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Recensione Recensione di The Misadventures of P.B. Winterbottom

Recensione di The Misadventures of P.B. Winterbottom di Console Tribe

di: Bahamut Zero

Stavate cercando un videogame diverso dagli altri, che fosse di stimolo per il cervello ma anche gradito agli occhi. Ricercandolo siete saliti in alto, arrampicandovi su comignoli e torri dell’orologio, per ritrovarvi ad osservare orizzonti urbani dalle opprimenti strutture metalliche che respirano i rampanti fumi del boom industriale.
Siete tornati indietro nel tempo fino agli anni ’20, siete imprigionati in un disegno di Edward Gorey. Per capirci qualcosa non vi resta che chiedere lumi a quel distinto signore con ombrello e cappello a cilindro.

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Sui tetti di questa grigia città reminiscente di atmosfere vittoriane e gotiche, si muove infatti il gentiluomo P. B. Winterbottom, spinto da un desiderio compulsivo ed indomabile: il suo scopo sarà quello di esplorare ogni livello per raccogliere e mangiare una serie infinita di golose torte alla crema!
Le premesse testuali che ci introducono ad ogni livello fungendo da breve antefatto scritto in rima non aiutano a dare profondità ad una trama volutamente stramba ed inesistente. Complice, ci possiamo scommettere, una traduzione in italiano effettuata a tirar via, il nostro giudizio su certe risibili espressioni infantili usate in queste occasioni non può esser troppo positivo.

Paradosso temporale

Per fortuna le schermate introduttive sono poche, brevi e senza vera importanza: il cuore di questo gioco è il suo gameplay semplice ma raffinatissimo, che mutua da Braid l’idea del controllo del tempo per risolvere indovinelli spesso intricati. Lo scopo del gioco è quello di raccogliere tutte le torte presenti in ogni stage, per poter passare a quello successivo. Fare questo richiederà però una buona dose di abilità nell’uso dei poteri del nostro signor Winterbottom. Durante l’inseguimento di una torta particolarmente appetitosa, ma piuttosto sospetta, egli è caduto in una sorta di portale dimensionale che gli ha conferito misteriose doti di proiezione astrale.
Da questo momento, oltre al poter saltare, colpire i nemici e planare grazie al suo robusto ombrello, il nostro amico potrà sdoppiarsi su vari piani temporali ed aiutare se stesso a raggiungere torte altrimenti inaccessibili. Questo misterioso potere è attivato dalla pressione del grilletto sinistro LT. Mantenendo il pulsante premuto partirà una modalità di “registrazione”, in cui i nostri movimenti verranno memorizzati nel vittoriano etere. Rilasciando il pulsante ecco apparire un clone di Mr. Winterbottom, che eseguirà a ripetizione i movimenti precedentemente eseguiti. Registrare dei cloni ci permette di creare dal nulla appigli e sostegni su cui arrampicarci per poter saltare più in alto, ma soprattutto ci fornisce affidabili alleati che ci aiuteranno nella raccolta dei pasticcini. I livelli infatti sono ricchi di travi, ostacoli, interruttori, trampolini e marchingegni di vario tipo. Un clone può attivare per noi una leva in modo tale spianarci la strada per raggiungere l’agognato prodotto dolciario.
Possiamo registrare i movimenti anche di più cloni, del resto l’unione fa la forza. Tuttavia in alto a sinistra dovremo sempre tenere sott’occhio un indicatore numerico che ci informa del numero massimo di controfigure contemporaneamente visualizzabili a schermo. Raggiunto l’ammontare massimo, saremo costretti ad eliminare l’ultimo Winterbottom creato (premendo il tasto Y) prima di poterne registrare uno nuovo.

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Semplice? Affatto. Dapprincipio il gioco ci coccola, limitandosi a proporci sfide facilmente risolvibili. Proseguendo, tuttavia, le cose si faranno esponenzialmente più complesse: il numero dei cloni necessari a superare il quadro si alza, i livelli si fanno più grandi e complicati, le torte vanno agguantate entro un tempo limite oppure in un determinato ordine. Saranno necessarie memoria ed abilità nel creare, gestire e ricordare i percorsi effettuati anche da dieci o più cloni: un nostro piccolo errore di movimento può mandarne uno in confusione e quindi vanificare l’intera complessa catena di cause ed effetto che avevamo preparato allo scopo di raccogliere le torte più lontane. Ad alti livelli, Winterbottom è un puzzle che non ammette distrazioni: vi occorreranno diversi tentativi prima di carpire la strategia necessaria a raggiungere l’obiettivo dello stage. Oltre ai 5 macro-livelli regolari, sempre più impegnativi ed articolati, il gioco propone numerosi quadri extra con prove a tempo o di abilità.

In bianco e nero

L’estetica è un altro punto a favore di questo platform 2D così peculiare. Quasi completamente in bianco e nero, Winterbottom offre uno stile particolarissimo, che rievoca per certi aspetti le vecchie pellicole dei film muti degli anni ’20 ormai usurate dallo scorrere del tempo e, per altri, cioè le sue geometrie astratte o le architetture decadenti, una sorta di gusto del tetro che potremmo ascrivere a maestri del cinema come Friedrich Murnau o Tim Burton.
Il nostro simpatico omino inglese ricorda per le proporzioni grottesche l’antagonista nei cartoni della Pantera Rosa, ma ha anche uno sguardo vacuo e allucinato, colmo di spasmodica ossessione degna del miglior Jack Nickolson. I suoi fantasmi di celluloide appaiono e scompaiono in effetti grafici semplici e di pregio, sempre secondo quello stile nostalgico del cinema muto noir. Allo stesso modo l’accompagnamento sonoro tenta di rievocare quelle atmosfere con i tipici assoli di piano che avremmo potuto udire in un cinematografo di primo novecento, tramutandosi ben presto in un jingle di grande effetto che difficilmente potrete togliervi dalla testa. Insomma, pur non puntando a stupire con virtuosismi particolari, lo stile grafico ed artistico di P.B. Winterbottom è pregevole, ricercato, perfettamente riuscito ed impostato su sfondi stravaganti ricchi di orologi e meccanismi semoventi.

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The Misadventures of P. B. Winterbottom si pone come erede spirituale delle meccaniche vincenti di Braid, grande successo arcade della passata stagione videoludica. A differenza di questo, però, è meno longevo e colorato, puntando moltissimo su un design accattivante, tutto tranne che anonimo, che può risultare tanto apprezzato per alcuni quanto sgradito per altri. Stimolante e splendidamente animato, saprà farvi lambiccare il cervello a sufficienza perché resti impresso nella vostra memoria per un bel po’.