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Recensione Recensione di Super Mario Galaxy 2

Recensione di Super Mario Galaxy 2 di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

Ebbene sì, Peach la principessa è stata di nuovo rapita. Anche questa volta Bowser, il re delle tartarughe da guerra Koopa, si è presentato non invitato al Festival delle Stelle e con la sua ormai proverbiale prepotenza ha rovinato i festeggiamenti. Offesa insopportabile (ancor di più perché ormai si protrae da anni) per il povero idraulico rosso-blu che dovrà di nuovo attrezzarsi per andare dall’altro capo della galassia e dirgliene quattro. Visto che anche noi amiamo le principesse e odiamo i prepotenti, non possiamo che fargli compagnia. Prendete un berretto e attaccatevi un paio di baffi, una nuova galassia aspetta d’essere conquistata.

Save the princess!

Come potete facilmente intuire dall’introduzione, l’impianto narrativo di Mario Galaxy 2 è abbastanza classico. Anzi rispetto al primo capitolo manca addirittura il breve ma intenso filmato introduttivo, che viene sostituito da un meno cinematografico libretto nel quale viene spiegato, attraverso qualche immagine colorata, un antefatto piuttosto conosciuto. Peach è stata rapita da Browser che se l’è portata dall’altra parte della galassia. Dobbiamo raggiungerla e salvarla. Niente di più semplice,ma neanche niente di più romantico.

Grazie a questo “vuoto” cosmico in una generazione che fa dello story-telling una componente fondamentale del prodotto videogame, ci apprestiamo a mantenere viva una tradizione che affonda le radici nella notte dei tempi. Quando l’idraulico italiano più famoso del mondo sbarca per l’ennesima volta sul mercato è infatti usanza comune fare un po’ di storia, nel senso di raccolta nostalgica e mnemonica di quanto e come Mario (e perché no, il suo universo) si siano evoluti negli anni. Un’operazione che per quanto possa sembrare noiosa, auto-referenziale e pretenziosa, aiuta sempre il recensore e i suoi lettori a dare un giusto valore al prodotto che stringono tra le mani. E’ inutile negare che la creatura di Miyamoto ha un passato glorioso, corposo e difficile. E’ inutile nascondere che senza conoscere questo passato, senza attraversarlo anche solo superficialmente si possa perdere il senso e il valore di un lavoro che nasconde nell’estrema semplicità una complessità e una conoscenza del mestiere che va ben oltre quella di altri prodotti più appariscenti. Super Mario fa parte dell’immaginario comune, tutti sanno chi è ma pochi lo conoscono davvero. Per questo è sempre meglio rinfrescarsi le idee.

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Nel 1985 quello che prima era conosciuto semplicemente come Mario Bros. si trasforma in qualcosa di diverso. Miyamoto, il suo leggendario autore, trasforma il titolo da un arcade abbastanza comune in un platform a scorrimento, gettando le basi per la definizione del genere (il cambiamento più evidente fu il passaggio dal “verticale” all’ “orizzontale” nello sviluppo dei livelli). Super Mario Bros. diventa il capostipite e il punto di riferimento per un determinato tipo di videogames, con regole e meccaniche di gioco che si ripetono sostanzialmente invariate fino al 1996, quando le cose cambiano drasticamente. In questa data, infatti, esce sul mercato Super Mario 64, il titolo della “svolta poligonale” che introduce un mondo 3D completamente esplorabile e una serie di feature che fecero storcere il naso ai puristi. Mario l’idraulico non era più costretto a correre come un forsennato lungo livelli bidimensionali saltando sulla testa di minacciosi funghi e tartarughe. Non doveva più raggiungere semplicemente il castello posto a fine livello per sbloccare parte del percorso che l’avrebbe condotto dal suo acerrimo nemico Browser, malvagio rapitore della principessa. Ora il compito era più arduo e toccava esplorare una serie di ambientazioni nascoste nel castello della principessa Peach per recupera delle stelle che avrebbero a loro volta sbloccato nuove ambientazioni. Insomma è facile capire che al di là della grafica top edge per lo splendido Nintendo 64, ci si trovava di fronte ad un cambiamento epocale, che non solo ridefiniva un genere ma lo portava verso nuovi livelli. Dal quel lontano ’96 pochi si sono permessi di mettere in discussione questo primato, soprattutto tra gli sviluppatori che hanno preferito seguire una strada battuta più tosto che provare soluzioni alternative.

