai tempi di World Class Leaderboard consigliamo di passare definitivamente al controllo analogico. Come detto già in precedenza, le novità si fermano sostanzialmente qui, dal momento che tutto il resto, effetti (demandati allo stick analogico destro) e lettura del percorso, non hanno subito alcun cambiamento rispetto allo scorso anno.

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Green al tramonto

La realizzazione tecnica è probabilmente l’aspetto di Tiger Woods 12 che più di ogni altro evidenzia il raggiungimento di un limite che EA Canada fatica a superare, quasi fosse necessario, per questo, l’avvento di una nuova generazione di console nonostante, a nostro avviso, i margini per migliorarsi sulle attuali macchine ci sia ancora. Attenzione, non vogliamo essere travisati: la realizzazione grafica dei percorsi, la modellazione e il dettaglio degli atleti, le animazioni, sono di altissimo livello, quanto di meglio si possa vedere attualmente in un videogioco di questo tipo; quello che non ci piace però sono alcune cadute di stile, tra le quali sottolineiamo le pessime animazioni del pubblico, caratterizzato oltretutto da un fenomeno di “clonazione” piuttosto invasivo, e da alcuni rallentamenti, rari ma comunque ingiustificabili. Detto questo, vogliamo comunque ribadire come si tratti di un prodotto di classe, confezionato ad arte fin dai menù di gioco. Davvero eccellenti gli effetti sonori, le voci del caddie e dei commentatori Jim Nantz ( voce della CBS Sports) e David Feherty ( ex professionista ritiratosi a fine anni ’90), d’atmosfera come sempre l’accompagnamento musicale.


The Road to the Future?

E’ facile capire dall’analisi come Tiger Woods PGA Tour 12: The Master sia un prodotto eccellente sotto ogni punto di vista con l’unico difetto che non presenti particolarità rilevanti, fatta eccezione per l’introduzione di Augusta e della figura del caddie. E’ difficile consigliare un prodotto di questo tipo a chi già possiede l’ottimo Tiger Woods 11, nonostante una struttura di gioco, soprattutto per quanto riguarda la modalità carriera, sensibilmente diversa; il discorso cambia qualora un’esperienza golfista videoludica manchi alle vostre esperienze: Tiger Woods 12 è senza dubbio la miglior simulazione che oggi si possibile vivere sulle proprie console.