Recensione Recensione di Star Wars: Il Potere della Forza
Recensione di Star Wars: Il Potere della Forza di Console Tribe
di: RedazioneNel mondo dell’intrattenimento mediatico, sono poche le cose più
appassionanti della saga fantascientifica più famosa di sempre. Star
Wars, da alcuni conosciuto solo come Guerre Stellari, ha creato
standard e canoni non solo per il cinema e per la fantascienza, ma
anche per i nuovi media, come il videogame.
LucasArts, casa di produzione videoludica di successo, famosa
specialmente per le avventure grafiche della serie di Monkey Island,
conta più di cento giochi tratti dai celebri film di fantascienza: il
primo fu Star Wars: Jedi Arena
su Atari 2600 e risale all’ormai lontano 1983 (anno d’uscita nelle sale
cinematografiche de Il Ritorno dello Jedi). Da allora lo spazio è stato
il campo di innumerevoli battaglie e Star Wars: the Force Unleashed
(d’ora in poi SW:TFU), prodotto da Activision, promette nuovi e
suggestivi scontri tra le forze dell’Impero e quelle dell’Alleanza.
Siamo di fronte a un condensato di tutti i più recenti engine fisici e
grafici presenti oggi nell’industria dei videogames, uniti per creare
un prodotto dall’impianto tecnico solido e il più possibile realistico.
I più fanatici saranno lieti di sapere che Lucas, inesauribile e
fantasiosa fonte creativa, ha messo mano di persona al plot di questo
nuovissimo capitolo della saga e più precisamente dell’Expanded
Universe. Generalmente la geniale mente dietro Star Wars si è sempre
rifiutata di partecipare attivamente a tutte quelle storie di contorno
al brand SW; ma questa volta il regista hollywoodiano ha voluto
impreziosire la narrazione con una solida quanto decisa presenza.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…
Che siate fan sfegatati o meno dei film di George Lucas ricorderete
sicuramente il terribile, drammatico “Ordine 66”. Tutto ha inizio da
qui, quando il neo imperatore Palpatine ordina ad Anakin Skywalker, da
poco soprannominato Darth Vader, di eliminare ogni traccia dell’ordine
dei Jedi dalla galassia: ogni cavaliere della giustizia e paladino
dell’ordine deve morire, di modo che i Sith possano tornare a dominare
l’universo.
Force Unleashed si colloca esattamente tra Episode III ed Episode IV
fungendo quasi da capitolo introduttivo per molti degli elementi che
caratterizzano la trilogia classica. L’impero si trova vicino all’apice
del suo dominio dittatoriale nella galassia, la morte nera e la flotta
imperiale sono in costruzione ma i nemici dell’impero sono ancora molti
e sempre più agguerriti. Tra le fila di una ancor non consolidata
Alleanza Ribelle, alcuni Jedi e pochi senatori fedeli alla vecchia
repubblica cercano uno spiraglio nel quale attaccare direttamente il
cuore della dittatura di Palpatine. E’ a Darth Vader che aspetta il
duro compito di eliminare questi dissidenti e quindi le prime radici
della rivolta. In missione su Kashyyyk, trova inaspettatamente un
bambino molto potente nella forza, fin da allora allievo di un maestro
Jedi. Il signore oscuro dei Sith e Lord, Darth Vader, decide ti portar
con sé questo piccolo umano per addestrarlo nella via del lato oscuro,
il tutto nella maniera più segreta possibile, non solo alla galassia ma
anche allo stesso imperatore. Sarà compito di questo segreto
apprendista eliminare i Jedi rimasti nella galassia e ristabilire
quindi in maniera universale, l’egemonia dei Sith e del lato oscuro
della Forza.
E’ bene ricordare che questo titolo, proprio come nel più recente film
della saga Episodio III cerca di calcare come non mai sul lato oscuro
della forza, spiegandone e rivelandone i misteri più reconditi e
affascinanti.