Questo fino al 2007 quando lo stesso Shigeru Miyamoto mise il discussione il proprio lavoro con Super Mario Galaxy. La creazione del designer giapponese non solo metteva in campo il miglior platform fino ad allora creato, non solo bilanciava difficoltà e divertimento, sorprendendo il giocatore con power-up (i poteri speciali del nostro Mario) e avversari indimenticabili ma era in grado di integrare tutti questi elementi in modo perfetto per creare un’esperienza di gioco coinvolgente e compatta come mai prima di allora. Mario Galaxy ridefiniva anche il concetto di terza dimensione, non più una semplice riproduzione della profondità e della tridimensionalità ma una vera e propria “maniera” di impegnare e sfruttare ogni possibile asse cartesiano anche contro le leggi della fisica. Prendendo possesso di tutte le dimensioni spaziali conosciute dall’uomo, Mario Galaxy sembrava dover chiudere la storia di questo brand con un punto fermo. Non a caso c’era stato un nostalgico passo in dietro con New Super Mario che aveva rimodellato e ricostruito un’esperienza di gioco “antica” come quella del primo Super Mario Bros. portandola all’ennesima potenza.

A tre anni dal successo universale del primo Galaxy Miyamoto torna, riproponendo la stessa formula in Super Mario Galaxy 2. E’ un sequel diretto che non nasconde per niente la sua natura. Già da i primi istanti è fortissimo il senso di déjà-vu, sopratutto per quanto riguarda le meccaniche di gioco. Mario è ancora protagonista del suo mondo, pronto ad esplorare le galassie che costituiscono i nostri livelli di gioco, mai stanco di farsi lanciare da una stella rotante all’altra per raggiungere il suo obiettivo. Eppure non mancano delle sorprese che non mancheremo di elencare. Per questo motivo scardinando la struttura che è propria delle nostre recensioni abbiamo preferito “splittare” il discorso tra nuova e vecchia galassia, nonostante poi in entrambe vecchio e nuovo si compenetrino magistralmente.

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Old Galaxy

Come palesemente si evince dal preambolo, Mario Galaxy 2 è un sequel a tutti gli effetti, quasi un more of the same del precedente lavoro. Ciò non vuole assolutamente dire che sia lo stesso gioco. Prendete una coppia di screenshot e una manciata di video e i due prodotti vi sembreranno abbastanza uguali. Prendete il mote, passate un’oretta in compagnia della nuova avventura di Mario e vi troverete con una faccia inebetita a chiedervi perché questo secondo capitolo, pur citando a piene mani dal precedente, sia di gran lunga migliore. Lo scopo dichiarato di questo articolo sarà quello non solo di illustrare le sottili ma copiose novità ma, soprattutto, di evitare che con una faccia inebetita passiate ore a chiedervi perché Super Mario vi piace così tanto nonostante in fin dei conti somigli così tanto al primo.

Il sistema di gioco rimane in fondo quello collaudato a suo tempo con il succitato Super Mario 64, poi ripreso nel primo Galaxy. Il nostro piccoletto e panzuto idraulico dovrà farsi strada tra una serie di livelli alla ricerca di queste benedette stelle che si nascondono alla fine di un percorso irto di difficoltà: una serie di nemici (alcuni storici altri inventati di sana pianta) tenterà di sbarrarci il passo e potremo sbarazzarcene con un turbine di pugni generato da uno swing del mote o semplicemente appiattendoli con un salto sulla testa. A fine livello di solito attende un boss (mai memorabili e mai troppo difficili), che appena battuto ci regalerà una splendida stella da aggiungere alla nostra collezione. Recuperata la stella saremo catapultati sulla nuova e scintillante astronave che prende le sembianze del testone di Mario. Grazie a questa ci sposteremo da una galassia all’altra grazie ad una mappa di navigazione stellare.

