Recensione Recensione di The Cursed Crusade
Recensione di The Cursed Crusade di Console Tribe
di: Giovanni "Abari" PinizzottoLa prima cosa che ho pensato quando in redazione mi è stata assegnata la recensione di The Cursed Crusade, ultima fatica di Kylotonn Games, è stata: “ci risiamo, ecco l’ennesimo RPG frammisto ad hack’n’slash, action e chi più ne ha, più ne metta, che ricalca un miscuglio di generi triti e ritriti che non sembrano lasciarci in pace nell’ultimo periodo”.
Beh, forse non ho pensato così tanto, ma certamente mi aspettavo di trovare la solita solfa una volta accesa la console. Sarà stato davvero così?
Tra storia e soprannaturale
Nell’immaginario collettivo il Medioevo è una delle epoche più controverse, un periodo certamente minato da guerre, da sanguinolente liti per la conquista di territori, da strenue difese di credenze ed ideali, nonché un periodo storico che ha visto la primordiale fioritura delle arti e della consapevolezza di pensiero.
Il dodicesimo secolo, periodo in cui continuano a dilagare le Crociate in Terra Santa, rappresenta la scelta migliore per fondere brillantemente elementi storici ad un pizzico di misticismo e soprannaturale, ingredienti fondamentali nella nostra storia. Il nostro uomo è un crociato che ha affidato l’intera vita e prestato la sua spada alla difesa dell’onore e del suo credo. Poco sembra importare a questo nobile francese decaduto di ciò che la Chiesa cerca di difendere o conquistare nella lontana Gerusalemme. Ciò che ha davvero importanza è quello in cui crede, ciò che realmente conta è trovare il padre scomparso durante la terza crociata; quello che ha davvero valore è combattere, portandosi dietro il fardello di una maledizione che da generazioni accompagna la sua dinastia.
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Una voce narrante, quella del padre del nostro eroe, ci accompagnerà nel racconto della vicenda, partendo proprio da quando egli stesso intraprese un viaggio in Terra Santa a seguito di Riccardo Cuor di Leone, con il conseguente abbandono di ricchezze, del suo castello e della famiglia, nonché dell’adorato giovane figlio. Ben presto il viaggio si dimostrerà assolutamente diverso da quello che era stato immaginato. Lontano da casa, il fratello, tramando alle sue spalle, sperpera i suoi beni e conduce alla rovina il casato. Durante la difesa da un assedio disperato condotto dai seguaci di Saladino, il richiamo di casa si fa sentire più forte che mai e il vecchio guerriero, preso in consegna un misterioso forziere, decide di far ritorno nella patria francese. È da questo momento in poi che entra in scena Denz de Bayle, prode templare subito invischiato, suo malgrado, in un combattimento dove, per difendere la sua stessa vita e l’onore della tunica che indossa, dimostrerà le sue innegabili doti guerriere. Proprio al termine della ressa che lo vedrà vincitore, il giovane dovrà affrontare un avversario di ben altra caratura, un nemico la cui lama punitrice difficilmente lascia scampo e la cui sete di anime è implacabile. Trasportato in una dimensione demoniaca, sfigurato nel volto e nelle sembianze, Denz resisterà per quel che potrà agli attacchi implacabili della morte, mentre il fuoco della maledizione templare divampa nel suo animo e accompagna la sua esistenza. Solo un luogo sacro riuscirà a dar sollievo al tormento della sua anima e a farlo sfuggire alla spietata lama della mietitrice di anime, perlomeno in quella particolare occasione.
La lunga introduzione accompagnerà il giocatore alternando cut-scene e momenti d’interazione vera e propria, dove si potranno conoscere i meccanismi di gioco e prendere confidenza con il gameplay.
Sempre in quest’occasione, accompagnata dall’inconfondibile voce narrante che scandisce gli eventi, verrà presentata la figura del co-protoganista, un mercenario scavezzacollo e attira-guai di nome Esteban Noviembre, preziosa spalla durante tutta l’avventura, gestito talvolta dalla CPU, talvolta da un amico, nel caso di modalità cooperativa online, o in locale, anch’egli vittima della terribile maledizione demoniaca che logora lo spirito.
Le premesse sembrano buone e, non volendo andare oltre con la trama per non rovinare le sorprese, il biglietto da visita di The Cursed Crusade reca impresso a caratteri cubitali che ci apprestiamo a vivere una vicenda che ricalca momenti storici realmente accadutati, attimi di sapiente sceneggiatura utili a mandare avanti la narrazione di gioco e occasioni che non mancheranno di catapultarci all’interno di una dimensione che ha poco a che fare con quella concreta.