SW:TFU è un gioco fortemente cinematografico, la cui componente
narrativa svolge un ruolo di primaria importanza. Le cinematics e gli
spezzoni filmici non sono particolarmente lunghi, tuttavia riescono ad
essere esplicativi e molto esaurienti. Il plot narrativo riesce a
consolidare l’intero prodotto e a renderlo il più simile possibile ad
un settimo film dell’indimenticabile saga.
Come intuibile, nell’universo di Guerre Stellari continuano ad emergere
nuovi segreti, trame nascoste, complotti dell’impero ai danni
dell’imperatore stesso! Questo potrebbe rendere alquanto perplessi i
fan più esigenti o particolarmente legati alla trilogia classica, in
genere molto critici in merito a queste novità; ma nessuno vorrà
mettere in dubbio il talento di George Lucas.
Questo nuovo capitolo di Star Wars, spiega e risana molti dei dubbi
instauratisi nella mente degli appassionati di tutto il mondo, per
esempio come è nata l’Alleanza Ribelle; rivela ulteriori interessanti
dettagli su alcuni importanti personaggi della saga come Darth Vader,
la principessa Leia e Bail Organa. Inoltre compaiono anche figure
minori della vecchia e della nuova trilogia, seppur avessero svolto
funzioni tutt’altro che ininfluenti nel succedersi degli eventi, e qui
ci riferiamo in particolare a Mon Mothma e Shaak Ti.
Segui l’istinto
In un action game come SW:TFU, tutto ruota attorno al gameplay, che
dev’essere al tempo stesso completo e appagante nella sua semplicità.
Mentre gli stick gestiscono nella maniera più tradizionale il movimento
e la visuale, i tasti sul pad permettono di compiere le azioni più
comunemente utilizzate nel combattimento, come il colpo di spada, il
salto e i due principali poteri di forza: il fulmine, che stordisce
brevemente l’avversario togliendogli progressivamente l’energia vitale,
e la repulsione che allontana i nemici con un rapido movimento di mano.
I tasti dorsali vanno invece a coinvolgere quelle mosse, anch’esse
importanti, che però trovano minor spazio nell’azione.
Le combo che il personaggio può compiere con l’ausilio della spada
laser e delle temibili tecniche sith, sono davvero numerose; così tante
che generalmente ci limiteremo ad usare quelle più forti o
semplicemente quelle che prediligiamo, sia per un fattore scenico che
per comodità d’utilizzo.
La giocabilità assume una forma decisamente più complessa e articolata
appena il giocatore acquista nuove mosse e colpi più forti nella
tecnica con la spada laser. Forse questo training un po’ automatizzato
e rigido va a penalizzare la componente RPG del gioco, ma il tutto
senza togliere niente al godimento e alla scorrevolezza dello stesso.
Utilizzando poteri e mosse sempre diverse, il nostro personaggio
acquisirà punti da spendere in discipline e abilità differenti, potremo
così potenziarlo ulteriormente per prepararlo allo scontro finale. Come
già dicemmo parlando di Too Human, è sempre più comune vedere normali
action game prendere in prestito comode componenti da altri generi,
come in questo caso quelle dei role-playing games.
Le discipline nelle quali potremo spendere punti sono: talenti della
forza, poteri della forza e combo della forza. I poteri della forza li
conosciamo bene tutti, e sono spinta, fulmine, presa, repulsione, scudo
e lancio della spada. Le combo della forza sono letteralmente delle
mosse che il nostro personaggio avrà a disposizione una volta
acquistate tramite spesa dei punti; si attivano con la pressione in
sequenza di alcuni tasti del joypad. Altri elementi della forza sono
invece passivi, quindi perennemente attivati e in piena funzione dal
momento in cui vengono distribuiti i punti nelle relative skills, come
i talenti quali meditazione, vitalità, tempra e altri legati alle
abilità psicofisiche del protagonista.
L’intelligenza artificiale non è particolarmente complessa: la
difficoltà degli scontri è legata più alla quantità che alla qualità.