La mappa galattica è stata completamente rivista, lasciando spazio ad un nostalgico design retrò, mentre rimane invariata la particolare astronomia di Mario Galaxy: ogni “Mondo” contiene diverse galassie (più simili a pianeti) che nascondono un tot di stelle da conquistare (di solito due “normali”). La mappa galattica dei mondi sulla quale muoveremo la nostra navicella è strutturata secondo un particolare intreccio con diversi snodi per raggiungere il castello finale e quindi il mondo successivo. La nuova formazione della mappa ha dei risvolti del gameplay sorprendenti per una soluzione così semplice. Ben presto ci accorgeremo che basta conquistare una piccola manciata di “Stelle normali” per rendere completamente accessibili tutti i percorsi di un determinato Mondo. Avremo, quindi, quasi da subito un controllo sulla mappa che lascia ampia scelta sulle galassie da affrontare per raggiungere il numero necessario a sbloccare l’accesso al castello. Se nel Mario Galaxy originale dovevamo tenere sempre sott’occhio il nostro “cestino” con le stelle catturate anche per l’accesso alle singole galassie, ora invece potremo dedicarci a spulciare i livelli che più ci piacciono, che più ci divertono o semplicemente quelli che troviamo più accessibili per creare il nostro percorso verso l’ultimo scontro di fine Mondo. Ovviamente verso la fine la scelta tenderà a restringersi e i viaggi da un mondo all’altro si intensificheranno per recuperare le stelle abbandonate lungo il cammino.

Accanto a queste “Stelle Normali” ritornano le ben più difficili “Stelle Cometa” e fanno il loro ingresso per la prima volta le “Stelle Nascoste”. Le prime faranno la loro apparizione previo recupero della medaglia cometa che si nasconde in ogni galassia. Di solito costituiscono un’ulteriore grattacapo per il giocatore che non solo si dovrà impegnare a scovarle ma dovrà affrontare anche il loro recupero con un certo tempismo e sangue freddo. Nelle prime galassie le cose fileranno lisce come l’olio rendendovi più soddisfatti di Halley quando vide il proprio telescopio attraversato dall’omonima stella. Purtroppo con l’avanzare del gioco il recupero di ogni medaglione diventerà sempre più difficile: operazione che comunque vorrete effettuare per non dover tornare a ripetere il livello dopo il recupero della Stella principale. Ovviamente raggiunto l’obiettivo non avrete il lusso di tirare un sospiro di sollievo. La medaglia serve solo a far apparire la Stella Cometa sulla galassia che sbloccherà a sua volta una nuova stella e con essa una nuova sfida per il suo recupero. Di solito ci troveremo ad affrontare pezzi del livello passato con determinate limitazioni, esattamente come accadeva per le comete nel primo Mario Galaxy: raccogliere tot monete viola in un determinato tempo oppure abbattere un boss senza venire colpiti.

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Le stelle nascoste saranno invece sbloccate all’interno del singolo livello grazie all’aiuto di uno Sfavillotto. Gli ingordi esserini spaziali vi faranno una richiesta in termini di monete o astroschegge, esaudita la quale permetterà al piccolo alieno di trasformarsi in una piccola appendice del livello nella quale troveremo la stella. Detta così, l’operazione sembra alquanto semplice, ma così non è. E’ necessario avere la giusta quantità di astroschegge o monete nel momento esatto in cui incontriamo lo Sfavillotto, altrimenti ci sarà impossibile recuperare la stella nascosta. Diventa per questo fondamentale capitalizzare ogni possibilità di raccolta, affrontare il livello con una certa calma e pianificare le mosse se vogliamo completare al 100% ogni galassia.

