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Recensione Recensione di The Outfit

Recensione di The Outfit di Console Tribe

di: Redazione
A metà strada tra uno sparatutto frenetico e un
gioco di guerra strategico si pone The Outfit, sicuramente non il
migliore nel suo genere ma caratterizzato da interessanti peculiarità
di gameplay.
Il gioco è ambientato in Francia durante la seconda
guerra mondiale: allo start del gioco il giocatore si cala nei panni di
tre eroi di guerra, ognuno caratterizzato da determinate attitudini a
maneggiare gli armamenti: J.D. Tyler, Deuce Williams e Tommy Mac;
quindi si appresta ad intraprendere 12 missioni per terminare il gioco
nella modalità single-player.
Il primo dimostra particolari capacità
nell’utilizzare fucili semiautomatici e nel fare esplodere i veicoli
nemici, il secondo predilige il bazooka ed il combattimento
ravvicinato, il terzo infine preferisce armarsi di fucile mitragliatore
e lanciafiamme.

Giocabilità

Dagli
sparatutto the Outfit eredita caratteristiche quali un’azione frenetica
senza mai momenti per respirare, ampi scenari dove si svolge l’azione e
soprattutto orde di nemici che si avvicinano da ogni lato senza un
determinato filo logico.
Dai giochi di guerra strategici, quale ad
esempio Ghost Recon, The Outfit eredita peculiarità quali la visuale in
terza persona con mirino a croce centrale, la conquista di particolari
obiettivi strategici fondamentali per la progressione della missione ed
infine la gestione di una squadra composta da quattro unità che
dovrebbe alleggerire l’azione, sebbene l’intelligenza artificiale
conferita a questa da parte dei programmatori non sia certamente
eccelsa.
E’ probabilmente questa seconda parte che garantisce un
certo spessore al gioco: gli obiettivi strategici non sono propriamente
dei goal o banali checkpoints, bensi’ permettono di avvalersi di nuove
armi o nuovi metodi di distruzione.
Qui entra in gioco la caratteristica piu’ interessante del titolo: ovvero “Destruction on demand”.
“Destruction
on demand” è una funzione del gioco grazie a cui è possibile richiamare
durante l’azione particolari tipi di ausili per portare avanti la
missione, tra cui postazioni mitragliatrici, carri armati, mezzi
veloci, unità di fanteria e supporto aereo.
La conquista di taluni
obiettivi strategici amplierà la disponibilità di supporti
richiamabili: cosi’ la conquista di un’armeria per esempio garantirà
l’approvvigionamento di armi e mezzi, alla medesima maniera la
conquista di una torre radio consentirà al giocatore di avvalersi del
supporto aereo.
Come in ogni buon gioco strategico, non sarà
possibile fare un uso indiscriminato di questa funzionalità, dal
momento che ad ogni utilizzo verranno detratti i punti conquistati
durante l’azione, in funzione dell’entita’ dell’approvvigionamento.
Talvolta
il ricorso al “Destruction on demand” sara’ obbligato per il buon esito
di una missione, ad esempio il supporto aereo e’ indispensabile per
distruggere ostacoli di grande mole o basi naziste.
Dopo alcune ore
di gioco e dopo aver preso confidenza con le caratteristiche del gioco
le missioni inizieranno a diventare alquanto monotone e noiose, ma
questo difetto puo’ essere sicuramente riscontrato anche in gioco di
ben piu’ elevato spessore.
Aspetto molto fastidioso è costituito dal
fatto che talvolta un bombardamento pesante (per esempio un colpo di
mortaio) ma impreciso di pochi centimetri non sarà causa di alcun danno
nei confronti del nemico o di una struttura, quando invece un
bombardamento perfetto ucciderà ogni anima viva nel raggio di parecchi
metri.

Gli appassionati di punti G troveranno sicuramente pane
per i loro denti, in quanto il gioco, oltre ai tradizionali obiettivi
legati al numero delle uccisioni in tutte le maniere possibili,
comprende un gran numero di obiettivi “segreti” conquistabili mediante
la distruzione di oggetti/proprietà dei nazisti o la difesa degli
Alleati, nonche’ l’esecuzione perfetta di taluni ordini impartiti.

Il profilo on-line sicuramente conferisce al gioco maggiore longevità nonche’ divertimento.
Una
volta collegati al servizio Live, si tratta di selezionare tra due
modalità di gioco (deathmatch o missione strategica) che sicuramente
entusiasmeranno gli appassionati del genere, dal momento che, come
detto in precedenza, The Outit mescola abbastanza bene l’aspetto
frenetico di un gioco come Perfect Dark Zero con un aspetto piu’
riflessivo utile per non venire freddati dopo 5 secondi di gioco.
Una
nota negativa: il numero di giocatori in Live, ridotto ad appena 6
giocatori al massimo: uno contro uno, due contro due, tre contro tre.
Se
confrontiamo con Perfect Dark Zero, in cui erano ammessi 32 giocatori
in un’unica arena, appare subito chiaro che questo difetto pesa come un
macigno sul titolo in oggetto.


Grafica

La
grafica non è certamente il punto di forza del gioco: i dettagli sono
molto scarni ed i poligoni sono molto piuttosto spigolosi.
Gli
scenari sono molto simili tra di loro, tecnicamente alcune animazioni
lasciano un po’ l’amaro in bocca: a titolo di esempio il crollo degli
edifici è al limite dell’imbarazzante (le strutture vengono
letteralmente “ingoiate” dal terreno) e i mezzi esplodono senza
lasciare traccia.

Possiamo affermare con
tranquillità che gli sviluppatore hanno lavorato piu’ sul divertimento
e sull’azione frenetica piuttosto che sul dettaglio grafico.
In
conclusione è difficile vedere uno spiraglio Next-Gen in questo gioco,
tecnicamente molto inferiore rispetto al fratello-bello Ghost Recon.


Sonoro

La
colonna è di stampo tipico militare, forse dopo qualche ora è
stancante, ma gli effetti sonori sono ben resi e molto coinvolgenti,
soprattutto se gustati grazie ad un impianto Dolby Digital.
Molto ironiche sono le voci e le frasi topiche dei protagonisti, stereotipi del super-soldato americano.

Conclusioni

Effettivamente
l’azione appare molto veloce e coinvolgente, il ricorso al “Destruction
on demand” se utilizzato con sapienza è in grado di garantire buone
soddisfazioni; il gioco è senza dubbio divertente, anche se la vera
Next-Generation appare ancora lontana, o forse è The Outfit che ha
preso il treno sbagliato.