Entrando in un hangar, per esempio, ci possiamo trovare di fronte ad un
incredibile numero di guardie imperiali che nella loro inefficienza
sono però una temibile minaccia. Fino a quando terremo premuto il tasto
parata, i normali colpi di laser potranno essere facilmente deviati
dalla nostra lightsaber, ma occorrerà un buono studio del campo di
battaglia per poter sgominare in maniera efficiente i nemici della
ribellione.
I combattimenti avrebbero avuto una dose maggiore di realismo se solo
la spada laser fosse riuscita a troncare gli arti o i pezzi dei nemici,
ma LucasArts ha preferito non aggiungere ulteriore violenza al gioco,
probabilmente per riuscire a mantenere il gioco sotto l’etichetta PEGI
12+: gli unici nemici che possono essere mutilati sono droidi e robot.
I nemici più grandi o i boss di fine livello vengono sconfitti
attraverso la pressione di tasti che compaiono in veloci sequenze sullo
schermo, ovviamente solo per concludere quello che altrimenti sarebbe
un normale combattimento; per chi non avesse capito direi che si può
considerare come una sorta di fatality o di mossa conclusiva, giusto
per citare Mortal Kombat. Mano a mano che procediamo nel gioco le
sequenze diventeranno sempre più lunghe e complesse, esigendo una certa
celerità e precisione da parte del giocatore nella corretta pressione
dei pulsanti. Ovviamente queste azioni vengono accompagnate da scene e
animazioni d’effetto, che contribuiscono a rendere il combattimento il
più possibile cinematografico e d’impatto.
I livelli di difficoltà, tre base più uno sbloccabile portando a
termine il gioco, non sono sempre calibrati a dovere, fattore che più
d’ogni altro finisce con il penalizzare l’intera giocabilità del
titolo, seppur limitatamente e in aree o momenti circoscritti.
In generale dall’inizio alla fine del gioco, anche in situazioni di
stress-play, non sono stati verificati bug, imperfezioni o grosse
pecche relative al gameplay e alla struttura di gioco.
Per le versioni next-gen del gioco non sono state previste modalità multigiocatore.
La forza è potente in lui…
Sin dai primi secondi di gioco, SW:TFU si proclama come uno dei
migliori action in terza persona mai visti su next-gen, graficamente e
tecnicamente parlando. E’ inoltre doveroso precisare che le due
versioni PS3 e 360, entrambe prese in analisi per questa recensione,
sono pressoché identiche in ogni punto.
La fisica havock è tra le più complesse e complete viste fino ad ora,
sia per quanto concerne l’interazione con l’ambiente circostante, sia
per le azioni dei mob. Nei corridoi di una nave o di una stazione
spaziale, le pareti sono quasi tutte distruttibili e i frammenti
derivanti utilizzabili come oggetti da lanciare con propulsione della
forza. Gran parte degli enigmi del gioco vanno risolti proprio tenendo
presente l’interazione che il personaggio può avere con l’ambiente
circostante.
I problemi di compenetrazione sono molto rari, anche nelle casistiche
più complesse quindi in presenza di drappi, abiti o mantelli. Screen
tearing e aliasing sono praticamente inesistente e ben gestito dai chip
grafici delle relative console.
Il design di ambienti, luoghi, personaggi e i relativi costumi, sono
magistrali, come da prassi starwarsiana. Il gioco ci permette di
esplorare nel dettaglio ambienti che fino ad ora potevamo soltanto
immaginare nella nostra fervida e fanatica mente, come la morte nera
ancora in costruzione, il pianeta Kashyyyk patria dei possenti Wookie e
tante altre location già viste sia nella vecchia che nella nuova
trilogia. I mostri e i nemici sono disegnati alla perfezione,
specialmente quelli tanto ricordati ed entrati nell’immaginario
collettivo, come il Rancor. Gli abiti del protagonista ricalcano gli
abiti jedi cui già eravamo abituati, ma con un tocco di fantasia in
più, che ci regala la possibilità di selezionare il costume preferito o
quello più accativante prima di cimentarci nei vari livelli di gioco.
