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Recensione Recensione di Spare Parts

Recensione di Spare Parts di Console Tribe

di: REdeiDESIDERI

Dopo anni vissuti in un prolungato stato comatoso, il genere platform pare finalmente pronto a rilanciarsi sul mercato. Abbandonato dal più delle case di sviluppo in virtù di prodotti più “adeguati” alle esigenze dei giocatori moderni, i platform paiono finalmente sul punto di ritornare in voga sulle console casalinghe in alta definizione, tanto che i primi timidi exploit si possono notare già da qualche tempo sugli store digitali di PS3 e Xbox 360. Nessuna sorpresa quindi che anche Electronic Arts, viaggiando sul suo nuovo trend sperimentalista, abbia deciso di proporre i primi “abbozzati” esempi di platform gaming, proponendo titoli, a rigor del vero, non sempre all’altezza delle aspettative.
Spare Parts è l’ultimo nato in tal senso. Un platform tridimensionale e multigiocatore in cui un duo di simpatici robot dovrà combattere per la propria sopravvivenza. Sarà riuscita EA a confezionare un titolo degno di nota, o sarà meglio risparmiare il nostro denaro in attesa di tempi migliori?

Ferri vecchi

Rispettando la tradizione dei platform vecchio stile, Spare Parts propone una trama semplice e anche piuttosto “banalotta”. Nulla più che un mero pretesto che farà da collante ai vari livelli del gioco. I protagonisti della vicenda saranno due: Mar-T e Chip, una coppia di sfortunati robot che, prematuramente, sono stati gettati nella pattumiera di una nave spaziale. Catapultati fuori dall’astronave, i due finiranno per cadere su uno sperduto pianeta su cui una razza aliena, i Krofax, domina con il pugno di ferro. Alla ricerca di un modo per tornare sulla propria astronave, il duo robotico si imbatterà ben presto in una vecchia astronave dove verranno accolti da una simpatica (e baffuta) intelligenza artificiale chiamata Con-Rad. Istruiti sulla situazione del pianeta, il duo deciderà di collaborare con l’I.A., così da recuperare le parti necessarie alla manutenzione della malandata astronave imbattendosi, come prevedibile, nelle trame espansionistiche dei malvagi Krofax.

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La trama di Spare Parts è tutta qui. Nessun colpo di scena, nessun complesso climax che la possa anche solo lontanamente avvicinare ad opere simili come il pluridecorato Ratchet & Clank. Il tutto filerà (prevedibilmente) liscio come l’olio dall’inizio alla fine, tant’è che il gioco non necessita nemmeno di cutscene o lunghi dialoghi (i protagonisti sono muti!) per essere fruito al meglio, quanto piuttosto di occasionali righe di testo attraverso cui il buon Con-Rad ci aggiornerà, anche troppo, sulla missione del momento.

Robo-Adventure

E se il profilo narrativo dell’opera di EA Bright Light non fa gridare al miracolo, il gameplay non è sinceramente da meno, proponendosi, difatti, come un’esperienza estremamente classica e pesantemente votata all’azione più che alle piattaforme. Esibendo il tipico schema a metà tra botte da orbi e lunghe sequenze di salti, Spare Parts porrà il giocatore dinanzi ad un buon numero di livelli in cui, tra una scazzottata ed un’altra, il gioco non mancherà di offrire semplici enigmi ambientali, oggetti collezionabili, power-up e quant’altro si possa trovare in un titolo simile. In tal senso l’avventura è infatti perfettamente sovrapponibile con quanto saggiato sino ad oggi in tema piattaforme, non proponendo praticamente alcuna variante o novità rispetto a tantissimi altri esponenti del genere: selezionate un livello, esploratelo accuratamente, arrivate alla boss fight e voilà, si ricomincia da capo. La cosa di per sé non è necessariamente un male, basti pensare a titoli praticamente simili come il recentissimo Donkey Kong Country Returns di Nintendo, tuttavia quel che manca alla produzione EA è un certo stile. Un carisma che possa giustificare un gameplay assolutamente retrogrado. L’intera avventura è invece volutamente “easy”, tale da strizzare più di un occhio ad una fascia di utenti decisamente giovane.

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Tutto, dalle piattaforme agli enigmi, sino ai combattimenti (con relativo sistema di crescita) è impostato perché soddisfi appieno una fascia di utenza dall’età decisamente bassa. Se da un lato la produzione EA Bright Light si traduce in uno stile colorato e gradevole, dall’altro la profondità di gioco pare andata a farsi benedire, tanto che quel che ne risulta è un’avventura non solo semplice, ma anche assolutamente povera di profondità. Due tasti per gli attacchi fisici, un pulsante per il salto, qualche power-up potenziabile senza sforzo ed il gioco è fatto. Spare Parts diventa la sagra del button mashing, mantenendo sempre un profilo estremamente basso e, probabilmente, anche un po’ limitato. A bilanciare la noia, c’è – ma solo in parte – un sistema di power-up in cui, attraverso una manciata di oggetti da recuperare e su cui investire il denaro reperito in-game, i nostri beniamini otterranno nuove ed utilissime abilità. Il sistema funziona, regalando agli sviluppatori anche il pretesto per un minimo di backtracking che, orologio alla mano, aumenta la longevità del titolo di quasi il doppio, portandolo dalle originali 6/7 ore di gioco ad una quindicina buona per ottenere il 100%. Peccato però che, tutto sommato, anche questo sistema si dimostri nel pratico molto riduttivo, soprattutto per ciò che concerne i potenziamenti, che non solo non creeranno alcun grattacapo per essere sbloccati, ma si dimostreranno anche – il più delle volte – abbastanza inutili. Similmente a quanto visto in Ratchet & Clank di Insomniac, sarà dunque fornito al duo robotico l’abilità di camminare a testa in giù, piuttosto che quella di planare o lanciare oggetti. Ogni livello, almeno sulla carta, chiederà spesso al giocatore un rapido switch delle varie abilità per poter ottenere pezzi di ricambio per l’astronave o collezionabili, cercando di spezzare almeno un minimo la monotonia di combattimenti perlopiù sempre uguali a se stessi.