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Azione allo stato puro e armi a non finire
La giocabilità di The Cursed Crusade è certamente, dovendo tirar le somme, il suo punto di forza. Come detto prima, il titolo cerca di racchiudere al suo interno diversi generi di gioco che ultimamente trovano posto sotto un’unica categoria, conosciuta come hack’n’slash “alla nuova maniera”. All’interno di schemi molto familiari ai GDR nudi e crudi, è tuttavia l’elemento action a spiccare. Si avanzerà percorrendo ben 36 livelli di gioco, spalmati su 5 scenari diversi che non mancheranno di farci visitare luoghi incantevoli come Istanbul o Zara fedelmente ricostruiti, sebbene non nella loro interezza originale ma limitatamente ai luoghi di interesse che ci vedranno impegnati nella trama. Saremo pronti a brandire le armi contro una infinità di nemici, il tutto stringendo il pad in mano per circa 10-12 ore di gioco. La fase esplorativa è misera e perlopiù ci toccherà rintracciare dei forzieri nascosti, il cui ritrovamento nelle varie missioni, se fatto per intero, porterà all’accumulo di punti vittoria, indispensabili per poter rinforzare le specifiche di base. Il personaggio può essere plasmato nelle sue caratteristiche principali, in tutto ne sono presenti sette: vitalità, forza, agilità, destrezza, abilità con le armi e potere templare, che determina una maggiore o minore resistenza nelle fasi di dimensione parallela. Al di là dei potenziamenti, ciò che lascia piacevolmente sorpresi è la possibilità di avere a disposizione addirittura 16 modalità o stili di gioco, con circa quattrocento mosse diversificate a seconda delle armi imbracciate. È possibile utilizzare ambedue le mani per cingere un unico strumento d’offesa oppure scindere le cose e avere due spade a disposizione o, ancora, una spada e uno scudo, una mazza chiodata, una lancia e così via. Proprio la diversità delle armi, le quali si consumeranno durante i combattimenti e potranno essere sostituite raccogliendo quelle lasciate a terra dai nemici sconfitti, farà in modo di poter giostrare le varie movenze a cui prima si accennava. Spettacolari, ancora, le finisher, mosse distruttive particolarmente efficaci che saranno necessarie in particolari occasioni in cui le forze avversarie sembreranno aver la meglio e che assicureranno momenti di inaudita violenza sullo schermo, con amputazioni di arti, sangue a litri e combinazioni di letali lame sterminatrici degli avversari. È possibile anche armonizzare i gesti dei due personaggi principali, con una sequenza di tasti da premere simultaneamente nel caso in cui si decida di utilizzare la modalità cooperativa, accompagnandosi con un altro giocatore nell’avventura.
A dispetto del già interessante meccanismo di gioco appena descritto, gli sviluppatori hanno voluto esagerare, cercando proprio di evitare di annoiare chi, nonostante tutto, si troverà a dover continuamente schivare gli attacchi dei nemici e contrattaccare, osservando la danza della mattanza che si consuma nelle molteplici varianti, introducendo, sia dei momenti in cui si utilizzeranno delle rudimentali macchine di assedio e di guerra fedeli nella ricostruzione del tempo, che Quick Time Event. Un esempio viene proposto nei primi momenti di gioco in cui, insieme ad Esteban, Denz avanzerà coperto da cataste di legno coperte di pelli inzuppate di urina per evitare l’effetto devastante dei dardi infuocati che piovono dal cielo, scagliati dai bastioni della fortezza da assaltare. I tasti frontali serviranno per compiere le varie azioni e combattere, mentre con la croce direzionale si andranno a selezionare le varie armi; i dorsali attiveranno delle specifiche azioni durante la lotta, una delle quali è proprio la Templar Curse, modalità limitata nel tempo, e quindi da usare in modo oculato, che evoca la dimensione demoniaca, conferendo ai due protagonisti una forza d’attacco devastante, trasformando gli scenari in veri e propri spaccati di inferno, fondamentale in alcune circostanze per aprire percorsi altrimenti inaccessibili. Entrambi i due eroi avranno la capacità evocativa ed il primo, più di una volta, servirà da mentore per guidare verso la forza devastatrice che tale potere conferisce. È importante usare bene questa specie di limit, sia perché soggetta ad un indicatore di maledizione che andrà incrementandosi con le varie uccisioni via via eseguite, sia perché porterà in alcune occasioni ad un incremento dei punti vittoria (victory points) scambiabili con l’incremento delle caratteristiche del personaggio, oltre ad una soddisfacente cattura delle anime avversarie che decreterà la definitiva distruzione dell’avversario. In definitiva, quindi, siamo di fronte ad un sistema di gioco non particolarmente complesso nella sua sostanza, ma allo stesso tempo non facilmente assimilabile, se prendiamo in esame i vari aspetti. Occorrerà spendere qualche oretta prima di padroneggiare il tutto ai massimi livelli, il che stride un po’ con il tipo di giocabilità che abbiamo davanti, ovvero un action che non chiede altro che usare le armi a disposizione per farsi strada tra trincee, fortezze e baruffe medievali, ostacolati da una I.A. non particolarmente ostica.