La Industrial Lights & Magic, la più grande compagnia al mondo di
effetti speciali visivi per il cinema, fondata da George Lucas e parte
della Lucasfilm limited, ha dato un contributo diretto e non
indifferente alla creazione di SW:TFU. Abbiamo avuto piacere di vedere
che gli attori originali, in questo caso i doppiatori, abbiano donato
qualcosa di più della sola voce e delle singole battute, dato che sono
stati presi in prestito anche nelle loro fattezze e nella loro
fisionomia, grazie alla ricostruzione 3D del volto della CloneCam,
brevettata da ILM e utilizzata per la prima volta ne I Pirati dei
Caraibi. Le animazioni, tutte studiate e riprese con la tecnica del
motion capture, appaiono realistiche e soprattutto sempre fluide grazie
alla solida costruzione dell’impianto grafico.
Un tormentone musicale in un sonoro da oscar
Parlare positivamente del sonoro di un gioco LucasArts è sempre stato
ovvio. Stiamo parlando di una casa di produzione videoludica che può
vantare il supporto di uno dei più grandi studi di registrazione e
doppiaggio di tutta Hollywood, ovvero lo Skywalker Sound vicino
Nicasio, in California.
I rumori dell’ambiente e i suoni, sono sapientemente dosati per creare
la giusta atmosfera, il più simile possibile a quella avvertibile
durante la visione dei film. Il rumore della spada laser, elemento
fondamentale nel comparto sonoro dei giochi SW, è il migliore mai udito
fino al momento presente.
L’audio 3D svolge sapientemente il proprio dovere e aiuta più che mai
il giocatore nei livelli di difficoltà elevati, quando i nemici
arrivano da ogni direzione e dove è richiesta un’attenzione superiore
alla norma.
La colonna sonora di 90 minuti è stata sapientemente mixata da Jesse
Harlin, supervisore alla musica di LucasArt, a capo della Skywalker
Simphony Orchestra, in due mesi di lavoro negli studi di Lucas Valley.
Le tracce audio riprendono da quelle già udite in Episodio III e in
Episodio IV, con i riconoscibilissimi temi di John Williams, più
qualche pezzo studiato e creato appositamente per Force Unleashed. Il
motore che muove il nuovo titolo LucasArt, ha la capacità di
selezionare la giusta traccia musicale a seconda del momento, del tipo
d’azione e quindi dell’ambiente circostante, ricreando una esperienza
sensoriale a tutto tondo.
Titoli di Coda
Il timore più grande di questo piccolo gioiellino virtuale è quello che
il gioco possa soddisfare pienamente solo una limitata cerchia di
persone, ovvero quelle che godono di una determinata conoscenza
dell’esalogia cinematografica, e forse in particolare della vecchia,
classica e intramontabile trilogia originale. Nonostante l’accuratezza
narrativa e la scrupolosa ricostruzione delle atmosfere e dei contesti
cinematografici, la partecipazione ufficiale di Lucas o di alcuni
gruppi fondamentali della Lucasfilm ltd., non hanno poi regalato
un’esperienza differente rispetto a quella di un tradizionale e attuale
videogame, aspettativa creatasi probabilmente a causa del notevole hype
che si istituì nei mesi scorsi intorno al titolo in questione.
A livello tecnico il gioco non solo soddisfa pienamente i requisiti, ma
supera anche il livello qualitativo di gran parte degli action game in
terza persona attualmente presenti sugli scaffali, anche se potrebbe
risultare leggermente ripetitivo nella sua giocabilità. Un po’ scarsa
la longevità con discrete possibilità di replay.
Un grande peccato l’assenza della modalità multiplayer, che avrebbe potuto elevare la qualità finale del prodotto.