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Insieme come vite e bullone

Vero punto nevralgico della produzione EA Bright Light, resta tuttavia il comparto multiplayer su cui non solo si fonda la componente narrativa, ma anche e soprattutto quella ludica. Se giocato da soli Spare Parts è alla lunga ripetitivo ed abbastanza noioso, giocato assieme ad un amico il divertimento aumenta esponenzialmente, trasformando il prodotto digitale EA in un divertissement tutto sommato niente male. Il divertimento multigiocatore, infatti, non si traduce solo in un’allegra scazzottata in amicizia alla Bud Spencer e Terence Hill, quanto piuttosto in un sistema di esplorazione cooperativa che, se possibile, rende persino l’utilizzo delle abilità più interessante e meno ovvio. Largo dunque a sezioni di gioco interamente incentrate sulla cooperazione, con enigmi da risolvere esclusivamente in coppia, e parti di navicella che, in single player, non sarebbero accessibili. Dulcis in fundo, se proprio siete asociali e non avete amici in carne ed ossa, Spare Parts offre la possibilità tanto di giocare in locale quanto online, facendo sì che un giocatore si unisca alla vostra sessione di gioco (e viceversa).

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Viti spanate

Tutto bello dite? Ebbene no, perché non bastasse una certa ripetitività di fondo, Spare Partes soffre anche di tutta una serie di difetti di sviluppo così influenti da intaccare pesantemente il gameplay; su tutti la telecamera. Così fastidiosa ed ingestibile, soprattutto nella sua componente multiplayer, da farvi imprecare praticamente ad ogni salto! Sfruttando il sistema di inquadrature fisse, il gioco scorre abbastanza fluido in single player, con una telecamera che, seppur con qualche tentennamento, segue l’azione quasi senza remore. L’inferno in terra arriva quando si avvia una partita multiplayer. Giocando in due, infatti, la telecamera seguirà solo uno dei due giocatori scelto arbitrariamente secondo un principio oscuro ai più. Questa scelta comporta che spesso, quando uno dei giocatori si fa troppo avanti rispetto al compagno, la telecamera oscuri quest’ultimo in favore del primo, condannando lo sfortunato robottino ad una morte prematura. Non bastasse questo difetto di per sé già pesantemente frustrante, aggiungiamo pure che il sistema di controllo è di una legnosità impareggiabile su di una scala da zero a burattino di legno; il quadro di frustrazione videoludica è completo! I salti, in particolare, sono una vera e propria piaga per il gameplay di gioco data la loro assoluta imprecisione, tant’è che in quelle (rare) occasioni in cui il gioco sarà caratterizzato da serrate sezioni di platform, la morte perpetuata dei vostri beniamini diventerà una sorta di cliché. Fortunatamente non c’è nessun contatore vite, ed i robottini di Spare Parts possono morire vittime dell’imprecisione dei controlli e della mala gestione della telecamera tutte le volte che vogliono. Queste sì che sono soddisfazioni!

Chi diamine è… Simon Pegg?!

Tecnicamente parlando il titolo EA Bright Light non si comporta affatto male, presentando una grafica colorata e brillante, con texture definite ed ottimamente integrate con gli ambienti. Il gioco, pur non proponendosi come una rivoluzione grafica, si presenta piacevole, ricco di dettagli ed ottimamente animato. Soprattutto gli ambienti sono egregiamente caratterizzati, e spaziano per i canoni tipici delle produzioni platform: caverne, ghiacciai, giungle e chi più ne ha, più ne metta.

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Anche acusticamente il titolo si presenta più che degnamente, con effetti sonori cartooneschi capaci di ricalcare perfettamente lo stile grafico “user friendly” dato all’intera opera. Ottimo l’accompagnamento musicale, e più che soddisfacente il doppiaggio, rappresentato praticamente dalla sola voce del computer Con-Rad, per l’occasione doppiato dall’attore inglese Simon Pegg, reso celebre dal cult movie “L’Alba dei Morti Dementi” in cui interpretava lo sfortunato Shaun.

Ferri di… platino!

Con un po’ di attenzione, ed anche solo una leggera rifinitura, Spare Parts avrebbe potuto aspirare ad essere molto di più. Parliamo di un titolo che, almeno nelle premesse, sarebbe potuto essere ancora più divertente di quello che in effetti è. Un peccato se si conta che gran parte dei problemi dell’opera è data, più che dal suo gameplay, da una progettazione scadente e minata, soprattutto nei controlli, da frustranti errori di programmazione. Parliamo comunque di un gioco divertente che, se vissuto in compagnia, potrà regalare comunque diverse ore di spensierato divertimento, il tutto ad un prezzo piuttosto ragionevole. Aggiungete pure al quadro il fatto che Spare Parts è uno dei pochissimi titoli digitali a contenere un trofeo di platino, e capirete che in qualche modo l’acquisto può, nonostante tutto, essere consigliabile. Non un pietra miliare, ma per una decina di ore di intrattenimento il rapporto qualità/prezzo è più che adeguato.