Recuperare le 70 Stelle utili a completare il gioco è un’impresa divertente e nel contempo in grado di offrire una piacevole sfida. Come detto, la libertà e la varietà delle sfide permette al giocatore di valutare le proprie forze e scegliere esattamente quali stelle raccogliere per prime e quali per ultime. Diverso il discorso per raggiungere le 120 stelle e completare al 100% il gioco. E’ un’impresa ardua come poche. Miyamoto aveva promesso una maggiore difficoltà ed ha mantenuto la parola, a modo suo. Mario Galaxy 2, da questo punto di vista, è prodotto abbordabile per chiunque ma nel contempo in grado di offrire pane per i denti aguzzi dei giocatori più incalliti.

New Galaxy

Veniamo finalmente alle novità vere e proprie. Dopo Super Mario Sunshine torna finalmente Yoshi (che per la verità si era già fatto vedere in New Super Mario), il draghetto dalla lingua lunga che, nonostante le brevi apparizioni è in grado di ristrutturare e migliorare l’intero gameplay. I (purtroppo) pochi livelli nei quali potremo cavalcarlo aggiungono non solo uno schema di comandi completamente diverso ma anche una manciata di power-up degni di nota. Saltati in groppa del cucciolo verdastro ci accorgeremo preso delle sue innate capacità combattive. Nonostante sia ancora possibile schiacciare i nemici o ucciderli con una girandola di pugni, l’arma classica di Yoshi è la sua lingua lunga. Infatti, puntando con il mote in direzione dei nemici, il draghetto li ingloberà o distruggendoli definitivamente o in alcuni casi risputandoli come mortali proiettili. Yoshi potrà usare la lingua anche per aggrapparsi ad alcuni appigli che daranno vita a sezioni platform davvero memorabili, soprattutto quando l’altezza si combina con la comica sky-walk che l’ha reso famoso. Vederlo sgambettare con uno sforzo disumano per raggiungere quei pochi centimetri che mancano all’altissima metà, aggiungono colore e difficoltà a sezioni di per se già ben strutturate.

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Anticipavamo dei power-up di Yoshi che fanno il paio con quelli nuovi del quale disporrà Mario. Se il draghetto potrà gonfiarsi come un palloncino o illuminare parti del livello prima invisibili, Mario dal canto suo non sarà da meno. Accanto a vecchie glorie come l’infernale trasformazione in molla o lo svolazzante costumino da ape fanno per la prima volta il loro ingresso Mario-Roccia e Mario-Nuvola. Il secondo ci permetterà di creare delle nuvole istantanee con le quali creare percorsi del tutto nuovi mentre il primo trasformerà l’idraulico in una palla impazzita pronta a devastare qualsiasi cosa che si pari sul suo cammino, lungo percorsi flipper divertenti e complicati. Un modo come un altro per ringiovanire un sistema di gioco che comunque non sente il peso degli anni. Degna di menzione anche l’apparizione dell’allampanato fratello di Mario, Luigi. In alcuni livelli sarò possibile scegliere quali dei due idraulici utilizzare, scelta che comunque non cambia le carte in tavola, visto che Luigi si comporta in tutto e per tutto in modo uguale al nostro protagonista.

Shifting

Eccovi giunti al cuore della galassia nuova, da qui a poco vi sveleremo il segreto che si nasconde all’interno della nuova avventura di Mario. Niente di trascendentale o di complicato. Ancora una volta la semplicità e la creatività viene in soccorso di un titolo che poteva essere una copia di se stesso, ma non lo è stato. Una parola: transizioni. Il vero capolavoro, il nucleo fondamentale sul quale Miyamoto è riuscito a fondare tutto il gameplay è la particolare capacità di Mario Galaxy 2 di cambiare aspetto. Ogni livello, ogni galassia è costruita in modo tale da disorientare e stupire il giocatore, portandolo a doversi sempre mettere in gioco. Più e più volte vi troverete immersi in un mondo sferico completamente tridimensionale che pian piano passerà alle due dimensioni per poi farvi fluttuare dolcemente nelle spazio, o inglobarvi in sfere d’acqua sospese nell’etere, o meglio per precipitarvi in una folle corsa lungo percorsi in pendenza. Come il trucco di un prestigiatore tutto avviene sotto i vostri occhi cambiando il volto ai livelli con tanta e tale naturalezza che troppo spesso vi chiederete come sia stato possibile.