PRO
appassionanti della saga fantascientifica più famosa di sempre. Star
Wars, da alcuni conosciuto solo come Guerre Stellari, ha creato
standard e canoni non solo per il cinema e per la fantascienza, ma
anche per i nuovi media, come il videogame.
LucasArts, casa di produzione videoludica di successo, famosa
specialmente per le avventure grafiche della serie di Monkey Island,
conta più di cento giochi tratti dai celebri film di fantascienza: il
primo fu Star Wars: Jedi Arena
su Atari 2600 e risale all’ormai lontano 1983 (anno d’uscita nelle sale
cinematografiche de Il Ritorno dello Jedi). Da allora lo spazio è stato
il campo di innumerevoli battaglie e Star Wars: the Force Unleashed
(d’ora in poi SW:TFU), prodotto da Activision, promette nuovi e
suggestivi scontri tra le forze dell’Impero e quelle dell’Alleanza.
Siamo di fronte a un condensato di tutti i più recenti engine fisici e
grafici presenti oggi nell’industria dei videogames, uniti per creare
un prodotto dall’impianto tecnico solido e il più possibile realistico.
I più fanatici saranno lieti di sapere che Lucas, inesauribile e
fantasiosa fonte creativa, ha messo mano di persona al plot di questo
nuovissimo capitolo della saga e più precisamente dell’Expanded
Universe. Generalmente la geniale mente dietro Star Wars si è sempre
rifiutata di partecipare attivamente a tutte quelle storie di contorno
al brand SW; ma questa volta il regista hollywoodiano ha voluto
impreziosire la narrazione con una solida quanto decisa presenza.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…
Che siate fan sfegatati o meno dei film di George Lucas ricorderete
sicuramente il terribile, drammatico “Ordine 66”. Tutto ha inizio da
qui, quando il neo imperatore Palpatine ordina ad Anakin Skywalker, da
poco soprannominato Darth Vader, di eliminare ogni traccia dell’ordine
dei Jedi dalla galassia: ogni cavaliere della giustizia e paladino
dell’ordine deve morire, di modo che i Sith possano tornare a dominare
l’universo.
Force Unleashed si colloca esattamente tra Episode III ed Episode IV
fungendo quasi da capitolo introduttivo per molti degli elementi che
caratterizzano la trilogia classica. L’impero si trova vicino all’apice
del suo dominio dittatoriale nella galassia, la morte nera e la flotta
imperiale sono in costruzione ma i nemici dell’impero sono ancora molti
e sempre più agguerriti. Tra le fila di una ancor non consolidata
Alleanza Ribelle, alcuni Jedi e pochi senatori fedeli alla vecchia
repubblica cercano uno spiraglio nel quale attaccare direttamente il
cuore della dittatura di Palpatine. E’ a Darth Vader che aspetta il
duro compito di eliminare questi dissidenti e quindi le prime radici
della rivolta. In missione su Kashyyyk, trova inaspettatamente un
bambino molto potente nella forza, fin da allora allievo di un maestro
Jedi. Il signore oscuro dei Sith e Lord, Darth Vader, decide ti portar
con sé questo piccolo umano per addestrarlo nella via del lato oscuro,
il tutto nella maniera più segreta possibile, non solo alla galassia ma
anche allo stesso imperatore. Sarà compito di questo segreto
apprendista eliminare i Jedi rimasti nella galassia e ristabilire
quindi in maniera universale, l’egemonia dei Sith e del lato oscuro
della Forza.
E’ bene ricordare che questo titolo, proprio come nel più recente film
della saga Episodio III cerca di calcare come non mai sul lato oscuro
della forza, spiegandone e rivelandone i misteri più reconditi e
affascinanti.
SW:TFU è un gioco fortemente cinematografico, la cui componente
narrativa svolge un ruolo di primaria importanza. Le cinematics e gli
spezzoni filmici non sono particolarmente lunghi, tuttavia riescono ad
essere esplicativi e molto esaurienti. Il plot narrativo riesce a
consolidare l’intero prodotto e a renderlo il più simile possibile ad
un settimo film dell’indimenticabile saga.