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Manieri, spade, luoghi sacri e grida
Punto debole di questo titolo è senza dubbio il comparto grafico, notevolmente sotto tono rispetto alla concorrenza. Le immagini degli sfondi, sia nelle pur belle sequenze cinematiche che occupano in totale circa un’ora dell’intera avventura, sono spoglie di pixel e molte volte si ha l’impressione di trovarsi alle prese con un titolo della vecchia generazione. Le texture minimali e la poca fluidità dei modelli poligonali fanno il resto. Buona la luminosità degli ambienti, non si può dire la stessa cosa parlando delle animazioni, “scattose” e innaturali anche nei più semplici movimenti. All’opposto, la gestione della telecamera regala inquadrature in terza persona sempre all’altezza della situazione, rendendo l’impatto con scenari e azioni di gioco godibile in ogni istante.
Durante i combattimenti è un piacere sentire lo sferraglio di armi che si scontrano o che s’infrangono sugli scudi. Apprezzabile anche lo sfondo musicale di stampo epico, tuttavia appena percettibile, se aggiungiamo le grida dei nemici trucidati, i commenti e i comandi scambiati tra i personaggi durante le battaglie, che danno un tocco in più ai dettagli.
La mischia è, quindi, fortemente animata di suoni e rumori e questo si traduce in un’esperienza coinvolgente per chi gioca.
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Io, tu ed Esteban
Oltre alla modalità in single player, dove il co-protagonista è gestito dalla CPU, fatta eccezione per alcune azioni che potranno essere impartite dal giocatore, il multiplayer darà la possibilità di essere accompagnati durante l’avventura da un compagno in carne ed ossa, sfruttando la cooperativa online o in locale. Molto buona la resa di entrambe, ma c’è da segnalare qualche incertezza in video e un leggero sfarfallio durante i concitati QTE, quando si è davanti allo split screen.
È molto più appagante giocare in due e, a gusto personale, vivere l’esperienza cooperativa online piuttosto che completare l’intera storia da soli. Questo aumenta leggermente la difficoltà di gioco, soprattutto quando, insieme ad un altro giocatore, si dovranno eseguire delle combo congiunte, che esigeranno un’affinità e una coordinazione che sarà raggiunta pian piano.
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Tanto sangue ed azione allo stato puro riescono a divertire?
Per chi cerca un gioco “poco cerebrale”, molto intuitivo – se non consideriamo un gameplay che richiede un po’ di pratica per essere digerito – e non ha grosse pretese sul versante grafico, The Cursade Crusade rappresenta sicuramente una scelta da tenere in conto. Siamo di fronte ad una trama che sa già di visto ma che, tra ambientazione Medievale e rimandi all’esoterico e al soprannaturale riesce, comunque, a tener vivo l’interesse e a coinvolgere il giocatore. Molto buoni anche i riferimenti storici accurati che si mantengono fedeli al periodo in cui la trama si dipana. Alla lunga ci si stanca e il massacro, perché di quello si tratta, senza che altro si possa fare durante l’avanzamento tra i diversi scenari, è monotono. Lo schermo si colora di rosso sangue, le spade si incrociano e le lame mortificano le carni con una serie imbarazzante di combo e movimenti di sterminio, ma a conti fatti il divertimento, passate le prime due ore, precipita nella ripetitività che non giova in nessuna esperienza di gioco.
Chi cerca un GDR appagante vada oltre, chi invece vuole trascorrere qualche ora vestendo i panni di un novello carnefice medievale che brandisce armi e vuole curare poco altro, gli dia una chance.