Quasi sempre il lavoro di Miyamoto e i suoi personaggi sono associati alla nostalgia, dimenticando che in realtà la magia descrive meglio entrambi. L’enorme capacità con la quale sono stati diversificate le galassie, le stelle da raccogliere e la stessa struttura interna di ogni livello è disarmante. Prima abbiamo descritto come nella sua storia Mario sia stato capace di riadattarsi e di passare dal 2D al 3D senza colpo ferire, fino a dominare le dimensioni e lo spazio in Mario Galaxy. Oltre sembra esserci ben poco, eppure fondendo l’esperienza accumulata negli anni, facendo tutt’uno della suo passato,pressandolo in una materia densa, l’idraulico baffuto è riuscito fare l’impossibile, ponendo nuovi standard per il genere. Non a caso alcune delle galassie ripropongo spezzoni di quel lontano 64, a dimostrazione di quanto i tempi andati e il futuro convivano in questo lavoro.

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Chroma Key

Tornando di nuovo all’esterno, diamo uno sguardo panoramico a quello che abbiamo appena attraversato. Sicuramente Mario Galaxy 2 condivide con suo fratello più vecchio lo stesso motore grafico che, però risulta sostanzialmente ottimizzato e perfezionato: stesse texture e modelli poligonali, ma meno aliasing e maggiore definizione. La gestione della telecamere è sicuramente la migliore mai vista per un gioco su tre dimensioni. Sempre precisa, puntuale anche nelle variazioni e nelle transizioni non impalla mai la vista del giocatore permettendogli sempre di avere un controllo completo sull’azione. Sensazione poi aumentata dalla perfezione con la quale è possibile gestire Mario.

Ad essere sicuramente migliorato è l’impatto visivo generale soprattutto grazie ad una palette cromatica più brillante e d’impatto che lascia maggiore spazio a stacchi e contrasti netti tra i colori. Super Mario Galaxy 2 non punta affatto ad una resa fotorealistica dell’ambiente e dei personaggi, ma eccelle in quello che meglio gli riesce: creare l’immagine di un mondo cartoonistico, fiabesco ed incantato. Da sottolineare la genialità del level design, soprattutto in alcuni ispiratissimi livelli che rimarranno per anni nella memoria del giocatore. Pazzia, creatività e un pizzico di auto-citazionismo sono le frecce nell’arco infallibile di Miyamoto. Inutile dilungarsi ed essere più precisi poichè metà del divertimento di questo titolo è nascosto anche nella “scoperta” delle galassie e delle loro particolarissime fattezze. Non da meno la colonna sonora che segue la stessa linea, pezzi memorabili e alcune riprese da vecchi titoli ma mai un suono fuori posto.

It’s me, Mario!

Alla fine di questa lunga cavalcata nell’universo miyamotiano, poche parole rimangono d’aggiungere. Ancora una volta Super Mario batte la concorrenza ponendosi come un must have per i possessori Wii ma soprattutto come esempio per i titoli a venire. Ed è strano come il lancio in quest’anno suoni quasi da provocazione. Super Mario Galaxy 2 è un videogame, il videogame per eccellenza che spinge l’acceleratore sul gameplay piuttosto che abbandonarsi a soluzioni narrative complicate. Il rischio di guardare e non giocare anche questa volta è stato scongiurato. Il nostro consiglio rimane quello di gustarlo fino in fondo, immergersi completamente in questo universo affascinante senza fretta. In venti ore potrete raggiungere le stelle necessarie a battere il gioco ma, in fondo, sappiamo che non è questo l’obiettivo: affrontare ogni sfida e sudare fino all’ultima agognata stella (possibilmente trattenendo imprecazioni colorite e creative) è un’impresa degna di un vero eroe che si pone come unico scopo di quest’avventura. In più potrete salvare una principessa, che di questi tempi non è roba da poco. Non vi resta che riprendere il berretto, infilare le scarpe e scendere a comprare questa nuova avventura. E non chiamatela espansione.