Come intuibile, nell’universo di Guerre Stellari continuano ad emergere
nuovi segreti, trame nascoste, complotti dell’impero ai danni
dell’imperatore stesso! Questo potrebbe rendere alquanto perplessi i
fan più esigenti o particolarmente legati alla trilogia classica, in
genere molto critici in merito a queste novità; ma nessuno vorrà
mettere in dubbio il talento di George Lucas.
Questo nuovo capitolo di Star Wars, spiega e risana molti dei dubbi
instauratisi nella mente degli appassionati di tutto il mondo, per
esempio come è nata l’Alleanza Ribelle; rivela ulteriori interessanti
dettagli su alcuni importanti personaggi della saga come Darth Vader,
la principessa Leia e Bail Organa. Inoltre compaiono anche figure
minori della vecchia e della nuova trilogia, seppur avessero svolto
funzioni tutt’altro che ininfluenti nel succedersi degli eventi, e qui
ci riferiamo in particolare a Mon Mothma e Shaak Ti.
Segui l’istinto
In un action game come SW:TFU, tutto ruota attorno al gameplay, che
dev’essere al tempo stesso completo e appagante nella sua semplicità.
Mentre gli stick gestiscono nella maniera più tradizionale il movimento
e la visuale, i tasti sul pad permettono di compiere le azioni più
comunemente utilizzate nel combattimento, come il colpo di spada, il
salto e i due principali poteri di forza: il fulmine, che stordisce
brevemente l’avversario togliendogli progressivamente l’energia vitale,
e la repulsione che allontana i nemici con un rapido movimento di mano.
I tasti dorsali vanno invece a coinvolgere quelle mosse, anch’esse
importanti, che però trovano minor spazio nell’azione.
Le combo che il personaggio può compiere con l’ausilio della spada
laser e delle temibili tecniche sith, sono davvero numerose; così tante
che generalmente ci limiteremo ad usare quelle più forti o
semplicemente quelle che prediligiamo, sia per un fattore scenico che
per comodità d’utilizzo.
La giocabilità assume una forma decisamente più complessa e articolata
appena il giocatore acquista nuove mosse e colpi più forti nella
tecnica con la spada laser. Forse questo training un po’ automatizzato
e rigido va a penalizzare la componente RPG del gioco, ma il tutto
senza togliere niente al godimento e alla scorrevolezza dello stesso.
Utilizzando poteri e mosse sempre diverse, il nostro personaggio
acquisirà punti da spendere in discipline e abilità differenti, potremo
così potenziarlo ulteriormente per prepararlo allo scontro finale. Come
già dicemmo parlando di Too Human, è sempre più comune vedere normali
action game prendere in prestito comode componenti da altri generi,
come in questo caso quelle dei role-playing games.
Le discipline nelle quali potremo spendere punti sono: talenti della
forza, poteri della forza e combo della forza. I poteri della forza li
conosciamo bene tutti, e sono spinta, fulmine, presa, repulsione, scudo
e lancio della spada. Le combo della forza sono letteralmente delle
mosse che il nostro personaggio avrà a disposizione una volta
acquistate tramite spesa dei punti; si attivano con la pressione in
sequenza di alcuni tasti del joypad. Altri elementi della forza sono
invece passivi, quindi perennemente attivati e in piena funzione dal
momento in cui vengono distribuiti i punti nelle relative skills, come
i talenti quali meditazione, vitalità, tempra e altri legati alle
abilità psicofisiche del protagonista.
L’intelligenza artificiale non è particolarmente complessa: la
difficoltà degli scontri è legata più alla quantità che alla qualità.
Entrando in un hangar, per esempio, ci possiamo trovare di fronte ad un
incredibile numero di guardie imperiali che nella loro inefficienza
sono però una temibile minaccia. Fino a quando terremo premuto il tasto
parata, i normali colpi di laser potranno essere facilmente deviati
dalla nostra lightsaber, ma occorrerà un buono studio del campo di
battaglia per poter sgominare in maniera efficiente i nemici della
ribellione.
I combattimenti avrebbero avuto una dose maggiore di realismo se solo
la spada laser fosse riuscita a troncare gli arti o i pezzi dei nemici,
ma LucasArts ha preferito non aggiungere ulteriore violenza al gioco,
probabilmente per riuscire a mantenere il gioco sotto l’etichetta PEGI
12+: gli unici nemici che possono essere mutilati sono droidi e robot.
I nemici più grandi o i boss di fine livello vengono sconfitti
attraverso la pressione di tasti che compaiono in veloci sequenze sullo
schermo, ovviamente solo per concludere quello che altrimenti sarebbe
un normale combattimento; per chi non avesse capito direi che si può
considerare come una sorta di fatality o di mossa conclusiva, giusto
per citare Mortal Kombat. Mano a mano che procediamo nel gioco le
sequenze diventeranno sempre più lunghe e complesse, esigendo una certa
celerità e precisione da parte del giocatore nella corretta pressione
dei pulsanti. Ovviamente queste azioni vengono accompagnate da scene e
animazioni d’effetto, che contribuiscono a rendere il combattimento il
più possibile cinematografico e d’impatto.
I livelli di difficoltà, tre base più uno sbloccabile portando a
termine il gioco, non sono sempre calibrati a dovere, fattore che più
d’ogni altro finisce con il penalizzare l’intera giocabilità del
titolo, seppur limitatamente e in aree o momenti circoscritti.
In generale dall’inizio alla fine del gioco, anche in situazioni di
stress-play, non sono stati verificati bug, imperfezioni o grosse
pecche relative al gameplay e alla struttura di gioco.
Per le versioni next-gen del gioco non sono state previste modalità multigiocatore.
La forza è potente in lui…
Sin dai primi secondi di gioco, SW:TFU si proclama come uno dei
migliori action in terza persona mai visti su next-gen, graficamente e
tecnicamente parlando. E’ inoltre doveroso precisare che le due
versioni PS3 e 360, entrambe prese in analisi per questa recensione,
sono pressoché identiche in ogni punto.
La fisica havock è tra le più complesse e complete viste fino ad ora,
sia per quanto concerne l’interazione con l’ambiente circostante, sia
per le azioni dei mob. Nei corridoi di una nave o di una stazione
spaziale, le pareti sono quasi tutte distruttibili e i frammenti
derivanti utilizzabili come oggetti da lanciare con propulsione della
forza. Gran parte degli enigmi del gioco vanno risolti proprio tenendo
presente l’interazione che il personaggio può avere con l’ambiente
circostante.
I problemi di compenetrazione sono molto rari, anche nelle casistiche
più complesse quindi in presenza di drappi, abiti o mantelli. Screen
tearing e aliasing sono praticamente inesistente e ben gestito dai chip
grafici delle relative console.
Il design di ambienti, luoghi, personaggi e i relativi costumi, sono
magistrali, come da prassi starwarsiana. Il gioco ci permette di
esplorare nel dettaglio ambienti che fino ad ora potevamo soltanto
immaginare nella nostra fervida e fanatica mente, come la morte nera
ancora in costruzione, il pianeta Kashyyyk patria dei possenti Wookie e
tante altre location già viste sia nella vecchia che nella nuova
trilogia. I mostri e i nemici sono disegnati alla perfezione,
specialmente quelli tanto ricordati ed entrati nell’immaginario
collettivo, come il Rancor. Gli abiti del protagonista ricalcano gli
abiti jedi cui già eravamo abituati, ma con un tocco di fantasia in
più, che ci regala la possibilità di selezionare il costume preferito o
quello più accativante prima di cimentarci nei vari livelli di gioco.
La Industrial Lights & Magic, la più grande compagnia al mondo di
effetti speciali visivi per il cinema, fondata da George Lucas e parte
della Lucasfilm limited, ha dato un contributo diretto e non
indifferente alla creazione di SW:TFU. Abbiamo avuto piacere di vedere
che gli attori originali, in questo caso i doppiatori, abbiano donato
qualcosa di più della sola voce e delle singole battute, dato che sono
stati presi in prestito anche nelle loro fattezze e nella loro
fisionomia, grazie alla ricostruzione 3D del volto della CloneCam,
brevettata da ILM e utilizzata per la prima volta ne I Pirati dei
Caraibi. Le animazioni, tutte studiate e riprese con la tecnica del
motion capture, appaiono realistiche e soprattutto sempre fluide grazie
alla solida costruzione dell’impianto grafico.
Un tormentone musicale in un sonoro da oscar
Parlare positivamente del sonoro di un gioco LucasArts è sempre stato
ovvio. Stiamo parlando di una casa di produzione videoludica che può
vantare il supporto di uno dei più grandi studi di registrazione e
doppiaggio di tutta Hollywood, ovvero lo Skywalker Sound vicino
Nicasio, in California.
I rumori dell’ambiente e i suoni, sono sapientemente dosati per creare
la giusta atmosfera, il più simile possibile a quella avvertibile
durante la visione dei film. Il rumore della spada laser, elemento
fondamentale nel comparto sonoro dei giochi SW, è il migliore mai udito
fino al momento presente.
L’audio 3D svolge sapientemente il proprio dovere e aiuta più che mai
il giocatore nei livelli di difficoltà elevati, quando i nemici
arrivano da ogni direzione e dove è richiesta un’attenzione superiore
alla norma.
La colonna sonora di 90 minuti è stata sapientemente mixata da Jesse
Harlin, supervisore alla musica di LucasArt, a capo della Skywalker
Simphony Orchestra, in due mesi di lavoro negli studi di Lucas Valley.
Le tracce audio riprendono da quelle già udite in Episodio III e in
Episodio IV, con i riconoscibilissimi temi di John Williams, più
qualche pezzo studiato e creato appositamente per Force Unleashed. Il
motore che muove il nuovo titolo LucasArt, ha la capacità di
selezionare la giusta traccia musicale a seconda del momento, del tipo
d’azione e quindi dell’ambiente circostante, ricreando una esperienza
sensoriale a tutto tondo.
Titoli di Coda
Il timore più grande di questo piccolo gioiellino virtuale è quello che
il gioco possa soddisfare pienamente solo una limitata cerchia di
persone, ovvero quelle che godono di una determinata conoscenza
dell’esalogia cinematografica, e forse in particolare della vecchia,
classica e intramontabile trilogia originale. Nonostante l’accuratezza
narrativa e la scrupolosa ricostruzione delle atmosfere e dei contesti
cinematografici, la partecipazione ufficiale di Lucas o di alcuni
gruppi fondamentali della Lucasfilm ltd., non hanno poi regalato
un’esperienza differente rispetto a quella di un tradizionale e attuale
videogame, aspettativa creatasi probabilmente a causa del notevole hype
che si istituì nei mesi scorsi intorno al titolo in questione.
A livello tecnico il gioco non solo soddisfa pienamente i requisiti, ma
supera anche il livello qualitativo di gran parte degli action game in
terza persona attualmente presenti sugli scaffali, anche se potrebbe
risultare leggermente ripetitivo nella sua giocabilità. Un po’ scarsa
la longevità con discrete possibilità di replay.
Un grande peccato l’assenza della modalità multiplayer, che avrebbe potuto elevare la qualità finale del prodotto.
PRO
- Audio e video al vertice della scala;
- ottima giocabilità;
- la narrazione è incalzante e di grande effetto…
CONTRO
- … anche se un po’ prevedibile e non proprio originale;
- pecca la longevità;
- si avverte la mancanza del multiplayer.